I toni trionfalistici non corrispondono alla verità dei fatti e dei numeri, se letti con obiettività,
come avevo già chiarito per il Rapporto dello
scorso anno vedi qui e dell’anno
precedente vedi qui.
Nel post che segue dimostrerò che quanto analizzato per gli anni passati vale anche per il Rapporto attuale.
LA METODOLOGIA
SU CUI SI FONDA IL RAPPORTO
Sotto il profilo metodologico ci
sono molte cose che non tornano in questo Rapporto
1. è fondato solo sui dati forniti dai Comuni e quindi come
dire ha una sua parzialità di base che non può essere compensata dalle
verifiche a distanza fatte dagli estensori del Report. Invece dovrebbe essere
chiarita fin dall'inizio la distinzione tra quali sono i dati che una PA
realmente conforme alla migliore normativa e alle migliori pratiche dovrebbe
fornire e quelli che fornisce in concreto, il tutto dovrebbe comportare un
giudizio che incide sulla classifica finale;
2. non è a doppia leggibilità, vale a dire non c’è una parte frutto dei dati degli uffici Comunali ed
una frutto di una indagine sul punto di vista di circoli e associazioni locali
che seguono le varie vertenze ambientali sul territorio come pure di ordini
professionali (pensiamo a ordine dei medici, architetti etc.) ed enti che hanno,
o possono avere, dati e punti di vista diversi sui vari temi;
3. non contiene, indicatori che
permettano una valutazione dei dati non solo settoriale (aria, acqua, rifiuti
etc.) ma integrata e quindi consentano di
monitorare gli impatti cumulativi; ciò permetterebbe di capire, tanto per esemplificare, che una città, come Spezia, che ha aree enormi da bonificare non possa migliorare
la propria classifica da un anno all'altro. In altri termini il Rapporto non
dovrebbe essere di semplice monitoraggio ma anche di valutazione e questo
comporta appunto che le integrazioni di indicatori di cui sopra debbano essere
finalizzate alla valutazione non solo della sostenibilità in termini di
raggiungimento di obiettivi di salvaguardia ambientale ma anche del grado di
integrazione delle politiche, delle azioni inter e intradipartimentali, della
enunciazione delle priorità e della convergenza di più azioni su queste
priorità . Peraltro, e non a caso, le poche volte che si usano indicatori
integrati (esempio politiche energetiche) la classifica diventa molto negativa
: da terzi assoluti diventiamo solo ventisettesimi ( a pari con altre 4 città
peraltro) su 41 città medie.
4. la distinzione in tre
classifiche (città sopra i 200.000
abitanti, città tra gli 80.000 e i 200.000 abitanti, città sotto i 80.000
abitanti) è sotto il profilo ambientale totalmente arbitraria, come è noto, per
misurare/valutare la sostenibilità di un territorio, non conta solo la quantità
dei residenti ma anche il modo in cui sono distribuiti sul territorio, le
attività che sul territorio si svolgono nonché le sue caratteristiche meteoclimatiche e
geomorfologiche.
5. non contiene alcun riferimento
alle politiche di prevenzione sanitaria e
quindi ad una valutazione dello stato della salute degli spezzini anche in
rapporto allo inquinamento. Come è noto l’osservatorio epidemiologico non è mai
decollato, mancano nel nostro territorio indagini epidemiologiche, manca un
efficiente servizio di igiene ambientale dell’ASL, non è mai stato concretizzato il
coordinamento tra Dipartimento di Prevenzione ASL e Dipartimento Arpal
finalizzato a leggere in chiave di prevenzione sanitaria i dati dei monitoraggi
svolti da Arpal.
INDICATORI
PRIVATI: POSITIVI
Tra
gli indicatori positivi ci sono quelli legati non a politiche della pubblica
amministrazione ma a comportamenti di privati cittadini e imprenditori:
Consumi elettrici kwh/pro capite: Siamo settimi tra le città
medie
Produzione rifiuti
procapite
: siamo
decimi tra le città medie
Certificazione ambientali
(ISO
14001): siamo terzi tra le città
medie
Vetture circolanti per 1000 abitanti: siamo
primi tra le città medie, nel senso che ne abbiamo di meno.
INDICATORI PUBBLICI:
NEGATIVI
Fotovoltaico sui edifici
comunali:
siamo trentatreesimi su 40 città medie
Solare termico su
edifici comunali:
siamo decimi ma il dato è inattendibile perché riferito al 2010.
Teleriscaldamento edifici
pubblici
: siamo fuori classifica
Politiche energetiche (vale a dire piani energetici, incentivi al risparmio e
all’uso di fonti rinnovabili, regolamenti sulla bioedilizia etc.): siamo ventisettesimi per le città medie su 40 a pari merito con città come Catanzaro,
Reggio Calabria, Siracusa
Raccolta differenziata e
riciclaggio:
siamo trentaquattresimi su 44 con una percentuale di raccolta del 34% (obiettivo di legge al 2012 è del 65%)
Ecomanagement (buone pratiche degli
uffici comunali: certificazioni ambientali, uso prodotti verdi etc.) : siamo al
ventiseiesimo posto su 43 città medie.
Depurazione scarichi civili: siamo
quarantesimi su 44 città medie!
Differenza tra acqua
immessa e consumata
(usi civili, industriali ed agricoli): siamo ventiseiesimi su 43 città medie, quindi abbiamo perdite eccessive nel sistema di distribuzione dell'acqua.
Mobilità sostenibile: siamo trentatreesimi
su 39 città medie. Si tratta di un indicatore significativo perché legato a
politiche della pubblica amministrazione di promozione di mezzi e metodi di
mobilità urbana sostenibile quali: car sharing,radiobus, mobility manager etc.)
Verde urbano usufruibile nell’area
urbana del Comune: siamo trentaquattresimi su
42 città medie.
Piste ciclabili (metri equivalenti ogni
100 abitanti): siamo trentaduesimi su 41 città medie.
Ciclabilità (indice sintetico di
indicatori quali biciplan, cicloparcheggi di interscambio, bicistazioni, bike
sharing): siamo ventiquattresimi su 36 città medie.
INDICATORI PUBBLICI INFONDATI: QUELLO SULLA PARTECIPAZIONE
Pianificazione e
partecipazione ambientale: siamo quinti a pari merito con altre due città.
E’
noto che sulla partecipazione da anni l’amministrazione comunale non ha fatto
nulla e quello che ha fatto è stato un fallimento totale e uno spreco di denaro
pubblico (percorso di A21 e Pianificazione Strategica che comunque ormai
risalgono all’inizio degli anni 2000 quindi oltre 10 anni fa). Per un’analisi puntuale vedi qui. Non
solo ma, come ho dimostrato qui, l’attuale
modello di governo del Comune di Spezia in termini di: statuto, regolamenti su
trasparenza, accesso alle informazioni e documenti, partecipazione del pubblico
è assolutamente arretrato anche rispetto alle semplici norme di legge nazionali
ed europee.
Siamo
di fronte ad un indicatore taroccato,
non solo per quanto ho affermato sopra ma soprattutto per la spiegazione
che di questo indicatore danno gli estensori del Rapporto in oggetto. Essi
fanno riferimento alla redazione di progettazione partecipata, di piano urbano
del traffico, di piano energetico
comunale, di piani di azione per la energia sostenibile, di zoonizzazioni
acustica. Nessuno di questi strumenti
pianificatori è stato elaborato con percorsi di partecipazione veri , cioè
strutturati, regolamentati, supportati economicamente ed
organizzativamente.
Non
solo ma, ad esempio, la zoonizzazione
acustica non è mai stata tradotta in un piano di risanamento acustico come
dimostrano il permanere dei dati allarmanti sul rumore nell’area est della
città quello di fronte al porto commerciale.
Sul
piano energetico comunale: siamo alla fase dei sogni, quella attuativa deve
essere del tutto impostata come affermato nell’apposita sezione del sito del
Comune, vedi qui, dove
alla voce: Interventi attuativi del
piano energetico comunale si afferma: “L’Amministrazione
individuerà gli interventi prioritari e gli elementi di premialità che
intenderà portare avanti”.
INDICATORI PUBBLICI INFONDATI: EMISSIONI DI PM10 E BIOSSIDI AZOTO
Come
è noto le PM10 sono le polveri il cui diametro aerodinamico è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro. Per questo dato, secondo il Rapporto, saremmo quinti tra le città medie. Peccato che il dato non
sia attendibile visto che vengono fatte le medie annuali su scala comunale cioè la media tra le zone meno inquinate e quelle più inquinate.
Soprattutto non si mette al confronto il dato che sarebbe ben più significativo
quello del valore medio misurato
nell'arco di 24 ore. Ora oltre ad essere un metodo di rilevazione dei dati assolutamente in
contrasto con la legge in materia, la cosa curiosa è che lo
stesso Sole 24 ore, che pubblica il Rapporto, già nella presentazione del
Rapporto di due anni fa, smentiva clamorosamente la logica delle medie su scala
comunale, infatti, citando la nuova normativa in materia di qualità
dell’aria, afferma testualmente: “la qualità dell’aria va valutata secondo
zone uniformi per carico di emissioni, caratteristiche meteo climatiche e grado
di urbanizzazione”, appunto !
UN INDICATORE DELLA QUALITÀ DELL’ARIA SIGNIFICATIVO: L’OZONO.
Nonostante la confusione comunicativa dei dati sull’inquinamento
atmosferico per PM10 e biossido di azoto, emerge un dato inquietante per l’ozono
(inquinante cancerogeno come affermato dalla Organizzazione Mondiale della
Sanità: siamo al trentatreesimo posto su 36 città.
INDICATORI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA
CHE MANCANO
Il
Rapporto non spiega quali inquinanti non vengono monitorati nel nostro territorio e d’altronde non potrebbe farlo
perché tutto il Rapporto si basa su dati inviati dai Comuni stessi. Ci riferiamo alle PM2,5 (poveri ultrafini più pericolose delle PM10) monitorate solo in
parte, ma soprattutto ai microinquinanti organici ed inorganici, per non
parlare del c.d. PM10 secondario che si forma in atmosfera a partire da
altri inquinanti primari come ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e
composti organici. Il PM10 secondario contribuisce alla concentrazione in aria
di polveri sottili per oltre il 50% (fonte APAT Rapporto sull’inquinamento
nelle aree urbane).
INDICATORI PUBBLICI POSITIVI
I pochi indicatori
positivi frutto di politiche della pubblica amministrazione sono i seguenti:
Zone a traffico limitato (metri quadrati per abitante): siamo
quarti.
Isole pedonali (in metri quadrati per abitante): siamo
settimi.
Aree verdi totali su tutta la superficie comunale:
siamo settimi.
Trasporto pubblico: siamo sesti.
Peraltro uno di questi (le aree verdi sul totale del territorio comunale) è frutto più delle caratteristiche geomorfologiche e storiche del nostro territorio (presenza marina militare ad esempio) che non delle politiche del Comune, tanto meno di quelle recenti.
RICAPITOLIAMO
Su 24 indicatori
esaminati:
1. solo quattro sono quelli positivi dovuti a politiche della
pubblica amministrazione;
2. sono ben tredici gli
indicatori negativi dovuti alle politiche della pubblica amministrazione o
prodotti dalla mancanza di queste politiche. Uno dei quali è vergognoso per un città di mare ed è quello della depurazione dei nostri scarichi civili siamo praticamente ultimi tra le città medie.
3. ci sono poi almeno tre indicatori infondati perché forniti in
modo non adeguato (polveri fini e ossido di azoto);
4. ci sono una serie di indicatori che mancano in modo
incomprensibile: aree da bonificare (pensiamo a tutto il nostro golfo e alle
colline di Pitelli per non parlare dell’area ex IP), PM2,5 (quelle più fini), PM10 secondario,
microinquinanti organici e inorganici, politiche di prevenzione sanitaria;
5. infine ci sono ben quattro indicatori che fanno migliorare molto
la classifica di Spezia ma che sono frutto del comportamento privato dei
cittadini e non certo della politica delle Amministrazioni Comunali presenti e del recente passato.
Insomma la classifica
che vede al terzo posto la nostra città se letta con obiettività assume un
significato ben diverso da quello apparso su quotidiani cartacei ed on
line.
CONCLUSIONI
L’analisi che ho fatto
poteva essere fatta anche da giornalisti, che avessero voglia di fare il loro
mestiere , ma a Spezia questa è una specie molto rara. Voglio aggiungere che
ritengo necessario che il circolo di Legambiente spezzino prenda una volta per
tutte le distanze da questi Rapporti che non hanno alcun valore scientifico e
servono solo a fare confusione e dare patenti di legittimità ad amministratori che fino ad ora hanno dimostrato di non avere alcuna reale sensibilità ambientale, non superiore di certo a quella di molti amministratori nel resto del Paese.
Ci saranno giornalisti che vorranno fornire una informazione equilibrata?
La Legambiente locale dimostrerà di tenere più in considerazione i cittadini spezzini che le sciocchezze prodotte dai suoi dirigenti nazionali?
Mi si consenta di avere dei dubbi, ma non importa, in attesa di questi eventi, continuo a fare il mio mestiere al servizio dei cittadini inquinati, senza guardare in faccia a nessuno.
La Legambiente locale dimostrerà di tenere più in considerazione i cittadini spezzini che le sciocchezze prodotte dai suoi dirigenti nazionali?
Mi si consenta di avere dei dubbi, ma non importa, in attesa di questi eventi, continuo a fare il mio mestiere al servizio dei cittadini inquinati, senza guardare in faccia a nessuno.
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