domenica 8 aprile 2012

Bonifica area ex IP: un risposta di merito ad Arpal e Sindaco Federici

Il post che segue è volto a dimostrare la  non fondatezza delle dichiarazioni di Arpal e Comune della Spezia riguardo alle rassicurazioni sulla corretta bonifica dell’area ex IP. 
Per smontare le tesi di Arpal e Comune userò documenti ufficiali di questi enti, nonchè dei consulenti del Comune di Spezia, dai quali emergono contraddizioni gravissime tra dichiarazioni e fatti accertati, che meriterebbero una indagine della magistratura al fine di nominare una perizia superpartes che: 
1. valuti i danni prodotti in questi anni dalla “bonifica” dell’area ex IP
2. verifichi l'esistenza dei rischi in corso per la salute dei cittadini. 

E’ chiaro infatti che i documenti di cui parla il Sindaco Federici sono fino ad ora di parte e quindi non in grado di garantire la assoluta veridicità di quanto affermato dalle istituzioni locali.

La tesi espressa da Arpal, vedi qui, e Sindaco Federici, vedi qui, è così riassumibile: 
1. la bonifica è avvenuta secondo le procedure tecniche adeguate al sito
2. sono stati fatti campionamenti e monitoraggi adeguati
3. è stata certificata la avvenuta bonifica dell’intera area tranne aree residue con inquinamento limitato
4. i documenti sulla bonifica sono super pubblici.  



PRIMA AFFERMAZIONE LA BONIFICA E’ AVVENUTA SECONDO LE PROCEDURE TECNICHE E NORMATIVE ADEGUATE

1. Il progetto di bonifica iniziale non rispettò la procedura di VIA attraverso una illegittima declassificazione dei rifiuti risultanti dai lavori di bonifica in rifiuti non pericolosi. Le concessioni edilizie rilasciate all’ipercoop erano illegittime in quanto potevano essere rilasciate solo dopo la certificazione dell’avvenuta bonifica.

2. Un parere dell’Istituto Superiore di Sanità del 23/4/2001 esprimeva: “perplessità in ordine alla stima delle concentrazioni di inquinanti presenti e conseguentemente dei volumi da asportare o trattare. Si criticava inoltre la scelta approssimativa della tecnologia di bonifica (landfarming on site) e l’affermazione che il “landfarming in situ” non era applicabile”. Non si è mai capito perchè qualche anno dopo lo stesso istituto cambiò idea sulla tecnica di bonifica definita di landfarming

3. La bonifica effettiva nell’area ex IP è iniziata intorno al 2004. Dopo oltre 3 anni di lavori arrivano due consulenze del Comune (dott.sa Tunesi 2007, dott. Boeri 2007) e una consulenza per il Comitato La Salamandra (dott. Busà) che rilevano quando segue:
3.1 la caratterizzazione del sito (cioè la quantità e diffusione dell’inquinamento nei terreni e nelle acque) è stata fin dall’inizio insufficiente (Boeri e Busà pagine 3 e 4 vedi qui
3.2. la progettazione della bonifica e del recupero urbanistico per subdistretti era sbagliata e poneva il rischio di bonificare solo le aree di interesse urbanistico (centro commerciale e residenziale ndr.) lasciando il peso della bonifica delle aree residuali a soggetti non interessati a bonificarle (Tunesi pagina 2)
3.3. la tecnica di bonifica del landfarming in considerazione della vicinanza a luoghi abitati e al futuro centro commerciale deve essere rivalutata (Tunesi pagina 2)
3.4 i tempi della bonifica dei singoli sub distretti devono essere dettagliati e coordinati (Tunesi pagina 2)
3.5. le puzze prodotte dal 2005 fino a tempi recentissimi (gli ultimi episodi sono dei mesi scorsi) sono dovute proprio alle tecniche di bonifica adottate: con fronti di scavo ampi (Tunesi pagina 5 e Boeri). Peraltro come risulta dal verbale della conferenza dei servizi relativa alla variante del progetto di bonifica del 28/7/2008 la ditta che gestiva la bonifica per conto della società proprietaria dei terreni interessati dal centro commerciale e dalla futura area residenziale rifiutava tecniche meno invasive per la popolazione perché avrebbero comportato: “tempi lunghi” (pagina 4 verbale della Conferenza dei Servizi  del 19/5/2008), decidendo così di mantenere “più fronti scavo aperti”.
3.6. quanto evidenziato al punto 3.5 viene confermato dalla stessa Assessore all’Ambiente del Comune di Spezia secondo la quale “La relazione evidenzia come la situazione che si è creata a luglio ha reso lo scavo esteso, il che rende difficile l’applicazione delle tecniche di trattamento più conosciute.” (settembre 2007  dopo pubblicazione relazione Tunesi del 23/9/2007)
3.7.  conferma delle responsabilità di Arpal e del Comune nel mancato controllo atto ad evitare le emissioni di odori molesti, infatti questi enti nel 2005 e nel 2006 escludevano  il ruolo di idrocarburi alifatici che invece sono considerati esistenti nel 2007 (studio ISS 23/10/2007)
3.8 ulteriore conferma della contraddittorietà con le quali i vari enti pubblici si sono occupati della vicenda: l’ISS che nel 2001 contestava la tecnica del landfarming (vedi sopra punto 1) nel 2007 affermava che “la bonifica è stata condotta correttamente
3.9. perfino la relazione della società Tecnova per conto dei proprietari dell’area dove è sorto l’ipercoop  metteva in discussione il rapporto tra le tecniche di bonifica adottate e gli obiettivi di bonifica, secondo le conclusioni: “Da più parti si lamenta la necessità di rivedere le metodologie progettuali in seguito agli eventi odorigeni denunciati. Purtroppo questo, sarà possibile solo mutando gli obiettivi di bonifica” ciò avrebbe voluto dire rivedere la caratterizzazione del sito, il livello di inquinamento e dispersione inquinanti da raggiungere, i tempi di bonifica, i costi della bonifica e la stessa destinazione dell’area……. APPUNTO!
3.10 d’altronde che il difetto di tutta la operazione stesse nel manico (cioè nella non corretta caratterizzazione del livello di inquinamento in tutta l’area della ex raffineria) lo aveva già dimostrato la relazione del dott. Busà. La relazione del Dott. Busà, mai presa in considerazione dagli enti pubblici neppure per contestarla,  sul punto affermava: “Tra le sostanze individuate risulta la presenza di un certo numero di sostanze cancerogene di prima categoria (cloruro di vinile, benzene), di seconda categoria (1,2 dicloroetano, tricloruro di etilene, 1,2-dibromoetano) e di terza categoria (clorometano, cloro etano, 1-dicloro etilene, diclorometano, cloroformio, tetraclorometano, 1,1,2-tricloroetano, tetracloroetilene, 1-4-diclorobenzene) . Per ciò che riguarda più da vicino il sito ex IP, nessun modello concettuale è stato proposto in riferimento alla presenza degli idrocarburi clorurati sulla superficie di falda (LNAPL) o sul fondo dell’acquifero (DNAPL). Ne risulta che le soluzioni proposte per la bonifica del sito  anche nella variante al progetto sono da considerarsi incomplete perché nulla dicono sulla quantità prevedibile della contaminazione per tali contaminanti  né sulla loro estrazione dal sottosuolo“. 


SECONDA AFFERMAZIONE SONO STATI FATTI CAMPIONAMENTI E MONITORAGGI ADEGUATI DELLE EMISSIONI NELL'ARIA

Dalla relazione della dott.sa Colonna dell’ARPAL
Arpal di concerto con la ASL5 ha realizzato dal 2004 campagne di monitoraggio della qualità dell’aria presso 9 siti sensibili, esterni al cantiere, per la valutazione di un
eventuale rischio igienico sanitario sulla popolazione esposta. Gli inquinanti monitorati sono BTEXS, organoclorurati, PM10, IPA, metalli. Da aprile 2007, a seguito dello studio congiunto ARPAL/ ISS, il monitoraggio è stato integrato con la ricerca di composti organici e solforati e con 4 nuove stazioni raggiungendo il numero di 13.”

La relazione del Dott. Busà demoliva nel 2007 questa impostazione, riporto solo un passaggio significativo rinviando alla lettura integrale qui: “6) la componente idrocarburica alifatica risulta invece estremamente elevata, ma non è disponibile la speciazione. Ciò non permette di valutare se e quanti dei composti presenti possano contribuire alla formazione di odori molesti;…..”  (Busà pagina 16), inoltre: “non risulta l’esistenza di dati analitici relativi a prelievi effettuati in occasione di eventi acuti nei quali si è verificato persino il ricorso a strutture sanitarie da parte dei soggetti “colpiti” dalle esalazioni. I dati di cui occorre disporre sono quelli concreti, cioè quelli ottenuti in campo in concomitanza dell’evento acuto.”


TERZA  AFFERMAZIONE E’ STATA CERTIFICATA LA AVVENUTA BONIFICA DELL’INTERA AREA TRANNE AREE RESIDUE CON INQUINAMENTO LIMITATO

Dal comunicato dell’Arpal linkato all’inizio del presente post“ Verifica dell’avvenuta bonifica con analisi di fondo scavo, secondo le procedure approvate. I prelievi sono stati effettuati nel SUBD4–tracciato della variante Aurelia, certificata dalla Provincia in data 29/12/2004, nel SUBD3 (area centro commerciale) certificato dalla Provincia in data 15/12/2008 a seguito della relazione conclusiva di ARPAL, in tutte le aree così dette di urbanizzazione (strade e viabilità connesse alla realizzazione del centro commerciale) certificate con varie note da parte della Provincia in un periodo compreso tra il 2009 e il 2011, nel SUBD2 (area parco) collaudato da ARPAL  con nota del 05/01/2012.”

Quindi risulta chiaramente dalle stesse dichiarazioni di Arpal che solo una parte dell’area è stata bonificata peraltro non a caso il sito della ex raffineria è ancora all’interno dei siti da bonificare secondo la Regione Liguria: si veda la delibera n. 1292 del 25/10/2011, per il testo vedi qui.  
Dalle dichiarazioni sopra riportate come pure dalla recente delibera del Comune che realizza l’ennesima variante al progetto di bonifica dell’area della ex raffineria (delibera riportata e commentata quirisulta con chiarezza che sono ancora da bonificare in via definitiva i seguenti sub distretti: 2,4,5,6,9 cioè quelli destinati agli interventi di maggiori dimensioni edilizie per gli usi residenziali. Occorre ricordare che si tratta di aree che secondo la perizia Boeri del 1999 (perizia arbitrale nell'ambito del contenzioso fra Eni e Grifil la società che nel 1996 acquistò l'area credendola già bonificata) ma anche le successive indagini delle società incaricate della bonifica (Foster Wheeler e Generale Smontaggi) sono fortemente inquinate, in particolare faccio riferimento ai sub distretti 2, 4 e 5. Senza considerare che il 6 essendo fuori dalla proprietà Helios non è stato tutt’ora adeguatamente caratterizzato.
Questo modo di procedere per sub distretti non ha mai rispettato quanto richiesto dai consulenti Tunesi e Boeri nelle relazioni sopra citate. Si veda in particolare l’accordo  (vedi quisottoscritto il 27/12/2007 tra Comune ed Helios con il quale tra le altre cose ci si impegnava alla: “esecuzione in parallelo nei restanti subdistretti delle bonifiche interessanti sia le aree private che pubbliche”.

D’altronde che la bonifica non sia ancora chiusa lo dimostra proprio la sopra citata delibera: se si afferma che sono ammessi gli usi delle aree destinate a verde per 8 ore, vuol dire che devono essere verificati ancora gli usi per destinazione residenziale (nelle 24 ore), ci vorranno nuove analisi del rischio e ulteriori interventi di bonifica, quindi, e questo è un fatto, contenuto in un atto ufficiale del Comune, non una “operazione di mistificazione” come afferma il Sindaco, o una “leggenda metropolitana” come affermano certi giornalisti un poco superficiali. 


  

QUARTA AFFERMAZIONE: I DOCUMENTI SULLA BONIFICA SONO SUPER PUBBLICI HA DETTO IL SINDACO
Affermava il 30/7/2007 l’Assessore all’Ambiente del Comune di Spezia
Siamo consapevoli dei disagi che i cittadini stanno vivendo e vogliamo la loro piena collaborazione per questo abbiamo già proposto loro di essere parte di un osservatorio permanente che segua l’intero processo promosso dall’Amministrazione con modalità da concordare insieme"
Ovviamente di questo osservatorio non si è mai vista la nascita questo perché la ditta proprietaria dell’area (Helios) non ha mai voluto accettare come consulente del Comitato il dott. Busà…….. Chissà perché! 
Il fatto che il Comune non abbia mai avuto un atteggiamento trasparente su tutta la vicenda è confermato  da altri tre elementi:
1. il tentativo continuo di rimozione/minimizzazione delle consulenze di Tunesi e Boeri con motivazioni ridicole come risulta qui;  
2. il Comune non ha mai voluto rendere pubblica la relazione del dott. Boeri e neppure quella della dott.sa Tunesi. Il contenuto di quelle relazioni è pervenuto al sottoscritto solo per gentile concessione dei due esperti. 
3. la mancata pubblicazione in luogo facilmente accessibile al pubblico di tutta la documentazione inerente la attività di bonifica. Se noi andiamo alla voce area ex IP nel sito del Comune troviamo solo qualche riga e niente di più, vedi qui


UN ESEMPIO CONCRETO DI MANCATO CHIARIMENTO PUBBLICO SU UN EVENTO RIMOSSO E ACCADUTO MOLTO RECENTEMENTE: L’ESONDAZIONE DEL TORRENTE CAPPELLETTO
Come risulta qui (pagina 42), nel novembre del 2010, il torrente Cappelletto, che attraversa tutta l’area della ex raffineria, esonda facendo emergere significative quantità di fanghi pieni di idrocarburi. Questo evento getta una luce inquietante su quanto affermato dal dott. Boeri nella sua relazione per cui nell’area oggetto della bonifica in corso: “esiste una estesa contaminazione delle acque sotterranee  e manca una adeguato monitoraggio delle stesse”. Ma soprattutto quell’evento dimostra come non siano state considerate adeguatamente le prescrizioni e comunque quanto scritto in altri documenti ufficiali. Infatti  nel 2008 veniva approvata, in apposita Conferenza dei Servizi del 28/7/2008, una delle tante revisioni del progetto di bonifica preceduta da un giudizio positivo di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) della Regione Liguria in data 25/1/2008. Tale giudizio di VIA affermava, in modo quasi profetico rispetto all’evento sopra riportato, che: “ La circolazione idrica è di difficile ricostruzione e definizione, con movimenti in maggior parte derivanti dai fenomeni meteorici con scivolamento delle acque di infiltrazione sopra gli strati a bassa permeabilità verso il fondovalle e il paleo alveo del torrente Cappelletto! La circolazione idrica sub superficiale, piuttosto che un vero e proprio acquifero, è soggetta a rapide e rilevanti variazioni di livello derivanti dagli eventi meteorici”. A tal fine la Regione Liguria ricordava che con apposita Delibera regionale del 2002 era stato imposto al Comune della Spezia “un progetto di rinaturalizzazione dell’alveo del rio Cappelletto….. nonché la predisposizione di una o più vasche di calma da localizzarsi al margine settentrionale dell’ex area IP”. Tutto ciò a conferma del legame tra livello di dispersione degli inquinanti e rischio idrogeologico nell’area. A tal fine la Provincia di Spezia  con determinazione n. 522/07 del 26.10.2007  aveva rilasciato autorizzazione idraulica relativamente alle opere di riassetto del Rio Cappelletto. Non solo ma nella conferenza dei servizi del 2008 che ha preceduto l’approvazione definitiva della variante al progetto di bonifica originario dell’area non venne accolta la richiesta di alcuni tecnici del Comune secondo i quali occorrevano indagini a più largo raggio per meglio caratterizzare l’area da bonificare soprattutto al fine di “individuare situazione critiche dove attuare interventi di bonifica mirate” (pagina 2 di 2 del verbale), inoltre in quella Conferenza dei servizi si confermò l’origine delle emissioni odorigene proprio nel confine tra il sub distretto 3 ed il 4 , cioè l’inizio della parte non interessata da alcun progetto di bonifica e non caratterizzata adeguatamente secondo le relazioni dei consulenti del Comune.
Domanda è stata fatta una indagine sulle ragioni non tanto della esondazione ma piuttosto della grande quantità di fanghi pieni di idrocarburi? Se è stata fatta perché non è stata resa pubblica?




CONCLUSIONI: SI VUOLE UNA PERIZIA SUPER PARTES
A prescindere da come la si pensi sulla utilità del nuovo centro commerciale e alla luce di quanto sopra esposto,  e considerato che nel centro ci lavorano centinaia di persone e ci sostano migliaia di clienti, ed ancora proprio perché nell’area sono previsti nuovi interventi di edilizia residenziale….. credo si renda necessaria una Perizia super partes svolta da organo terzo di livello universitario concordato tra maggioranza e opposizione in consiglio comunale, comprese le associazioni e i comitati ambientalisti, affiancato da una commissione paritetica dove possano essere nominati anche rappresentanti tecnici dei cittadini e comitati che in questi anni si sono occupati attivamente del problema della bonifica.
Questa Perizia dovrà indagare sul passato e quindi sul modo in cui si è bonificato, e sui rischi sulla salute che tutto ciò può comportare per i cittadini spezzini. In secondo luogo la Perizia dovrà accompagnare la parte finale della bonifica fornendo suggerimenti sulle tecniche di bonifica, sulle modalità di monitoraggio, sulle compensazioni ambientali necessarie. 
Mi auguro che questa richiesta venga accolta da tutti i candidati a Sindaco nell’interesse di tutti coloro che sono in buona fede in questa vicenda che sono la stragrande maggioranza dei cittadini spezzini. 






1 commento:

  1. Qui di seguito una relazione della regione Veneto sulle varie tecniche di bonifica dei terreni e la loro applicazione in diversi interventi effettuati in tutto il mondo.
    Nella parte finale della relazione sono riportate interessanti tabelle che attestano il livello di efficacia esperienziata nelle varie tecniche di bonifica applicate su diversi agenti inquinanti, tra cui anche gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
    Giusto per avere qualche documentazione in più e per farci un po' di cultura sulle tecniche di bonifica.
    Relazione Regione Veneto Su Tecniche Bonifica Terreni Inquinati

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