Sulle demolizioni delle navi in Arsenale Militare, il
Presidente della Autorità Portuale, colpito improvvisamente dal virus
"ambientalista", dichiara sul quotidiano La Nazione di oggi: "Ho timori per la
sicurezza"...... evidentemente per il Presidente la sicurezza in porto
diventa un problema solo quando si propone qualcosa che non "piace" a
lui..... Ma la sicurezza, egregio Presidente, non è una variabile dipendente.
Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente quando è stata modificata la normativa sul rischio di incidente nei porti rendendoli meno sicuri, vedi QUI.
Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente per verificare quanto e come le norme di sicurezza sul rigassificatore di Panigaglia siano rispettate, vedi QUI.
Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente sui trasporti di materiale militare in pieno centro urbano, vedi QUI.
Non ho visto altrettanto pronto interesse del Presidente sulla nave che trasportava materiale nucleare in pieno golfo, vedi QUI.
E vogliamo parlare dei rischi di incidente nel porto in generale? Parliamone signor Presidente ma sul serio.... e cominciamo ad essere trasparenti sulla questione della sicurezza ma sul serio non solo con le battute politichesi, vedi QUI.
Quanto alla prospettata demolizione della nave Carabiniere, ormai in disarmo e non più in grado di navigare, fino ad ora da parte di nessuno dei critici ho letto una analisi seria e rigorosa del problema. Io lo farò a breve in un prossimo post in cui analizzerò in modo puntuale e preciso la normativa di tutela ambientale in questo campo, compresa la questione dei costi zero che non c'entrano un tubo con la sicurezza che è imposta come vedremo da norme rigorosissime a prescindere dai costi.
Intanto
un anticipo.
La Unione Europea ha approvato un regolamento apposito nel 2013 sul
riciclaggio delle navi si tratta del Regolamento (UE) 1257/2013. Questo
regolamento oltre a stabilire norme di tutela ambientale per gli impianti di
riciclaggio e demolizione[1],
afferma un principio che nessuno tra
coloro che straparlano delle prospettate demolizioni in Arsenale Militare ha
ricordato. Il principio è contenuto nel considerando 7 del Regolamento: “Il presente Regolamento è volto altresì a
ridurre le disparità tra gli operatori dell’Unione, dei paesi dell’OCSE e dei
paesi terzi pertinenti, in termini di salute e sicurezza sul luogo di lavoro e
di norme ambientali, e ad orientare le navi battenti bandiera di uno Stato membro
verso impianti di riciclaggio delle navi che praticano metodi di demolizione
delle navi sicuri e compatibili con l’ambiente anziché verso siti non conformi
alle norme com’è attualmente la prassi. “
Il
Regolamento non si applica formalmente alle navi militari ma la Comunicazione
della Commissione UE del 21/5/2008 “ Strategia
per una migliore demolizione delle navi” al punto 5.2. ha affermato: “A differenza dell'IMO, che tradizionalmente
prevede una deroga per le navi di Stato a causa delle preoccupazioni per la
sovranità nazionale, all'UE non è proibito a priori stabilire delle norme
ambientali e di sicurezza per la navi di proprietà di uno Stato. In
particolare, l'articolo 296 del trattato CE non pregiudica l'intervento
comunitario e permette una deroga solo in casi eccezionali e definiti con
precisione, ovvero qualora essa sia necessaria alla tutela degli interessi
essenziali della sicurezza degli Stati membri relativi "alla
produzione o al commercio delle armi e di materiale bellico".
Ovviamente
nel caso spezzino stiamo parlando di navi ormai in disuso senza alcun interesse
strategico dal punto di vista della sicurezza militare del nostro Stato, quindi
questa indicazione che emerge dalla Comunicazione UE può essere utilizzata per
predisporre un protocollo preliminare che vincoli il proposto cantiere, almeno
per la prima nave da demolire, alla stringente normativa del Regolamento UE
sopra citato.
Questo
è già di per se sufficiente per autorizzare la demolizione della nave nell’Arsenale
spezzino? No di certo. Sarà poi la procedura di autorizzazione e tutte le
verifiche preventive sul progetto di cantiere che dovranno valutare la
fattibilità dell’intervento.
Ma
questo è un modo serio per affrontare la questione, entrando nel merito della
normativa vigente, individuandone i limiti e come colmarli, non nascondendo che
dietro le demolizioni di navi (militari o civili) c’è comunque un business che
fino ad ora ha prodotto danni incalcolabili all’ambiente nel terzo mondo e ai
lavoratori di cantieri totalmente illegali.
Nel
passato i cantieri di demolizione navali spezzini hanno prodotti danni alla
salute soprattutto dei lavoratori? Non ditelo a me che ho avuto un padre morto
di tumore al polmone a soli 62 anni e dopo che aveva lavorato una vita proprio
in questo settore.
Ma
come dire le demolizioni vanno fatte da qualche parte, la nuova normativa
europea se rispettata con rigore e innovazione può evitare le tragedie del
passato o la continuazione della loro esportazione nel terzo mondo.
Discutiamo
quindi con metodo e decidiamo come città se accettare questa demolizione della
nave Carabiniere e soprattutto come accettarla.
Quello
che non accetto sin da ora, sono gli argomenti di certi ambientalisti “di riporto” che usano
la questione demolizioni per farsi una immagine ambientalista o magari
perseguire scopi politici per ora non chiari.
[1] Il punto 6 dell’articolo
3 del Regolamento così definisce il riciclaggio delle navi: “l’attività di
demolizione completa o parziale di una nave in un impianto di riciclaggio al
fine di recuperare componenti e materiali da ritrattare, preparare per il
riutilizzo o riutilizzare, garantendo nel contempo la gestione dei materiali
pericolosi e di altro tipo, che comprende le operazioni connesse come lo
stoccaggio e il trattamento di componenti e materiali sul sito, ma non il loro
ulteriore trattamento o smaltimento in impianti separati;”
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