Come
è ormai noto una delle questioni più
controverse, della querelle sul progetto Buren Vannetti di Piazza Verdi, è quella relativa alla carenza di
documentazione, sulla età di
collocazione dei filari di pini, prodotta
dal Comune, sia nella persona del Direttore
delle Istituzioni Culturali che degli uffici preposti.
Questa
carenza documentale è stata rilevata sia nella relazione che accompagnava
il bando di selezione del progetti
di riqualificazione della piazza, sia nel progetto stesso, che nelle lettere di risposta degli uffici
Comunali alla richiesta di sospensione
della esecuzione del progetto da parte della Direzione Regionale dei
Beni Culturali.
Scriveva
ancora lo scorso 20 giugno, il responsabile comunale del procedimento relativo
al progetto in oggetto, che : “ Pare altresì che le essenze arboree poste
sull’asse longitudinale della Piazza abbiano subito nel tempo impianti e rimaneggiamenti così che l’età delle essenze arboree ivi
presenti potrebbero avere meno di 70 anni”….. “pare” sic!
Solo
qualche giorno successivo (inizio
luglio) all’invio di quella lettera, la
Direttrice delle Istituzioni Culturali del Comune di Spezia dichiara sulle
cronache locali della Nazione: "appena vidi il video sulla
Liberazione in cui si vedevano i pini della piazza, comunicai tutto al Comune".
Quindi si presuppone che questa comunicazione
fosse arrivata da tempo al Comune, ma il Comune ha continuato a sostenere la
litania sui pini estranei alla conformazione storico urbanistica della piazza.
Lo stesso Sindaco nella sua relazione al
Consiglio Comunale del 11/7/2013 afferma che il vincolo sull’età dei pini non è
“pregnante”, termine di alcuna
valenza giuridico amministrativa, peraltro.
Le domande sorgono spontanee: se non è “pregnante”
perché la Direttrice delle Istituzioni
Culturali ha segnalato l’errore al Comune sull’età di collocazione dei
pini? Perché ancora a propria scusante di quanto scritto nella relazione
allegata al bando la direttrice afferma che
al momento della stesura della relazione valeva la data dei 50 anni e
non 70 anni e quindi i pini erano “vincolati”, sue parole al Secolo XIX del 9/7/2013? E se
erano vincolati perché nella relazione la dott.sa afferma che i pini sono una “incomprensione del senso totale della piazza”?
E soprattutto se sono una incomprensione totale
della piazza perché la Soprintendenza per i Beni Architettonici, collocandoli
negli anni 30, li coordina, nella nota del 17/7/2013 (avvio di ufficio
procedura di verifica dello interesse culturale) con la definizione della facies storica
architettonica della piazza avvenuta
nella seconda metà degli anni 30?
Insomma da questa vicenda emerge sicuramente la
confusione amministrativa e tecnica anche e soprattutto degli uffici comunali,
non scusabile con le accuse rivolte alla Soprintendenza che non avrebbe
valutato pienamente l’insieme degli elementi che compongono la facies della
piazza in termini culturali e storico architettonici. Infatti tale organo
periferico del Ministero dei Beni Culturali, si è basata, nell’autorizzazione il progetto, sulla documentazione inviata dal Comune, in
particolare attraverso la relazione allegata al bando.
Ma a questo punto sorge
una domanda: chi deve, ex lege, conservare e quindi valutare i contenuti
degli archivi dei beni a valenza storica architettonica di un territorio?
L’articolo
30, dal titolo significativo “Obblighi conservativi”, del Codice
dei Beni Culturali recita: “ 1. Lo
Stato, le Regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente
ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la
conservazione dei beni culturali di loro appartenenza ……. 4. I soggetti indicati
al comma 1 hanno l'obbligo di conservare i propri archivi nella loro organicità e di ordinarli. I soggetti medesimi hanno
altresì l'obbligo di inventariare i
propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli affari esauriti
da oltre quaranta anni ed istituiti in sezioni separate.”
Quindi è responsabilità
del Comune conservare archivi completi dei beni soggetti al vincolo ex
Codice dei Beni Culturali di sua proprietà. Gli archivi devono quindi essere conservati,
ordinati e inventariati, e quindi non smembrati, in coerenza con quanto
affermato dal comma 2 articolo 20 del
Codice. Questo obbligo di modalità di tenuta degli archivi si applica ai
beni che hanno ottenuto la dichiarazione di interesse culturale o per i quali detta dichiarazione discenda ex lege dalla loro ultrasettantennalità come
nel caso dell’insieme dell’immobile Piazza Verdi.
L’obbligo di tenuta degli archivi completi e
attendibili si lega quindi a quello di conservazione del bene soggetto a
vincolo ex comma 3 articolo 1 del Codice. La tenuta scorretta o la non tenuta di detti
archivi quindi comporta una sanzione penale ai sensi dell’articolo 180 del Codice dei Beni Culturali: “…chiunque non ottempera ad un ordine
impartito dalla autorità preposta alla tutela dei beni culturali, in conformità
del presente Titolo, è punito con le
pene prevista dall’articolo 650 del Codice Penale”; l’articolo 650 del Codice Penale riguarda la fattispecie della inosservanza dei provvedimenti della
Autorità Pubblica.
Quindi gli errori
e le lacune di ricostruzione storica
della piazza evidenziati, prima di
tutto dalla relazione allegata al bando che ha portato alla selezione del
progetto Buren Vannetti ma anche dalle
note successive degli uffici comunali competenti, sono frutto della violazione delle norme sopra indicate
sulla corretta tenuta degli archivi comprovanti l’interesse storico culturale
architettonico ed artistico della piazza.
Come si vede ancora una volta il rispetto della legalità costituisce
tutt’altro che un problema meramente burocratico o formale, come vogliono far
credere i nostri Amministratori comunali,
ma una palese dimostrazione della incapacità o assenza di volontà di gestire il
nostro patrimonio storico architettonico che appartiene a tutti noi come
afferma il comma 2 dell’articolo 1 del Codice secondo il quale: “2.
La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare
la memoria della comunità nazionale e del suo territorio”.
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