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lunedì 24 ottobre 2022

Perchè il nuovo Ministero per la sicurezza energetica. Il cambio nome sarà la pietra tombale sulla transizione ecologica?

Diciamo la verità in realtà la transizione ecologica non è mai partita del tutto affossata in parte dalla guerra ma anche e soprattutto dalle scelte del governo Draghi (come ho spiegato all’apposita sezione del mio blog QUI) ed ora questo nuovo Ministero della sicurezza energetica potrebbe costituire la pietra tombale di questa sbandierata transizione ecologica magari con l’aiuto del Ministro uscente visto che è stato nominato advisor dell’energia nel nuovo Governo evidentemente per i suoi meriti nell’avere favorito l’utilizzo del gas ancora prima dell’emergenza Ucraina come è noto ad esempio dalla vicenda dell’uso degli incentivi del capacity market (QUI).
Nella politica il cambio di nomi di Ministeri non è mai un fatto meramente formale ma di solito anticipa le future decisioni del nuovo Governo, è avvenuto in passato anche recente e accadrà anche con il nuovo Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica peraltro finito nelle mani di un totale incompetente in materia, ma come dicono i tifosi lui deve coordinare, direi meglio eseguire le decisioni prese fuori del circuito democratico e fuori dal nostro Paese come dimostra questa inchiesta QUI!  


Intanto alcune prime riflessioni che dimostrano come le modifiche del nome del Ministero erano inutili se si voleva continuare sulla strada della Transizione Ecologica magari migliorando gli errori fatti dal Ministero uscente.

 

Il nuovo nome del Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica è chiaramente una mera mossa di propaganda magari per mettere in secondo piano una politica energetica fondata sulle rinnovabili rispetto al ritorno del gas e nucleare con la scusa della emergenza Ucraina, processo in atto già con il Ministero precedente ma che ora rischia di degenerare con questo nuovo Ministero.

Sapete perché faccio questa affermazione? Perché se il problema era la sicurezza energetica non c'era bisogno di un nuovo nome al Ministero togliendo il riferimento alla Transizione Ecologica visto che il DPCM 128/2021 (regolamento di organizzazione del ormai ex Ministero transizione ecologica QUI) prevedeva specificamente all'interno della Dipartimento Energia un'apposita Direzione generale infrastrutture e sicurezza (IS) insieme alle altre due che si occupavano con ruoli paritari di efficienza energetica e di incentivi all'energia.
A proposito di questa ultima direzione che fine farà il compito assegnato al neo Comitato interministeriale per la transizione ecologica CITE (insediato il 31 maggio 2021)  ed in particolare il Comitato Tecnico interministeriale di supporto del CITE che deve sostituire  la Commissione per la programmazione della
riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi ex legge 160/2019 comma 98 articolo 1 (QUI) al fine di deliberare la rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi e relativo Catalogo (la quarte versione QUIex articolo 68 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 (QUI)?

Soprattutto che fine farà il previsto (da parte del CITE) piano di uscita dai sussidi ambientalmente dannosi, in linea con il pacchetto europeo Fit-for-55 (QUI), entro la metà del 2022?

Voglio ricordare che la Corte dei Conti UE con un rapporto del 2022 (QUI) dimostra come: le sovvenzioni ai combustibili fossili sono rimaste stabili dal 2008 al 2019 compensando negativamente la quasi quadruplicazione degli incentivi alle rinnovabili. Per non parlare del recentissimo Rapporto OCSE e AIE (agenzia internazionale per l’energia) che conferma il progressivo aumento degli incentivi alle fonti fossili (QUI).

 

In questo quadro sono curioso di vedere come il nuovo Ministero tutto incentrato sulla sicurezza energetica (leggi alla voce “troviamo il gas”) rispetterà la Raccomandazione del CONSIGLIO della UE del 12 luglio 2022 (QUI) sul programma nazionale di riforma 2022 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2022 dell'Italia, In particolare il Consiglio UE raccomanda all’Italia:

1. aumentare gli investimenti pubblici per le transizioni verde e digitale e per la sicurezza energetica tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, anche avvalendosi del dispositivo per la ripresa e la resilienza e di altri fondi dell'Unione;

2. ridurre la dipendenza complessiva dai combustibili fossili e diversificare le importazioni di energia; superare le strozzature per accrescere la capacità di trasporto interno del gas, sviluppare interconnessioni delle reti di energia elettrica, accelerare il dispiegamento di capacità supplementari in materia di energie rinnovabili e adottare misure per aumentare l'efficienza energetica e promuovere la mobilità sostenibile.

 

In realtà il rischio che questo nuovo Ministero costituisca la continuazione peggiorata dei limiti del Ministero della Transizione Ecologica precedente è alto visto che come ha avuto modo di rilevare l’Osservatorio Conti Pubblici italiani (QUI) Il PNRR, versione attuale, destina alla transizione ecologica 71,7 miliardi (37,5 per cento del totale), superando di poco il minimo richiesto dall’Unione Europea (37 per cento), il livello più basso dopo la Lettonia.

 

Il tutto ulteriormente aggravato dal fatto che dopo la Deliberazione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica del 8 marzo 2022 che ha approvato il Piano per la Transizione Ecologica (QUI), la tappa intermedia del 2030 comporterà rivedere gli obiettivi stabiliti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) solo alla fine del 2019. Questo perché l’apporto delle fonti rinnovabili alla sola generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72% al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100% del mix energetico primario complessivo, nel rispetto degli altri valori fondanti il processo di transizione.

 

Insomma alla luce del quadro normativo e programmatico sopra delineato ci voleva un vero Ministero alla Transizione delle Fonti Rinnovabili altro che una generica e pericolosa dizione di Sicurezza Energetica, tanto più in un Paese come l’Italia che dovrebbe avere come principale se non unica Sicurezza Energetica quella di ridurre le importazioni di qualsiasi fonte energetica a partire ovviamente dalle fossili. 



 

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