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sabato 24 giugno 2023

Nuovi rigassificatori in Liguria Il Presidente Toti dimentica molte cose, gliele ricordiamo...

Il Presidente della Regione Liguria si dichiara disponibile a “ricevere” la nave rigassificatrice attualmente stazionata a Piombino alla scadenza dei 3 anni previsti dalla attuale autorizzazione dell’impianto ora collocato in Toscana.

Nella sua intervista al Secolo XIX di ieri (vedi titolo sopra riprodotto) il Presidente Toti parla come se fosse il padrone del territorio ligure e allo stesso tempo dimostra una notevole dose di superficialità e incompetenza sulla situazione di questi impianti: normativa, economica, energetica.

Certo il signor Toti ha dalla sua una normativa molto favorevole alla autorizzazione di questi impianti come ho spiegato QUI, soprattutto una normativa che realizza il sogno di questo personaggio politico (e non solo il suo quanti seguaci ha nella politica politicante di oggi): decidere lui cosa fare o non fare di un territorio come appunto fosse di sua proprietà.

Però insomma c'è un limite anche alla propria sconfinata presunzione perché se vuoi decidere per tutti, se vuoi fare il super Commissario almeno evita di dire cose inesatte perché ti rendi poco credibile come decisore.

Il post si divide in due parti: 

LA PRIMA PARTE più immediata risponde, punto per punto, alle dichiarazioni del Presidente della Regione Liguria;

LA SECONDA PARTE riassume, con rinvii a link di approfondimento, le prove che dimostrano il grave rischio, non solo ambientale ma anche economico ed energetico, di considerare il gas strategico per la c.d. transizione ecologica.

Iniziamo dalle questioni che non sono chiare al signor Toti come si evince dalla sua intervista:

 

LA PRIMA è che quando, il signor Toti, parla di incentivi legati ai rigassificatori dimentica che questi esistono già e che trattasi di soldi pubblici. I rigassificatori o meglio chi li gestisce si becca di già 30 milioni di euro anno fino al 2043 alla faccia dell’uso transitorio del gas indicato dai piani della UE per la neutralità climatica. Senza considerare che in questo modo aumentano invece di diminuire le sovvenzioni alle fossili come dimostra il Rapporto OCSE e AIE (agenzia internazionale per l’energia) che conferma il progressivo aumento degli incentivi alle fonti fossili (QUI). Il signor Toti rispetto a questo aspetto dimostra di non conoscere la recente Relazione (QUI) della Banca Europea degli investimenti (QUI) del 2022-2023 dove si afferma che gli investimenti per limitare il cambiamento climatico, pur in aumento, sono ancora ben al di sotto di quanto necessario per soddisfare l'obiettivo dell'Europa di zero emissioni nette entro il 2050. Secondo la Relazione nell'Unione europea sono necessari mille miliardi di euro all'anno per ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030.Si tratta di 356 miliardi di euro in più all'anno rispetto al periodo 2010-2020. Ma se continuiamo a dare soldi al gas…

 

LA SECONDA è che i c.d. benefici al territorio ligure potrebbero (visto che sempre di soldi pubblici si tratta (mancati introiti per i gestori coperti dagli incentivi statali), invece essere destinate ad interventi energetici di altro tipo. Come afferma il Parere del Comitato Economico e Sociale della UE (QUI) invece di basarsi su una compensazione continua, si chiede ai responsabili politici di incoraggiare e sostenere i cittadini, ponendoli nelle condizioni adeguate, affinché diventino prosumatori di energia e creino comunità energetiche locali, aiutandoli così a essere più indipendenti dai prezzi del mercato comune.

Sul ruolo degli investimenti nei territori il signor Toti dimostra di non conoscere la Relazione per il 2022-2023 (QUI) della Banca Europea degli Investimenti, dove si afferma che gli investimenti del governo locale (in infrastrutture digitali, ad esempio che c’entrano eccome con la transizione energetica) hanno un forte effetto positivo sul PIL e nello stimolare gli investimenti privati. Si tratta di investimenti che nascono dalle esigenze concrete dei territori e non vengono calati dall'alto come i grandi impianti energetici. La carenza di investimenti a livello locale fa il paio con quella di competenze adeguate, negli enti locali, a gestire progetti di transizione energetica e più in generale ecologica.

 

LA TERZA anche se trattasi di navi rigassificatrici queste saranno collocate a distanze molto ravvicinate aumentato in modo rilevante i rischi di incidenti, peraltro, in siti già fortemente penalizzati da presenze impattanti come Vado o il porto di Genova

 

LA QUARTA è che quando il signor Toti sostiene che una parte del gas del nuovo rigassificatore ligure potrà essere lasciato alle imprese liguri dimentica che le strutture contrattuali del mercato globale del GNL rimangono prevalentemente legate a contratti di lungo termine pluriennali (mediamente 20 anni), riducendo quindi i margini di flessibilità nel dirottare carichi da un punto all’altro e quindi da un utilizzatore all’altro.

 

LA QUINTA è che quando il signor Toti sostiene la necessità di una legge nazionale che definisca un sistema di incentivi per i territori che ricevano i rigassificatori, dimentica che questa legge c’è ed è dentro il sistema di autorizzazione di questi impianti. Il comma 15 articolo 29-quater del DLgs 152/2006 prevede convenzioni socioeconomiche tra gestori e rappresentanti dei territori. Peraltro non è possibile stabilire  un meccanismo universale di incentivi ai territori per questi impianti per il semplice motivo che ogni sito ha sue specificità che devono essere valutate caso per caso, semmai unica soluzione sarebbe rendere obbligatorio la suddetta convenzione ma fuori da logiche di incentivi a pioggia (vedi alla voce monetizzazione della salute) ma invece finanziamenti legati ai principi del risarcimento del danno ambientale secondo la Direttiva 2004/35 recepita in Italia attraverso gli articoli da 299 a 318 del TU ambiente DLgs 152/2006.

 

LA SESTA è che quando il signor Toti dichiara che il Piano Nazionale del Governo prevede un nuovo sito ligure per un impianto di rigassificazione oltre all’esistente di Panigaglia (SP) dimentica di dire che il Piano prevede dei criteri precisi che con i siti di Vado e porto di Genova non si sposano facilmente, anche perché deve rispettare la normativa di settore di derivazione europea. Svolgo solo un esempio: il punto 5.10.1 della sezione c) dell’allegato III al DLgs 257/2016 (che disciplina impianti come quelli di cui stiamo scrivendo) afferma, in relazione alla configurazione di una rete di distribuzione del GNL nel settore marittimo e portuale,  che: “ Le Autorità Portuali, nella loro veste di soggetti pubblici cui è affidata la gestione dei porti internazionali e nazionali di maggiore importanza in Italia, devono esprimere attenzione all'evolversi dei percorsi normativi legati alla futura  applicazione  della normativa MARPOL ANNEX VI e della Direttiva 2014/94/UE, soprattutto al fine di poter valutare per tempo le potenziali conseguenze, le ricadute, l'impatto sul settore portuale nonché le possibilità di sviluppo offerte, che deriveranno dall'applicazione di queste importanti novità regolamentari.

 

LA SETTIMA. Il signor Toti si fa bello affermando che lui vuole i rigassificatori in Liguria perché sono nell’interesse strategico nazionale. Intanto non ci avevano spiegato anche in Europa che il gas serve solo per la transizione alle rinnovabili, ora è diventato improvvisamente strategico e per quanto: 20 anni, 30 anni, 50 anni?

Ma davvero questo gnl è così strategico? Soprattutto è davvero utile per il nostro Paese che arranca (QUI) ancora oggi sulle fonti rinnovabili (unica vera scelta strategica non solo ambientale ma anche economica e geopolitica). 

Qui si apre, per chi ha voglia di approfondire la seconda parte del post...

 

 

 


 

PARTE II

GLI STUDI E I DOCUMENTI UFFICIALI CHE DIMOSTRANO COME IL GAS NON SIA STRATEGICO DA OGNI PUNTO DI VISTA: AMBIENTALE, ENERGETICO ECONOMICO

 

Nella seconda parte di questo post dimostro che la risposta a questa domanda è No non è e soprattutto non deve essere strategico né per l’Italia né per la UE, invece sicuramente utile per i produttori di gnl (non solo Russia peraltro) e gestori del ciclo del gas.

 

I RIGASSIFICATORI DI CUI SI PARLA NON SERVONO ALLA EMERGENZA ENERGETICA ATTUALE MA SOPRATTUTTO ALLONTANANO GLI OBIETTIVI DELLA NEUTRALITÀ CLIMATICA

1. il Gestore dei Mercati Energetici in un suo report (QUI) del giugno 2020 ha dimostrato che le nuove infrastrutture per il GNL non serviranno per affrontare l’emergenza Ucraina. Due sono le questioni critiche che questo rapporto affronta:

1.1 i tempi lunghi di realizzazione di rigassificatori a terra (oltre tre anni) mentre quelli offshore meno ma solo se si va in deroga alle norme ambientali suddette

1.2. la situazione mondiale della produzione di gas liquido: La capacità di rigassificazione mondiale risulta nettamente superiore a quella di liquefazione, oltre il doppio e pari a 993 Mt. Il differenziale molto ampio fra capacità di rigassificazione e importazioni di GNL spiega perché, anche nel 2021, il tasso di utilizzo medio dei rigassificatori, a livello mondiale, si sia attestato al 37,5%, in linea con il 2020, ma leggermente più basso del 2019 (38,6%). Morale il rischio è di costruire rigassificatori velocemente senza avere il gnl oppure per averlo pagarlo a prezzi elevati vista la carenza di offerta rispetto alla domanda.

 

2. il Parlamento UE ha approvato una Risoluzione del 21 ottobre 2021 dove si afferma che la produzione e il trasporto di gas naturale liquefatto non solo sono estremamente inefficienti, se si considerano le perdite di energia dovute alla liquefazione e al raffreddamento, ma contribuiscono anche ad aumentare in maniera esponenziale le emissioni di metano del settore del petrolio e del gas.

 

3. Piano REPowerEU (testo piano QUI) che mira a ridurre rapidamente la dipendenza della UE dai combustibili fossili russi, afferma di aggiunte “limitate alle infrastrutture del gas”.

 

4. La Corte dei Conti UE ha spiegato (QUI) che gli incentivi alle fossili bloccano le rinnovabili

 

5. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha chiarito (QUI) che nel 2021 gli incentivi alle fossili sono raddoppiati nel mondo.

 

6. Il Rapporto (QUI) delle Accademie scientifiche nazionali degli Stati membri della UE (EASAC) sul non futuro del gas per la transizione alla neutralità climatica. Sulla non strategicità del gas nella transizione ecologica vedi anche QUI.

 

7. recentemente perfino il Comitato delle Regioni della UE in un suo Parere (QUI) ha affermato la necessità: "che qualsiasi azione a breve termine, come l’aumento delle importazioni di GNL, deve essere provvisoria e non dovrebbe creare nuove situazioni di «blocco da fornitore» cioè situazioni in cui i consumatori e/o acquirenti possono essere costretti a stare con un determinato fornitore o affrontare grandi costi di commutazione. Osserva che gli investimenti infrastrutturali dovrebbero essere «pronti per il gas verde», per consentire di prepararsi alla neutralità climatica con l’idrogeno e altri combustibili rinnovabili".

8. La Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il Regolamento (UE) 2021/241 (che ha introdotto Dispositivo per la ripresa e la resilienza da cui i vari PNRR degli Stati Membri) introduce al Regolamento 2021/241 (testo attuale Regolamento 2021/241 QUI) un apposito capo III-bis dedicato al Piano REPowerEU (QUI). Tra gli emendamenti si veda in particolare quello che all’articolo 4 paragrafo 1 introduce l’obiettivo per cui i PNRR debbano mirare a: “una riduzione significativa della dipendenza dai combustibili fossili e mediante un maggiore utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili, un incremento dell'efficienza energetica e della capacità di stoccaggio dell'energia”.


10. Report 2023 (QUI) della Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) sulle ultime stime delle emissioni provenienti dal settore metano – attingendo ai dati e alle letture più recenti dei satelliti e delle misurazioni terrestri – e i costi e le opportunità per affrontare queste emissioni. 

Il Rapporto conferma come le emissioni di metano costituiscano uno dei fattori principali nella crisi climatica in atto.

 

 

I RIGASSIFICATORI E IL MERCATO DEL GAS

1. Diversi istituti di ricerca, da Bruegel (QUI) a IEEFA (QUI) a Rystad (QUI), hanno dimostrato che

1.1 l’offerta continuerà a faticare a tenere il passo ad una domanda che corre veloce. Per Rystad, nel 2022, a fronte di una domanda di GNL pari a 436 Mt, l’offerta sarà solo di 410 Mt. Ancora oggi è indisponibile una parte di capacità di liquefazione a causa di manutenzioni, guasti o mancanza di materia prima. Affermano gli studi: "Pensare che vi si possa sopperire a breve con nuovi progetti appare velleitario". Per quanto, infatti, l’impennata della domanda abbia ridato vigore a progetti che sembravano ormai dimenticati, realizzare infrastrutture di tale portata richiede tempi inevitabilmente lunghi (i primi si attendono non prima del 2024). Inoltre, i costi sono lievitati negli ultimi due anni almeno del 25% a causa del caro prezzi che sta interessando ogni tipo di materia prima (ad es. il costo dell’acciaio che serve a produrre i tanker di stoccaggio di un impianto di GNL è aumentato di oltre 10%, mentre quello del nickel è cresciuto di oltre il 40% da febbraio 2022)17. 

1.2. le strutture contrattuali del mercato globale del GNL rimangono prevalentemente legate a contratti di lungo termine pluriennali (mediamente 20 anni), riducendo quindi i margini di flessibilità nel dirottare carichi da un punto all’altro.

1.3. il mercato dovrà fare i conti con prezzi che verosimilmente rimarranno molto elevati sul lungo periodo. Più dubbi che certezze, quindi, contraddistinguono i prossimi mesi, che rischiano di rivelarsi difficili, specie se il conflitto fra Russia e Ucraina dovesse prolungarsi oltremodo.  Non a caso il punto 42 delle premesse alla Direttiva 94/2014/UE (sulle infrastrutture per lo stoccaggio del GNL ai fini del trasporto marittimo, vedi paragrafo successivo del post) afferma come sia opportuno basare la decisione sull'ubicazione dei punti di rifornimento per il GNL nei porti su un'analisi costi-benefici. 

 

2. Enea nella sua analisi trimestrale (II e III trimestre 2022) abbia sottolineato che:

2.1. Il boom del GNL: nel II trimestre il GNL statunitense è arrivato a rappresentare oltre 1/4 dell’import totale di gas naturale dell’UE 28 (Regno Unito incluso). Tutto questo rischia strategicamente di creare problemi per il raggiungimento dei nuovi obiettivi UE: passaggio da 40% al 55% di riduzione di gas serra entro il 2030.

2.2. Rischi adeguatezza sistema gas UE: l’offerta globale di GNL è attesa crescere di soli 20 mld m3 nel 2023 (molto meno del previsto calo addizionale delle forniture russe) e poco di più nel 2024, mentre una nuova ondata di capacità di liquefazione è attesa solo dal 2025, per le ridotte decisioni di investimento degli anni passati. 

 

3. Newsletter di Dicembre 2022 (QUI) del Gestore dei Mercati Energetici (QUI) dove si afferma che per i Paesi della UE, il rischio è che la necessità di grandi quantità di gas e in particolare di GNL comporti nell’immediato grandi investimenti pubblici in infrastrutture che rischiano di entrare in rotta di collisione con:

3.1. la sempre maggiore rigidità dei contratti a lungo termine nell’approvvigionamento del GNL rischiando di rendere gli impianti nuovi o ampliati a rischio carenza GNL
3.2. gli obiettivi della decarbonizzazione da qui al 2030 che rischiano di far diventare i nuovi impianti stranded assets, letteralmente beni incagliati!

 

4. Newsletter di Marzo 2023 (QUI)del Gestore Mercati Energetici affronta il tema delle prospettive del gas ed in particolare del GNL in chiave UE ma non solo:

3.1.  GNL dagli USA ha sostituivo in gran parte quello Russo ma con costi molto maggiori visto la tipologia diversa della formazione dei prezzi del gas tra la UE (mercato spot) e i mercati asiatici (contratti di lungo periodo) spostando grosse quantità di GNL verso la UE in una fase di riduzione della domanda di gas soprattutto dalla Cina;

3.2. sul lato della offerta di GNL la situazione non è rosea in quanto gli impianti sono sovrasfruttati (soprattutto quelli di liquefazione) e questo potrebbe comportare interruzione delle forniture soprattutto se ripartirà come probabile la domanda cinese.


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