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venerdì 9 marzo 2012

Le aperture programmatiche del centro sinistra: propaganda elettorale!


Nei giorni scorsi si è svolta, riportata ampiamente dai mass media locali, una diatriba sul livello di recepimento da parte del candidato Federici (nonché Sindaco uscente) dei contenuti di programma sollevati da SEL. 

 Una parte, minoritaria di SEL (vedi qui) ha sostenuto che tutto sommato il documento in discussione nella coalizione di centro sinistra accoglieva in gran parte le tesi e le richieste non solo di SEL ma soprattutto dei movimenti della società civile su temi strategici per la nostra città: , commercio, Acam, centrale Enel, Piano Regolatore del Porto, Waterfront, concetto di partecipazione alle decisioni pubbliche.

Una parte maggioritaria di SEL (vedi qui) ha sostenuto invece il contrario e cioè che il documento suddetto non era soddisfacente.

Non voglio entrare nel merito del dibattito interno di SEL non facendo parte di quel partito  rispettandone quindi la sua dialettica interna. Ma come cittadino attivo da anni sui temi principali oggetto di quel documento voglio provare a verificare il tasso di innovazione delle proposte programmatiche ivi contenute e soprattutto fino a che punto queste proposte accolgono le istanze di numerose associazioni, comitati di cittadini che in questi anni si sono impegnati attivamente per cambiare le scelte di governo sulla nostra città. 

Mi pare un esercizio fondamentale, quello di entrare nel merito delle proposte programmatiche, proprio per uscire dalla logica tutta politichese che ha contraddistinto le polemiche tra i vari partiti della coalizione, vedi ad esempio qui .

Veniamo quindi alla "ciccia" e facciamolo analizzando il documento programmatico, attualmente elaborato dalla coalizione di centro sinistra, nei suoi aspetti principali.



PRIMO PUNTO LA TUTELA DEL COMMERCIO
Afferma il documento:”Per quanto riguarda i presidi tradizionali del commercio viene riconosciuta una vera e propria funzione sociale e di servizio che, pur non chiudendosi rispetto all’evoluzione del settore, va salvaguardata rispetto ai grandi poli commerciali. In questo senso vanno garantite tutele e agevolazione rispetto alle funzioni “di quartiere”, va data piena realizzazione ai piani di marketing e, soprattutto per il centro cittadino, vanno completati il percorso di parcheggi in struttura e la riarticolazione della sosta.”

Per analizzare questa affermazione partiamo da dati ufficiali dello stato del commercio in Liguria secondo il recente bollettino di BANKITALIA (vedi qui), che afferma: “ Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo economico, nel primo semestre del 2010 il valore a prezzi correnti delle vendite è sceso dell’1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Vi ha contribuito la diminuzione dell’1,7 per cento del commercio di tipo tradizionale; per la grande distribuzione le vendite sono rimaste sostanzialmente stazionarie (0,1 per cento)”.
Questo quadro è confermato dai dati della Camera di Commercio di Spezia sul 2011 che per il commercio conferma un -0,3%.  Secondo questi dati il commercio continua la discesa iniziata nel 2008 con 4930 imprese (2011) rispetto alle 4946 del 2010.

Peraltro la crisi economica investirà in modo significativo la Liguria (secondo l’analisi della associazione delle Camere di Commercio) si parla nel 2012 di -0,7% di PIL (contro una media al Nord Ovest Italia di -0,4%). La Liguria quindi più vicina al Sud che al Nord come calo di PIL. Tutto ciò comporterà una ulteriore contrazione dei consumi dei liguri dello 0,2%.

La Spezia (sempre secondo lo studio delle Camere di Commercio liguri)  sotto il profilo del valore aggiunto procapite (nuovi beni e servizi messi a disposizione della collettività) vede La Spezia al cinquantaduesimo posto più vicina come dati reali (23.300 euro) alle “migliori” città del Sud come Potenza (17459 euro) che alla prima del Nord che è Milano (34797 euro).

Questi sono i risultati delle politiche del commercio a Spezia oltre che in Liguria e su questo il documento non contiene traccia, in compenso tra poco aprirà il nuovo Ipercoop. Ora secondo i più recenti studi ufficiali sul settore dei centri commerciali ed ipermercati la tendenza è quella della crisi di queste megastrutture. La forbice della convenienza per il consumatore tra la formula iper e super si è molto ristretta per cui il divario di 6 punti a favore degli iper si è ridotto a soli 2, ormai la differenza tra le due è di soli 0,5 punti. Nelgi ultimi anni infatti sono aumentate le chiusure degli iper in rapporto alle aperture (studio Nielsen) e soprattutto gli iper sopra i 6.000 m2 sono sempre meno convenienti. Ricordo che il nuovo ipermercato nella ex area IP sarà di 11.700 m2
Come ha affermato recentemente l’Assessore all’Urbanistica della Regione Toscana Per far vivere il commercio tradizionale le scelte urbanistiche sono importanti, ma da sole non bastano – ha affermato l’assessore Marson – Occorre anche costruire e incentivare filiere locali di approvvigionamento di prodotti di qualità diversi da quelli in vendita nella grande distribuzione”. Dove sono queste filiere, dove è la Regione , dove sono i nostri deputati locali, cosa hanno fatto per attivare misure di vera compensazione per il commercio al dettaglio spezzino di fronte all’invasione che produrrà la nuova Ipercoop? Visto che, oltretutto, ¼ dei lavoratori liguri sono nel commercio soprattutto nel piccolo commercio come dimostrato dal rapporto delle Camere di Commercio della Liguria già citato?

Il documento programmatico del centro sinistra sorvola bellamente su tutto ciò! Come sul dato che Spezia è la prima provincia ligure sul rapporto tra presenza di grandi centri commerciali e residenti.


SECONDO PUNTO IL TURISMO
Secondo il documento: “La risposta giusta per non adattarsi alla crisi, ma reagire ad essa, è - per un territorio come il nostro - da un lato la capacità di valorizzare la sua collocazione geografica credendo davvero in una vocazione turistica fatta di servizi e accoglienza”.

Ecco anche qui non ci siamo si enunciano propositi come se fino ad ora avessero governato altri e quindi senza una analisi seria sullo stato attuale del settore e del perché della sua crisi. 
Secondo il sopra citato bollettino di BANKITALIA: “tra il 2001 e il 2008 la quota dell’Italia sugli introiti turistici mondiali è scesa dal 5,5 al 4,8 per cento; quella della Liguria è passata dallo 0,24 allo 0,19 per cento. La spesa dei viaggiatori stranieri in regione è calata dell’1,4 per cento in termini nominali, a fronte di incrementi del 7,3 e 23,1 per cento in Italia e nel mondo, rispettivamente. Gli arrivi dall’estero sono diminuiti del 13,9 per cento, in controtendenza rispetto alla crescita del 13,4 per cento in Italia. Non solo ma la spesa dei turisti stranieri in Liguria si è ridotta del 3,2 per cento nel 2010, a fronte della ripresa che vi è stata nell’intero paese. Infine si è rilevato una sensibile diminuzione delle giornate trascorse in regione dagli italiani (-3,8 per cento); essa ha riguardato tutte le province, a eccezione del capoluogo genovese, che ha acquisito una crescente rilevanza quale meta turistica anche di rilievo internazionale.”
Non solo ma secondo i dati della Camera di Commercio della Spezia si assiste nel 2011 ad un calo delle attività dell’1% in controtendenza con il dato nazionale +2,2%.  

Il documento programmatico del centro sinistra sorvola su tutto ciò.


TERZO PUNTO: ACAM
Secondo il documento del centro sinistra: “Per quanto concerne il percorso di ACAM va garantito l'obbiettivo di tutela dei servizi e dei lavoratori  attraverso le gare previste dalla società, garantendo che nel settore idrico le scelte siano compatibili con il risultato del referendum sul carattere pubblico del servizio. Appare in questo senso consono il percorso messo in atto dall’amministrazione che permette, messa in sicurezza ACAM, di prevedere poi a nuove forme di gestione del servizio quali l’Azienda Speciale.”


Intanto non c’è alcuna autocritica sulla gestione passata anche qui come se Acam fosse stata governata da altri e non dagli stessi che ora si ricandidano a governarla!
Inoltre non c’è neanche una indicazione su come mettere in sicurezza Acam e sul servizio idrico si rimuove bellamente la questione della remunerazione, per il gestore, del capitale investito ( il c.d. 7% max di profitto garantito )
Infine non c’è alcun riferimento ad un modello nuovo di governance di Acam, il riferimento alla azienda speciale è buttato li copiando a pappagallo le richieste del Forum dell’Acqua ma senza neppure accennare ad un percorso con obiettivi chiari anche da un punto di vista amministrativo quali:
1. gestione totalmente pubblica e prioritariamente locale e non solo del servizio idrico
2. trasparenza e partecipazione degli utenti
3. creazione di soggetti di garanzia a tutela delle finalità pubbliche e della
efficienza del servizio: Autorità di regolazione del servizio pubblico.

Per un approfondimento di queste proposte vedi qui .


QUARTO PUNTO CENTRALE ENEL
Il documento del centro sinistra per il momento rimuove completamente il problema ma il Sindaco Federici nella sua risposta alle richieste di SEL (vedi quisulla chiusura del gruppo a carbone in sede di AIA definitiva ha dichiarato: “La battaglia con Enel punta esattamente al drastico abbattimento delle emissioni inquinanti e non ho mai rinunciato alla prospettiva della dismissione in un quadro di nuove politiche energetiche nazionali. Siamo uno dei pochi comuni ad essersi dotato di un Piano Energetico Comunale che risponde a quanto da voi auspicato. Lo conferma la nostra adesione al Patto dei Sindaci. “
Sull’Enel le dichiarazioni del Sindaco sono aria fritta il risultato è che il Comune continuerà a sostenere la linea del mantenimento del carbone per altri 8-10 anni. L’ultima novità relativa alle dichiarazioni dell’assessore all’ambiente sul prolungamento dei tempi del rilascio dell’AIA sono dovute non a richieste specifiche della Amministrazione Comunale ma a contenziosi legali della Commissione Ministeriale con la Corte dei Conti. In realtà l’Amministrazione Comunale:
1. continua a non richiedere formalmente al Ministero dell’Ambiente un supplemento di istruttoria (come la legge gli consentirebbe) condizionando i tempi di rilascio dell’AIA alla previa effettuazione di  uno studio sulla compatibilità sanitaria della centrale a carbone a Spezia
2. continua a chiedere prescrizioni impiantistiche ma dentro il quadro di mantenimento della centrale a carbone e quindi non esercitando le competenze sanitarie che ha in questa vicenda  vedi qui e qui.  
3. non richiede il rispetto delle prescrizioni delle attuali autorizzazioni alla centrale a cominciare dalla dispersione delle polveri nella zona di scarico del carbone (vedi qui e qui).  

Quanto al Piano energetico comunale esaltato dal Sindaco nella dichiarazione riportata sopra, il 50%  degli obiettivi di questo Piano è legato alla attuazione di politiche nazionali regionali in atto ancora da eseguire come pure dall’evoluzione del mix elettrico nazionale. L’altro 50% a politiche del Comune da sviluppare nei prossimi 10 anni con fondi da trovare. Per un approfondimento vedi qui.  


QUINTO PUNTO: PIANO REGOLATORE DEL PORTO
Il documento del centro sinistra afferma:” Un capitolo importante è la relazione tra la città e il suo porto, un grande volano di sviluppo economico e di apertura internazionale e, al tempo stesso, un polo logistico che sempre più deve essere collegato alla città in termini di pianificazione e di conciliazione delle esigenze. In questo senso è importante il ruolo del tavolo di attuazione del PRP e che, nelle trasformazioni previste nell’area cittadina interessata dall’attività portuale, si tenga conto delle esigenze delle popolazioni dei quartieri del Levante a partire dalla tutela rappresentata dalla fascia di rispetto che comunque deve rappresentare una realizzazione di riqualificazione urbanistica ed una civilizzazione del rapporto città-porto in coerenza con quanto da lungo tempo richiesto dal Comune della Spezia, dalla  Circoscrizione più direttamente interessata nonché dalle popolazioni del levante cittadino”.

Questa dichiarazione rimuove bellamente il dato che il Tavolo è stato votato dal Consiglio Regionale nel 2006 e doveva entrare in funzione nel 2007, da allora si è riunito solo per approvare il proprio regolamento di funzionamento e un protocollo tecnico di lavoro che non è mai stato rispettato. Vedi qui per un approfondimento.

Il punto è che il documento del centro sinistra non chiarisce a cosa dovrebbe servire il Tavolo che nell’ordine dell’ordine del giorno del Consiglio Regionale e nel regolamento approvato inizialmente doveva servire per produrre indirizzi ai fini della valutazione dei diversi ambiti di attuazione del PRP. Invece è stato trasformato in un semplice osservatorio per seguire, in termini informativi, le fasi di ampliamento del porto commerciale. A questa differenza il documento del centro sinistra non accenna minimamente 

Quanto alla fascia di rispetto questa è stata già in buona parte compromessa dai palazzoni già costruiti e in costruzione lungo l’asse di Viale San Bartolomeo in totale disprezzo delle prescrizioni del Ministero  dell’Ambiente a cominciare da quella secondo cui: “la prevista realizzazione di una fascia di rispetto tra porto e città è finalizzata  alla riduzione dell’impatto visivo e acustico ed  al miglioramento della qualità dell’aria e da quella secondo cui il progetto di fascia di rispetto avrebbe dovuto rispettare i caratteri del : “paesaggio frammisto, di tipo peri-urbano, del resto della città della  Spezia verso  Lerici” quindi dal Canaletto in poi per capirci.

Insomma ancora reticenze e confusione, rimozione del passato anche recente. E soprattutto proposte generiche per il futuro, perché è chiaro che relativamente al Tavolo se questo non viene gestito da un Garante esterno (dotate di competenze e risorse adeguate) alle istituzioni pubbliche non potrà funzionare mai, soprattutto se il Tavolo continuerà ad essere gestito dalla Autorità Portuale che non lo ha mai voluto far funzionare, con il consenso passivo e a volte attivo della Amministrazione Comunale e la totale assenza delle anime belle della Provincia e della Regione.


SESTO PUNTO PROGETTO DI WATERFRONT
Il documento del centro sinistra afferma la necessità che per l’approvazione del nuovo WF: “una procedura più trasparente come richiesta per Piani Particolareggiati (cui deve corrispondere il “piano urbano di zona”), riprendendo, contemporaneamente il percorso partecipativo sulla qualità e i contenuti del progetto……Naturalmente deve essere prevista la partecipazione delle assemblee elettive alle scelte, con percorsi organizzati di partecipazione nei quartieri e passaggi di indirizzo in Consiglio Comunale, soprattutto per valutare le funzioni prioritarie da inserire e la portata di determinati interventi. Per interventi urbanistici di questa portata si ritiene opportuno inoltre adottare i percorsi europei previsti per la valutazione della compatibilità ambientale nonché per il recupero di finanziamenti comunitari disponibili”.

Questo è l’unico punto del documento che contenga, almeno a livello di dichiarazione di principio, una novità positiva: l’ammissione che il progetto di WF dovrà essere considerato come un piano e come tale approvato anche se poi (forse per l’ignoranza degli estensori del documento) si confonde, alla fine del periodo sopra riportato, valutazione di compatibilità ambientale, tipica dei progetti, con la valutazione ambientale strategica di piani e programmi. Due procedure molto diverse disciplinate da norme diverse.   


Ma al di la di questa piccola novità resta un dato invece molto negativo: il documento non contiene alcun impegno a rivedere la:
1. Deliberazione del Comitato Portuale del 9/3/2010 con la quale  è stata approvata la normativa generale di Masterplan del Waterfront,  
2. La Deliberazione successiva (nel 2011) con la quale il Comitato Portuale ha approvato la disciplina di dettaglio per l’approvazione del nuovo Waterfront. 

Come dimostra in particolare la delibera del 2011 sulla disciplina di dettaglio, la procedura di approvazione del Waterfront tende a considerarlo un progetto unico che dovrà essere approvato in modo accelerato e senza una valutazione complessiva dei suoi impatti economici, ambientali e sociali non solo sul centro città ma sull’intero golfo spezzino.  

Ecco fino a quando il Sindaco e quindi la sua maggioranza non dichiarerà di impegnarsi formalmente a portare in Comitato Portuale la revisione della suddetta delibera le  dichiarazioni sopra citate nel documento della coalizione del centro sinistra saranno poco di più che aria fritta. 


GLI ALTRI PUNTI
Gli altri punti del documento del centro sinistra o sono pure petizioni di principio politichesi oppure costituiscono solo impegno ad adempiere ad obblighi di legge come sulla raccolta differenziata o sulla difesa idrogeologica.


CONCLUSIONI
Mi sembra chiaro che tutta la discussione di questi giorni sulle presunteaperture programmatiche” della coalizione di centro sinistra siano tutte dentro la logica ipocrita e che ha sempre caratterizzato l’inizio delle campagne elettorali di tutti questi anni.
L’obiettivo del PD o meglio del sistema di potere locale che si è costruito intorno alla sinistra spezzina in questi decenni è impedire che si costruiscano impegni programmatici frutto del confronto tra forze realmente autonome e indipendenti. 

Credo che alla luce di quanto sopra dimostrato, IDV, Federazione della Sinistra e la stessa SEL dovrebbero seriamente meditare sul loro futuro in questa città……. Ma temo che non lo faranno anzi ne sono praticamente certo, anche se su SEL una piccola speranza ce l'ho ancora! 

Comunque già da ora bisogna cominciare a pensare seriamente a costruire una nuova soggettività politica autonoma nella nostra città fuori dagli schemi distorti destra e sinistra e dentro i valori dell’ambiente e della solidarietà, della competenza, del rispetto della legge, del corretto esercizio delle funzioni  e della distinzione dei ruoli istituzionali. 
Sarà bene che cominciamo a parlarne seriamente!











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