L’analisi
che segue è frutto di una ricerca sugli studi rapporti ed inchieste a livello
europeo e mondiale in primo di enti ufficiali come l’Agenzia Internazionale per
l’Energia e istituti di ricerca prestigiosi come Institute for Energy Economics and Financial Analysis (di seguito IEEFA) affronta le seguenti
tematiche:
1.
Le ragioni ma anche le contraddizioni che stanno dietro alla decisione del
governo USA di sospendere il permesso di esportazione del gnl di origine statunitense.
2.
Le tendenze alla riduzione del consumo del gas e del gnl soprattutto nei Paesi
occidentali soprattutto la UE ma non solo, e quanto hanno inciso sulla decisione
di sospensione USA
3. La situazione della importazione del gnl in
Italia e quanto il tentativo di trasformare l’Italia in un hub del gas incidano
sui ritardi nello sviluppo delle rinnovabili
5.
le contraddizioni nella crescita del consumo di gnl e il rischio sovra capacità
produttiva del gnl: uno studio di IEEFA ed il rischio delle accelerazioni per
approvare i progetti gnl in deroga alle norme ambientali
6. Dubbi su efficacia riduzione emissioni gas serra dalla sospensione delle
esportazioni gnl americano
7. La necessità di ripensare gli eccessivi sussidi alle fossili
8. la lobby del gas è attiva ancora nonostante tutto quanto sopra
riportato e l’uso geopolitico del gas nascosto dietro le esigenze della
transizione alla neutralità climatica
Sulle problematiche degli
impatti ambientali e della riduzione delle emissioni di gas serra dall’uso del
gas e dello stesso gnl si interverrà in un secondo post successivo al presente
che segue...
LE
RAGIONI MA ANCHE LE CONTRADDIZIONI CHE STANNO DIETRO ALLA DECISIONE DEL GOVERNO
USA DI SOSPENDERE IL PERMESSO DI ESPORTAZIONE DEL GNL DI ORIGINE STATUNITENSE
Il boom degli USA nella esportazione di gnl
A premessa occorre
considerare che gli USA negli ultimi anni sono diventati un grande esportatore
di gnl per una serie di ragioni ben descritte nel Report (QUI)
di Yale Climate Connections (un portale di informazioni in materia di clima).
I
progressi nascondo prima di tutto dalla tecnologia di perforazione nota
come fratturazione
idraulica (o fracking QUI) hanno permesso alle
aziende di attingere ai giacimenti di petrolio intrappolati nello scisto, dove
erano intrappolate enormi quantità di gas naturale.
Secondo i dati EIA e
Cedigaz, per il terzo anno consecutivo, anche nel 2023 gli Stati Uniti si sono
imposti come principali esportatori di GNL verso l’Europa, seguiti da Qatar e
Russia. Insieme, questi tre paesi rappresentano circa il 75% dell’intero ammontare
di approvvigionamenti di GNL e i soli Stati Uniti per circa la metà di essi.
Nel 2023, i principali mercati europei sono stati, in ordine di importanza:
Francia, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e Italia.
Le ragioni
socio-economiche della decisione del Governo USA di sospendere i permessi di
esportazione del gnl
Una coalizione più ampia e
meno preoccupata per il clima, che rappresenta migliaia di produttori, aziende
chimiche e difensori dei consumatori, ha silenziosamente spinto per la pausa e
trarrà vantaggio se Biden frenerà le esportazioni di GNL. Più gas naturale
americano è disponibile per essere spedito all'estero, sostengono, più
imprevedibile sarà il prezzo del carburante negli Stati Uniti.
Secondo un'altra inchiesta
più recente (2 giugno 2024 - QUI)
ha ricordato che le esportazioni
di GNL sono già costate ai consumatori e alle imprese statunitensi più di 100
miliardi di dollari.
Contro le richieste di consumatori e imprese di ridurre le esportazioni di GNL durante la Presidenza Trump venne prodotto uno studio (QUI) dove si afferma che con l'aumento delle esportazioni, è aumentata anche la produzione interna di gas naturale, mitigando i danni delle carenze di approvvigionamento e, in ultima analisi, con conseguente aumento dei posti di lavoro e dei salari. Lo studio ha inoltre concluso che le famiglie che detenevano azioni di società di GNL avrebbero beneficiato dei loro profitti.
Lo studio della Presidenza Trump, tuttavia, è
stato criticato (QUI)
per aver fatto ipotesi errate sugli investimenti delle famiglie negli
esportatori di gas naturale e il Dipartimento dell'Energia dovrebbe
intraprendere un nuovo ciclo di analisi per valutare sia l'impatto climatico
che quello economico dell'esportazione di GNL.
LE TENDENZE ALLA RIDUZIONE
DEL CONSUMO DI GAS SOPRATTUTTO NELLE ECONOMIE PIÙ SVILUPPATE: QUANTO HANNO
INFLUENZATO LA SOSPENSIONE DEGLI USA
Sempre secondo un altro report di IEFE del febbraio 2024 (QUI) l'incertezza strutturale dei mercati del GNL dovuta agli equilibri tra domanda e offerta, ai flussi commerciali e alla stagionalità potrebbe rendere la volatilità dei prezzi del gas la nuova normalità nel prossimo decennio.
I maggiori acquirenti dei nuovi impianti GNL statunitensi non sono affatto i consumatori europei e asiatici. Invece, sono grandi commercianti di petrolio e gas che speculano sulla loro capacità di rivendere il GNL con un profitto. La pausa degli Stati Uniti riguarda quindi l'affrontare l'espansione illimitata e non necessaria dell'industria del GNL e non dovrebbe essere fraintesa come una minaccia alla sicurezza energetica globale.
La domanda di gas dell'UE potrebbe diminuire di un ulteriore 16% entro il 2030. L'IEEFA prevede che la domanda di GNL del continente raggiungerà il picco nel 2025, molto prima dell'ingresso sul mercato dei progetti di esportazione statunitensi interessati dalla pausa. In Francia (QUI) il consumo di gas è sceso nel 2023 al livello più basso dagli anni '90, al di sotto dei 400 terawattora, secondo il rapporto annuale di GRTgaz. Il gestore di rete lo spiega con un clima più mite, gli sforzi per ridurre il consumo di energia e i cambiamenti nei comportamenti legati alla transizione energetica.
LA
SITUAZIONE DELLA IMPORTAZIONE DEL GNL IN ITALIA E QUANTO IL TENTATIVO DI
TRASFORMARE L’ITALIA IN UN HUB DEL GAS INCIDANO SUI RITARDI NELLO SVILUPPO
DELLE RINNOVABILI
Secondo l’Osservatorio
Conti Pubblici Italiani (QUI)
il consumo di gas è diminuito ma è aumentata la importazione di gnl
L’aumento maggiore di importazioni è però stato
nella quota del gas naturale liquefatto (GNL), cresciuta di 13,4 punti
percentuali rispetto al 2021.
Infatti secondo altre
fonti (QUI)
a inizio 2024 l'Italia ha importato più gas naturale dalle navi che
non dai gasdotti. In particolare, secondo Assogasliquidi-Federchimica (che
fa capo a Confindustria), sulla base del rapporto Sslng Watch realizzato
da Mbs Consulting a Cerved companya dicembre 2023, si contavano 293 attività con depositi di
GNL (+10% rispetto al 2022) per i diversi impieghi e la
filiera del bioGNL ha aggiunto 7 nuovi impianti di produzione per un totale di
18, con una capacità produttiva di 40mila tonnellate all’anno. Sono cresciuti
nel 2023 anche gli operatori abilitati alla vendita di GNL e biometano ai
clienti finali: alla fine dei dodici mesi passati si registravano 58 operatori
attivi (+32% rispetto ai 44 a fine 2022).
L'aumento
della capacità energetica dell'Italia mostra un andamento altrettanto confuso
della sua produzione di energia nel 2023. La capacità rinnovabile è aumentata
del 25% tra il 2021 e il 2023; La capacità di GNL è cresciuta del 40% e si
prevede che continuerà a crescere.
Il Rapporto (QUI) di IEEFA del 29 aprile 2024 ricorda che l'Italia è il più grande produttore di energia elettrica a gas dell'Unione Europea (UE), con circa la stessa produzione di Germania e Spagna messe insieme, e il quarto produttore di elettricità. La quota di consumo di gas del paese nel mix di produzione di energia elettrica è di circa il 50%, quasi tre volte la media dell'UE.
Il PNIEC (piano integrato energia e clima) prevede che la
capacità solare fotovoltaica ed eolica installata in Italia dovrebbe
raggiungere rispettivamente i 45 gigawatt (GW) e i 17,3 GW entro il 2025. Ciò
significa che tra il 2023 e il 2025 la capacità solare ed eolica combinata
dovrebbe crescere del 45%, un numero non in linea con i risultati degli ultimi
anni.
Mentre i tre maggiori produttori di elettricità dell'UE - Francia, Germania e Spagna - hanno mostrato una chiara tendenza all'aumento delle energie rinnovabili e alla riduzione della produzione di energia a gas, il mix elettrico dell'Italia per il 2023 ha avuto un andamento confuso, con nessuna fonte di energia chiaramente dominante come risulta dal seguente grafico.
Si veda anche il programma
ambientale presentato dal Governo italiano come analizzato sul mio blog in un
post dello scorso 4 aprile 2024 QUI,
oltre alla critiche della UE all’aggiornamento del PNIEC presentato dall’Italia,
vedi QUI.
La premier Giorgia Meloni punta a fare dell'Italia il principale punto di ingresso del gas nell'UE, approfittando della crisi energetica e della riduzione delle importazioni dalla Russia. L’uso geopolitico del gnl quindi poco ha a che fare con le esigenze di una politica energetica nazionale indipendente dalle fossili come confermano anche le ultime leggi speciali, in deroga alle norme ambientali, a favore della produzione di gas nazionale come dimostro QUI, ma soprattutto per favorire nuovi rigassificatori e terminal gnl oltre i bisogni nazionali QUI.
LA TENDENZA ALLA RIDUZIONE DEL CONSUMO DEL GAS
E DEL GNL: CONTRADDIZIONI IN ASIA E AUSTRALIA
I piani governativi del
Giappone per il clima e l'energia prevedono che la produzione di energia
alimentata a GNL si dimezzerà entro il 2030. Di conseguenza, l'IEEFA stima che
la domanda di GNL del Giappone potrebbe scendere tra 25,7 e 31,6 mtpa, ovvero circa
un terzo dei livelli del 2019, se gli obiettivi di produzione di elettricità
verranno raggiunti. Le importazioni di GNL sono già diminuite di 22 milioni di
tonnellate all'anno dal 2014.
Secondo il Rapporto (QUI)
di IEFA del 29 aprile 2024 la politica del governo sta esplicitamente
indirizzando gli acquirenti giapponesi a mantenere la loro influenza sulle
transazioni globali di GNL e a coltivare i mercati all'estero.
Nonostante il calo della
domanda interna, il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria
giapponese ha fissato l'obiettivo (QUI) per
le aziende giapponesi di effettuare transazioni di 100 tonnellate di GNL entro
il 2030 e sviluppare progetti di GNL nel Sud e Sud-Est asiatico.
Anche l'Asia Zero
Emission Community (AZEC - QUI) del
Giappone sta promuovendo la domanda di GNL nell'Asia emergente. Sebbene la
piattaforma affermi di sostenere vari percorsi verso la neutralità carbonica,
in pratica sembra portare a un mix energetico ad alto contenuto di GNL che
imita in modo sospetto quello giapponese.
Il paese è anche tra
i maggiori (QUI) finanziatori
pubblici al mondo di progetti di gas. Agenzie governative come JBIC e
l'Organizzazione giapponese per i metalli e la sicurezza energetica hanno
sostenuto gli investimenti nella catena del valore del gas e del GNL attraverso
iniezioni di capitale, prestiti e garanzie.
La ricerca del Giappone di
mantenere un'influenza nel mercato del GNL renderà impossibile per aziende come
Tokyo Gas raggiungere una vera neutralità carbonica e rischia di mettere a
repentaglio gli obiettivi di decarbonizzazione in tutta l'Asia.
I casi della Corea del sud
e dell’India: costi alti per l’uso delle fossili che stanno incidendo nelle
decisioni per ridurre il consumo di gas
Anche l'India, importatore netto di gas, ha registrato un calo della domanda di GNL. Il volume delle importazioni di GNL è diminuito del 15% nell'anno fiscale 2022-23 (QUI) rispetto all'anno fiscale 2021-22, anche se il valore è aumentato di un enorme 27%, indicando il prezzo delle importazioni.
Il caso australiano
Il Rapporto (QUI)
di IEFA del Maggio 2024 suggerisce che qualsiasi carenza di offerta nel mercato
interno del gas australiano sarebbe meglio colmata da misure mirate per
ridurre la domanda residenziale e industriale, piuttosto che da un aumento
dell'offerta.
La strategia del Governo
australiano (QUI)
prevede una domanda internazionale a lungo termine di GNL australiano, ma i
nostri principali mercati di esportazione sono in declino, mentre nei prossimi
anni è imminente un eccesso di offerta globale. Si veda questo Rapporto (QUI)
di IEFE dello scorso 17 maggio 2024 dove si afferma:
1. La Future Gas Strategy del
governo australiano prevede una continua domanda di esportazioni di GNL, ma la
ricerca IEEFA suggerisce che il nostro più grande mercato di esportazione, il
Giappone, è già in declino e in eccesso di offerta.
2. La domanda di GNL del
Giappone è diminuita del 25% dal 2014 e si prevede che diminuirà di un
ulteriore 25% entro il 2030.
3. Il Giappone ha già un
contratto eccessivo nel GNL e rivende più GNL all'estero di quanto ne importi
dall'Australia.
4. Il Giappone avrà molti
fornitori tra cui scegliere in un mercato globale del GNL che presto sarà
sovraccarico, dominato da produttori a basso costo.
Nonostante ciò il governo Australiano
ritiene che la cattura, l'utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) siano
cruciali per la decarbonizzazione dell'industria e la riduzione delle
emissioni, ma si tratta di una tecnologia costosa e non collaudata con una
lunga storia di fallimenti.
Lo scorso 7 giugno nuovo
Rapporto (QUI)
IEEFA ha dimostrato che la situazione peggiorerà negli anni 2030, quando gli
accordi di vendita e acquisto a lungo termine (SPA) che rappresentano circa i
tre quarti delle esportazioni di GNL dell'Australia iniziano a scadere.
L'Australia dovrà affrontare una crescente concorrenza per assicurarsi
l'estensione di questi contratti. Se non sarà in grado di farlo, sarà costretta
a vendere volumi crescenti di capacità di GNL non contrattualizzata nei mercati
spot (QUI),
dove dovrà competere con il GNL del Qatar e con il GNL in eccesso degli
operatori in portafoglio e dei principali acquirenti.
I produttori australiani di GNL (QUI e QUI), conferma dichiarazione di IEEFA del 14 giugno 2024 sono fortemente esposti al calo dei prezzi del petrolio, poiché la maggior parte dei loro contratti di GNL esistenti ha prezzi direttamente collegati ai prezzi del petrolio.
Il ruolo dei bassi costi del
gas del Quatar per far ripartire consumi in alcuni Paesi
Il Qatar, l'esportatore di
GNL più economico al mondo, ha fornito oltre il 60% delle importazioni totali
in Asia meridionale. Il Qatar mira a espandere (QUI)
massicciamente la sua capacità di esportazione in questo decennio, limitando
ulteriormente il potenziale di rialzo del GNL statunitense nei mercati
emergenti. Recentemente, paesi come il Brasile, l'India (QUI)
e il Bangladesh (QUI)
hanno cercato di acquistare il GNL del Qatar a causa dei suoi bassi costi
rispetto ad altri fornitori.
LE CONTRADDIZIONI NELLA CRESCITA DEL CONSUMO DI GNL E IL RISCHIO SOVRA CAPACITÀ PRODUTTIVA DEL GNL
I
previsti aumenti di consumi di gas in Asia Pacifico e Medio-Oriente non
compensano le riduzioni dei consumi in Europa
L’ultimo
rapporto IEA (QUI)
del secondo trimestre 2024 prevede che la domanda globale di gas crescerà del 2,3%
nel 2024, rivista al ribasso dal 2,5% dopo un Q1 mite. Si prevede che la
crescita della domanda si concentrerà nei mercati asiatici in rapida crescita.
L'industria emerge come il principale motore di crescita, seguita dai settori
residenziale e commerciale. Si prevede che la domanda di gas-to-power aumenterà
solo marginalmente, poiché l'aumento del consumo di gas nella regione
Asia-Pacifico, in Nord America e in Medio Oriente dovrebbe essere in parte
compensato dalle continue riduzioni in Europa. La minore disponibilità di
energia idroelettrica in Cina, India e Centro e Sud America potrebbe aumentare
la richiesta di centrali elettriche a gas.
La crescita della domanda nei mercati chiave dell'Asia e
dell'Europa sarà limitata dal limitato aumento dell'offerta globale di GNL, che
dovrebbe crescere solo del 3%. Tuttavia, questa previsione è accompagnata da
una gamma insolitamente ampia di incertezze. I potenziali ritardi nell'avvio di
nuovi impianti di liquefazione, un contesto geopolitico teso, il peggioramento
dei problemi di gas di alimentazione nei progetti legacy e i vincoli di
spedizione rappresentano tutti rischi al ribasso per le prospettive attuali.
Nell'Asia meridionale e
sud-orientale, le continue sfide fiscali e i lunghi ritardi per le nuove
infrastrutture per il gas e il GNL pongono sfide strutturali alla crescita
della domanda che un contesto di prezzi bassi non risolve completamente.
Per superare queste sfide
e coltivare una nuova domanda, i trader di GNL e gli operatori di portafoglio,
le maggiori controparti di nuovi contratti di prelievo di GNL a lungo termine
negli ultimi tre anni, stanno investendo in rigassificazione, energia, distribuzione
di gas e altre infrastrutture. Alcuni importatori di GNL nel nord-est asiatico
stanno investendo e commerciando con gli acquirenti dei mercati emergenti per
scaricare le forniture contrattuali in eccesso.
Affinché l'industria del
GNL prosperi finanziariamente, le nazioni asiatiche emergenti devono non solo
sostituire le importazioni in calo dai mercati sviluppati, ma anche assorbire
l'enorme volume di nuove forniture in arrivo. Ciò rende l'industria del GNL
sempre più dipendente da mercati con acquirenti meno meritevoli di credito,
ambienti commerciali più rischiosi e una maggiore sensibilità ai prezzi
elevati. Se la crescita rapida e sostenuta della domanda non si concretizzerà,
i fornitori e i commercianti di GNL, in particolare quelli con costi più
elevati e significative forniture non contrattualizzate, dovranno probabilmente
affrontare un periodo prolungato di prezzi bassi e profitti ridotti.
Tutto questo inciderà
anche sulla fattibilità dei progetti gnl in Africa QUI.
Il rischio eccesso offerta
gnl
Lo scorso Aprile 2024 IEFE
ha prodotto un Rapporto (QUI)
dove si afferma La crescita fiacca della domanda, combinata con una massiccia
ondata di nuova capacità di esportazione, è destinata a mandare i mercati
globali del gas naturale liquefatto (GNL) in eccesso di offerta entro due anni.
L'IEEFA prevede che la capacità di fornitura globale di GNL salirà a 666,5 MTPA
entro la fine del 2028, superando gli scenari di domanda dell'Agenzia
internazionale per l'energia (IEA) fino al 2050.
L'IEEFA prevede che la
capacità nominale di liquefazione del GNL da progetti che hanno già iniziato la
costruzione, o che sono approvati da sostenitori finanziariamente capaci,
potrebbe aggiungere 193 milioni di tonnellate all'anno (MTPA) di nuova capacità
di approvvigionamento dal 2024 al 2028, con un aumento del 40% in cinque anni.
(Nota: un milione di tonnellate di GNL equivale a 1,36 miliardi di metri cubi
di gas).
Entro la fine del 2028, la
capacità totale di liquefazione delle targhe nominali del mondo potrebbe
raggiungere i 666,5 MTPA. Per dare un'idea, l'Agenzia Internazionale
dell'Energia (prospettive mondiali energia 2023 QUI)prevede
che il commercio totale di GNL nel 2050 raggiungerà i 482 MTPA nell'ambito del
suo scenario politico. In altre parole, la capacità di liquefazione del GNL che
entrerà in funzione fino al 2028 supererà gli scenari di domanda a lungo
termine dell'AIE.
Studio IEFE febbraio 2024 (QUI): LNG regasification terminals in Europe
L'IEEFA
prevede che la domanda europea di GNL non supererà i 135 miliardi di metri cubi
nel 2030, lasciando un divario potenziale di circa 265-270 miliardi di metri
cubi di capacità inutilizzata.
Il
tasso medio di utilizzo dei terminali di importazione di GNL dell'UE nel 2023 è
stato del 58,5%, in calo rispetto al 63% del 2022.
L'anno
scorso, otto terminali GNL hanno registrato tassi di utilizzo inferiori al 50%:
- Quattro
in Spagna (Barcellona, Cartagena, Huelva, Sagunto)
- Uno
in Italia (FSRU di Piombino (Snam) che è entrato in esercizio a luglio e ha
raggiunto l'80% di utilizzo nei mesi di novembre e dicembre)
- Uno
in Grecia (Revithoussa)
- Uno
in Finlandia (Inkoo)
- Uno
in Germania (Ostsee FSRU1).
L’effetto dagli
investimenti a lungo termine in infrastrutture per il gnl rischia di svanire
Gli operatori europei hanno giustificato i nuovi terminali di rigassificazione offshore, in parte sostenendo che potrebbero essere eventualmente trasferiti in Asia dove recentemente ci sono stati aumenti dei consumi per alte temperature come in India vedi QUI.
In uno studio di IEFE (QUI)
si dimostra che le prospettive di Shell per il 2024 sul gas naturale liquefatto
(GNL) dimostrano che il caso di investimento a lungo termine per il GNL oltre
il 2040 sta svanendo. Al contrario, l'azienda ripone le sue speranze nella
rapida crescita della domanda nei mercati emergenti e nel settore industriale
cinese, che potrebbe non materializzarsi mai.
In particolare, secondo lo
studio:
1. È probabile che gli
ostacoli critici al finanziamento della catena del valore del GNL limitino la
crescita della domanda nei mercati dell'Asia meridionale e sudorientale.
Inoltre, è improbabile che il GNL fornisca la produzione di energia di base
nell'Asia emergente a causa dei suoi costi elevati rispetto ad altre fonti
energetiche.
2. Shell sta puntando
sulla decarbonizzazione industriale della Cina per far aumentare la domanda
globale di GNL, ma questo trascura le politiche cinesi volte a limitare la
dipendenza dal gas. Nell'ambito di percorsi di neutralità carbonica, l'utilizzo
di gas industriale in Cina potrebbe raggiungere il picco e diminuire fino al
2060.
La logica di realizzare
velocemente infrastrutture per il gnl produce deroghe alle norme ambientali
Esasperare la logica degli
operatori del settore del gas, come ad esempio le tesi sopra riportate di
Shell, porta a promuovere semplificazioni e deroghe alle norme ambientali per
accelerare le decisioni sulle infrastrutture del gas e del gnl.
Si veda questa inchiesta QUI
sul caso Australia dove si afferma che ridurre la burocrazia non è mai una cosa
negativa fintanto che rimangono in vigore le adeguate garanzie, in particolare
quelle ambientali.
Le approvazioni che
richiedono anni per essere completate sono esattamente l'ultima cosa che
qualcuno vuole, in quanto potrebbero pesare negativamente sulle decisioni di
investimento quando è necessaria un'azione urgente per affrontare potenziali
problemi di approvvigionamento.
Tuttavia, mentre portare i
progetti di gas offshore attraverso la linea il più rapidamente possibile
potrebbe sembrare la risposta giusta per affrontare le carenze di gas previste,
c'è anche una forte argomentazione secondo cui si tratta di una mossa miope che
potrebbe ritorcersi contro di noi.
C'è il pericolo molto concreto che la fretta per i progetti possa lasciare gli impatti ESG non affrontati. N.B. Dietro l’acronimo ESG, sempre più conosciuto anche fuori dal mondo della finanza e della “sostenibilità” ci stanno tre termini molto chiari: Environmental (ambiente), Social, e Governance, si tratta di tre dimensioni fondamentali per verificare, misurare, controllare e sostenere (con acquisto di prodotti o con scelte di investimento) l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione.
RINVIARE SCELTE CHE
ABBANDONINO PROGRESSIVAMENTE GLI INVESTIMENTI NELLE INFRASTRUTTURE DEL GNL
RISCHIA DI PRODURRE UNA SITUAZIONE DI NON RITORNO PER GLI OBIETTIVI DI
NEUTRALITÀ CLIMATICA
In
aggiunta a quanto sopra analizzato può essere significativo un passaggio poco
attenzionato dai decisori italiani ed europei, tratto dalla Newsletter ottobre
2021 del Gestore dei Mercati Energetici: “Conclusioni
Dato che il contenimento delle emissioni non può essere regionale e che la
transizione energetica è per sua natura globale, si pone un quesito centrale:
può una politica europea sulle emissioni di metano avere un impatto globale?
Nel contesto attuale, l’Europa può giocare un ruolo importante in quanto attira
circa un terzo di tutto il gas commercializzato a livello internazionale. La sua
azione può, quindi, costituire una leva importante nei mercati globali per
indurre i propri fornitori ad adottare misure di mitigazione ed influenzare
così l’azione di altri Stati. Ma per quanto tempo può far presa il cosiddetto
“Brussels effect”? Certamente l’influenza che può avere oggi l’Europa non sarà
la stessa nel corso dei decenni, visto il ruolo di market player che si sta
conquistando la Cina e il mercato asiatico. Se continueremo a posticipare
azioni politiche su questo fronte rischieremo di trovarci sempre di più
all’interno di un “gioco del prigioniero” in cui la scelta di cooperare quando
la controparte decide di non farlo porta solo ad una doppia sconfitta. Quella
dell’ambiente e della nostra economia”.
LA LOBBY DEL GAS è ATTIVA ANCORA NONOSTANTE TUTTO QUANTO SOPRA
RIPORTATO
Il caso Usa
Nonostante ciò alcuni
progetti USA vanno avanti QUI
non considerando le emissioni di metano (ad esempio il caso del Texas QUI)
e l’ENI continua a trovare pozzi di metano anche fuori Italia QUI.
Come risulta dalla
Newsletter (QUI)
del Gestore Mercati Eneregetici del maggio 2024:
Gli Stati Uniti hanno
cinque progetti di liquefazione in costruzione che non sono interessati dalla
decisione dell'amministrazione Biden e che quasi raddoppierebbero (QUI)la
capacità di esportazione del Paese.
È importante sottolineare
che i maggiori acquirenti contrattualizzati di queste nuove strutture non sono
utenti finali in Europa e in Asia. Invece, sono le major del petrolio e del gas
e i commercianti di materie prime come ExxonMobil, Shell e Gunvor, che mirano a
capitalizzare le opportunità di rivendita.
Avendo già precedentemente
ottenuto un’esenzione all’export di GNL dal DoE, gli operatori di questi
terminal non sono quindi esposti alle conseguenze della decisione della Casa
Bianca.
Entro il 2030, il DoE
stima la capacità di produzione di GNL USA incrementare di circa 124 mmc
rispetto a quella attuale, sostanzialmente raddoppiandola, con ulteriori
possibili progetti da realizzare nel decennio a venire.
Il problema della
manutenzione delle infrastrutture negli USA
Alcuni problemi
strutturali permangono nei terminal nordamericani e in particolare in quello di
Freeport LNG. Qui, l’output è stato ridotto per mesi a causa di una profonda
manutenzione a due treni dell’impianto. Una necessità che origina dagli effetti
deleteri di una tempesta invernale sul funzionamento del terminal.
Recentemente, anche il terzo treno di Freeport è stato affetto da problemi
strutturali. In conseguenza delle problematiche tecniche, ad aprile l’export di
GNL dagli Stati Uniti è sceso per il quarto mese consecutivo, registrando 8,4
mmc di volumi esportati rispetto i 10,3 mmc del mese precedente.
La questione della
manutenzione dei terminal diverrà sempre più significativa in vista
dell’aumento dei volumi esportati negli anni a venire. Mentre l’interruzione
del funzionamento di un singolo terminal può avere impatti sui mercati globali,
così come avvenuto con Freeport LNG nel giugno 2022, soventemente, le compagnie
operatrici annunciano infatti con pochissimo preavviso l’inizio dei lavori di
manutenzione. Un fattore che può avere importanti ripercussioni, soprattutto
nei momenti di ristrettezza dell’offerta globale e domanda in aumento, come sta
avvenendo nella primavera del 2024.
Il
caso Canada
Per non parlare del Canada vedi il nuovo progetto mega (QUI) impianto di GNL chiamato Ksi Lisims, pronunciato s'lisims, che significa "dal fiume Nass" in lingua Nisg̱a'a. Sarebbe in grado di produrre
fino a 12 milioni di tonnellate di GNL all'anno, quasi eguagliando la capacità
produttiva iniziale di 14 milioni di tonnellate di GNL Canada. Come il GNL
Canada, sarebbe rifornito dal gas da fracking (QUI)proveniente dal nord-est
della Columbia Britannica.
Mentre l'impianto LNG Canada di Kitimat inizierà presto a
testare le sue apparecchiature, l'Ufficio di valutazione ambientale della
British Columbia sta ancora valutando (QUI) l'impianto di
produzione ed esportazione di GNL di Ksi Lisims. Su questi rischi legati ai
nuovi progetti di estrazione del gas in Canada vedi anche questa inchiesta (QUI) di De
Smog.
Gli investimenti giapponesi
nel trasporto marittimo del gnl
I giganti del trasporto
marittimo giapponese continuano i loro investimenti strategici nelle navi
metaniere (QUI).
Dopo Mol,
anche Nyk ha annunciato un
significativo aumento della flotta di metaniere e piani ambiziosi per
rafforzarla ulteriormente. In particolare, un recente rapporto afferma che la
sua flotta di metaniere conta 91 navi, di cui tredici a noleggio. Nel settembre
2023, Nyk disponeva ‘appena’ di 86 metaniere. L’armatore ha fissato l’obiettivo
di aumentare ulteriormente la propria flotta per trasporto di gas naturale
liquefatto a oltre 120 entro la fine dell’anno finanziario 2027.
Come risulta da una inchiesta (QUI) pubblicata lo scorso 7 giugno 2024, preoccupato per la sicurezza energetica, il Giappone sta sovvenzionando nuovi progetti di gas (QUI) offshore in Australia che probabilmente altrimenti non andrebbero avanti. Il Giappone è il più grande fornitore mondiale (QUI) di finanziamenti pubblici internazionali per la produzione di gas. Mentre altre nazioni, si sono impegnate a porre fine alla finanza internazionale per i combustibili fossili, il Giappone ha mantenuto il flusso di denaro. Questo anche perché La produzione di gas in Australia è relativamente costosa, a causa delle località remote e degli elevati costi operativi
Il caso Norvegia
Le contraddizioni nella
decisione UE di confermare la riduzione dei consumi del gas per il 2024
Rapporto (QUI)
IEEFA sugli effetti del programma UE Repower EU (QUI). Nell'ambito
del piano, gli Stati membri dell'UE hanno accettato le proposte della
Commissione europea per ridurre volontariamente l'uso del gas. Questi sono
stati articolati in tre obiettivi, annunciati nel 2022, 2023 e 2024. La
Commissione UE ha annunciato un terzo
obiettivo di riduzione della domanda (QUI) nel
marzo 2024. Tuttavia, secondo il rapport IEEFA, questo obiettivo per il periodo
compreso tra aprile 2024 e marzo 2025 lascia potenzialmente la porta aperta a
un aumento del consumo di gas rispetto ai livelli del 2023. Per una analisi
della decisione della UE tradotta in una Raccomandazione agli Stati Membri,
vedi anche QUI.
La decisione della UE contiene elementi positive perchè conferma una volontà
generale a ridurre il consume del gas.
Dove è secondo il Rapporto
IEEFA il rischio di aumento del consumo di gas nella UE nel 2024 rispetto ai
livelli del 2023?
Il nuovo obiettivo
(stabilito dalla UE con la suddetta Raccomandazione) è invariato rispetto
all'obiettivo che l'UE si era prefissata due anni fa: utilizza lo stesso
periodo di riferimento e punta nuovamente a una riduzione del 15% della domanda
di gas. Nell'ambito del piano, gli Stati membri sono incoraggiati a ridurre il
loro consumo di gas da aprile 2024 a marzo 2025 di almeno il 15 % rispetto al
loro consumo medio annuo di gas nel periodo di riferimento.
Tuttavia, se il consumo di
gas di uno Stato membro è aumentato di almeno l'8 % tra aprile 2021 e marzo
2022 rispetto al consumo medio di gas durante il periodo di riferimento, il suo
periodo di riferimento sarebbe solo da aprile 2021 a marzo 2022. E' il caso
della Bulgaria e della Grecia.
Tra aprile 2017 e marzo
2022, il consumo medio annuo di gas dell'UE è stato di 401,3 miliardi di metri
cubi. L'accordo vedrà gli Stati membri mirare a ridurre tale cifra a 342,2
miliardi di metri cubi tra aprile 2024 e marzo 2025, ma questo valore è superiore
del 4,4% rispetto al consumo da aprile 2023 a marzo 2024.
Vedi anche QUI.
Indici azionari e
investimenti nel gas e i superprofitti delle grandi major europee e
statunitensi del petrolio e del gas: ripensare gli incentivi alle fossili
Lo IEEFA ha dimostrato
nello scorso febbraio 2024 (QUI e QUI) che
"L'era dei rendimenti stabili e blue-chip del settore dei
combustibili fossili è finita da tempo". Il rapporto rileva che un'ampia
varietà di indici azionari è ora disponibile in versioni prive di combustibili
fossili, inclusi indici di punta come lo Standard & Poor's 500, il Russell
3000 e l'MSCI All-Country World Index, nonché indici che si concentrano su
mercati in via di sviluppo o emergenti, aree geografiche specifiche e titoli a
media e piccola capitalizzazione.
Ma resta il dato che nel
2023 (QUI
- QUI
- QUI)
Le major europee e statunitensi del petrolio e del gas hanno
realizzato profitti di oltre un quarto di un trilione di dollari da quando la
Russia ha invaso l'Ucraina, secondo una nuova analisi da Global Witness in
occasione dei due anni dall'inizio del conflitto.
Anche questi dati sopra riportati confermano come occorre ripensare i sussidi ai combustibili
fossili
A
livello globale, circa 7 trilioni di dollari (QUI) vengono investiti ogni anno in
attività che danneggiano direttamente la natura, rappresentando circa il 7% del
prodotto interno lordo (PIL) globale.
Nonostante
nel 2022 siano stati investiti 200 miliardi di dollari in soluzioni basate
sulla natura, i flussi finanziari verso attività dannose per la natura hanno
sminuito questi sforzi di oltre 30 volte.
Le
ragioni geopolitiche delle controtendenze a favore del gas sopra riportate
Come dimostra anche il
caso italiano, sopra analizzato, dei progetti di trasformare l’Italia in una
piattaforma del gnl la questione del gas viene utilizzata come strumento di
scontro geopolitico con la Russia e il suo gas, più che come obiettivo di
riduzione dei consumi di fonti fossili in generale. Così come dimostra questa
inchiesta (QUI) pubblicata lo scorso fine maggio 2024, il giro di vite sul gas liquefatto russo
dovrebbe essere la prossima mossa dell'UE (QUI)
per limitare i ricavi dei combustibili fossili della Russia. Dopo l'invasione
russa dell'Ucraina, l'importazione di gas russo che arriva in Europa attraverso
i gasdotti è diminuita a causa di tutte le sanzioni. Occorre però considerare che le importazioni di
gas liquefatto dalla
Russia sono effettivamente aumentate, anzi lo scorso maggio 2024 le forniture dalla
Russia hanno superato quelle USA QUI).
D’altronde le intenzioni
della UE fanno il paio con il fatto che Kiev è ad oggi ancora vincolata da
un contratto di trasporto quinquennale Gazprom, il gioiello del gas di
Mosca. Quest'ultimo però scade tra pochi mesi, il 31 dicembre 2024, e l'Ucraina
ha manifestato la volontà di non rinnovarlo (QUI).
L'anno scorso, l'Europa ne ha importato poco più di 23 miliardi di metri cubi, secondo i calcoli dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). Si tratta di un aumento del 20% rispetto all'anno precedente l'invasione. La stragrande maggioranza di questo gas era destinata all'uso domestico, ma circa un quarto veniva trasportato attraverso i porti europei verso paesi al di fuori dell'UE, in particolare Cina e India. Le nuove sanzioni hanno lo scopo di fermare questo trasbordo.
Si veda inoltre lo scontro
(QUI)
in Gran Bretagna tra conservatori e laburisti in vista delle nuove elezioni. I
primi vogliono rilasciare nuove licenza di estrazione del petrolio e del gas
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