La Commissione UE ha presentato un documento (QUI e per
la presentazione vedi QUI)
che costituisce una valutazione d'impatto dettagliata sui possibili percorsi
per raggiungere la neutralità climatica nell'Unione europea entro il 2050,
sulla base della quale raccomanda
di ridurre del 90% le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2040 rispetto
ai livelli del 1990.
L’obiettivo è nettamente positivo pur con ombre, intanto
perchè manca una data precisa per la fine delle fossili e un piano preciso per
la loro eliminazione, ma soprattutto resta il punto interrogativo (QUI) delle
prossime elezioni europee che con una vittoria delle forze conservatrici
potrebbe impedire la approvazione definitiva di quella che per ora resta una
Raccomandazione. Mentre già due anni fa un Rapporto IPCC afferma che il tempo a disposizione per intervenire sui mutamenti climatici "sta per scadere" QUI.
Il post che segue nella prima parte fornisce una sintesi
schematica del documento della Commissione UE per poi pubblicare una ampia
traduzione dello stesso…
SINTESI PUNTI PRINCIPALI DEL
DOCUMENTO DELLA UE
La Valutazione mette a confronto tre scenari individuando nel terzo il migliore per raggiungere gli
obiettivi di neutralità climatica (riduzione del 90-95% delle emissioni entro
il 2040)
La Valutazione sottolinea i seguenti elementi:
1. il rischio materie prime per la
transizione visto che la domanda di queste aumenterà esponenzialmente
soprattutto nello scenario 3 (per una analisi della problematica vedi apposita
sezione di questo blog QUI)
2. la necessità di predisporre misure
per l’impatto sociale della transizione sulle attività energivore da chiudere o
trasformare
3. necessari investimenti in tutti
gli scenari fino al 3,2% del PIL mentre si dovrebbe ridurre il costo delle
importazioni delle fossili (ma per ora non è così vista la opzione gas nella UE
dopo la crisi della guerra in Ucraina)
4. i costi dettati dagli eventi
estremi climatici sono già significativi e quindi aumenteranno in modo esponenziale
se non si agisce: Gli eventi estremi legati al clima sono aumentati tra il 1980
e il 2022, causando 220 000 morti e 650 miliardi di euro di perdite economiche
nell'UE nel periodo, di cui circa 170 miliardi di euro solo negli ultimi 5 anni
5. sulle tecnologie per i tre
scenari si prevede di privilegiare quelle che usano fonti rinnovabili (ma la UE
ha già fatto una parziale marcia indietro su questo vedi QUI) ma si
prevede anche la cattura del carbonio (per una analisi critica vedi QUI) e
soprattutto il nucleare nella versione piccoli reattori modulari
(SMR)
6. si punta anche sull’efficienza
energetica prevedendo un progetto di tassazione della energia per promuovere
l’efficientamento energetico, in primo luogo degli edifici che costituiscono il
42% del consumo finale di energia, vedi per ora nuova Direttiva sulla
efficienza energetica (QUI).
7. si prevede di mantenere un
consumo significativo delle fossili per usi non energetici vedi produzione di
materie prime
8. il gas mantiene un ruolo
importante anche se si andrà verso su combustibili
liquidi e i gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio riconvertendo la
rete di petroli e gas verso gli e-fuel (carburanti sintetici), i biocarburanti
avanzati e l’idrogeno rinnovabile e a basso contenuto di carbonio.
9. per decarbonizzare i settori
più energivori e difficili da trasformare si prevedono alleanze industriali e
cluster industriali simbiotici, come le valli dell’idrogeno che possano
garantire tecnologie meno costose alle industrie energivore
10. favorire i necessari investimenti
privati con la Piattaforma Tecnologie Strategiche per l’Europa (STEP - QUI) che mira
a migliorare il coordinamento dei finanziamenti per sfruttare ulteriormente gli
investimenti strategici nelle tecnologie pulite e biotecnologiche.
11. massimizzare
il bilancio del Fondo per l’innovazione (ETS - QUI) fino
al 2028 anticipando l’impegno dei fondi disponibili
TRE SCENARI OBIETTIVO
L'obiettivo
proposto si basa su un'approfondita valutazione d'impatto [NOTA 1].
In particolare, l’analisi si basa su scenari che riflettono politiche e misure
fino al marzo 2023. Gli Stati membri presenteranno i loro piani nazionali
finali per l’energia e il clima nel 2024, che potrebbero includere misure
aggiuntive.
La Valutazione della Commissione UE ha esaminato in dettaglio le implicazioni di tre opzioni obiettivo per il 2040:
- Opzione 1, una riduzione fino
all'80% rispetto al 1990, coerente con una traiettoria lineare tra il 2030 e il
2050 [NOTA 2];
- Opzione 2, una riduzione
dell'85-90%, compatibile con il livello di riduzione netta dei gas serra che si
otterrebbe se l'attuale quadro politico fosse esteso al 2040
- Opzione 3, riduzione del 90-95%.
GERARCHIA TRA I TRE SCENARI RISPETTO ALLE
CONSEGUENZE SULLA SOSTENIBILITÀ
Per
la Valutazione presentata dalla Commissione esiste una gerarchia delle
conseguenze di sostenibilità tra le varie opzioni sopra elencate.
L’Opzione 3 è accompagnata da investimenti più rapidi per
l’implementazione di nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio come la produzione
di idrogeno mediante elettrolisi, la cattura e l’uso del carbonio e la
rimozione del carbonio industriale tra il 2031 e il 2040 rispetto all’Opzione
2.
L’Opzione 1 lascia in gran parte l’implementazione delle
nuove tecnologie al 2041-2041-2050, e rischia quindi di non raggiungere la
neutralità climatica entro il 2050.
L’opzione 3 prevede la grande quantità di rimozioni di
carbonio necessarie per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e per
produrre emissioni nette negative successivamente.
In
particolare, l’opzione 3 è l’unica opzione che riduce al minimo le
emissioni totali di gas serra immesse nell’atmosfera ed è in linea con le
disposizioni della legge europea sul clima per presentare un bilancio di gas
serra che non metta a rischio gli impegni dell'UE nell'ambito dell'accordo di
Parigi.
La
opzione 3 è l’unica opzione che corrisponde al parere dell’ESABCC (QUI). Si fa riferimento alla
Consulenza scientifica per la determinazione di un obiettivo climatico a
livello dell’UE per il 2040 e di un bilancio per i gas a effetto serra per il
2030-2050 (QUI).
QUESTIONE MATERIE PRIME
Con una maggiore azione nel decennio 2031-2040, l’Opzione 3
comporta anche fabbisogni moderatamente più elevati di materie prime (e meno
nel decennio successivo) e, se le nuove tecnologie non vengono diffuse abbastanza
velocemente, aumenta il rischio di potenziali compromessi ambientali, in
particolare in termini di utilizzo del territorio e ruolo della biomassa nel
sistema energetico.
TRANSIZIONE GIUSTA
Sebbene la differenza tra le opzioni in termini di costi per
le famiglie sia limitata (in particolare grazie alla maggiore efficienza
energetica nell’opzione 3 che limita gli acquisti di energia), il quadro
politico post-2030 dovrebbe includere misure politiche adeguate a garantire
prezzi energetici accessibili e l’accesso a soluzioni decarbonizzate. Le
misure ridistributive saranno essenziali per affrontare gli impatti sociali in
modo che nessuno venga lasciato indietro.
QUALI INVESTIMENTI PER LE TRE OPZIONI
Secondo la Valutazione della Commissione UE per tutte e tre
le opzioni il fabbisogno di investimenti del sistema energetico ammonta in
media a quasi 660 miliardi di euro (pari al 3,2% del PIL) all’anno sull’intero
periodo (contro 250 miliardi di euro nel periodo 2011-2020, ovvero l’1,7% del
PIL, un decennio con investimenti relativamente bassi in energetico)
e la spesa annua nei trasporti [NOTA 3] per
circa 870 miliardi di euro (pari al 4,2% del PIL, una percentuale del PIL
simile a quella del periodo 2011-2020). L’opzione 3 anticipa
alcuni investimenti nel sistema energetico al 2030, con un investimento medio
annuo di 710 miliardi di euro nel periodo 2031-2040.
Il costo delle importazioni di combustibili fossili
diminuisce significativamente con l’Opzione 3, arrivando a meno dell’1,4% del
PIL entro il 2040 e a meno dello 0,6% nell’ultimo decennio (contro il 2,3% nel
periodo 2010-2021 e il 4,1% nel 2022 durante la recente crisi energetica), risparmiando
circa 2,8 trilioni di euro nel periodo 2031-2050.
COSTI SE NON SI AGISCE IN NESSUNA DELLE TRE
OPZIONI
Sia
sufficiente partire dai costi già subito dagli eventi naturali dovuti ai
mutamenti climatici in corso.
I
costi e gli impatti umani dei cambiamenti climatici sono grandi e in crescita. Gli eventi estremi
legati al clima sono aumentati tra il 1980 e il 2022, causando 220 000 morti e
650 miliardi di euro di perdite economiche nell'UE nel periodo, di cui circa
170 miliardi di euro solo negli ultimi 5 anni (QUI). Non a caso nel
febbraio 2024 è stato deciso di aumentare la riserva di solidarietà e per gli
aiuti d'urgenza dell'UE di 1,5 miliardi di EUR per il periodo 2024-2027 (ovvero
in aggiunta agli 1,2 miliardi di EUR all'anno previsti dal QFP originale). Si stima inoltre che nel
2022 siano andate perdute 61 000 vite umane a causa del caldo, cifra superata
solo dalle ondate di caldo del 2003, che hanno causato 70 000 morti (QUI e QUI).
I
suddetti costi potrebbero ridurre il PIL di circa il 7% entro la fine
del secolo. Nel periodo 2031-2050, il costo cumulativo aggiuntivo del Pil
di un percorso che porti a un peggioramento del riscaldamento globale potrebbe
ammontare a 2,4 trilioni di euro nell’Ue, rispetto ai costi previsti da un
percorso compatibile con l’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi.
La valutazione d’impatto della Commissione UE quindi, stima che il raggiungimento dell’obiettivo del 90% potrebbe ridurre le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico da 466.000 all’anno nel 2015 a 196.000 all’anno nel 2040, con una relativa riduzione dei costi da circa 1.700 miliardi di euro nel 2015 a 670 euro. miliardi nel 2040.
SCENARI DELLE TECNOLOGIE ENERGETICHE
La
Valutazione di Impatto della Commission UE privilegia le tecnologie che usano
le fonti rinnovabili ma non esclude la cattura del carbonio ma anche la
diffusione di piccoli reattori modulari (SMR) che comporterà di fare leva sulle
capacità di produzione e innovazione dell’UE per accelerare la realizzazione
dei primi progetti SMR nell’UE entro l’inizio del 2030 secondo i più elevati
standard di sicurezza nucleare, sostenibilità ambientale e competitività
industriale. Non solo la Valutazione di Impatto mette sullo stesso FR e
nucleare considerate entrambe fonti flessibili e pulite!
Nello
stesso tempo si punta sulla efficienza energetica come principio base della
transizione ecologica. In questo si parla nel documento della Commissione di un
progetto di tassazione della energia per promuovere l’efficientamento
energetico, in primo luogo degli edifici che costituiscono il 42% del consumo
finale di energia.
ELETTRIFICAZIONE MOTORE DELLA TRANSIZIONE
ENERGETICA
Puntando
per coprire i nuovi consumi su fonti rinnovabili ma anche nucleare
Carbone
entro il 2040 ridotte del 80%.
GAS
La struttura del mercato del gas cambierà in modo
significativo, con un ruolo crescente per i combustibili liquidi e i gas
rinnovabili e a basse emissioni di carbonio. Le
infrastrutture del gas dovranno adattarsi alla produzione decentralizzata e una
quota significativa della rete di petrolio e gas potrebbe essere gradualmente
riconvertita per gli e-fuel, i biocarburanti avanzati e l’idrogeno rinnovabile
e a basso contenuto di carbonio.
Gli usi non energetici, come le materie prime per la
produzione, rappresenterebbero circa un terzo del restante consumo di
combustibili fossili. Per allora, gli inefficienti sussidi ai combustibili fossili
che non affrontano la povertà energetica o la semplice transizione avrebbero
dovuto essere gradualmente eliminati.
CLUSTER INDUSTRIALI SIMBIOTICI PER LA TRANSIZIONE
Interessante
è questo passaggio della Valutazione di Impatto della Commissione UE:
La
politica industriale dovrebbe rafforzare quei settori che sono necessari per la
transizione verde, ma che potrebbero essere messi in discussione da questa
transizione poiché sono più difficili da decarbonizzare e quindi falliranno
senza un’attenzione e un sostegno mirati e condizionati. Gli esempi potrebbero
includere alleanze industriali e cluster industriali simbiotici, come le valli
dell’idrogeno, all’interno dell’UE e dei suoi vicini. Tali cluster aiutano i
fornitori di tecnologie pulite ad ampliare le proprie attività e a migliorare
la propria redditività commerciale fornendo diversi acquirenti industriali
all’interno di un cluster, mentre l’industria manifatturiera potrebbe
decarbonizzare le proprie operazioni in modo più efficace e a un costo
inferiore garantendo l’accesso a tecnologie pulite e condivisione dei costi.
Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alla creazione di mercati guida
per le tecnologie e i prodotti puliti in Europa, abbracciando, tra gli altri,
la circolarità e i prodotti biologici di origine sostenibile.
TRASPORTI E ALIMENTI
Atri
due capitoli della Valutazione di Impatto riguardano:
1.
Decarbonizzare
i trasporti e migliorare la mobilità. Nel settore dei trasporti, l’attuazione
delle misure “Fit for 55”, che combina soluzioni tecnologiche e carbon pricing,
nonché un sistema di trasporto multimodale efficiente e interconnesso, sia per
i passeggeri che per le merci, consentirà di ridurre le emissioni di quasi
l’80% nel 2040 rispetto al 2015.
2.
Terra, cibo e bioeconomia Garantire una produzione alimentare
climaticamente neutra e rafforzare i settori della bioeconomia Garantire una
produzione alimentare sufficiente, accessibile e di qualità in Europa è di
importanza strategica. Allo stesso tempo, gli agricoltori e i silvicoltori europei
offrono molteplici servizi vitali per la società, l’ambiente e l’economia
dell’UE.
Garantiscono la produzione di alimenti primari e di materiali
di origine biologica, sono al centro della bioeconomia e delle catene del
valore del sistema alimentare e svolgono un ruolo fondamentale nel garantire la
sicurezza alimentare. In quanto gestori del territorio, sono essenziali anche per
garantire servizi ecosistemici come la protezione e il ripristino della
biodiversità, la rimozione del carbonio o l’adattamento ai cambiamenti
climatici.
RUOLO DEGLI INVESTIMENTI PRIVATI PER LA TRANSIZIONE EFFICACE
L’UE ha una base solida su cui costruire. Il
quadro finanziario sostenibile dell’UE ha già contribuito a migliorare la trasparenza
delle decisioni aziendali delle imprese e ad aumentare il contributo del
settore finanziario alla transizione. Questo quadro continuerà a essere
perfezionato e sviluppato per le esigenze di un numero maggiore di attori,
compresi quelli nelle prime fasi della transizione, al fine di massimizzarne
l’impatto. Tuttavia, la transizione non sarà raggiunta soltanto attraverso la
prevedibilità e la regolamentazione; L’Europa deve diventare più attraente per
gli investimenti privati. Innanzitutto, l’Unione dei mercati dei capitali
dell’UE deve essere approfondita per liberare il potenziale di 470 miliardi di
euro di finanziamenti privati annuali per le imprese in tutte le fasi del loro
sviluppo, compresi i capitali di rischio mirati a raggiungere gli obiettivi di
sostenibilità dell’UE e gli investimenti sostenibili a lungo termine per l’UE
nella transizione climatica (QUI).
La
proposta Piattaforma Tecnologie Strategiche per l’Europa (STEP), ad esempio,
mira a migliorare il coordinamento dei finanziamenti per sfruttare
ulteriormente gli investimenti strategici nelle tecnologie pulite e
biotecnologiche.
FINANZA PER LA TRANSIZIONE
Nel complesso, nei prossimi anni sarà necessario un approccio
europeo alla finanza, in stretto coordinamento con gli Stati membri, la Banca
europea per gli investimenti e le istituzioni finanziarie per garantire
condizioni di parità in tutto il mercato unico. Date
le sfide legate all’accelerazione della diffusione delle tecnologie a zero
emissioni nette, l’intervento a livello dell’Unione aiuta a coordinare le
risposte tra gli Stati membri. La recente controgaranzia (QUI) di 5
miliardi di euro della Banca europea per gli investimenti per progetti di
energia eolica, ad esempio, dovrebbe generare 80 miliardi di euro di
investimenti. Ciò dimostra il merito di una discussione con gli Stati
membri su come tali innovativi strumenti finanziari dell’UE possano ridurre i
rischi degli investimenti strategici nella nostra economia in modo
tecnologicamente neutro.
RICERCA, INNOVAZIONE E COMPETENZE
Il
solo programma Orizzonte Europa (QUI) stanzierà oltre 30
miliardi di euro (almeno il 35% del suo bilancio) all’azione per il clima.
FONDO INNOVAZIONE ETS
I ricavi derivanti dalla fissazione del prezzo del carbonio
rappresentano una chiara fonte di finanziamento per la diffusione di tecnologie
e soluzioni innovative a basse emissioni di carbonio. Dalla
sua creazione nel 2005, l’ETS ha generato oltre 180 miliardi di euro, la
maggior parte dei quali va agli Stati membri. Gli
Stati membri dovrebbero essere incentivati a investire queste entrate in
riforme strutturali lungimiranti che accelerino significativamente la
produzione di apparecchiature innovative a tecnologia pulita e dimostrino e
sostengano l’implementazione tempestiva di soluzioni industriali prossime allo
zero. A livello dell’UE, il Fondo per l’innovazione ETS dell’UE fornisce uno
strumento strategico per sostenere e ampliare l’innovazione nelle tecnologie a
zero emissioni nette verso la piena maturità tecnologica e commerciale. Sta diventando
uno strumento chiave per attuare la strategia industriale del Green Deal
dell’UE.
Nelle prime tre fasi, il Fondo per l’innovazione ha stanziato
6,5 miliardi di euro a circa 100 progetti pilota e impianti dimostrativi per
tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. La
quantità e la distribuzione settoriale delle domande al Fondo per l’innovazione
mostrano un forte impegno degli attori industriali in questa trasformazione e
una riserva di progetti promettenti e abbondanti. Il
forte eccesso di adesioni a tutti gli inviti a presentare proposte su larga
scala richiede un aumento dei finanziamenti disponibili. Ad
esempio, nelle prime due tornate di candidature i progetti hanno richiesto
finanziamenti per 33,8 miliardi di euro, per un budget totale di 1,1 miliardi
di euro.
L’industria dell’UE ha chiaramente il know-how, ma anche la
sfida per investire nella nuova rivoluzione industriale, per la quale il Fondo
per l’innovazione può rappresentare un motore a livello UE e allineato al
mercato unico per investimenti efficienti in termini di costi. La
Commissione cercherà pertanto di massimizzare il bilancio del Fondo per
l’innovazione fino al 2028 anticipando l’impegno dei fondi disponibili. La
Commissione rafforzerà inoltre le sinergie con altri strumenti e svilupperà il
Fondo per l’innovazione come piattaforma, attraverso aste per aiutare gli Stati
membri a selezionare e sostenere i progetti più promettenti con fondi nazionali
in modo economicamente vantaggioso. Approcci innovativi, come le “aste come servizio”,
rappresentano un modo promettente per selezionare i progetti più competitivi ed
efficaci dal punto di vista ambientale in tutto il mercato unico, senza
distorsioni della concorrenza e nel rispetto delle norme sugli aiuti di Stato.
[NOTA 1]
L’analisi si basa su scenari che riflettono politiche e misure fino a marzo
2023. Gli Stati membri presenteranno i loro piani nazionali finali per
l’energia e il clima nel 2024, che potrebbero includere misure aggiuntive.
[NOTA 2]
Coerentemente con la traiettoria di cui all’articolo 8 della legge europea sul
clima (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32021R1119) ,
una traiettoria lineare tra l’obiettivo concordato al 2030 e la neutralità
climatica nel 2050, raggiungendo circa il 78% nel 2040.
[NOTA 3] Gli
investimenti nel settore dei trasporti riflettono le spese per veicoli,
materiale rotabile, aerei e navi, nonché per le infrastrutture di ricarica e
rifornimento. Non coprono gli investimenti nelle infrastrutture a sostegno
della mobilità multimodale e del trasporto urbano sostenibile. In
particolare, i costi di acquisto dei veicoli privati rappresentano circa il 60%
del totale.
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