sabato 16 gennaio 2021

Effetto Serra gli obiettivi della UE: potenzialità e rischi

Con atti delle tre istituzioni UE (Consiglio dei Ministri, Commissione e Parlamento) la UE ha rilanciato le sue politiche per raggiungere quella che viene definita la neutralità climatica vale a dire emissioni zero entro la metà del ventunesimo secolo è essenziale. Tale obiettivo è previsto anche dall'Accordo di Parigi (QUI) firmato da 195 paesi, inclusa l'Unione europea. L'accordo di Parigi stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC.

Il post che segue :

Nella prima parte ricostruisce i passaggi istituzionali e gli atti che li hanno caratterizzati per arrivare alla proposta di un Green Deal Europeo

Nella seconda parte, utilizzando studi e ricerche recentissime, sintetizza alcune delle principali criticità sul percorso per dare attuazione al 2050 alla neutralità climatica quale obiettivo annunciato ufficialmente dalla UE.  



I PASSAGGI ISTITUZIONALI PER DEFINIRE GLI OBIETTIVI PER LA NEUTRALITÀ CLIMATICA : VERSO IL GREEN DEAL EUROPEO

Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra (2018)
Comunicazione della Commissione alle istituzioni UE (28.11.2018 COM/2018 773 final - QUI) che nelle sue conclusioni afferma che la transizione verso un'Europa climaticamente neutra dovrebbe basarsi su una serie di principi fondamentali (elencati alle pagine da 26 a 28 del documento), del tutto coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Sulla base di questi principi la Comunicazione prevede che Entro la fine del 2018 gli Stati membri presenteranno alla Commissione europea i rispettivi progetti di piani nazionali per il clima e l'energia, che sono fondamentali per conseguire gli obiettivi al 2030 in questi settori e dovrebbero essere lungimiranti e rientrare nella strategia a lungo termine dell'UE.

La Commissione europea invita il Parlamento europeo, il Consiglio europeo, il Consiglio, il Comitato delle regioni, il Comitato economico e sociale e la Banca europea per gli investimenti a vagliare la visione dell'Unione per un'Europa climaticamente neutra entro il 2050. Per preparare i capi di Stato o di governo dell'UE a forgiare il futuro dell'Europa in occasione del vertice speciale del 9 maggio 2019 a Sibiu, tutte le pertinenti formazioni del Consiglio dovrebbero tenere dibattiti approfonditi sul contributo che le rispettive aree strategiche apportano alla visione globale. In parallelo, nella prima metà del 2019, la Commissione europea si confronterà in maniera aperta e inclusiva con tutti gli Stati membri sulla necessità di una profonda trasformazione economica e di un netto mutamento sociale. È auspicabile che i parlamenti nazionali, le imprese, le organizzazioni non governative, le città e le comunità, così come i singoli cittadini e i giovani partecipino ai dialoghi dei cittadini per discutere il contributo equo dell'Unione al conseguimento efficiente nel lungo termine degli obiettivi di contenimento della temperatura concordati a Parigi, e per individuare le componenti strategiche che consentono di realizzare questa trasformazione. Il dibattito informato condotto su scala dell'Unione dovrebbe consentire a quest'ultima di adottare e presentare all'UNFCCC una strategia ambiziosa entro i primi mesi del 2020, come esige l'accordo di Parigi.



La Commissione UE con apposita Comunicazione del 11 dicembre 2019 ha illustrato contenuti e finalità del Green Deal Europeo 2020
La Commissione Ue in data 11 dicembre 2019 (COM(2019) 640 final - QUI) ha pubblicato una comunicazione dove si illustra un Green Deal per l'Unione europea (UE) e i suoi cittadini. Essa riformula su nuove basi l'impegno della Commissione ad affrontare i problemi legati al clima e all'ambiente, ovvero il compito che definisce la nostra generazione.

La Comunicazione ha definito le tappe per impostare la sua nuova politica per la neutralità climatica:

1. Entro marzo 2020 la Commissione proporrà la prima "legge per il clima" europea per stabilire in modo chiaro le condizioni di una transizione equa ed efficace, assicurare la prevedibilità agli investitori e garantire che la transizione sia irreversibile. In questo modo l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 sarà sancito per legge. La legge per il clima garantirà inoltre che tutte le politiche dell'UE contribuiscano all'obiettivo della neutralità climatica e che tutti i settori svolgano la loro parte.

2. Entro l'estate del 2020 la Commissione presenterà un piano per la valutazione dell'impatto finalizzato ad aumentare in modo responsabile l'obiettivo dell'UE di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 di almeno il 50-55 % rispetto ai livelli del 1990.

3. Se dovessero persistere livelli diversi di ambizione su scala mondiale mentre l'UE aumenta le sue ambizioni in campo climatico, la Commissione proporrà, per determinati settori, un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, al fine di ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, garantendo, in questo modo, che il prezzo delle importazioni tenga conto più accuratamente del loro tenore di carbonio. Tale misura, che sarà definita in modo da rispettare le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio e gli altri obblighi internazionali dell'UE, costituirebbe un'alternativa alle misure (Quali l'assegnazione gratuita delle quote di emissioni o la compensazione per l'aumento dei prezzi dell'elettricità.) per contrastare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio previste dal sistema per lo scambio di quote di emissioni dell'UE.

In particolare in materia di Energia dovrà essere riesaminato il quadro normativo per le infrastrutture energetiche, compreso il regolamento TEN-E  ( Reti transeuropee dell'energia), per assicurare la coerenza con l'obiettivo della neutralità climatica. Il quadro rivisto dovrà promuovere la diffusione delle tecnologie e infrastrutture innovative, quali le reti intelligenti, le reti a idrogeno o la cattura, lo stoccaggio e l'utilizzo del carbonio e lo stoccaggio di energia, consentendo inoltre un'integrazione settoriale.

Infine il riesame dell'attuazione delle politiche ambientali sarà fondamentale per fotografare la situazione in ciascuno Stato membro. La Commissione presenterà anche un nuovo programma d'azione per l'ambiente, complementare al Green Deal, che introduce tra le altre cose un meccanismo di monitoraggio volto a garantire che l'UE non devii dalla traiettoria di avvicinamento ai suoi traguardi ambientali. La Commissione creerà un quadro di controllo per tenere sotto controllo i progressi compiuti verso tutti gli obiettivi del Green Deal europeo.



Relazione sul percorso verso un’Europa climaticamente neutra

La Relazione (QUI versione italiana – QUI in inglese) ricorda in primo luogo che la Commissione ha approvato una nuova proposta di legge europea sul clima, nel marzo 2020, al fine di rendere l'obiettivo della neutralità climatica giuridicamente vincolante all'interno dell'UE. A settembre la proposta è stata modificata al fine di includere un nuovo obiettivo per il 2030 e di sostenere l'aumento del contributo UE determinato a livello nazionale ai sensi dell'accordo di Parigi, passando dal precedente obiettivo di riduzione di almeno il 40 % ad almeno il 55 % rispetto al 1990.

Sulla base di questi nuovi obiettivi la Relazione rileva che nel 2019 tutti gli Stati membri hanno preparato piani nazionali integrati per l'energia e il clima definitivi dai quali emerge che, per quanto gli Stati membri abbiano fatto significativi progressi nella definizione del percorso verso il raggiungimento degli attuali obiettivi per il 2030 in materia di clima ed energia, sono necessari ulteriori sforzi. Sulla base delle proiezioni nazionali aggregate relative ai gas a effetto serra, con le attuali politiche e misure nazionali attuate si prevede una riduzione delle emissioni totali a livello di UE-27 del 30 % nel 2030. Con l'attuazione delle misure previste o delle ambizioni dichiarate nei piani nazionali integrati per l'energia e il clima definitivi, si stima che la riduzione complessiva delle emissioni di gas a effetto serra nell'UE raggiungerà il 41 %, conseguendo l'attuale obiettivo di riduzione pari ad almeno il 40 %.

Per questo secondo la Relazione nell'ambito delle iniziative annunciate dal Green Deal europeo, la Commissione sta lavorando a una strategia dell'UE nuova e più ambiziosa sull'adattamento ai cambiamenti climatici, che sarà adottata all'inizio del 2021.



Dichiarazione Comune Istituzioni UE del 10 dicembre 2020 su priorità legislative del 2021

Con questa Dichiarazione (QUI) il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea convengono di dare la massima priorità alle seguenti iniziative, al fine di ottenere quanti più risultati possibili entro la fine del 2021 e di gettare le basi per la trasformazione, la ripresa e la resilienza futura dell’Europa, tra le altre, ad attuare il Green Deal europeo, facendo in modo che la transizione climatica sia giusta e che nessuno sia lasciato indietro, consentendo all’UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, e garantire progressi ambiziosi verso tale obiettivo entro il 2030,nonché preservare la biodiversità, invertire la deforestazione, rendere la mobilità più intelligente e sostenibile e garantire le nostre risorse naturali.



Conclusioni 10 dicembre 2020 delle Istituzioni UE su priorità e obiettivi strategici per il periodo 2020-2024

Conclusioni comune (QUI) con le quali per l’attuale legislatura, che terminerà nel 2024, le tre istituzioni convengono di elaborare un’agenda politica e legislativa ambiziosa a favore della ripresa e di una rinnovata vitalità. In particolare verrà data priorità , tra gli altri, all’obiettivo della leadership a livello mondiale dell’UE nella lotta ai cambiamenti climatici resta una priorità fondamentale dato che ridurre drasticamente le emissioni e utilizzare in modo più efficiente le risorse in tutti i settori dell’economia sono diventati imperativi urgenti. Allo stesso tempo, la transizione verde offre grandi opportunità in termini di crescita economica e di creazione di posti di lavoro, migliorando nel contempo la nostra resilienza ai cambiamenti climatici. Nei prossimi quattro anni perseguiremo i nostri obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, di transizione socialmente equa verso un’economia competitiva, sostenibile e circolare, di protezione della biodiversità e di realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU per il 2030.



Il Consiglio Europeo del 11 e 12 dicembre 2020 ha raggiunto un accordo sugli obiettivi per la strategia di lotta all’effetto serra.

Secondo l’Accordo (QUI) per conseguire l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE per il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi, l'UE deve aumentare le proprie ambizioni per il prossimo decennio nonché aggiornare il quadro per le politiche dell'energia e del clima. A tal fine, il Consiglio europeo approva un obiettivo UE vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e invita i colegislatori a tenere conto di questo nuovo obiettivo nella proposta di legge europea sul clima e ad adottare quest'ultima rapidamente.

Il Consiglio europeo riconosce la necessità di garantire le interconnessioni, la sicurezza energetica per tutti gli Stati membri e l'energia a un prezzo abbordabile per le famiglie e le imprese nonché di rispettare il diritto degli Stati membri di decidere in merito ai rispettivi mix energetici e di scegliere le tecnologie più appropriate per conseguire collettivamente l'obiettivo climatico 2030, comprese le tecnologie di transizione come il gas.

Il Consiglio europeo invita la Commissione a valutare in che modo tutti i settori economici possano contribuire al meglio all'obiettivo 2030 e a presentare le proposte necessarie, accompagnate da un esame approfondito dell'impatto ambientale, economico e sociale a livello degli Stati membri, tenendo conto dei piani nazionali per l'energia e il clima e rivedendo i meccanismi di flessibilità esistenti.



Mercati del carbonio: il punto di vista dei rappresentati delle forze sociali e industriali europee

Si tratta del Parere (QUI) del Comitato economico e sociale europeo sul tema “Mercati del carbonio: creazione, strutturazione e sfide per l’industria europea”.

Secondo il Parere a livello mondiale vi sono numerosi mercati del carbonio e il sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell’UE non opera in modo isolato. Tali mercati hanno dimensioni diverse e seguono regole diverse, ma presentano caratteristiche comuni concernenti l’istituzione di alcuni meccanismi di mercato per misurare il biossido di carbonio e altre emissioni di gas a effetto serra, oltre che per fissare il prezzo per tonnellata. I mercati del carbonio locali dovrebbero essere monitorati dalla Commissione europea al fine di individuare le migliori pratiche che potrebbero essere utili per il riesame del sistema ETS e della direttiva sull’energia. È inoltre fondamentale conoscere e comprendere altri mercati del carbonio al fine di calibrare il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, la cui applicazione dovrebbe distinguere tra i paesi con mercati del carbonio e i paesi privi di tali mercati. L’attuale pandemia di COVID-19 non può rallentare l’azione in materia di cambiamenti climatici, né a livello europeo né sul piano internazionale, il che significa che il Green Deal europeo dovrebbe essere attuato secondo il calendario previsto. Il minimo ritardo ci allontana dall’obiettivo della neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050. Aspetto ancor più importante è che i piani di ripresa devono essere allineati all’obiettivo climatico dell’UE e devono essere armonizzati con la finalità generale del Green Deal europeo. Il CESE ritiene che l’adozione dell’articolo 6 dell’accordo di Parigi rappresenti un’opportunità chiave per rafforzare l’azione in materia di clima dopo il 2020. Il CESE invita pertanto la Commissione europea a ottenere un chiaro mandato dagli Stati membri per raggiungere il compromesso necessario all’adozione degli orientamenti relativi all’articolo 6 durante la COP26 del 2021.





I PROBLEMI DA SUPERARE PER RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ CLIMATICA


La discrepanza tra le produzione di combustibili fossili pianificata e livelli di produzione globali coerenti con limitazione del riscaldamento a 1,5°C o 2°C

Il primo Production Gap Report (QUI) è stato lanciato nel novembre 2019 dai principali istituti di ricerca ed esperti, in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP). Modellato su UNEP Relazione sul gap delle emissioni — e concepita come un'analisi complementare — la Gap Report esprime la grande discrepanza tra la produzione pianificata di combustibili fossili e i livelli di produzione globali necessari per limitare il riscaldamento a 1,5°C e 2°C.

Per limitare il riscaldamento a 1,5° il mondo dovrà diminuire la produzione di combustibili fossili di circa il 6% all'anno tra 2020 e 2030. I paesi stanno invece pianificando e proiettando una media annuale aumento del 2% della produzione di combustibili fossili, che entro il 2030 si tradurrebbe in più del doppio la produzione coerente con il limite di 1,5°C.

Il rapporto tra Piani pre-COVID e post-COVID ( e relative misure di stimolo) indicano un continuazione della crescita della produzione globale di combustibili fossili. Ad oggi, i governi hanno impegnato più fondi emergenza COVID-19 per i combustibili fossili che per energia pulita.

I Paesi con una maggiore indipendenza finanziaria e capacità istituzionale possono intraprendere più rapidamente una giusta ed equa transizione dai combustibili fossili, mentre quelli con maggiore dipendenza e una minore capacità richiederanno maggiore sostegno internazionale.

Il rapporto prevede per i responsabili politici 6 aree di azione:

1. pacchetti di sostegno economico pro emergenza Covid evitando di favorire attività a produzione di carbonio

2. Fornire sostegno locale e internazionale alle comunità e alle economie dipendenti dai combustibili fossili per la diversificazione e transizioni eque

3. Ridurre il sostegno governativo esistente ai combustibili fossili.

4. Introdurre restrizioni alla produzione di combustibili fossili attività e infrastrutture

5. Migliorare la trasparenza sui livelli di produzione di carburanti fossili attuali e futur

6. Mobilitare e sostenere una risposta globale coordinata.



Il permanere dei sussidi alle fonti fossili e ambientalmente dannosi in Europa: in particolare il meccanismo del Capacity Market

Rapporto (QUI) presentato da Legambiente dove si dimostra che anche il 2020 si chiude senza tagli ai sussidi alle fonti fossili. Nella Legge di Bilancio presentata dal Governo il tema non è semplicemente previsto, malgrado quest’anno sia stata istituita la “Commissione interministeriale per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi” e fosse stato annunciato un intervento nel Decreto Clima prima e poi nella Legge di Bilancio 2021.

Il Rapporto ricostruisce il quadro dei sussidi ambientalmente dannosi, aggiornando ed ampliando numeri e andando oltre le sole fonti fossili ma comprendendo anche contributi ai settori trasporti, agricoltura, edilizia e canoni per lo sfruttamento di beni naturali e attraverso le descrizioni far capire la dimensione e l’importanza delle decisioni che dobbiamo prendere.

Complessivamente sono stimabili in 35,7 miliardi di euro, di cui oltre 21 miliardi diretti e oltre13 indiretti. Tra questi sussidi larga parte sono alle imprese (oltre 23 miliardi) e 12,5 riguardano le famiglie. La quota più rilevante dei sussidi diretti riguarda i trasporti (11 miliardi), seguita da energia con 10, agricoltura con 0,1. In questo elenco, analizzato nel dettaglio nel rapporto, troviamo cose molto diverse per dimensione e ruolo rispetto ai diversi settori. In questo elenco, analizzato nel dettaglio nel rapporto e per la quale sono state utilizzate fonti diverse tra il Catalogo dei sussidi SAF e SAD, il bilancio dello Stato, dati di Terna, Arera e GSE, MISE, troviamo cose molto diverse per dimensione e ruolo rispetto ai diversi settori.

Un esempio il Capacity Market (mercato della capacità). È il nuovo sussidio, pensato per garantire la sicurezza del sistema e l’approvvigionamento di energia elettrica attraverso impianti sempre disponibili per coprire le punte di carico della rete ed evitare così blackout. Un meccanismo nella quale in teoria potrebbero entrare anche le fonti rinnovabili ma per come è stato pensato, invece, favorisce, gli impianti a fonti fossili. Nei fatti le nuove centrali, a gas, in realizzazione, potranno essere messe a servizio del sistema elettrico e per questo ripagate con circa 15 miliardi di euro per i prossimi 15 anni. Per il biennio 2020 – 2021 la spesa sarà di 361,7 milioni di euro24.

Un costo che andrà aumentando vedendo l’andamento delle aste per il 2022 e 2023 25 . Per il primo anno sono stati assegnati 40,9 GW di potenza, di cui 4,4 GW di capacità estera e 1 GW di rinnovabili per un costo totale annuo dell’asta pari a 1,3 miliardi di euro di cui 19,2 milioni per la capacità estera. E di questi a godere dei maggiori benefici saranno Enel Produzione con 9,6 GW, A2A con 4,8 GW ed Edison con 3,8 GW. Per il 2023 26 si parla di 43,3 GW assegnati, di potenza, di cui 4,4 GW di capacità estera e 1,3 GW di rinnovabili per un costo totale annuo dell’asta pari a 1.475 milioni di euro (19,4 milioni per la capacità estera). E anche in questo caso a vedere i maggiori vantaggi saranno Enel Produzione (11,8 GW), A2A (5 GW) ed Eni (3,8 GW).


Sulla questione Capacity Market e nuove centrali a gas in palese contraddizioni con gli indirizzi che hanno portato al Green Deal vedi QUI.


 

Nessun commento:

Posta un commento