lunedì 19 giugno 2023

Innalzamento temperatura del mare e impatti sulle aree marine protette

Relazione dal Progetto Mare Caldo (QUI), in collaborazione tra il DiSTAV dell’Università di Genova e Greenpeace, che si propone di sviluppare una rete costiera di stazioni di monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici nei mari italiani.

La rete, nata nel 2019 con l’installazione di una prima stazione pilota presso la costa nord-occidentale dell’Isola d’Elba, conta ad oggi undici aree marine protette (AMP) aderenti al progetto: AMP Miramare, AMP Portofino, AMP Cinque Terre, AMP Isole Tremiti, AMP Isola dell’Asinara, AMP Tavolara Punta Coda Cavallo, AMP Isole di Ventotene e Santo Stefano, AMP Torre Guaceto, AMP Capo Carbonara, AMP Capo Milazzo e AMP Plemmirio.

Secondo la relazione gli elevati valori di temperatura rilevati durante le estati del 2020 e del 2022 in tutte le aree di studio forniscono ulteriori spunti per l'individuazione di anomalie termiche nel Mar Mediterraneo.


Nella relazione sono riportate le analisi dei dati di temperatura registrati dai temperature data loggers nelle aree aderenti al progetto, fatta eccezione per l’AMP Cinque Terre, l'AMP Isole Tremiti, e l'AMP Milazzo dove l’installazione dei sensori è avvenuta nel corso del terzo anno di progetto. Inoltre, sono riportati i risultati delle campagne di monitoraggio condotte, nel terzo anno di progetto Mare Caldo (2021-2022), nell'AMP Cinque Terre, nell'AMP Miramare e all’Isola d’Elba

 



SINTESI ANALISI DALLA RELAZIONE

Si è rilevato un basso stato ecologico (H’~2,5) per l’AMP Portofino, l’AMP Cinque Terre e l’Isola d’Elba.

In tutte le aree di studio sono stati osservati segni di sbiancamento e necrosi delle specie target attribuibili all'effetto del riscaldamento delle acque.

Le analisi condotte sulle specie termofile (che vivono e si moltiplicano a temperature relativamente elevate, ovvero oltre i 45 °C e fino ai 122 °C) hanno rivelato un gradiente latitudinale coerente con i dati sulla temperatura. Nelle AMP più meridionali di Capo Carbonara e del Plemmirio è stato registrato il maggior numero di specie termofile. Le specie termofile autoctone sono naturalmente abbondanti in queste aree; tuttavia, il loro potenziale incremento e la diffusione di specie esotiche potrebbero portare a un impoverimento delle comunità autoctone (Occhipinti-Ambrogi, 2007). Diverse specie termofile sono state osservate inaspettatamente anche all'Isola d'Elba, nell'AMP di Portofino e nell’AMP Cinque Terre, mentre non sono state osservate specie termofile nell’AMP Miramare.

In conclusione, i risultati del terzo anno del progetto Mare Caldo confermano le osservazioni condotte nell’ambito dei primi due anni. Gli effetti del cambiamento climatico e delle anomalie termiche sono evidenti in tutte le aree di monitoraggio, indipendentemente dalla diversa localizzazione geografica, dalla diversa latitudine e dal diverso livello di conservazione. Come già evidenziato, la mitigazione e la corretta gestione delle pressioni locali, anche grazie all’istituzione di aree marine protette, rappresentano le migliori strategie per aumentare la resilienza degli ecosistemi marini costieri. Tuttavia, pur essendo validi strumenti di conservazione, non sono sufficienti a contrastare gli effetti del cambiamento climatico, per i quali sono necessari anche interventi sinergici a livello globale. Per questo motivo risulta fondamentale lo sviluppo di reti di monitoraggio e ricerca a livello internazionale. I risultati ottenuti nei tre anni di progetto Mare Caldo, e il loro confronto con la rete mediterranea T-MEDNet, evidenziano l’importanza di valutare in maniera sinottica e comparativa gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi marini.

 

 

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