In
una intervista a La Spezia Ogg (vedi QUI) i
dirigenti di ACAM Ambiente hanno rimesso
in campo la ipotesi della chiusura del ciclo dei rifiuti urbani e assimilati a
Spezia con l’incenerimento nella centrale Enel del combustibile derivato dai rifiuti
(CDR) che esce o dovrebbe uscire dall’impianto di Saliceti.
Ora
sinceramente una questione così seria che peraltro si inserisce in un'altra vicenda
altrettanto seria come quella del rilascio della Autorizzazione Integrata
Ambientale (la c.d. AIA) alla centrale Enel di Spezia, andrebbe affrontata non
con le battute ma con serietà tecnica, economica ed ambientale. Tanto più che
la battuta viene da chi è per incarico professionale responsabile della gestione
dei rifiuti spezzini.
La praticabilità della
possibilità di bruciare il CDR nella centrale Enel deve fare i conti con:
1. il rispetto delle norme
comunitarie in materia di gestione rifiuti e di incenerimento dei rifiuti
2. la specificità della
produzione quantitativa di rifiuti dell’ambito della provincia di Spezia
3. la normativa nazionale
in materia di quantità di rifiuti bruciabili in cocombustione con altri
combustibili tradizionali come il carbone
4. le problematiche
tecnico gestionali di una scelta di bruciare il CDR in
una centrale a carbone come quella spezzina di vecchia generazione sia per il
ciclo produttivo che per le tecniche disinquinanti esistenti o possibili.
NON E’ VERO
CHE L’EUROPA VA VERSO L’INCENERIMENTO
La nuova Direttiva
quadro sui rifiuti (DIR 2008/98/CE) concentra l’attenzione sugli impatti
ambientali derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifiuti, tenendo
conto del ciclo di vita delle risorse. Viene perciò istituito un collegamento
tra tale obiettivo e la “gerarchia dei
rifiuti”, contenuta in precedenza nell’articolo 3 della direttiva
75/442/CEE, senza peraltro modificare l’ordine e la natura della gerarchia. In particolare si continua a privilegiare la
logica preventiva di riduzione alla fonte dei rifiuti e quindi in tal senso va
anche letto il comma 1 articolo 5 della Direttiva secondo il quale: “gli Stati membri adottano le misure
necessarie per assicurare che tutti i rifiuti siano sottoposti a operazioni (di
seguito “operazioni di recupero”) che permettano un loro utile impiego in
sostituzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale, di altre
risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate a tal fine, o che permettano di
renderli atti a tale impiego”. Infatti tra le operazioni di recupero viene
citata anche l’utilizzazione principale come combustibile o altro mezzo per
produrre energia. Il che significa che per rispettare tale gerarchia occorrerà
comunque promuovere raccolta differenziata e riciclaggio e vedere il recupero
energetico solo ed unicamente come ultima ratio e soprattutto che la soluzione vera da impostare per Stati Membri
e Regioni è quella di agire al livello del ciclo di produzione per impedire
il più possibile la proliferazione dei rifiuti ed inoltre che anche il recupero
energetico deve essere interpretato come operazione di recupero e non come mero
tentativo di sostituzione di un combustibili tradizionale con il rifiuto vedi
bruciare combustibile derivato dai rifiuti (CDR) nelle centrali termoelettriche, visto che i
produttori di energia elettrica come ENEL devono pagare il carbone ma vengono
pagati per bruciare il detto CDR , un bel vantaggio a favore dell’aumento della
produzione di rifiuti.
In conclusione
chi pone la questione dei rifiuti
secondo lo schema o si fanno gli
inceneritori o c’è l’emergenza dimostra di non conoscere la normativa sopra
esaminata ma soprattutto dimostra di non capire assolutamente nulla di cosa
voglia dire gestione dei rifiuti . In altri termini la questione non è
decidiamo l’inceneritore ed il resto verrà da se ma esattamente il contrario: impostazione di una corretta politica secondo
la gerarchia sopra esaminata e solo dopo la scelta degli impianti adatti ai
diversi bacini territoriali.
Infine
la nuova Direttiva UE sui rifiuti e la nuova definizione di riciclaggio, ivi
contenuta, escludono il recupero di
energia e il ritrattamento per ottenere materiali da
utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento, il che significa
che gli stati membri dovranno impegnarsi
affinché i materiali riciclabili (carta, plastica raccolti nelle famose campane)
non finiscano né in discarica né a recupero energetico.
LA NORMATIVA
SUL COINCENERIMENTO RIFIUTI E CARBONE E’ RESTRITTIVA RISPETTO A QUELE DELLE
CENTRALI CHE BRUCIANO SOLO CARBONE
La direttiva sull’incenerimento (200/76/CE) non distingue tra pericolosi e non.
Questo perché la Direttiva riconosce quello che i fautori dell’incenerimento
del CDR tendono a nascondere: se bruciati i non pericolosi possono provocare la
formazione degli stessi inquinanti che vengono emessi durante l’incenerimento
dei rifiuti considerati pericolosi.
La direttiva sull’incenerimento dei rifiuti inoltre tiene
conto della normativa sull’AIA, infatti
ci sono limiti non solo per l’aria ma anche per gli scarichi idrici .
Infine i limiti di
emissioni degli inquinanti previsti dalla Direttiva sono al livello del
D.M. 5/2/1998 e del D.M. 124/2000 (che attuato la direttiva 94/67
sull’incenerimento dei pericolosi) ma sono più restrittivi del D.M. 503/1997
che ha attuato le Direttive sull’incenerimento dei non pericolosi 89/369 e
89/429 abrogate dalla direttiva 2000/76 in esame.
Tutto
ciò rende complesso tecnicamente
bruciare rifiuti nella centrale di Spezia che rischia di non poter
rispettare i nuovi limiti di emissione per i microinquinanti prodotti dalla
cocombustione carbone/CDR.
D’altronde,
che il problema esista lo dimostra il dato per cui nella sperimentazione di Fusina (centrale che brucia
da tempo rifiuti trattati e carbone) anche ENEL ha dovuto riconoscere un
innalzamento di alcune tipologie di inquinante a seguito delle rilevazioni
effettuate sotto le sorveglianze di ARPAV. In particolare la co-combustione di
CDR con carbone (anche nella misura minima del 5 per cento di CDR come utilizzato
per Fusina) ha evidenziato aumenti nelle emissioni di: HFl; HCl;
metalli pesanti; diossine e furani.
CONSEGUENZE
NEL CASO SPEZZINO: QUANTO CDR SERVIREBBE NELLA
CENTRALE ENEL?
In
base all'attuale normativa (che permette la sostituzione del combustibile con
CDR sino al 5%) e in ragione del consumo medio della Centrale “E. Montale”
(pari a 1.000.000 T/anno di carbone) si ottiene una potenzialità di
utilizzazione di CDR pari a 50.000 T/anno. Poiché solo il 50% del rifiuto
residuo può essere trasformato in CDR, la quantità di RSU di riferimento
dovrebbe ammontare a circa 100.000 t/anno: l’attuale produzione della
Provincia, con RD ferma ben al di sotto del 30%. Tale quantitativo si
ridurrebbe con il previsto e auspicabile incremento della RD al 65%.. quindi a regime normativo rispettato
l’impianto di saliceti potrebbe al massimo produrre meno di 30.000 tonnellate
di CRD all’anno.
CONSEGUENZE
DALLA QUANTITÀ DI CDR NECESSARIA PER LA CENTRALE ENEL
Quindi
l’obiettivo del 5% di CDR sul totale del combustibile in centrale potrebbe
essere raggiunto solo a due condizioni:
1. il non raggiungimento
del 65% della raccolta differenziata
2. il trasferimento di
rifiuti urbani trasformati in CDR da fuori regione/provincia; possibile
considerato che il CDR è classificato come rifiuto speciale (con CER
, il codice europeo dei rifiuti, distinto da quello degli urbani): e quindi
esportabile da una Regione all’altra senza accordi con lo Stato.
UN ATTIMO DI
RIFLESSIONE……
Qualcuno
però potrebbe obiettare: ma la centrale potrebbe bruciare meno carbone e quindi
sarebbe più facile raggiungere l’obiettivo del 5% con minori quantità di CDR;
certo ma questo comporterebbe un uso
inefficiente della centrale e soprattutto una cattiva gestione del ciclo di
rifiuti (se produco meno CDR e faccio meno del 65% di raccolta differenziata
avrò bisogno di altri impianti dove smaltire i rifiuti: in primis discariche).
Inoltre comunque resterebbero le seguenti problematiche tecniche…….
ULTERIORI PROBLEMATICHE TECNICHE GESTIONALI
Consideriamo che un maggiore
trattamento per innalzare il PCI[1] del CDR comporta un impatto sugli obiettivi
di riciclaggio e contributi CONAI, che dipendono linearmente dalla qualità dei
materiali conferiti ai consorzi di filiera.
Consideriamo in alternativa che un minore trattamento per innalzare il PCI
del CDR: produce un impatto sulla qualità energetica del CDR.
Considerando quanto sopra noi possiamo dedurre che i signori dell’Acam
invece che sparare sciocchezze confuse sul CDR nella centrale dovrebbe spiegare
ai cittadini che pagano la tassa sui rifiuti perché l’organico nel residuo che
va a finire a Saliceti (per la produzione del CDR) è ad un livello altissimo
oltre il 40%: è chiaro che così si
produce un rifiuto trattato che non potrà mai essere bruciato da nessuna parte!
Occorrerà inoltre costruire ex-novo il sistema
filtrante dei fumi della centrale Enel, nato per intercettare effluenti
relativi alla combustione di materiali omogenei e comunque classificati
“combustibile” mentre l’immissione del CDR li trasforma in “fumi da incenerimento rifiuti” con la conseguente applicazione delle norme ben più stringenti
(si considera una riduzione di un fattore 10 sui limiti attuali).
IN REALTÀ
OLTRE AI SOGNI DEI DIRIGENTI DI ACAM UN PROGETTO DI BRUCIARE RIFIUTI NELLA
CENTRALE È IN CAMPO DA TEMPO
Enel
dal 2006 ha presentato un progetto per
bruciare alcune tipologie di rifiuti originati da biomasse nella centrale
termoelettrica di Vallegrande.
Attenzione
non si tratta di una semplice ipotesi ma di una vera e propria richiesta di
autorizzazione contenuta all’interno della documentazione presentata al
Ministero dell’Ambiente per ottenere l’AIA.
Se volete rendervi
conto di persona di quanto scrivo andate
nella sezione del sito del Ministero dell’Ambiente che contiene questo documento, in particolare agli allegati Scheda C directory C6. titolata "Nuova
relazione tecnica dei processi produttivi dell’impianto da autorizzare"
(in particolare quarto documento in ordine di apparizione).
Ovviamente il Sindaco
già nella scorsa legislatura ha affermato solennemente che il progetto è stato
ritirato da Enel: FEDERICI E’ UN
BUGIARDO! Il progetto è sempre li
nei documenti ufficiali della domanda di AIA nel sito altrettanto ufficiale del
Ministero dell’Ambiente!
La relazione tecnica che accompagna la richiesta
fa riferimento a cippato di legno vergine ma
anche ad esempio sansa
esausta di olive che è classificato come rifiuto nella
vigente normativa.
Ma
soprattutto occorre precisare che la relazione progettuale prevede una serie di interventi
in vicinanza del gruppo 3 consistenti in particolare nella realizzazione di un
impianto di movimentazione, stoccaggio, macinazione ed invio
in caldaia della biomassa, si tratta di un impianto di polverizzazione che
viene utilizzato anche per bruciare CDR nella centrale come dimostra la
esperienza di Fusina (vedi citazione sopra), per la quale recentemente è stato proposto il raddoppio del consumo del CDR.
A conferma della logica che sta dietro queste
soluzioni di importare quantità
sempre maggiori di rifiuti fuori dell'ambito provinciale da bruciare nella
centrale, risulta dal progetto Enel per la
centrale di Spezia che solo il 20/30% del combustibile da rifiuto trattato nel suddetto impianto verrà dalla
zona locale il resto da fuori della provincia spezzina!
Quindi
è a tutt'oggi agli atti una richiesta di autorizzazione di realizzare un impianto che oggi potrebbe servire per le biomasse ma domani, una
volta realizzato, anche per il CDR.
CONCLUSIONI
1. Le norme europee vanno
verso una visione del recupero di energia dai rifiuti come scelta residuale non
principale.
2. Le norme europee sulle
emissioni da incenerimento dei rifiuti anche in cocombustione rendono costosa e
tecnicamente complessa la scelta del CDR in una centrale vetusta come quella
Enel di Spezia.
3. La scelta del CDR nella
centrale Enel è in palese contrasto con la promozione della raccolta differenziata
e del riciclaggio e potrà favorire il permanere dalla attuale gestione
inefficiente dei rifiuti nella nostra Provincia.
4. Le quantità di rifiuti
prodotti nell’ambito provinciale spezzino rendono praticabile normativamente ,
tecnicamente, economicamente la scelta del CDR nella centrale Enel: solo importando
rifiuti da fuori Regione o Provincia.
Nonostante
tutto ciò esiste un progetto presentato all’interno della domanda di AIA per la
centrale Enel di Spezia , quindi per
favore spezzini VIGILIAMO!!!
Marco, forse questo è il tuo post migliore in termini di completezza e filo logico.
RispondiEliminaIl lavaggio dei fumi è già problematico bruciando,solo carbone, figuriamoci con un CDR come ipotizzi te...
Paolo
Non riesco a capire un passaggio del ragionamento: La quantità minima di CDR per raggiungere il 5%...
RispondiEliminaDa un punto di vista logico e tecnico il 5% è il limite massimo di CDR che si può bruciare, per gli scopi di ENEL (produrre energia) è piuttosto irrilevante il contributo del CDR. Sembra piuttoto evidente che la disponibilità a bruciare CDR è una "disponibilità" di tipo politico a risolvere un problema locale, non ceto una scelta economica o tecnica. Non capisco perchè non dovrebbe essere possibile bruciare solo il CDR prodotto dal territorio provinciale, residuale ad una efficace ed estesa raccolta differenziata (ammesso che si rimedi alla grave compromissione dell'efficienza di ACAM originato dal suo dissesto finanziario). L'avversione alla produzione di CDR può avere giustificazioni tecniche e ambientali, nel caso si ritenga utile produrre una quantità residuale di CDR non vedo quale svantaggio ci sia nella combustione in impianti che allo scopo devono essere necessariamente adattati in termini di abbattimento degli inquinanti. Voglio dire, se si accetta da un lato la possibilità di bruciare CDR dovranno essere imposti (nella'AIA?) limiti e tecnologie per poterlo fare con sufficienti garanzie...Dove sbaglio?
allora intanto non c'è legge che vieti di far venire cdr da fuori provincia una volta autorizzato, anzi potrebbe succedere che una volta autorizzato poi con una revisione si aumenti progressivamente il rifiuto da fuori provincia.
RispondiEliminaIn secondo luogo l'adeguamento tecnologico della centrale di spezia sarebbe tutt'altro che banale
In terzo luogo il problema quello che ho cercato di spiegare e credo di essere stato chiaro, ma come dire si può sempre spiegare meglio :-) , il problema non sta nella scelta impiantistica finale ma nel modello di raccolta spezzino totalmente inefficiente, se lo fosse la discussione sul cdr diventerebbe automaticamente ridicola in una bacino come quello spezzino.
In quarto luogo la scelta del cdr colpisce al cuore l'obiettivo del 65% di raccolta differenziata: meno rifiuti va alla raccolta differenziata più va a Saliceti ....ma forse è proprio li che Acam vuole arrivare.
In quinto luogo, e non è ho trattato nel post perchè atto non ancora pubblicato in gazzetta, sta per arrivare un decreto (ennesimo regalo agli inquinatore del governo "tennico" di Monti) che spazza via anche la questione del 5%. Su questo punto importantissimo tornerò a breve appena ufficializzato il decreto.
Insomma comunque la si rigiri la scelta del cdr è da evitare come la peste,
grazie comunque per le sue richieste di precisazioni.