giovedì 17 agosto 2023

La Transizione Ecologica si Militarizza: Un documento della UE

Pubblicata una Comunicazione (QUI) della Commissione UE del 26 giugno 2023 nella persona dell’Alto Rappresentante UE Affari Esteri e Sicurezza inviata al Parlamento Europeo e al Consiglio.

La Comunicazione ha per titolo: “Una prospettiva nuova sul nesso tra clima e sicurezza: parare l'impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sulla pace, la sicurezza e la difesa”.

Secondo l’introduzione alla Comunicazione l'espressione nesso tra clima e sicurezza usata nel presente documento si riferisce agli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale, inclusi la perdita di biodiversità e l'inquinamento, sulla pace, la sicurezza e la difesa.

D’altronde, come spiego da tempo nel mio blog, la tendenza securitaria della transizione ecologica si manifesta chiaramente anche in Italia e la dimostrazione sono

1. la trasformazione del Ministero della Transizione Ecologica in Ministero della sicurezza energetica (QUI)

2. la istituzione del Comitato sulla sicurezza della transizione energetica e i rischi climatici (QUI)

3. la approvazione di norme speciali per autorizzare impianti definiti strategici che vanno in deroga non solo a norme ambientali ma alla democrazia nei territori con una logica sempre più di accentramento delle decisioni: ben rappresentato dalla accoppiata Commissari e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Da ultimo si veda il modello rigassificatori di urgenza QUI.

 

 

LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE UE IN SINTESI

Gli elementi che emergono dalla comunicazione in sintesi sono:

1. la criminalità ambientale organizzata è il quarto settore della criminalità mondiale

2. necessità di creare un polo integrato di informazioni su sicurezza e ambiente finalizzato ad analizzare annualmente, tra l’altro, le tendenze alla competizione per le risorse naturali

3. necessità di ampliare l’indice di rischio globale dei conflitti dovuto allo scontro per il superamento della dipendenza dai combustibili fossili al fine di migliorare la capacità di prevenzione dei conflitti

4. Il processo decisionale relativo ai mandati della PSDC (Politica di sicurezza e difesa comune della UE) dovrebbe tenere conto delle nuove analisi annuali delle tendenze sul clima, l'ambiente e la sicurezza

5. costituire gradualmente un gruppo di esperti (certificati) che, oltre al lavoro svolto presso i ministeri nazionali, potrebbero essere messi a disposizione dagli Stati membri nell'ambito di missioni/operazioni della PSDC.

6. istituire un apposito centro di competenza a guida UE sui cambiamenti climatici, la sicurezza e la difesa, al fine di migliorare l'adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti tra le forze armate degli Stati membri

7. sviluppare soluzioni orientate alla difesa destinate a sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie e prodotti per la difesa dedicati al clima e alla gestione ed efficienza energetica,

8. incrementare tra UE e Nato un coordinamento più intenso con la possibilità di cooperare in modo concreto su determinati filoni di lavoro, quali l'analisi dei dati e l'allarme rapido, la formazione e la sensibilizzazione, il rafforzamento della resilienza e lo sviluppo delle capacità (anche relativamente all'efficienza energetica e alla transizione energetica), che offrono spazi concreti di cooperazione.

 


 

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA AMBIENTALE

L'instabilità e la penuria di risorse indotte dal clima e dall'ambiente possono essere strumentalizzate attivamente da gruppi armati, reti della criminalità organizzata, regimi corrotti o autoritari e altri soggetti, anche attraverso la criminalità ambientale. Quest'ultima è ormai il quarto settore della criminalità mondiale per dimensioni ed è in continua espansione, accelerando ulteriormente la crisi ambientale, anche a causa dello sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali come confermato dalla Relazione 2021 sulla criminalità ambientale di Eurojust (QUI).

Le sfide poste dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale in termini di sicurezza e difesa sono quindi diventate più urgenti, impegnative e complesse, constatazione sottolineata costantemente dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) e in molteplici altri rapporti o studi. Le organizzazioni partner, come le Nazioni Unite e la NATO, e i partner bilaterali stanno integrando questi rischi nella pianificazione politica. Come indicato nelle conclusioni del Consiglio sulla diplomazia climatica ed energetica (QUI), adottate nel marzo 2023, è necessario che l'Unione integri meglio il nesso tra clima, pace e sicurezza nella propria politica esterna, politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) compresa, così come nella cooperazione e nei partenariati internazionali. Gli Stati membri svolgono un ruolo essenziale per portare avanti quest'impegno.

 


 

RENDERE LA PIANIFICAZIONE, IL PROCESSO DECISIONALE E L'ATTUAZIONE SU CLIMA E AMBIENTE PIÙ INFORMATI

il Centro satellitare dell'Unione europea (SatCen - QUI) esaminerà la possibilità di sviluppare un polo di conoscenze integrato. Il polo di dati e analisi sulla sicurezza climatica e ambientale, che sarà creato all'interno del SatCen, si baserà su esperienze pregresse e iniziative esistenti e costituirà una risorsa per valutare i rischi per la sicurezza legati al clima.

Per agevolare l'inclusione del nesso tra clima e sicurezza nelle discussioni e nel processo decisionale a livello politico e strategico, i servizi della Commissione e il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) cominceranno a effettuare ogni anno un'analisi globale annuale delle tendenze che contempli, tra le altre cose, l'effetto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sui conflitti, sui fenomeni di sfollamento e sui movimenti migratori, oltre che sulla competizione per le risorse naturali.

L'indice di rischio globale dei conflitti (QUI) verrà ampliato al fine di esaminare, oltre all'effetto generato dalla siccità, anche quello dovuto, ad esempio, all'aumento dei fenomeni di migrazione e sfollamento, di analizzare gli effetti indiretti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale, ad esempio sui prezzi delle materie prime quali alimenti, gas e petrolio, e di valutare le implicazioni geopolitiche e di sicurezza derivanti da una minore dipendenza dai combustibili fossili.

Per migliorare le capacità di allarme rapido e anticipazione dell'UE sarà elaborato un modello dinamico di valutazione del rischio di conflitti a breve termine e subnazionali che presti particolare attenzione alle variabili legate all'ambiente e al clima.

 

 

 

METTERE IN PRATICA IL NESSO TRA CLIMA E SICUREZZA NELL'AZIONE ESTERNA DELL'UE

Le politiche e le pratiche in materia di clima e ambiente dovrebbero tenere sempre più conto delle situazioni di conflitto e, nel contempo, le considerazioni relative al clima e all'ambiente dovrebbero continuare a essere integrate nei processi di consolidamento della pace, di stabilizzazione, di gestione delle crisi e di ripresa post-conflitto promossi dall'UE.

Nella bussola strategica è stato fissato l'obiettivo di prevedere entro il 2025 in tutte le missioni e le operazioni militari e civili la presenza di un consulente ambientale e l'obbligo per la missione o operazione di riferire in merito alla propria impronta ambientale. Con il patto sulla dimensione civile della PSDC (QUI) gli Stati membri si sono impegnati a integrare nelle attività esterne delle missioni sforzi volti ad affrontare le sfide in materia di sicurezza legate ai cambiamenti climatici e al degrado allo sfruttamento dell'ambiente.

Il processo decisionale relativo ai mandati della PSDC (Politica di sicurezza e difesa comune della UE) dovrebbe tenere conto delle nuove analisi annuali delle tendenze sul clima, l'ambiente e la sicurezza e di altre fonti analitiche nella pianificazione e nel riesame periodico dei mandati delle missioni, promuovendo nel contempo l'integrazione degli insegnamenti tratti nell'ambito dei diversi filoni di lavoro. È opportuno riflettere sulle esperienze maturate dai partner che operano nello stesso contesto, in particolare nell'ambito dell'ONU42, anche al fine di individuare i possibili settori di maggiore cooperazione.

 

 

 

GARANTIRE UNA SICUREZZA E UNA DIFESA EUROPEE SOSTENIBILI E RESILIENTI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Sarà istituita una piattaforma dell'UE per la formazione in materia di clima, sicurezza e difesa nel quadro dell'Accademia europea per la sicurezza e la difesa, il cui obiettivo sarà quello di sviluppare le competenze richieste a livello dell'UE e a livello nazionale, formando ad esempio esperti di diritto e criminalità ambientale, ingegneri ambientali e specialisti dell'analisi dei rischi per la sicurezza legati al clima. Ciò consentirà inoltre all'UE di costituire gradualmente un gruppo di esperti (certificati) che, oltre al lavoro svolto presso i ministeri nazionali, potrebbero essere messi a disposizione dagli Stati membri nell'ambito di missioni/operazioni della PSDC.

La rete dell'UE per il clima e la difesa, costituita da esperti dei ministeri della difesa degli Stati membri e istituita nella scia della bussola strategica su iniziativa del SEAE e dell'AED, si è rivelata uno strumento utile per promuovere la cooperazione, il coordinamento e lo scambio di migliori pratiche in tale ambito. La rete, copresieduta dal SEAE e dall'AED, ha elaborato e concordato un modello indicativo cui gli Stati membri sono tenuti a riferirsi per l'elaborazione delle strategie nazionali volte a preparare le forze armate ai cambiamenti climatici.

I competenti servizi della Commissione, il SEAE (QUI) e l'AED (QUI) istituiranno un nuovo meccanismo di sostegno per il clima e la difesa, che consentirà di collaborare con gli Stati membri per individuare carenze e possibilità di collaborazione in settori quali lo sviluppo delle capacità, la condivisione o la conduzione di studi e ricerche, la definizione di norme verdi, la raccolta di dati, l'elaborazione di metodologie o concetti tecnici, l'incremento degli incentivi e la promozione di progetti collaborativi. In quest'ottica la Commissione e l'alto rappresentante prenderanno in considerazione, in stretta consultazione con l'AED e con un approccio graduale, la possibilità di istituire un apposito centro di competenza a guida UE sui cambiamenti climatici, la sicurezza e la difesa, al fine di migliorare l'adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti tra le forze armate degli Stati membri, anche, ove opportuno, per il tramite della Banca europea per gli investimenti.

 


 

STRUMENTI E POLITICHE DELL'UE CHE COSTITUISCONO UNA BASE SOLIDA PER ULTERIORI INTERVENTI

Nel 2021 sono stati avviati tre progetti nell'ambito del Fondo europeo per la difesa (FED) con l'obiettivo di sviluppare soluzioni orientate alla difesa destinate a sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie e prodotti per la difesa dedicati al clima e alla gestione ed efficienza energetica, dotati di un bilancio pari a 84 milioni di EUR.

Il piano d'azione sulla mobilità militare 2.0 (QUI) ha inserito la sostenibilità e l'efficienza energetica tra gli obiettivi di fondo per lo sviluppo delle capacità e delle infrastrutture di trasporto a duplice uso del futuro, tra cui l'infrastruttura della catena di approvvigionamento dei carburanti per gli spostamenti ingenti delle forze militari e del relativo equipaggiamento [NOTA 1].

Gli Stati membri affrontano le questioni legate all'efficienza energetica, alla circolarità e alla resilienza energetica nel settore della difesa mediante attività finanziate dalla Commissione sotto l'egida dell'Agenzia europea per la difesa, come ad esempio il forum consultivo sull'energia sostenibile nel settore della difesa e della sicurezza (CF SEDSS)54, il forum di incubazione sull'economia circolare nella difesa europea55 e l'iniziativa "Symbiosis" (energia rinnovabile offshore nel settore della difesa - [NOTA 2]) il gruppo dell'AED sulla tecnologia per le capacità che si occupa di energia e ambiente individua le lacune tecnologiche e propone progetti collaborativi [NOTA 3].

I progetti collaborativi nel quadro della cooperazione strutturata permanente (PESCO) riguardano le sfide relative ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, in particolare i progetti "Funzione operativa energia" (QUI) e "Addestramento per elicotteri ad alta temperatura e ad alta quota".

 

 

COOPERAZIONE UE NATO

La dichiarazione comune sulla cooperazione UE-NATO66 del gennaio 2023 ha sottolineato la necessità di parare insieme le implicazioni dei cambiamenti cimatici per la sicurezza. Entrambe le organizzazioni hanno compiuto progressi significativi nel sostenere l'adattamento delle forze armate dei membri agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale e nel ridurre tale impatto negativo mediante misure di mitigazione. Pertanto, è necessario che vi sia un coordinamento più intenso e la possibilità di cooperare in modo concreto su determinati filoni di lavoro, quali l'analisi dei dati e l'allarme rapido, la formazione e la sensibilizzazione, il rafforzamento della resilienza e lo sviluppo delle capacità (anche relativamente all'efficienza energetica e alla transizione energetica), che offrono spazi concreti di cooperazione. L'alto rappresentante e la Commissione consulteranno la NATO in merito alla possibilità di avviare un dialogo strutturato UE-NATO su tali questioni. Ove opportuno saranno valutate sinergie con altri dialoghi UE-NATO in settori pertinenti, come il dialogo strutturato UE-NATO sulla resilienza e la task force UE-NATO sulla resilienza delle infrastrutture critiche.

L'alto rappresentante e la Commissione consulteranno la NATO in merito all'apertura di un dialogo strutturato per affrontare il tema dei molteplici legami relativi ai cambiamenti climatici, al degrado ambientale, alla sicurezza e alla difesa, al fine di esplorare sinergie tra le due organizzazioni e individuare una possibile cooperazione in settori che offrano vantaggi reciproci. Ciò dovrebbe avvenire nel quadro di un documento di attuazione completo già previsto sulla cooperazione UE-NATO.

Il SEAE e i competenti servizi della Commissione esploreranno la possibilità di scambi con il Centro di eccellenza della NATO sui cambiamenti climatici e la sicurezza in merito agli insegnamenti tratti e alle migliori pratiche.



[NOTA 1] Ciò è in linea con la politica riguardante la rete TEN-T, che mira a ridurre l'impronta di carbonio nel settore dei trasporti e gli effetti prodotti dai cambiamenti climatici, mentre il nuovo regolamento sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi fissa obiettivi di diffusione obbligatori per l'infrastruttura di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno

[NOTA 2] Iniziativa finanziata dalla Commissione e gestita dall'AED dedicata all'ideazione di progetti ispirati ai principi della circolarità nei settori relativi alle materie prime critiche, alla produzione additiva, ai materiali per i tessuti, alla progettazione ecocompatibile, agli appalti verdi, alla banca dati SCIP nell'ambito della direttiva quadro sui rifiuti, all'utilizzo del sistema EMAS nelle zone militari e alla gestione dei pezzi di ricambio. Un gruppo di progetti specifici verte sulle materie prime critiche pertinenti al settore della difesa dell'UE, quali il titanio, il tungsteno, l'antimonio, anche al fine di promuoverne la circolarità in diverse sezioni della catena di approvvigionamento.

[NOTA 3] Ad esempio il nuovo progetto "E+ZERO" che mira a proporre e dimostrare la realizzazione di un campo modulare che può essere dispiegato rapidamente, caratterizzato da un bilancio energetico positivo e da tecnologie avanzate di gestione e depurazione delle acque ed esente da emissioni di gas a effetto serra.


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