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lunedì 6 febbraio 2023

Tumori in Italia in aumento, ma gli studi su quelli da inquinamento sono insufficienti

Un nuovo Rapporto (QUI) sul cancro in Italia conferma il ruolo dell’inquinamento fino a 12,6 morti evitabili ogni 100.000 abitanti che vanno a integrarsi con quelli da fattori di rischio comportamentali. Ma il dato significativo in generale, visto il legame che spesso sussiste tra i diversi fattori di rischio ambientali, comportamentali e genetici, è nell’aumento delle diagnosi di tumori nel 2022 390.770 contro le 376.000 del 2020.

 

 

CHI HA ELABORATO IL RAPPORTO

Il Rapporto è nato dalla collaborazione tra AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, ONS (Osservatorio Nazionale Screening), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica), il volume costituisce un supporto di grande valore per il Servizio Sanitario Nazionale, per il Ministero della Salute e, indubbiamente, per i pazienti oncologici, ai quali, mai come adesso, è necessario offrire le pratiche migliori di prevenzione, cura e assistenza.

 

 

DATI GENERALI SULLA EVOLUZIONE DEI TUMORI IN ITALIA

La stima del numero di nuovi casi di tumore nel 2022, in Italia, è stata effettuata partendo dai dati puntuali della International Agency for Research on Cancer (IARC, Lione) per gli anni 2020 e 2025. In questo periodo, la IARC stima che, in Italia, il numero complessivo di nuove diagnosi (esclusi i tumori della cute non melanoma) passi, negli uomini, da 199.500 a 213.800 e, nelle donne, cresca da 183.200 a 189.500. Nel 2022 in Italia, saranno 390.700 le nuove diagnosi di tutti i tumori (205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne). Erano 376.600 (194.700 negli uomini e 181.900 nelle donne) nel 2020.

L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti.

 

 


 

FATTORI DI RISCHIO

Per quanto riguarda l’Italia, le stime del GBD Study indicano nel 45,2% (IC 95%: 41,5%-49,6%) la quota di morti per tumori attribuibili a fattori di rischio evitabili: si tratta di circa 81.000 morti oncologiche evitabili (sul totale delle 180.000 annuali per cancro) attraverso il controllo dei principali fattori di rischio, equivalenti a 57,8 casi/100.000 abitanti per tutti i fattori di rischio, in termini di tassi standardizzati di mortalità oncologica evitabile (Tab. 4). I fattori di rischio comportamentali e, quindi, modificabili sono ritenuti responsabili ogni anno di circa 46,1 morti evitabili di tumore ogni 100.000 abitanti: appunto fumo di tabacco, consumo di bevande alcoliche e obesità/sovrappeso. Alla sindrome metabolica vengono attribuite 13,5 morti evitabili di tumore ogni 100.000 abitanti, mentre sono 12,6 morti evitabili di tumore ogni 100.000 abitanti quelle attribuite a fattori occupazionali o ambientali (Tab. 4).


  

AMBIENTE E CANCRO

Il Rapporto conferma un dato inquietante che dimostra come sul rapporto cancro e inquinamento gli studi non siano ancora sufficientemente attendibili.

Afferma infatti il Rapporto: “Abbiamo informazioni sulla tossicità solo per una minoranza delle sostanze, e sappiamo poco di che cosa succede quando queste si trovano in miscele, come abitualmente avviene…”

 

Inquinanti cancerogeni secondo l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro(IARC)

Il programma delle Monografie della IARC ha classificato come cancerogeni per l’uomo (gruppo I secondo i loro criteri) i seguenti contaminanti ambientali o miscele: inquinamento atmosferico, particolato PM2.5, amianto, fumo passivo, arsenico, alcune diossine, PCB (bifenili policlorurati), acido aristolochico, lindano, cadmio, nickel, cromo esavalente, radon, benzopirene, benzene, berillio, erionite, formaldede, aflatossine e radiazioni solari.

 

Classificazione IARC incompleta

La classificazione è imperfetta perché spesso non si hanno informazioni accurate sulla presenza nell’ambiente; per esempio per molti cancerogeni occupazionali, oltre a quelli elencati, non è nota o ben documentata la presenza nell’ambiente. Inoltre, questa lista è con tutta probabilità incompleta a causa dei tempi lunghi che sono richiesti alla conduzione di ricerche epidemiologiche. Un numero molto più elevato di sostanze che contaminano l’ambiente è stato classificato dai gruppi di lavoro IARC come potenzialmente cancerogeno sulla base di studi sperimentali negli animali e di limitate prove epidemiologiche

 

I limiti delle stime sulle morti per tumori da inquinamento

Secondo il Rapporto le stime spesso non tengono conto della elevata inaccuratezza con cui le esposizioni ambientali vengono abitualmente misurate. Non è molto difficile indagare gli effetti del fumo di sigarette, un’esposizione frequente e facilmente misurabile: c’è un certo margine di errore, ma limitato rispetto a capire a quanti PCB un individuo è esposto o peggio ancora quantificare classi intere di inquinanti.

Per gli inquinanti ambientali il problema rilevato dal Rapporto è che perfino la misurazione biochimica o molecolare (per esempio con spettrometria di massa) può non essere sufficiente a quantificarle. Si veda in particolare i POP (composti organici persistenti - QUI) che persistono estremamente a lungo nell’ambiente ma a concentrazioni basse o molto basse. In pratica gli strumenti a disposizione per indagarle sono ancora imperfetti.

 

 

UN METODO DI DIVERSO PER STUDIARE GLI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO NELLO SVILUPPO DEI TUMORI

Il Rapporto sviluppa il concetto di esposoma vale a dire lo studio degli effetti di tutte le esposizioni esterne a partire dal concepimento, attraverso il perfezionamento delle tecniche di misurazione (per esempio con tecnologie omiche - QUI).

Conclude il Rapporto sulla importanza nel tenere conto della natura sistemica dei problemi, del fatto cioè che un approccio analitico, sostanza per sostanza, è troppo lento di fronte al loro numero e all’entità della loro presenza nell’ambiente. Per esempio, la “massa antropogenica”, cioè il volume totale dei manufatti di origine umana, inclusi plastiche, metalli e cemento, è più o meno pari a quello di tutti i viventi messi insieme, eppure gli studi sugli effetti tossici, per esempio delle plastiche sulle cellule umane, sono ancora limitati.

 

 

 

 

 

 

 

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