sabato 18 settembre 2021

Chiusura del carbone e niente incentivi alla centrale a gas: trasformiamo le indiscrezioni in atti formali

Le notizie che arrivano da Terna e dal Governo Draghi, se confermate, dimostrerebbero che non c'è bisogno di mantenere la centrale a carbone e che l'iter di autorizzazione della centrale a gas potrebbe essere inficiato dalla impossibilità di accedere agli incentivi del capacity market.

Ovviamente tutto questo, soprattutto la formalizzazione della mancanza di un deficit di producibilità energetica nel compartimento nord del Paese, dovranno essere ufficializzati con il Parere di Terna e successivamente formalizzati dal Ministero della Transizione Ecologica.

Vedremo nei prossimi giorni ma la politica che conta in questa vicenda (Governo, Parlamentari spezzini, Regione) devono semplicemente sedersi e aspettare il Parere di Terna? Non credo proprio, ecco cosa occorre fare…


 

COSA FARE DA SUBITO

La prima questione è chiedere al Ministero della Transizione Ecologica di non concludere favorevolmente la procedura di VIA in corso sul progetto di centrale a gas. È possibile questo, da un punto di vista giuridico amministrativo? Si per le seguenti ragioni:

1. perché il progetto di centrale a gas si dimostra ad oggi non coerente con lo stesso Piano Integrato Energia Clima (PNIEC) che prevede solo 3000Mwe di centrali a gas nuove di cui solo 1550 MWe per il phase out dal carbone. Queste cifre sono state già abbondantemente raggiunte con le autorizzazioni di ripotenziamenti di centrali a gas esistenti nell’ultimo anno.

2. il progetto di centrale a gas contrasta con il PNIEC che prevede la individuazione dei siti di centrali a gas necessarie per la transizione attraverso un processo di concertazione Stato Regioni autonomie locali mai avviato. Per approfondire il contrasto del progetto con il PNIEC vedi QUI.

3. il progetto di centrale a gas non può essere autorizzato perché in contrasto con il Decreto che disciplina il meccanismo di incentivi a queste nuove centrali (il c.d. capacity market) come ho spiegato QUI.

4. il progetto di centrale a gas deve essere rivisto alla luce dei nuovi obiettivi della UE sulla neutralità climatica definiti anche nelle ultime linee guida
tecnica sulla resilienza ai mutamenti climatici delle infrastrutture che coprono il periodo di programmazione 2021-2027 (QUI)

5. Il Parere dell’Istituto Superiore di Sanità all'interno del procedimento di VIA in corso, apparentemente favorevole, dimostra in realtà la esistenza sul progetto di gravissime lacune sotto il profilo della tutela della salute pubblica QUI.


Ci sono quindi gli estremi per chiedere un giudizio di VIA negativo ma ancora di più una archiviazione del procedimento di VIA in corso.

Ma siccome in questa vicenda di voltafaccia e giramenti di frittata ne abbiamo visti molti in questi anni ecco che, dopo aver chiarito le prioritarie responsabilità del governo, entra in gioco il ruolo della Regione Liguria. Infatti come è noto il capacity market è stato recentemente prorogato a novembre di questo anno proprio per permettere a progetti come quello della centrale a gas di Spezia. Al di la del mio giudizio sulla legittimità (QUI) di questa proroga se si vuole sventare il rischio di una accelerazione nella autorizzazione del progetto di centrale a gas previsto a Spezia per ottenere comunque gli incentivi, occorre che la Regione formalizzi al più presto il no alla Intesa su questa autorizzazione secondo le modalità che ho descritto QUI. Questo permetterebbe di avviare un complesso confronto Stato Regione che impedirebbe sicuramente di rilasciare la autorizzazione a breve e comunque entro la nuova scadenza di accesso al capacity market.

 

 

LA QUESTIONE DA UN PUNTO DI VISTA STRATEGICO NAZIONALE ED EUROPEO

Ma se quanto espresso sopra è certamente motivabile è altrettanto vero che la questione ad oggi resta complessa perché come afferma l’ultima analisi trimestrale dell’Enea (QUI) sulla sicurezza del sistema elettrico nazionale afferma testualmente: “Restano sui massimi storici i picchi di massima penetrazione oraria delle fonti intermittenti. In parallelo, con l’aumento della domanda rischiano di ripetersi situazioni di problemi di adeguatezza, con margini di riserva ridottissimi nei momenti di scarsa disponibilità di importazioni”.

Questa affermazione vuol dire che quindi in realtà ci vuole ancora la centrale a carbone in attesa della centrale a gas. No perché almeno a breve è dimostrato che non c’è un rischio deficit di generazione elettrica nel compatimento nord Italia. Però per garantire che si chiuda davvero con la ipotesi di progetto di centrale a gas e soprattutto si arrivi al 2025 con la generazione elettrica quasi totalmente prodotta da fonti rinnovabili occorrono tre cose. Qui i Parlamentari spezzini dovrebbero farsi portavoce di quanto segue:

1. rivedere le modalità applicative del meccanismo del capacity market, nella attuale versione, sin dalla prossima asta, attualmente tutto sbilanciato sulle fonti fossili. L’articolo 3 del Decreto Capacity Market chiarisce che la decisione sulla tipologia di impianti a cui assegnare i MW delle aste previste si fonda sull’indicatore di adeguatezza aggiornato da Terna. Questo indicatore dipende molto dalla evoluzione tra le altre delle risorse della domanda e dei sistemi di accumulo nonché dalla evoluzione della generazione da FER, mentre sono ferme al Ministero dell’Ambiente numerosi progetti di impianti FER e da accumulo. D’altronde il Regolamento UE 2019/943 (QUI), che ha previsto detto meccanismo, non vincola la istituzione dei meccanismi di capacità all’uso delle fonti fossili delle generazione termoelettrica e quindi neppure a tetti obbligatori da garantire come si evince dagli articoli 21 (Principi generali per i meccanismi di capacità) e 22  (principi di concezione per i meccanismi di capacità).

2. Rivedere i meccanismi del capacity market a favore delle fonti rinnovabili. Secondo un recente studio (QUI) dell’Istituto di Affari Internazionali: la struttura stessa del capacity market contiene diversi elementi che condurranno probabilmente a un sovra-approvvigionamento delle risorse, costi eccessivi per i consumatori e un lock-in di risorse inquinanti. Tali fenomeni si pongono altresì come vere e proprie barriere di mercato all’utilizzo di risorse più efficienti quali il demand response e gli accumuli Il capacity market non dovrebbe minare la transizione energetica creando incentivi più forti per produttori di combustibili fossili, i quali risultano non necessari e potenzialmente più dispendiosi di altre soluzioni.

3. Accelerare le procedure di autorizzazione di tutti i progetti legati alle fonti rinnovabili. Il disegno del sistema autorizzativo per decarbonizzare e rilanciare gli investimenti (QUI), presentato oggi da Elettricità futura – la principale associazione delle imprese elettriche italiane – realizzato in collaborazione con Althesys, mostra infatti che ancora oggi un processo autorizzativo per questi impianti “ha una durata media di 7 anni di cui quasi 6 anni oltre i limiti di legge”.

4. avviare i tavoli di confronto sulla attuazione del PNIEC coinvolgendo Regioni ed autonomie locali per definire tipologie e siti di impianti per la transizione alla generazione elettrica da fonti rinnovabili. Ricordo che l’energia è materia di legislazione concorrente piaccia o meno ai decisionisti faciloni.

 

 

  

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