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sabato 3 aprile 2021

Biodigestore a Vezzano Ligure quale strategia per fermare il progetto ?

Non ho mai pensato che chi sostiene strategie diverse da quelle che io ho portato avanti contro il progetto di biodigestore previsto a Saliceti, voglia in realtà il biodigestore. Non mi interessa questo livello di discussione, lo trovo stupido!

 

Mi è sempre interessato invece, anche quando mi è capitato di dover polemizzare su questi aspetti, il merito della discussione e cioè: quale strategia migliore per fermare un progetto che in tanti ritengono sbagliato per le dimensioni e per la sua collocazione?

Vorrei quindi, in attesa della prima sentenza del TAR Liguria sulla vicenda biodigestore, provare a ripercorrere il percorso che ha portato i Comuni di Santo Stefano Magra e Arcola ad adire la giustizia amministrativa.

Credo sia importante, comunque vada la prima sentenza visto che non chiuderà la vertenza, ricostruire le diverse fasi di questa vicenda al fine di dimostrare che nessuno, neppure chi alla fine ha scelto la strada dei ricorsi, voleva rimuovere altre strade per opporsi al progetto in questione. Non si tratta di una sorta di excusatio non petita ma solo di permettere di riportare il confronto sul terreno dei fatti e degli atti evitando le polemiche personalizzate o i pregiudizi non fondati a cui ho assistito sui mass media locali e sui social anche in questi giorni.

 

 

LE FASI DI QUESTA VICENDA SONO SINTETICAMENTE LE SEGUENTI:

1. con delibera n.48 del 6 agosto 2018 il Consiglio Provinciale della Spezia approva il Piano d’Area per la gestione dei rifiuti. Tale Piano, conformemente alla gara indetta ed aggiudicata dal RTI Iren-Ladurner, così prevede (cfr. pag. 278): “A seguito dell’approvazione del Project Financing del luglio 2016 riguardante il revamping dell’impianto TMB di Saliceti e la realizzazione del digestore anaerobico, Recos S.p.A. , aggiudicataria del Project, ha proposto il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle produzioni attese dai Comuni della Provincia della Spezia e del flusso previsto dall’Area del Tigullio.”;

 

2. pertanto, il Piano d’Ambito Regionale – approvato sempre in data 6 agosto 2018 - prevedeva per la provincia della Spezia l’impianto TMB  a Saliceti con una massima capacità di 105.000 t/a di rifiuto indifferenziato e un impianto di biodigestore anerobico a Boscalino (pag. 40 del Piano d’Ambito) “con capacità di trattamento congruente con il fabbisogno complessivo previsto quindi pari a 28.000 t (area spezzina) oltre alla quota del fabbisogno genovese non coperta (principalmente area Tigullio), in ottica di reciproca integrazione con la Città Metropolitana che riserva il nuovo invaso della discarica Scarpino (Scarpino 3), al servizio dell’ambito regionale anche per la ricezione di scarti non recuperabili prodotti da Impianto CDR/CSS Saliceti (con limite a regime fino al 45% rispetto al rifiuto avviato a bocca d’impianto), consentendo alla Provincia della Spezia di non individuare nel suo territorio apposita discarica di servizio”. La capacità di trattamento della frazione organica dovrà essere di 50-60.000 t/a incluse matrici compatibili [29.500 SP oltre a quantitativi derivanti da fabbisogno non soddisfatto di raccolta o provenienti da CM GE (min. 26.000) tabella a pag 45];

 

3. non a caso la stessa Regione decise di non applicare la VAS al Piano di Ambito Regionale in quanto recepiva il Piano di Area Provinciale che come abbiamo visto per i rifiuti organici indicava il sito di Boscalino e che aveva passato la VAS;

 

4. è vero che la Regione nel 2017 con una nota degli uffici aveva dichiarato attuali i siti, dove collocare impianti di gestione rifiuti,  previsti dal Piano del 2003, però  a quella nota  è poi seguito il Piano di Area della Provincia della Spezia e poi il Piano di Ambito Regionale che prevedevano per la provincia spezzina il sito di Boscalino per la realizzazione del Biodigestore, quindi tra tutti i siti del 2003 è stato scelto formalmente quello di Boscalino non Saliceti;

 

 5. l’Assessore all’Ambiente della Regione Liguria insieme con il Presidente della Provincia spezzina dichiara in data 3 luglio 2018 (QUI):“Il Piano attualmente in approvazione prevede la realizzazione dell’impianto a Boscalino, Comune di Arcola, al confine con quello della Spezia, che già ospita la raccolta del verde ed è luogo di trasferenza della frazione umida. Tale sito era individuato anche nel Project Financing del 2016 ed è sede di quello che fu l’inceneritore dei rifiuti negli anni settanta.”

Il 9 agosto 2018 l’Assessore Regionale Giampedrone dichiara (QUI): ”il parere Vas (Valutazione ambientale strategica) n.100, assunto con Dgr n.1168 del 2017 sul Piano d’Area di La Spezia, non ha affatto “bocciato” la localizzazione di Boscalino per il biodigestore, ma si è limitato a manifestare alcuni dubbi in merito alla coesistenza del sito di Boscalino per gli anni 2018/2020 con una stazione di trasferimento in concomitanza con i lavori di realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica, considerate le dimensioni limitate dell’area in questione. La Provincia della Spezia, con la revisione del proprio Piano ai fini di conformarsi al parere Vas, ha specificato le motivazioni che hanno condotto all’indicazione di tale sito”;

 

6. passano pochi mesi senza che venga presentato alcun progetto su Boscalino e senza che ci siano dichiarazioni da parte di Provincia della Spezia e Regione Liguria di voler rivedere il sito. Poi nel febbraio 2019 arriva una lettera di Recos SpA dove in relazione ai ristori ambientali previsti per i Comuni interessati dall’impatto degli impianti rifiuti si fa un generico riferimento ai siti di Saliceti e Boscalino ma senza dichiarare esplicitamente che la società sta per presentare un progetto di biodigestore in un sito diverso da quello previsto dal Piano di Area provinciale;

 

7. l’Assessore all’Ambiente della Regione Liguria, pochi giorni dopo l’uscita di Recos con la lettera di cui al punto 6, il 18 marzo 2019 dichiara (QUI) : "Saliceti o Boscalino? Aspettiamo progetti". Non solo ma sulla Nazione del 19 marzo 2019 dichiara: “saranno i tecnici a decidere”.

L’assessore nella dichiarazione del 18 marzo 2019 cerca di dare una giustificazione allo stravolgimento istituzionale sopra descritto, non senza affermare una nuova bugia : “non abbiamo ancora deciso quale delle due aree (Boscalino o Saliceti ndr) verrà scelta” . Dimenticando che il Piano approvato nell’agosto 2018 la scelta la aveva fatta eccome!
La giustificazione di questo stravolgimento, secondo l’Assessore, è che: “ci sono da trattare 60000 tonnellate/anno di rifiuti organici, perché il fabbisogno è aumentato  e verrà trattato  materiale anche fuori Provincia”. Ma questa cifra abbiamo visto era già presente nel piano dell’agosto 2018 e valeva per il sito di Boscalino (vedi sopra punto 2);

 

8. a questo punto associazioni e comitati (tutti a prescindere dalle collocazioni politiche o simpatie ideologiche) chiedono alla Regione chiarimenti ed un confronto pubblico, lo chiedono anche le Amministrazioni Comunali interessate senza ottenere alcun riscontro. Il 6 aprile 2019 si tenne una assemblea indetta dai comitati civici e dalle associazioni ambientaliste contro il progetto a cui parteciparono solo i Sindaci dei tre Comuni interessati (Arcola, Santo Stefano e Vezzano) ma non la Provincia e la Regione pur essendo invitati formalmente;

 

9. nonostante quanto sopra il 12 aprile 2019 la società Recos SpA presenta istanza di autorizzazione del progetto di biodigestore in località Saliceti;

 

10. il 18 aprile 2019 la Regione con apposita delibera di giunta indice una Inchiesta Pubblica sul procedimento appena aperto, vedi punto 9;

 

11. a conferma di una impostazione della Inchiesta volta a giustificare la modifica del sito e le dimensioni del progetto di biodigestore rispetto alla Pianificazione vigente, pochi giorni prima dell’avvio della Inchiesta Pubblica la Giunta della Regione Liguria presenta un documento nel quale prende già una posizione a priori sul tema principale oggetto di contestazioni di comitati, associazioni, Comuni e vari consiglieri comunali provinciali e regionali di tutti gli schieramenti politici: il sito di Saliceti. Senza neppure attendere il confronto della Inchiesta Pubblica, indetta peraltro proprio dalla Giunta regionale, il suddetto documento afferma :

a) Il sito di Saliceti, per il progetto di biodigestore, è coerente con la pianificazione vigente provinciale e regionale

b) Il sito di Saliceti è stato valutato all’interno del procedimento che ha portato al Piano di Area Provinciale in quanto coerente con i siti individuati nel vecchio Piano Provinciale del 2003

c) sarà la VIA a decidere la compatibilità del progetto di biodigestore con il sito di Saliceti.

I primi due assunti non rispondono alla lettera degli atti di pianificazione approvati, il terzo invece conferma che l’Inchiesta Pubblica servirà non a discutere di alternative di sito o di tipologia di impianto ma semmai a valutare delle prescrizioni per rendere compatibile il progetto di Recos con il sito di Saliceti. Quindi l’Inchiesta Pubblica non serviva per recuperare il consenso di chi dissente ma solo per confermare unilaterlmente quanto deciso dalla Regione;

 

12. tre Sindaci dei Comuni interessati dal progetto presentano alla prima udienza della Inchiesta Pubblica una lettera in cui contestano i presupposti su cui è nata l’Inchiesta e cioè: il sito di Saliceti che non è previsto dalla Pianificazione vigente e quindi decidono di non partecipare alla Inchiesta. Non ottengono alcuna risposta da parte di Regione e Provincia e l’Inchiesta prosegue;

 

13. in sede di Udienze di Inchiesta Pubblica le poche associazioni che decisero di partecipare chiesero di fare mettere agli atti della stessa: i Piani approvati nel 2018 e la Valutazione Ambientale Strategica degli stessi che appunto validavano il sito di Boscalino per il progetto di biodgestore uscita dalla gara (vedi sopra punti 1 e 2). Gli uffici della Regione si opposero senza che il Presidente della Inchiesta Pubblica quale Garante del percorso partecipativo abbia proferito parola sul punto a dimostrazione della scarsa trasparenza nella gestione della Inchiesta stessa;

 

14. l’Inchiesta Pubblica si conclude con una relazione della Commissione e del suo Presidente dove la tematica delle alternative di sito a Saliceti e i vizi procedurali sulla Pianificazione non vengono minimamente accennati. Tutta la relazione finale della Inchiesta è incentra sulla valutazione degli impatti del progetto per verificarne la compatibilità con il sito di Saliceti;

 

15. nel frattempo, subito dopo la delibera di convocazione della Inchiesta Pubblica (vedi sopra punto 10) , il Comune di Santo Stefano Magra aveva impugnato tale atto in quanto fondato, a giudizio della Amministrazione Comunale, su un presupposto illegittimo: il sito di Saliceti come sede del progetto di biodigestore era previsto dalla Pianificazione vigente;

 

16. a conferma di una volontà di mantenere comunque un confronto che evitasse di far decidere la questione al giudice amministrativo, l’Amministrazione Comunale di Santo Stefano Magra  non decise immediatamente di discutere il ricorso di cui al punto 15 al fine di lasciare spazio a un tentativo di riapertura del procedimento di Pianificazione su scenari alternativi di sito, di tecnologia e di dimensioni del progetto di trattamento dei rifiuti organici;

 

17. non solo ma venne avanzata dal sottoscritto con un post pubblicato in data 26 settembre 2019 (vedi QUI) una proposta di sospensione del procedimento evitando alla fine della Inchiesta Pubblica di avviare la Conferenza dei Servizi e tentare un accordo procedimentale (ai sensi della legge 241/1990 sul procedimento amministrativo) per riaprire la questione della contraddizione tra il procedimento in corso di autorizzazione su Saliceti e la pianificazione vigente. Questa proposta venne ripresa in fare forme da associazioni, comitati, forze politiche e oggetto di ordini del giorno e mozione presentate nei Consigli Provinciale e Regionale senza ottenere alcuna risposta positiva da parte delle Amministrazioni competenti;

 

18. si arriva così al 4 giugno 2020 quando la Regione convoca la prima seduta della Conferenza dei Servizi a cui seguono altre due sedute del 7 ottobre 2020 e 11 dicembre 2020;

 

19. il Comune di Arcola non viene convocato alla Conferenza dei Servizi pur essendo interessato visto che il suo territorio è tutt’ora sede del sito (Boscalino) previsto dalla Pianificazione vigente peraltro violata dal progetto presentato oggetto della Conferenza dei Servizi. Per questo motivo il Comune di Arcola decide di impugnare tale esclusione di fronte alla giustizia amministrativa;

 

20. non solo ma la prima seduta di Conferenza dei Servizi (del 4 giugno 2020) decide di chiedere a Recos SpA integrazioni significative al progetto presentato su Saliceti senza riaprire la consultazione pubblica sulle integrazioni presentate e senza neppure motivare il perché questa consultazione non viene riaperta come invece richiederebbe la legge. Per questo motivo il Comune di Santo Stefano Magra impugna questa esclusione di fronte alla giustizia amministrativa;

 

21. prima della Conferenza finale del 11 dicembre 2020, il Ministro dell’Ambiente scrive alla Regione Liguria chiedendo di aprire un confronto sulla procedura seguita e per questo motivo i tre Sindaci dei Comuni interessati (Arcola, Vezzano Ligure e Santo Stefano Magra) chiedono un rinvio della conclusione della seduta al fine di valutare il contenuto della lettera del Ministro. Sia il Presidente della Regione che il dirigente responsabile della Conferenza dei Servizi si rifiutano di discutere anche solo la ipotesi del rinvio;

 

22. nelle due sedute dell’ottobre (rilascio della VIA positiva) e del dicembre 2020  (rilascio del PAUR) sia il Comune di Vezzano Ligure che quello di Santo Stefano Magra esprimono netta contrarietà al progetto di biodigestore a Saliceti formalizzando il diniego nelle conclusioni finali della Conferenza dei Servizi finale del 11 dicembre 2020. Ovviamente non solo le posizioni dei due Comuni sono state messe in minoranza dalla Conferenza dei Servizi ma addirittura si è impedito di trattare alcuni dei temi posti dalle Amministrazioni con scuse giuridico amministrative risibili, vedi QUI.

 

 

CONCLUDENDO…

Appare  chiaro che sin dall’inizio non ci sia stata alcuna volontà di dialogo con chi dissentiva dalla scelta della Regione e anche l’unico momento di confronto (l’Inchiesta Pubblica) è stato impostato rimuovendo le problematiche procedurali sollevate da più parti esprimendo quindi una logica unidirezionale della conduzione della stessa.

Sono questi i motivi che hanno portato:

il Comune di Santo Stefano Magra e di Arcola a rivolgersi alla giustizia amministrativa sui primi due ricorsi già discussi in udienza ma non ancora arrivati a sentenza;

il Comune di Vezzano Ligure a presentare opposizione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri al verbale di conclusione della Conferenza dei Servizi (questa già decisa negativamente per il Comune;

il Comune di Santo Stefano Magra ad impugnare da ultimo le conclusioni della Conferenza dei Servizi di fronte al TAR Liguria.

 

Sulla fondatezza giuridica di questi ricorsi deciderà il TAR ovviamente così come si può non essere d’accordo sul merito dei ricorsi, si può non condividere la scelta di adire le vie legali ma due cose a me paiono chiare:

LA PRIMA è che alla luce della sintetica ricostruzione storica sopra esposta: la scelta della via legale non è stata un “a priori” anzi per lunghi mesi si è cercato un confronto politico che però è stato negato a tutti anche ai Sindaci. Fino a prova contraria adire le vie legali resta un diritto costituzionale quando le altre vie della rappresentanza politica sono chiuse o no?

LA SECONDA è che non sono mai riuscito a capire quale sarebbe stata la strategia alternativa per bloccare il progetto di biodigestore. Scrivo questo non per polemizzare con qualcuno in particolare ma perché davvero non ho mai avuto contezza di proposte chiare alternative anche nei momenti di dibattitto pubblico, istituzionale o meno, a cui ho partecipato direttamente o di cui ho avuto notizia.

 

Quando scrivo di proposte alternative mi riferisco non ai discorsi politici di principio, legittimi certo ma poco utili quando si è di fronte ad un procedimento autorizzatorio avviato formalmente e ad oggi concluso tranne che il rilascio della autorizzazione finale che comunque recepirà le conclusioni della Conferenza dei Servizi. In questo caso occorre studiare una strategia anche giuridico amministrativo se quella politica non produce effetti, su quale strategia giuridico amministrativa si può discutere ma qui per ora in campo ne ho vista solo una con tutto il rispetto per chi dissente e propone “altre strade”, quali?

Certo alla fine del percorso legale potremmo perdere e se così sarà, visto che anch’io in questa vicenda ci ho messo sempre la faccia come altri ci mancherebbe, mi assumerò la mia parte di responsabilità. Quello che trovo francamente frustrante ed inutile è la polemica per la polemica sarebbe invece interessante che tutti coloro che si dichiarano contro il biodigestore a Saliceti si unissero per contribuire a migliorare l’azione di contrasto in fin dei conti vogliamo tutti la stessa cosa no?

 

 

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