giovedì 15 dicembre 2016

Cosa occorre fare per il futuro dell’area della centrale Enel

Leggo oggi sul Secolo XIX che ci sarebbe stata una “litigata” tra il Sindaco di Spezia ed un suo assessore sulla destinazione dell’area della centrale Enel di Vallegrande all’interno della discussione sul nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC).

Come sempre questi signori (vedi discussione sulla stazione crocieristica QUIusano i problemi della città per scontrarsi su questioni di potere interno magari per riposizionarsi nella gerarchia del PD spezzino in vista delle prossime elezioni amministrative.

Sul futuro dell'area Enel penso che nella giunta Federici invece che litigare sul nulla dovrebbero preoccuparsi di affrontare le seguenti questioni:


LA PRIMA: come sta funzionando la centrale con quali emissioni a cominciare dalla gestione dei transitori  e quindi quale gestione transitoria da qui alla chiusura dell'impianto; vedi QUI e QUI.


LA SECONDA: inserire nel nuovo PUC una futura destinazione funzionale dell'area che escluda a priori industrie insalubri di prima classe secondo i recenti indirizzi del Consiglio di Stato in materia sia di riduzione del consumo del suolo vedi QUI, che di industrie insalubri vedi QUI.


LA TERZA: impegnare il Governo e i Ministeri Sviluppo Economico e Ambiente a non utilizzare la normativa sulle infrastrutture strategiche o sugli inceneritori che prevedono la possibilità di bypassare il livello locale nella scelta di impianti di incenerimento o di combustione come previsto dal recente Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 2016 che disciplina procedure accelerate per questi impianti in attuazione dell’articolo 35 della legge 11 novembre 2014, n. 164


LA QUARTA:  impegnare Enel e Ministero dell’Ambiente a chiarire, ognuno per i propri ruoli e competenze, la data effettiva della dismissione della centrale anche alla luce delle novità normative sulla durata della attuale autorizzazione (AIA) vedi QUI.


LA QUINTA: avviare il confronto con Enel per il progetto di caratterizzazione-bonifica dell'area che è la prioritaria condizione per cominciare a discutere seriamente del futuro dell'area, anche avviando una riflessione su come utilizzare le norme sulle bonifiche (ne ho trattato anche QUI per il sito di Pitelli) che permettono il coinvolgimento dei privati sia nella attività di disinquinamento che ovviamente in quella di riutilizzo dell'area . Anche perché dal tipo di bonifica che verrà svolta dipenderà la possibile destinazione funzionale dell'area sotto il profilo urbanistico. Per questo le due questioni, bonifica e usi futuri dell'area, si tengono strettamente unite anche temporalmente. 
Il tutto dovrebbe essere accompagnato da un percorso partecipativo vero con figure di garanzia terze relativamente alla gestione di tutta la partita informativa del percorso enormemente complesso che sta per iniziare..... SEMPRE CHE ENEL MANTENGA I SUOI IMPEGNI A CHIUDERE COMPLETAMENTE CON IL CARBONE (O SOLUZIONI SIMILI) A SPEZIA cosa di cui mi permetto di dubitare vedi QUI.


LA SESTA: avviare un confronto con Enel, anche alla luce delle sentenze di condanna per l’inquinamento prodotto nel passato, sul risarcimento del danno ambientale da riconoscere alla città a prescindere dalla bonifica che è invece un obbligo di legge.  Vedi Nota 1[1]


INSOMMA: in questa città vogliamo affrontare seriamente le questioni o dobbiamo sempre apparire una luogo tipo “Paperopoli” dove il Superpippo e Paperinik di turno fanno a gara a spararle più grosse, senza metodo, senza analisi senza la costruzione di percorsi credibili e trasparenti sia sotto il profilo amministrativo che scientifico che soprattutto economico? 





[Nota 1] La Perizia Annovi, Cocheo, Cruciani,  (Perizia tecnica in incidente probatorio nei procedimenti n° 2540/91 R.G. notizie di reato e n° 6656/91 R.G. GIP contro Benedetti Luigi ed altri – Ufficio del GIP della Pretura Circondariale di La Spezia. Vol. I, Vol. II, Appendice) già nel gennaio 1993 affermava senza ombra di dubbio che: “Esiste un rapporto di causalità fra emissioni della CTE Enel e ricadute nelle zone limitrofe duplice, riguardando sia le immissioni non visibili che quelle visibili dalla popolazione” e che “ E’ stato accertato che esiste un nesso di causalità fra funzionamento della centrale ed aumento della deposizione gravinometrica in alcune località limitrofe all’impianto”. Sulla base di quella perizia i dirigenti Enel patteggiarono la pena ammettendo la loro responsabilità per le ripetute emissioni anomale. Nel procedimento penale relativo alla violazione della legge Merli (in vigore all’epoca, siamo negli anni 90) il giudice, utilizzando le perizie dell’USL 12 e dell’IRSA relative al giudizio di legittimità davanti al TAR (sull’ordinanza di chiusura della CTE Enel per violazione dei limiti agli scarichi termici), stabilì che si fosse verificato un danno ambientale condannando i due direttori della CTE e riconoscendo i diritti alle parti civili attraverso una provvisionale di £. 50.000.000; tale somma doveva essere considerata un anticipo sul risarcimento totale del danno che, secondo la perizia a firma Prof. Finzi Contini (che sosteneva essere già in atto, e da tempo, una gravissima compromissione ambientale del golfo della Spezia), veniva prudenzialmente quantificato in 229 miliardi del vecchio conio.Ovviamente le varie Amministrazioni succedutesi in questi anni non solo non hanno mai attivato le cause civili possibili sulla base delle suddette sentenze penali ma neppure hanno posto la questione del risarcimento del danno ambientale sia al momento della autorizzazione del 1996 che ora in sede di rilascio dell’AIA e della relativa convenzione allegata. Anzi hanno perfino rimosso una relazione commissionata dalla stessa Amministrazione Comunale, grazie soprattutto alla azione dell’allora Avvocato Civico Accordon che nel  Marzo 2000 aggiornava i costi dei danni ambientali prodotti dalla presenza della centrale nel nostro territorio.

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