SEZIONI DI APPROFONDIMENTO E DOCUMENTAZIONE

giovedì 27 aprile 2023

Emissioni odori quali attività amministrative del Sindaco per fermarle

Sentenza del Consiglio di Stato n° 2895 del 22 marzo 2023 (QUI) ha annullato una ordinanza di sospensione dell’attività di un azienda di recupero rifiuti (R1: Utilizzazione principalmente come combustibile o come altro  mezzo per produrre energia). L’ordinanza era stata emanata per evitare il prosieguo delle emissioni di acido solfidrico rilevate nella zona, aventi un forte impatto odorigeno.

La sentenza è interessante al di là del caso specifico perché chiarisce i fondamenti di una legittima ordinanza emanata da un Sindaco per la tutela dell’ambiente e, nel caso specifico, della salute pubblica.

La lettura della sentenza peraltro, come spiego nella parte finale del post, suggerisce come nei casi come quello qui trattato legati ad emissioni odorigene anomale la strada non sia solo quella della ordinanza di urgenza ma piuttosto della revisione della autorizzazione ai sensi del nuovo articolo 272-bis del Dlgs 152/2006 (QUI).

La sentenza è anche interessante perché afferma esplicitamente che il Sindaco nell’esercitare il suo potere di ordinanza a tutela della salute pubblica (sia ai sensi del Testo unico enti locali QUI o del testo unico leggi sanitarie QUI visto che l’impianto in questione è una industria insalubre di prima classe) non è obbligato ad attenersi al parere dell’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente) competente territorialmente. Questo vale come nel caso in esame quando detto parere gioca a favore della emanazione di una ordinanza ma anche quando gioca contro a conferma di quello che sostengo da anni (QUI e QUI) e cioè i Sindaci possono, se ci sono le condizioni, emanare ordinanze utilizzando anche parere esterni ad Arpa e Asl perché la titolarità della funzione di tutela della salute pubblica è loro e non degli enti tecnici che hanno solo una funzione di supporto.

Vediamo intanto le motivazioni della sentenza ed i principi su cui, secondo il Consiglio di Stato, si deve fondare una legittima ordinanza di sospensione attività per emissioni inquinanti... 

mercoledì 26 aprile 2023

Le condizioni per imporre limiti di emissioni inferiori a quelli di legge nell’AIA

La sentenza del Consiglio di Stato 2245 del 3 marzo 2023 (QUI) interviene su una controversi relativa alla possibilità di applicare, in sede di rilascio di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ad impianto di coincenerimento.

La sentenza conclude favorevolmente, nel caso specifico, sulla possibilità di imporre limiti più stringenti alle emissioni tanto più che trattasi di impianto vetusto.

L’appellante gestore dell’impianto, che contesta la sentenza di primo grado, si duole per il fatto che l’AIA e l’AU non potrebbero prescrivere limiti inferiori ai limiti di legge, salvo che ricorrano le ipotesi derogatorie dell’art. 29 sexies, comma 4 ter, del d.lgs. n. 152 del 2006.  Sarebbe inoltre stato provato che l’impianto è conforme alla migliore tecnologia disponibile (BAT, “Best Available Technology”), per cui non potrebbe essere invocato il principio di precauzione.

Il Consiglio di Stato nella sentenza qui esaminata sostiene invece che sia possibile applicare limiti di emissione inferiori a quelli di legge e aggiunge un altro aspetto: i Piani regionali di gestione dei rifiuti possono limitare l’uso negli impianti di determinate tipologie di rifiuti come il combustibile solido secondario (CSS).

Vediamo le motivazioni della sentenza

Perché la concessione nel molo Enel (a Spezia) per sbarcare il GNL richiede una nuova procedura ambientale

Come risulta dal titolo del Secolo XIX di oggi solo GNL Italia ha presentato domanda di concessione per l’ormai ex molo per centrale Enel a carbone chiusa da tempo. Quella di GNL Italia è l’unica domanda presentata il che fa pensare che molto probabilmente la Autorità di Sistema Portuale rilascerà a breve la concessione nel porto spezzino.

Ma ci sono le condizioni normative e quindi amministrative per poter rilasciare questa concessione? A mio avviso no e stupisce che la politica (del governo locale ma anche di minoranza) che si è dichiarata contraria a questo progetto non sollevi nelle sedi opportune le gravi lacune procedurali che riguardano appunto il rilascio di detta concessione.

Vediamo in cosa consistono questi limiti procedurali. 

lunedì 24 aprile 2023

Condizioni per un comitato di cittadini di impugnare provvedimenti ambientali

Sentenza del Consiglio di Stato n° 3639 del 11 aprile 2023 (QUI) è intervenuta in relazione ad una controversia su un progetto di tunnel stradale contestato prima in primo grado (che ha accolto il ricorso del Comitato) e poi con appello da parte della società proponente il suddetto tunnel.

La sentenza del Consiglio di Stato si incentra sulla legittimazione ad impugnare di fronte alla giustizia amministrativa da parte del “Comitato NO Tunnel” e nel riconoscere la non legittimazione di quest’ultimo ricostruisce quelli che sono i principi processuali che giustificano la legittimazione ad impugnare provvedimento come quello oggetto della sentenza: autorizzazione urbanistico/edilizia senza avere applicato la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

Di seguito si riportano sinteticamente i principi che secondo il Consiglio di Stato legittimano comitati di cittadini ad impugnare atti a rilevanza ambientale.

domenica 23 aprile 2023

Le Arpa possono autorizzare solo su parametri tecnici senza ponderazione di interessi

Questo post ricostruisce la principale giurisprudenza amministrativa e costituzionale sul rapporto tra le Arpa (Agenzie Regionali per la protezione dell'Ambiente) e le leggi regionali che riconoscono poteri di tipo autorizzatorio alle Agenzie, ma in cosa possono consistere questi poteri autorizzatori? Vediamo in sintesi la giurisprudenza analizzata nel post per poi analizzarla successivamente nel merito

Il Consiglio di Stato con sentenza n° 2149 del 12 Marzo 2021 (QUI) ha chiarito il ruolo delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (Arpa) nelle Conferenze dei Servizi e soprattutto l’efficacia degli atti da questi enti espressi in tali sedi interne ai procedimenti di valutazione e autorizzazione a rilevanza ambientale. La sentenza fa riferimento ad un precedente pronunciamento della Corte Costituzionale n° 132 del 2017 che aveva dichiarato la incostituzionalità di una legge regionale che riconosceva poteri autorizzatori all’Arpa in materia di emissioni aeriformi da impianti industriali (articolo 269 del DLgs 152/2006 QUI) e termici.

Più recentemente il Consiglio di Stato (sentenza 1761/2022 QUI) è intervenuto in una controversia relativa al rilascio di un PAUR (provvedimento autorizzatorio unico regionale ex articolo 27-bis DLgs 152/2006 QUIrelativo ad un progetto di demolizione e ricostruzione di fabbricati destinati all’allevamento avicolo, affermando invece la legittimità della legge della Regione Emilia Romagna che riconosce un potere autorizzatorio all'Arpae in materia di AIA in coerenza con gli indirizzi della sopra citata sentenza della Corte Costituzionale 132/2017.

Di seguito si analizzano queste tre sentenze e si accenna ad una sentenza della Corte Costituzionale sul rapporto tra le Arpa e le ASL ...  

venerdì 21 aprile 2023

Riconosciuto l’accesso alle informazioni su progetti GNL con garanzie finanziarie statali

Sentenza del Consiglio di Stato n° 2635 del 14 marzo 2023 (QUI) che ha ammesso il diritto di accedere alla associazione ReCommon (QUI) alle informazioni detenute da S.A.C.E. s.p.a. (QUI) inerenti ai progetti di produzione, liquefazione e commercializzazione di gas naturale denominati “Mozambique LNG Project” (QUI) e “Coral South” (QUI). 

Il Consiglio di Stato confermando la sentenza di primo grado riconosce il diritto di accesso della suddetta associazione illustrando i principi fondanti della normativa sull’accesso alle informazioni ambientali (DLgs 195/2005 QUI):

1.legittimazione all’accesso senza dimostrare particolare interesse specifico ma comunque coerente con finalità ambientali

2. oggetto dell’accesso inteso in senso ampio

3. diniego di accesso per motivi molto ristretti e dopo adeguata ponderazione dell’interesse ambientali con gli altri interessi tutelati dall’ordinamento giuridico

Leggi il comunicato di ReCommon sulla sentenza QUI.

A significare l’importanza del tema trattato dalla sentenza si ricorda che S.A.C.E. s.p.a., che nel 2017 ha assicurato per 700 milioni di dollari i rischi di Eni nel progetto Coral South. Nel 2019 sempre S.A.C.E. s.p.a. ha coperto i rischi della Saipem nel progetto Mozambique LNG con un finanziamento di 950 milioni di euro.

Peraltro guardate cosa succede cercando di accedere on line allo studio di impatto ambientale e sociale del progetto Mozambique LNG sul sito di Sace QUI.

Ma veniamo al contenuto delle motivazioni della sentenza in relazione ai tre punti sopra elencati

giovedì 20 aprile 2023

Cassazione come dimostrare la violazione di legge delle emissioni rumorose di una attività

La Cassazione con sentenza n° n. 49467 del 29 dicembre 2022 (QUI) ha definito le condizioni per dimostrare la applicazione del reato di disturbo della quiete pubblica.

 

Destinare a zona agricola aree del territorio comunale è tutela dell’ambiente

Sentenza del Consiglio di Stato n° 100 del 3 gennaio 2023 (QUI) che decide su una controversia tra un privato proprietario di immobili in un area che una variante del Comune ampliava sul territorio comunale l’estensione delle aree di protezione dei contesti paesaggistici, già individuati dal p.u.p. (piano urbanistico provinciale), vietando gli incrementi volumetrici sugli edifici esistenti ad eccezione di quelli collegati ad interventi di efficientamento energetico.

Premesso che la sentenza nel merito non accoglie le tesi del privato quello che qui interessa è riportare sia pure sinteticamente alcuni principi e indirizzi generali che emergono dalla decisione del Consiglio di Stato in relazione alla possibilità che la pianificazione urbanistica, anche nella forma delle varianti, possa introdurre vincoli ambientali o paesaggistici in zona agricola.

mercoledì 19 aprile 2023

Agrivoltaico le Regioni devono rispettare le procedure delle linee guida nazionali

Sentenza del Consiglio n° 441 del 13 gennaio 2023 (QUI) che si è pronunciata su una controversia relativa alla realizzazione di un progetto di agrivoltaico vale a dire un sistema che coniuga la produzione agricola col fotovoltaico, ospitando i due termini nel medesimo terreno. Recentemente per questi progetti è stata prevista una agevolazione procedurale (vedi articolo 49 Decreto legge 13/2023 analizzato a pagina 48 di NewsAmbiente Febbraio 2023 QUI).

La sentenza del Consiglio di Stato interviene su una controversia tra una società che voleva realizzare un progetto di agrivoltaico e la Regione che voleva imporre al posto della procedura di PAUR (su istanza peraltro della stessa ditta che voleva realizzare il progetto) prima la verifica di assoggettabilità. Secondo la sentenza la Regione non poteva imporre una procedura, peraltro meno vincolante da un punto di vista ambientale, che peraltro contrastava con la giurisprudenza della Corte Costituzionale (citata più volte nella sentenza) e le linee guida nazionali del 2010 sulla localizzazione e approvazione impianti da fonti rinnovabili.

La sentenza è interessante, al di la del caso specifico, perché chiarisce il ruolo vincolante delle linee guida nazionali ex Decreto Ministeriale 10 settembre 2010 (QUI) rispetto ad eventuali scelte normative ma anche di amministrativa attiva (vedi provvedimenti autorizzatori o di rigetto di istanze)  che non rispettano i criteri di dette linee guida.

Vediamo nello specifico cosa afferma la sentenza.

lunedì 17 aprile 2023

Bruciare biogas dai liquami di un depuratore è attività di gestione rifiuti

Sentenza del Consiglio di Stato n° 1685 del 17 febbraio 2023 (QUI) è intervenuta su una controversia relativa alla applicazione o meno della disciplina autorizzatoria prevista per gli impianti di rifiuti ad una attività di combustione del biogas provenienti dal depuratore di acque reflue al fine di produrre energia a servizio del processo depurativo stesso (in particolare, dell’essiccatore dei fanghi reflui).

La sentenza conferma la scelta di autorizzare detta attività come attività di gestione rifiuti, in quanto il relativo coincenerimento si inquadrerebbe come un trattamento di un rifiuto combustibile, operazione che pertanto dovrebbe essere oggetto di specifica autorizzazione prevista ai sensi della Parte IV del d.lgs. n. 152 del 2006 (QUI).

Vediamo nei particolari le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato.

Quando un campo prove per progettare e produrre armi è sottoponibile a VIA

Il Consiglio di Stato con sentenza n° 1777 del 21 febbraio 2023 (QUI) ha respinto definitivamente il ricorso per revocazione (ex articoli 106 e 107 Dlgs 104/2010 QUI) di una precedente sentenza, sempre del Consiglio di Stato la n° 7490 del 10 novembre 2021 (QUI).

La sentenza del 2021 faceva riferimento ad un progetto di ampliamento di nuovi reparti dello stabilimento industriale che opera nel settore della progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi d’arma, destinati alle forze armate nazionali nonché a quelle estere.

Il provvedimento di autorizzazione finale della Regione aveva escluso la applicazione della VIA ordinaria a questo progetto.

Il ricorso delle associazioni ambientaliste locali aveva portato il Consiglio di Stato con la sopra citata sentenza del 2021 all’annullamento di detta autorizzazione proprio per la mancata applicazione della VIA ordinaria.

La ditta proprietaria dello stabilimento ha presentato ricorso in revocazione della sentenza del 2021 respinto come vedremo, nelle motivazioni, di seguito.

venerdì 14 aprile 2023

Le condizioni per sospendere l'AIA in caso di emissioni anomale da un inceneritore

Il Consiglio di Stato con sentenza n° 1096 del 2023 (QUI) ha chiarito partendo dal caso oggetto della controversia legale, le condizioni per potere esercitare da parte della Autorità Competente (nel caso la Regione) la funzione di sospensione della attività di un forno inceneritore in caso di emissioni anomale o comunque in contrasto con la normativa vigente e le prescrizioni della autorizzazione vigente (nel caso una Autorizzazione Integrata Ambientale di seguito AIA).

giovedì 13 aprile 2023

Accelerazioni autorizzatorie in deroga a norme ambientali per il gas. Le rinnovabili ferme al Ministero

Come ho più volte illustrato in questo blog già con il secondo Governo Conte a soprattutto con i Governi Draghi e ora Meloni abbiamo assistito alla introduzione di numerose deroghe applicabili prima di tutto a progetti relativi alle fonti fossili.

In questo post nella prima parte elencherò sinteticamente tutte le deroghe acceleratorie in materia ambientale per progetti inquinanti per le fonti fossili o assimilabili e che favoriranno di sicuro l’allontanamento dagli obiettivi di neutralità climatica strombazzati dal PNRR, nella seconda parte elencherò tutti i progetti in materia di fonti rinnovabili bloccati dal 2008 (sic!) al Ministero dell’Ambiente in totale violazione dei limiti temporali fissati dal testo unico ambientale. 

N.B. elenco solo quelli soggetti a VIA ordinaria e non quelli a verifica di assoggettabilità altrimenti l’elenco diventerebbe sterminato, per non parlare dei progetti sottoposti a VIA e a verifica di assoggettabilità regionale.

Elencherò questi progetti uno per uno con la data di avvio del procedimento in modo da dimostrare l’enorme operazione mistificatoria che sta dietro la c.d. transizione ecologica finita bagagli ma soprattutto armi, dentro lo scontro geopolitico internazionale tra le grandi potenze continentali. Non a caso il tanto strombazzato Ministero della Transizione Ecologica (molto amico delle fossili peraltro) è stato trasformato in Ministero della Sicurezza Energetica QUI

A sostegno dei mistificatori ci sono centri studi che ora lanciano l’allarme sui rischi distacco degli impianti da fonti rinnovabili (vedi recente studio Nomisma), questi signori non spiegano che il nostro Paese, volutamente, non ha lavorato in questi anni per promuovere seriamente le fonti rinnovabili e soprattutto le reti intelligenti per impedire le intermittenze da impianti che usano queste fonti. Ma al di la degli studi contano i fatti e gli atti e questi dimostrano che non c’è la volontà nel nostro Paese di uscire dalle fossili.

Ultima cosa a premessa, questi progetti bloccati da anni hanno dei limiti? Mancano documenti fondamentali? Sono incompatibili con i siti da collocare? Se fosse così perchè questi procedimenti non sono stati archiviati e/o i progetti bocciati? Invece li tengono li a vegetare ed è chiaro che essendo così tanti il motivo non può essere nei limiti dei progetti stessi ma in una strategia ben precisa come spiego nel mio post che segue 

mercoledì 12 aprile 2023

La Corte Costituzionale sulla localizzazione delle discariche di rifiuti da bonifica

La Corte Costituzionale con sentenza n° 50 del 24 marzo 2023 (QUI) ha dichiarato la incostituzionalità di una norma regionale che escludeva l’applicazione dei criteri di localizzazione previsti dal testo unico ambientale in relazione alle discariche nate per ricevere rifiuti da attività di messa in sicurezza e bonifica.

 

martedì 11 aprile 2023

Una legge che tutela chi segnala violazioni del diritto dell'Unione e nazionale

Il DLgs 10 marzo 2023, n. 24 (QUI) attua la Direttiva (UE) 2019/1937 (QUI) del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2019, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione e recante disposizioni riguardanti la protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali. 

lunedì 10 aprile 2023

Violi le norme ambientali ti salvano i commissari. Parola magica: interesse strategico

Convertito in legge n° 17 del  3 marzo 2023 (QUI), l’articolo 5 del Decreto Legge n° 2 del 5 gennaio 2023 che modifica il Decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 (QUI), recante disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica.

Siamo di fronte ad un vero e proprio scudo penale per gli inquinatori, pensato per l’Ilva di Taranto, ma ora legge generale dello stato italiano quindi applicabile ad altri casi.

Di seguito prima una sintesi della nuova normativa e poi il post continua approfondendola specificamente.

venerdì 7 aprile 2023

Comunità Energetiche la Corte Costituzionale si pronuncia sui poteri delle Regioni

La Corte Costituzionale con sentenza n° 48 del 23 marzo 2023 (QUI) ha giudicato la costituzionalità di una normativa regionale relativa alle Comunità Energetiche (QUI) la cui disciplina è stata recentemente modificata QUI.

La sentenza qui esaminata:

1. chiarisce le condizioni affinché le Comunità Energetiche (di seguito CER) stipulino accordi con Arera (QUI);

2. definisce i confini della normativa che prevede la possibilità per le Regioni di approvare schemi di protocolli di intesa a cui dovranno attenersi gli enti locali che partecipano alla costituzione delle CER;

3. dichiara la incostituzionalità della norma regionale che affida all’ente Regione la definizione dei requisiti per partecipare ad una CER vista la visione larga di detta partecipazione definita dalla normativa nazionale anche nella sua versione più recente sopra richiamata;

4. stabilisce la possibilità delle Regioni di spalmare ad esercizi di bilancio successivi la copertura dei finanziamenti alle CER;

5. non si pronuncia sulla possibilità che le Regioni possano sanzionare le CER se non raggiungono dati obiettivi di riduzione dei consumi energetici. Sul punto la Corte Costituzionale dichiara la inammissibilità della impugnazione da parte del Governo Nazionale.

 

giovedì 6 aprile 2023

Conservazione siti Habitat, piani di gestione forestale e diritti delle associazioni ambientaliste

La Corte di Giustizia (sentenza 2 Marzo 2023 QUI) si è pronunciata su un piano di gestione forestale e sull’impatto dello stesso su siti tutelati dalla normativa sulla biodiversità (Direttiva Habitat 92/43/CCE QUI).

In particolare la sentenza afferma quindi l’obbligo di una valutazione di incidenza sui siti tutelati per detti piani di gestione forestale anche se incidono indirettamente sui siti tutelati, allo stesso tempo afferma il diritto delle associazioni ambientaliste non solo di partecipare al procedimento di valutazione di incidenza ma anche di impugnare le decisioni finali di fronte alla giustizia nazionale.

mercoledì 5 aprile 2023

La Corte Costituzionale su pianificazione siti impianti rinnovabili e moratorie dei singoli progetti

La Corte Costituzionale con sentenza n° 27 del 23 febbraio 2023 (QUI) ha giudicato la legittimità costituzionale di una norma regionale che prorogava la approvazione del piano regionale per la definizione delle aree per realizzare impianti da fonti rinnovabili, di fatto spostando temporalmente anche la sospensione delle autorizzazioni ai singoli progetti.


La Corte Costituzionale dichiara la norma regionale incostituzionale (peraltro confermando la sentenza n° 77 del 2022 QUI) per le seguenti ragioni di fondo:

1. La moratoria sui singoli progetti in attesa della pianificazione viola i principi delle direttive UE in materia di fonti rinnovabili che affermano la necessità che le norme nazionali “siano proporzionate e necessarie” e che “siano razionalizzate e accelerate al livello amministrativo adeguato e siano fissati termini prevedibili

2. la moratoria viola il divieto della normativa nazionale di imporre moratorie ai singoli progetti con la scusa che manca la pianificazione per l’individuazione delle aree idonee

3. le Regioni non possono delegare i Comuni nella individuazione delle aree idonee ad installare impianti da fonti rinnovabili.

4. le Regioni non possono porre aprioristicamente limiti alle autorizzazioni degli impianti da fonti rinnovabili ma devono valutare ogni singolo progetto specificamente.

In questo modo, conclude la nuova sentenza della Corte Costituzionale, sono stati violati dell’articolo 117 della Costituzione: i commi 1 (rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali) e 3 (legislazione concorrente tra Stato e Regioni rispetto da parte delle Regioni dei principi fondamentali della legislazione statale).

Riassumo di seguito le motivazioni della Corte Costituzionale nella sentenza 27/2023

martedì 4 aprile 2023

Un Regolamento UE sulle materie prime critiche in risposta alle norme USA

La Commissione propone una serie completa di azioni per garantire l'accesso dell'UE a un approvvigionamento sicuro, diversificato, accessibile e sostenibile di materie prime essenziali. Le materie prime critiche (QUI) sono indispensabili per un'ampia gamma di settori strategici tra cui l'industria net zero, l'industria digitale, l'aerospaziale e i settori della difesa.

Mentre si prevede che la domanda di materie prime critiche aumenterà drasticamente, l'Europa fa molto affidamento sulle importazioni, spesso da fornitori di paesi terzi quasi monopolistici.

L'UE deve attenuare i rischi (vedi QUI) per le catene di approvvigionamento legati a tali dipendenze strategiche per migliorare la sua resilienza economica, come evidenziato dalle carenze all'indomani della Covid-19 e dalla crisi energetica seguita all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Ciò può mettere a rischio gli sforzi dell'UE per raggiungere i suoi obiettivi climatici e digitali.

L’Italia ha recentemente prodotto una normativa relativa alla regolamentazione delle esportazioni di queste materie critiche QUI.

Il nuovo Regolamento è una risposta all'US Inflation Reduction Act (IRA - QUI), che prevede crediti di imposta per le auto elettriche a condizione che almeno il 40% dei metalli per le batterie sia di provenienza USA con il rischio di delocalizzazione di aziende, non USA, che producono batterie per ottenere gli incentivi della nuova norma statunitense.

N.B. i grafici riprodotti nel post sono tratti dalla Comunicazione della Commissione UE del 3 settembre 2020 su Resilienza delle materie prime critiche QUI.

Analizziamo la proposta di Regolamento…

lunedì 3 aprile 2023

Net Zero Industry Act della UE: tecnologie ad emissioni zero nucleare compreso

Proposta di Regolamento (QUI) del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro di misure per rafforzare l'ecosistema europeo della produzione di prodotti con tecnologie a zero emissioni nette di gas serra (Net Zero Industry Act).

Il nuovo Regolamento una volta approvato stabilirà il quadro di misure per l'innovazione e il potenziamento della capacità produttiva di tecnologie a zero emissioni nell'Unione per sostenere l'obiettivo dell'Unione per il 2030 di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990 e la neutralità climatica dell'Unione per il 2050 obiettivo, come definito dal Regolamento (UE) 2021/1119 (QUI), e garantire l'accesso dell'Unione a un approvvigionamento sicuro e sostenibile di tecnologie a zero emissioni necessarie per salvaguardare la resilienza del sistema energetico dell'Unione e contribuire alla creazione di posti di lavoro di qualità.

Per raggiungere l'obiettivo generale il regolamento contiene misure volte a garantire:

a) che entro il 2030 la capacità di fabbricazione nell'Unione delle tecnologie strategiche a zero emissioni nette elencate nell'allegato si avvicini o raggiunga un parametro di riferimento di almeno il 40 % del fabbisogno annuo di attuazione dell'Unione per le tecnologie corrispondenti necessarie per raggiungere il clima dell'Unione nel 2030 e obiettivi energetici;

b) la libera circolazione delle tecnologie net zero immesse nel mercato unico.

domenica 2 aprile 2023

Corte di Giustizia quali condizioni per applicare la VAS ad un MASTERPLAN

La Corte di Giustizia con sentenza del 9 marzo 2023 (causa C-9/22 QUI) ha statuito sulle seguenti questioni di domande pregiudiziale, relative alla nozione di piano e/o programma a cui applicare la Valutazione Ambientale Strategica (di seguito VAS).  In particolare, la Corte ha definito le condizioni per applicare la VAS ai Masterplan attuativi o comunque integrativi di Piani urbanistici più generali. In particolare, l’oggetto della controversia era il rigetto, da parte della autorità nazionale competente, di richieste di autorizzazioni edilizie fondate sulle previsioni di un masterplan attuativo di un piano regolatore ma che non aveva avuto la VAS.

La sentenza nasce da una serie di domande c.d. pregiudiziali sollevate da una autorità giudiziaria nazionale.