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domenica 20 novembre 2011

Spezia: come costruire un programma di governo alternativo. PARTE I: il quadro economico, sociale e ambientale


PREMESSA
Prima del programma e della lista dei candidati, prima di parlare di nomi e di promesse occorre condividere  tre questioni fondamentali:
  1. l’analisi della realtà spezzina in tutte le sue criticità (economiche, sociali e ambientali)
  2. l’analisi critica sul sistema di potere locale
  3. il modello di governo dell’ente locale a cui ci si candida
  4. il modo di costruire il programma e la lista dei candidati

Il punto 1 verrà trattato in questo post, il punto 3 è stato già oggetto di un mio posti punti 24 saranno oggetto di due post successivi al presente. 


IL QUADRO ECONOMICO E SOCIALE DELLA NOSTRA PROVINCIA
Secondo una recente indagine (fine 2010) del Sole 24 ore su dati Istat  La Spezia ha raggiunto, in vari settori significativi sotto il profilo economico e sociale,  le seguenti posizioni in classifica:
  1. al 66° posto in classifica per il settore tenore di vita. In particolare la ricchezza prodotta procapite ( il c.d. prodotto interno lordo) vede la provincia di Spezia agli ultimi posti esattamente all’89° su 105 totali. Siamo messi leggermente meglio per i deposti bancari per singoli abitanti ( i soldi in banca per ogni cittadino ci classificano al 57° con una media di 11.778 euro). Le spese ordinarie delle famiglie ( spese per la luce, le auto, gli arredi di casa, i computer etc.) ci vedono al 66° posto con 770 euro per famiglia in media. Anche le case alla Spezia per metro quadro costano parecchio e cioè 2350 euro il che ci piazza al 73° posto nella classifica.
  2. Relativamente al settore affari e lavoro siamo al 48° con alcuni piazzamenti negativi significativi come il 76° per lo spirito di iniziativa ( ad esempio nel creare nuove imprese e lavori), anche i fallimenti delle imprese alla Spezia sono notevoli siamo all’84° posto con ben 23 imprese fallite ogni 1000, anche per i giovani occupati ( età da 25 a 34 anni) siamo solo al 58° posto con una percentuale di occupazione del 73% c’è da dire che in questo caso al sud stanno molto peggio cioè ben al di sotto del 50%, abbiamo anche una bassa occupazione femminile (siamo al 74° posto con solo un 30% di occupate sul totale delle donne in età di lavoro).
  3. Per il settore dei servizi a tutela dell’ambiente e della salute siamo messi decisamente meglio siamo al 24° posto. Però anche qui i dati, andando nei particolari, sono contradditori così per la sanità siamo messi molto male visto che relativamente alla utilizzazione degli ospedali della provincia ben il 23% dei cittadini bisognosi di cure sono obbligati ad emigrare in altre province. Buone invece le posizioni per i servizi ambientali (es. rifiuti, acque) per gli asili, siamo intorno al 20° posto. Ma sull’ambiente i dati del rapporto si fondano sul rapporto Ambiente Urbano di Ambiente Italia poco attendibile come ho dimostrato  qui .  
  4. relativamente al settore popolazione siamo al 104° posto su 107 perché abbiamo tanti abitanti per kmq della nostra provincia ben  253,4 , le coppie sposate si separano più facilmente 84 ogni 10.000, ci sono tanti anziani (43% sulla popolazione attiva), abbiamo un bassa percentuale di nascite ogni mille abitanti 7,6 contro i quasi 12 della prima in classifica.
  5. Non possiamo neanche essere definita una città tranquilla rispetto al crimine perché siamo al 79° posto ed i delitti totali rispetto al 2005 sono in aumento più nella nostra provincia che in moltissime altre.
  6. Nettamente migliore è la classifica per il settore del tempo libero siamo al 22° posto. Però anche qui i dati se letti nel particolare non sono per niente positivi.  Acquistiamo e quindi leggiamo pochi libri, siamo infatti al 52° posto (0,5% sul totale della popolazione) in compenso siamo messi benissimo ( terzi in classifica) per le sale cinematografiche quasi 7 ogni 100.000 abitanti e siamo una provincia piena di bar  e ristoranti circa 629 ogni 100.000 abitanti. Dedichiamo quindi molto tempo libero ai nostri interessi privati più consumistici (cinema , spettacoli, ristoranti e bar) ma pochissimo alle organizzazioni del volontariato ( croce rosse, protezione civile , aiuti ai poveri etc.):  solo 50 associazioni di volontariato ogni 100.000 abitanti contro le 342 di Bolzano prima in classifica. Siamo a metà classifica per l’indice di partecipazione alle attività sportive, come dire mediocri anche nella cura del proprio corpo!

 Dati Ministero Finanze 2011: siamo solo al 74° posto per il livello dei redditi imponibili dichiarati ai fini addizionale Irpef. Siamo scesi di 4 posti negli ultimi 5 anni.

Conclusioni siamo una provincia che invecchia, che fa sempre meno figli, che ha tassi di disoccupazione elevati tra i giovani e le donne, che produce sempre meno ricchezza (PIL)  ma che al contempo punta ai consumi più edonistici e che favoriscono l’individualismo (cinema, ristoranti contro a pochi libri) tendenza questa ultima confermata dalla scarso interesse per l’associazionismo solidale. Risparmiamo abbastanza ma non sappiamo investire sulla innovazione, abbiamo scarso spirito di iniziativa imprenditoriale e professionale, allo stesso tempo ci stiamo impoverendoci progressivamente come dimostrano le basse spese delle famiglie per i consumi ordinari che fanno il paio in negativo con gli alti costi delle case e l’alta percentuale di fallimenti nelle imprese . Questo ultimo dato è inquietante e andrebbe letto con particolare attenzione: forse il riciclaggio del denaro sporco c’entra qualcosa? Forse c’entra anche la nostra pessima classifica, nell’ambito dell’ordine pubblico, per l’eccesso di fenomeni estorsivi?
In questo quadro non idilliaco si aggiunge il pessimo stato della sanità come dimostrato dal diffuso fenomeno della migrazione ospedaliera fuori provincia.


IL QUADRO REGIONALE IN CUI SI COLLOCA LA NOSTRA PROVINCIA
Il quadro socio economico della nostra provincia sopra evidenziato si va a
sommare e integrare pienamente con un quadro regionale assolutamente sconfortante soprattutto in termini di prospettiva, come emerge dall’ultimo bollettino di  BANKITALIA riferito alla nostra regione. Ecco un riassunto dei principali dati significativi, per una lettura completa guardate qui .

Cresciamo meno del resto di italia:  il valore aggiunto dell’industria ligure è cresciuto del 2,6 per cento in termini reali, in misura inferiore alla media nazionale  (4,8 per cento).

Siamo una economia che tende ad isolarsi: nel 2010 le esportazioni a prezzi correnti sono cresciute dell’1,9 per cento su base annua, rallentando rispetto all’anno precedente  (10,4 per cento), mentre nella media nazionale sono tornate a crescere del 15,7 per cento. In tale direzione il rapporto di Bankitalia suggerisce come la rete viaria regionale, a sviluppo prevalentemente orizzontale, sia maggiormente adeguata a connettere la regione con la Francia (e con la dorsale tirrenica), ma meno con l’entroterra padano, che però rappresenta il principale mercato di riferimento per le merci prodotte in Liguria oppure movimentate dal sistema portuale regionale, tutto questo non è di buon auspicio per il territorio spezzino ovviamente.

Il commercio al dettaglio e di qualità sempre più in crisi: Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo economico, nel primo semestre del 2010 il valore a prezzi correnti delle vendite è sceso dell’1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Vi ha contribuito la diminuzione dell’1,7 per cento del commercio di tipo tradizionale; per la grande distribuzione le vendite sono rimaste sostanzialmente stazionarie (0,1 per cento)

Turismo: tra il 2001 e il 2008 la quota dell’Italia sugli introiti turistici mondiali è scesa dal 5,5 al 4,8 per cento; quella della Liguria è passata dallo 0,24 allo 0,19 per cento. La
spesa dei viaggiatori stranieri in regione è calata dell’1,4 per cento in termini nominali, a fronte di incrementi del 7,3 e 23,1 per cento in Italia e nel mondo, rispettivamente. Gli arrivi dall’estero sono diminuiti del 13,9 per cento, in controtendenza rispetto alla crescita del 13,4 per cento in Italia. Non solo ma la spesa dei turisti stranieri in Liguria si è ridotta del 3,2 per cento nel 2010, a fronte della ripresa che vi è stata nell’intero paese. Infine si è rilevato una sensibile diminuzione delle giornate trascorse in regione dagli italiani (-3,8 per cento); essa ha riguardato tutte le province, a eccezione del capoluogo genovese, che ha acquisito una crescente rilevanza quale meta turistica anche di rilievo internazionale.

Imprese sempre più indebitate: nel 2010 la quota di aziende che ha aumentato la propria domanda di credito (18 per cento) ha superato di circa 10 punti percentuali quella delle imprese che l’hanno ridotta; ciò ha trovato riscontro nell’incremento dei prestiti bancari al settore produttivo.

Siamo sempre più lontani da altre regioni europee simili alla Liguria: confronto tra 16 regioni della UE  con caratteristiche simili in termini di PIL pro capite, tasso di occupazione, struttura produttiva e specializzazione tecnologica delle attività manifatturiere e dei servizi. il PIL reale è aumentato dello 0,7 per cento in media ogni anno, contro il 2,3 della media del gruppo analizzato.

Imprese sempre più lontane da investimenti tecnologici innovativi: Nel periodo 2000-07 la Liguria, malgrado la rilevante presenza di un settore dinamico quale il terziario avanzato, ha mostrato uno sviluppo dei sistemi innovativi locali nettamente inferiore alla media del raggruppamento. Queste debolezze possono contribuire a spiegare le performance economiche inferiori a quelle delle regioni europee confrontabili per struttura dell’economia. Nel 2006-07 le risorse destinate alle attività di ricerca e sviluppo (R&S) in Liguria hanno rappresentato una quota di poco superiore all’1,2 per cento del PIL regionale, in lieve crescita rispetto al 2000-01, ma sensibilmente inferiore alla media delle regioni europee di confronto (2,4 per cento)

Una progressiva riduzione della specializzazione del capitale umano: Nel biennio 2006-07, in particolare, i laureati rappresentavano il 12,6 per cento della popolazione ligure; tale quota rimaneva pari a circa la metà della media delle regioni di confronto.

Imprese poco green: Tra le imprese della regione erano maggiormente diffuse le innovazioni di prodotto e di processo rispetto a quelle di tipo organizzativo e gestionale. Le innovazioni di processo hanno principalmente mirato a ridurre il costo del lavoro, mentre con minore frequenza è stato perseguito il contenimento dei costi dell’energia.

Occupazione in calo soprattutto nella industria: Sulla base della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nella media del 2010 in Liguria vi è stata una flessione occupazionale dell’1,2 per cento, più accentuata rispetto a quella dell’anno precedente (-0,7 per cento). La riduzione del 2010, più marcata di quella registrata in media in Italia (0,7 per cento), ha riguardato soprattutto il settore industriale e dei servizi non commerciali.

La crisi occupazionale attacca soprattutto i giovani: mentre nel Nord
Ovest e in Italia l’incremento è stato repentino e marcato per effetto della crisi economica, in Liguria i giovani che non studiano e non lavorano sono aumentati già dal 2006 con una progressione costante: rispetto a quell’anno, i NEET (Not in Education, Employment or Training) ) sono cresciuti di più di 4 mila unità, pari a un incremento del 9,7 per cento.  

Spesa pubblica maggiore senza adeguati servizi: nella media degli anni 2007-09 la spesa pubblica – al netto di quella per interessi – delle Amministrazioni locali della Liguria è stata pari a 3.817 euro pro capite, valore superiore di 576 euro rispetto alla media delle Regioni a statuto ordinario. Su questo spese oltre il 60% è imputabile alla spesa sanitaria. A questo si accompagna una gestione poco efficiente infatti l’incidenza dei costi di gestione diretta sulla spesa sanitaria è stata pari, nel 2010, al 67,8 per cento, un valore superiore rispetto alla media delle Regioni a statuto ordinario (63,0); anche l’incidenza degli oneri per il personale, la principale voce di spesa della gestione diretta, è stata superiore in regione rispetto alla media delle Regioni a statuto ordinario (rispettivamente 35,5 e 31,9 per cento). A conferma il dato della migrazione ospedaliera per cui i ricoveri presso strutture ubicate in altre regioni (13,8 e 6,7 ogni mille residenti, rispettivamente in regime ordinario e in day hospital) sono stati notevolmente al di sopra della media nazionale (8,9 e 3,8).

Debito delle amministrazioni locali congelato: Nel 2010 il debito delle Amministrazioni locali della Liguria, pari a 3.085 milioni di euro, è rimasto sostanzialmente invariato, a fronte della riduzione dello 0,7 per cento nel complesso delle Regioni a statuto ordinario; a livello nazionale il debito degli enti decentrati ha registrato una riduzione dello 0,4 per cento. 

Le tendenze generali dimostrano una difficoltà della Liguria ad adeguarsi alle tendenze nazionali:  Nella fase più acuta della crisi internazionale, la caduta dell’attività economica in Liguria è stata meno marcata della media nazionale: il peso dei servizi privati e pubblici, la ridotta propensione all’export, la rilevanza delle produzioni su commessa pluriennale e l’elevata anzianità media della popolazione hanno ritardato la sensibilità al ciclo dell’economia locale. Nel 2010 questi  stessi fattori hanno tuttavia ostacolato l’aggancio della regione alla ripresa economica, contribuendo a una crescita più modesta e incerta rispetto al paese; secondo le informazioni disponibili, tale andamento è proseguito nei primi mesi dell’anno in corso.


Si continua a favorire il partito del cemento: Tra giugno 2010 e aprile 2011, la crescita dei finanziamenti alle imprese liguri con meno di 20 addetti è stata del 4% e ha riguardato circa 4.200 imprese (il 21,7% del totale). In Italia, il macrosettore che assorbe maggiori finanziamenti è quello dei servizi, che, al contrario, in Liguria registra un calo del 4,4% nell’accesso al credito. La Liguria, con un +19,3%, è la prima regione in Italia per la crescita dei finanziamenti nel settore delle costruzioni, tra giugno 2010 e aprile 2011. Secondo dati della Confartigianato ligure la Liguria è la terza regione (dopo Basilicata e Lombardia) dove il divario di trattamento tra Mpi (medie imprese) e Pmi (piccole sotto i 20 dipendenti) è maggiore: 2,96 punti. La Liguria è tra le regioni in cui maggiore è stato l’aumento dei tassi di interesse a breve termine, tra dicembre 2009 e marzo 2011. Il picco nel settore manifatturiero che registra un + 0,54%. In leggero aumento anche nel settore dei servizi (+0,20%). Tassi in calo, invece, per le imprese edili liguri (-0,13%).


IL QUADRO AMBIENTALE DELLA NOSTRA CITTÀ
Il Rapporto sull'ecosistema urbano  pubblicato dal Sole 24 ore ma redatto da parte di Legambiente e l’istituto di ricerche Ambiente Italia ha fornito dati significativi, al di la degli evidenti limiti metodologici con cui è stato impostato. Come ho ampiamente dimostrato qui, su quasi tutti i settori in cui gli obiettivi di sostenibilità ambientale sono legati a politiche della pubblica amministrazione la posizione in classifica è da retrocessione. Un esempio su tutti la depurazione per la quale siamo al trentanovesimo posto su 43 città classificate. E per la quale è il caso di ricordare che l’Italia ha in corso una procedura di infrazione da parte della Commissione della UE per il mancato trattamento delle acque reflue (da scarichi domestici o industriali assimilabili ai domestici) in ben 178 comuni italiani di dimensioni medio-grandi. Sono 5 le Regioni interessate dalla procedura di infrazione tra queste la Liguria con 19 comuni e tra questi c’è anche Spezia che attualmente è solo all’0ttantesismo posto nella classifica dei Comuni capoluogo di Provincia per capacità di depurazione dei propri scarichi. 


per la seconda parte relativa al sistema di potere locale vedi qui 

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