lunedì 17 ottobre 2011

Il Rapporto sull’ecosistema urbano: ecco la vera classifica di Spezia!

E’ uscito l’ennesimo Rapporto sull’ecosistemaurbano  pubblicato dal Sole 24 ore ma redatto da parte di Legambiente e l’istituto di ricerche Ambiente Italia. La nostra città è arrivata terza nella classifica delle città medie (tra gli 80.000 e i 200.000 abitanti) su un totale di 44 città peraltro non presenti in tutte le classifiche settoriali in quanto alcune città per molti settori non hanno fornito dati agli estensori del Rapporto e quindi sono finite non classificate, in alcuni casi anche la nostra.
Apparentemente un buon risultato ma i dati vanno letti sia analizzando la metodologia che sta alla base degli stessi che le singole classifiche settoriali altrimenti si rischia di fornire una informazione falsa della reale situazione ambientale del nostro territorio.



LIMITI METODOLOGI GENERALI DEL RAPPORTO
Sotto il profilo metodologico ci sono molte cose che non tornano in questo Rapporto
  1. è fondato solo sui dati forniti dai Comuni e quindi come dire ha una sua parzialità di base che non può essere compensata dalle verifiche a distanza fatte dagli estensori del Report. Invece dovrebbe essere chiarita fin dall'inizio la distinzione tra quali sono i dati che una PA realmente conforme alla migliore normativa e alle migliori pratiche dovrebbe fornire e quelli che fornisce in concreto, il tutto dovrebbe comportare un giudizio che incide sulla classifica finale;
  2. non è a doppia leggibilità, vale a dire non c’è una parte frutto dei dati degli uffici Comunali ed una frutto di una indagine sul punto di vista di circoli e associazioni locali che seguono le varie vertenze ambientali sul territorio come pure di ordini professionali (pensiamo a ordine dei medici, architetti etc.) ed enti che hanno, o possono avere, dati e punti di vista diversi sui vari temi;
  3. non contiene, indicatori che permettano una valutazione dei dati non solo settoriale (aria, acqua, rifiuti etc.) ma integrata e quindi consentano di monitorare gli impatti cumulativi; ciò permetterebbe di capire tanto per banalizzare che una città che ha aree enormi da bonificare non possa migliorare la propria classifica da un anno all'altro. In altri termini il Rapporto non dovrebbe essere di semplice monitoraggio ma anche di valutazione e questo comporta appunto che le integrazioni di indicatori di cui sopra debbano essere finalizzate alla valutazione non solo della sostenibilità in termini di raggiungimento di obiettivi di salvaguardia ambientale ma anche del grado di integrazione delle politiche, delle azioni inter e intradipartimentali, della enunciazione delle priorità e della convergenza di più azioni su queste priorità . Peraltro, e non a caso, le uniche tre volte che ci sono indicatori integrati il Rapporto fa precitare, come vedremo più avanti la classifica della nostra città;
  4. la distinzione in tre classifiche (città sopra i 200.000 abitanti, città tra gli 80.000 e i 200.000 abitanti, città sotto i 80.000 abitanti) è sotto il profilo ambientale totalmente arbitraria, come è noto, per misurare/valutare la sostenibilità di un territorio, non conta solo la quantità dei residenti ma anche il modo in cui sono distribuiti sul territorio, le attività che sul territorio si svolgono, le caratteristiche meteclimatiche e geomorfologiche del territorio.
  5. non contiene alcun riferimento alle politiche di prevenzione sanitaria e quindi ad una valutazione dello stato della salute degli spezzini anche in rapporto all’inquinamento. Come è noto l’osservatorio epidemiologico non è mai decollato, mancano nel nostro territorio indagini epidemiologiche, manca un efficiente servizio di igiene ambientale dell’ASL, non è mai stato creato il coordinamento tra Dipartimento di Prevenzione ASL e  Dipartimento Arpal finalizzato a leggere in chiave di prevenzione sanitaria i dati dei monitoraggi svolti da Arpal. 

Quindi questi limiti metodologici, nonostante l’apparente buon piazzamento della nostra città, già a priori  non permettono di  dimostrare la sostenibilità ambientale del nostro territorio sia in termini locali (rispetto a noi spezzini che sul territorio viviamo) sia in termini nazionali (rispetto anche solo alle città medie).
E’ peraltro ovvio che facendo tre classifiche la nostra Città abbia meno concorrenti nella classifica delle città medie;  questa è la prima spiegazione del terzo posto raggiunto, ma come vedremo non è l’unica. 


I DATI REALI NELLE CLASSIFICHE SETTORIALI
Anche non volendo considerare i suddetti limiti metodologici e volendo seguire la logica degli estensori del Rapporto, andando ad analizzare i singoli dati settoriali, emergono delle grandi sorprese purtroppo in negativo sulla reale situazione ambientale della nostra città.
Dai dati settoriali infatti, emerge che su quasi tutti i settori in cui gli obiettivi di sostenibilità ambientale sono legati a politiche della pubblica amministrazione la posizione in classifica è da retrocessione. Così siamo: 
trentanovesimo posto per la
depurazione (su 43 città classificate)
• al ventiquattresimo per lo
spreco di acqua immessa nelle condotte (su 41 città classificate)
trentasettesimi per la
raccolta differenziata (su 43 città classificate)
• trentaquattresimi per
metri quadrati di verde usufruibili in area urbana (su 42 città classificate)
• trentesimi per metri equivalenti di piste ciclabili (su 42 città classificate)
• ventinovesimi per la potenza di fotovoltaico installata su edifici comunali (su 40 città classificate), siamo messi meglio sul solare termico, noni, ma su appena 27 città classificate.
•  Siamo trentaseiesimi per uso di carta riciclata, auto ecologiche (elettriche  o a metano), prodotti equosolidali e certificazioni ambientali a livello di ente locale e dei suoi uffici

LA BUONA CLASSIFICA DI SPEZIA DERIVA PRIMA DI TUTTO DALLE BUONE PERFORMANCE DEI CITTADINI SPEZZINI IN ALCUNI SETTORI E NON DALLE POLITICHE DELLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Visto quanto sopra  sorge una domanda, con classificazioni settoriali così scarse, come facciamo ad essere al settimo posto della classifica generale?   
Intanto, occorre dire che se recuperiamo posti in classifica lo dobbiamo principalmente ai comportamenti dei privati: 
siamo al primo posto per vetture circolanti ogni 100 abitanti (nel senso che ne circolano meno che in tutte le altre città)
• siamo ottavi  per il consumo elettrico per usi domestici, 
• siamo al terzo posto per aziende certificate Iso 14001 

LA BUONA CLASSIFICA DI SPEZIA DERIVA IN SECONDO LUOGO PER LA INADEGUATEZZA SCIENTIFICA CON LA QUALE SONO STATI EALBORATI I DATI SULL’INQUINAMENTO DELL’ARIA 
Abbiamo infatti buona classifica per le polveri sottili (PM10) e biossido di azoto. Perché?  Semplicemente perché gli estensori del rapporto fanno per questi inquinanti la media comunale cioè la media tra le zone meno inquinate e quelle più inquinate. Ora oltre ad essere un metodo di rilevazione dei dati assolutamente in contrasto con la legge in materia, la cosa curiosa è che lo stesso Sole 24 ore, che pubblica il Rapporto, già nella presentazione del Rapporto dell’anno scorso, smentiva clamorosamente la logica delle medie su scala comunale, infatti, citando la nuova normativa in materia di qualità dell’aria, afferma testualmente: “la qualità dell’aria va valutata secondo zone uniformi per carico di emissioni, caratteristiche meteo climatiche e grado di urbanizzazione”, appunto !
Comunque nonostante questa discutibile metodologia di calcolo delle medie degli inquinanti nell’aria, per l’ozono (inquinante cancerogeno che si produce dalla reazione fotochimica degli ossidi di azoto con il  sole)  siamo soltanto  ventiquattresimi.   

Senza parlare del fatto che il Rapporto non spiega quali inquinanti non vengono monitorati nel nostro territorio e d’altronde non potrebbe farlo perché tutto il Rapporto si basa su dati inviati dai Comuni stessi. Ci riferiamo alle PM2,5 monitorate solo in parte, ma soprattutto ai microinquinanti organici ed inorganici, per non parlare del c.d.  PM10 secondario che si forma in atmosfera a partire da altri inquinanti primari come ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici. Il PM10 secondario contribuisce alla concentrazione in aria di polveri sottili per oltre il 50% (fonte APAT Rapporto sull’inquinamento nelle aree urbane).


LE POCHE VOLTE CHE IL RAPPORTO FORNISCE DATI DI SINTESI E NON SETTORIALI LA CLASSIFICA DELLA NOSTRA CITTÀ CROLLA
Il settore dei trasporti pubblici in termini di classifica settoriale è messo bene (numero passeggeri per autobus),  come pure quella delle isole pedonali, ma è altrettanto vero che in questo caso la classifica assoluta vale fino ad un certo punto.  Infatti, per i trasporti pubblici,  a differenza che per gli altri settori,  l'indicatore aggregato (mobilità sostenibile) ci schiaffa all’ultimo posto  (trentasettesimo su 37 città classificate), non a caso visto che siamo solo trentesimi per le piste ciclabili e siamo non classificati (quindi all’ultimo posto) per l’indicatore complessivo sulle politiche di promozione della ciclabilità nel nostro territorio (biciplan, ciclo parcheggi di interscambio, bici stazione, bike sharin). Tutto ciò conferma che anche nei trasporti pubblici, se intesi complessivamente, e non solo come numero di passeggeri per numero di mezzi pubblici, le cose non sono buone per niente.
Sull’area pedonale il confronto andrebbe fatto sulla reale estensione del centro urbano delle altre 44 città medie altrimenti il dato non è confrontabile in una classifica nazionale.

Ancora sempre sui pochi indicatori di classificazione aggregati l’indice sintetico sulle politiche energetiche sostenibili ci vede soltanto al ventiseiesimo posto su 37 città classificate


MANCANO INDICATORI DI VALUTAZIONE SU PROGETTI SPECIFICI IN ATTO O IN FASE DI APPROVAZIONE CHE PRODURRANNO NUOVI IMPATTI AMBIENTALI
Per il resto mancano dati su rumore, su aree da bonificare in rapporto alla superficie comunale. Mancano, soprattutto, i riferimenti ai potenziali nuovi impatti ambientali che verranno prodotti da progetti urbanistici rilevanti (nuovo porto commerciale, nuovo porticciolo Mirabello, nuovo Waterfront, nuova Ipercoop): sia in termini cumulativi con quelli esistenti che in termini potenziali.


L’INDICATORE SULLA PARTECIPAZIONE NON HA ALCUNA ATTENDIBILITÀ RISPETTO ALLA REALTÀ DELLA NOSTRA CITTÀ
Infine un dato curioso: quello sulla pianificazione e partecipazione ambientale. Siamo dodicesimi ma insieme con altre 6 città. Su un totale di 37 (di città medie tra 80.000 e 200.000 abitanti) non appare un grandissimo risultato . Resta il mistero di come si possa legare la pianificazione urbanistica alla partecipazione a Spezia visto che con l’Amministrazione Federici non è stato avviato alcun percorso partecipativo e l’unico ch era stato avviato in precedenza, il tavolo di concertazione sul PRP, è stato affossato proprio da questa giunta. Questo dimostra la carenza di obbiettività di questo Rapporto fondato solo ed unicamente sul punto di vista di chi, il Comune, ha tutto l’interesse ad apparire migliore di quello che è.
Peraltro, se mi è consentita una nota polemica,  è veramente paradossale che al dodicesimo posto nella classificazione relativa a partecipazione/pianificazione ci sia insieme con Spezia anche il Comune di Parma che come è noto si è distinto in questi anni per tante cose ma non certo per la sua trasparenza e coinvolgimento dei cittadini. 

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