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giovedì 25 giugno 2015

Piazza Verdi, la verifica archeologica, l’Assessore ignorante

L’Assessore Mori del Comune di Spezia non perde occasione per intervenire su questioni di cui non ha la minima conoscenza. In una intervista al Secolo XIX di oggi dichiara: “ la procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico avrebbe comportato costi da paura per poi ritrovarci col solito Politeama e i soliti muri del Torretto. No meglio così
Ovviamente non è così e ora vi spiego perché




Premesso che:  
a) la procedura di verifica di interesse archeologico è un obbligo di legge imposto dal codice degli appalti;
b) la procedura è stata chiesta formalmente dalla Soprintendenza competente a maggio del 2012;
c) la procedura di verifica serve proprio per evitare che a progetto esecutivo avviato si debba bloccare tutto per la scoperta di reperti che devono comunque essere valutati a prescindere da quanto possa pensare un assessore ignorante di storia e di leggi,

ripeto premesso quanto sopra, e non è poco, occorre dire che la dichiarazione dell’assessore conferma che il signore non ha la più pallida di cosa stia parlando quando si riferisce alla procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico in caso di realizzazione di un’opera pubblica in un sito storico come è certamente Piazza Verdi.

La procedura come vedremo consta di due fasi e la prima non è per niente invasiva e neppure eccessivamente costosa. Anzi la prima fase serve proprio per evitare preventivamente di trovarsi in una emergenza archeologica a pieno cantiere aperto ma soprattutto solo dopo una accurata indagine non invasiva e prevalentemente documentale laSoprintendenza decide di avviare la seconda fase che invece è effettivamente più impegnativa.
Ma l’Assessore ignorante dovrebbe considerare che se si arrivasse ad avviare la seconda fase allora vorrebbe dire che nella piazza ci sono tali e tanti elementi archeologici che non avrebbero comunque permesso la realizzazione del progetto su Piazza Verdi o comunque ne avrebbero comportato una profonda modifica. Questo l’Assessore lo voleva scoprire a cantiere avviato? Come peraltro è avvenuto, sia pure solo in parte?   



COME FUNZIONANO LE FASI DELLA PROCEDURA DI VERIFICA PREVENTIVA  DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO
1. Acquisire i documenti utili per la verifica contenuti negli archivi storici della Soprintendenze sia a livello regionale che locale

2. La documentazione storica dovrà essere inserita nel fascicolo archeologico da allegare al progetto preliminare (nel caso in esame il progetto di riqualificazione di Piazza Verdi). Il fascicolo archeologico dovrà essere redatto secondo modelli standard predisposti dal Ministero dei Beni Culturali.

3. Se sull’area esistono già ampie documentazioni sulla storia della stessa il fasciolo archeologico potrà essere semplificato sulla base di un confronto tra Soprintendenza e Stazione Appaltante con i progettisti (nel nostro caso Comune di Spezia e Buren Vannetti)

4. Il responsabile della istruttoria (un archeologo) esamina progetto e il fascicolo allegato e stende una relazione motivata sulla base della quale il Soprintendente decide o meno di avviare la procedura di verifica

5. Nel caso affermativo è prevista la possibilità di un accordo tra Soprintendenza e Stazione Appaltante (nel nostro caso il Comune), prima giocava un ruolo anche la Direzione Regionale ora superata dalla riforma della organizzazione periferica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In detto accordo, predisposto sulla base delle indicazioni della Soprintendenza, è possibile graduare la complessità della procedura, in ragione della tipologia e dell’entità dei lavori, anche riducendo le fasi e i contenuti del procedimento, e disciplinare le forme di documentazione e di divulgazione della indagine.

6. In una prima fase possono essere previste, una volta avviata la procedura di verifica secondo le modalità descritte nei punti precedenti, indagini geognostiche e di saggi archeologici tali da assicurare una campionatura dell’area interessata. Tale campionatura va definita preliminarmente anche sulla base della documentazione contenuta nel fascicolo archeologico e nell’eventuale accordo di cui al punto precedente. Si tratta comunque di indagini non invasive.

7. i veri e propri sondaggi archeologici (trincee o saggi di maggiore entità) andranno effettuati solo in caso di anomalie che possano emergere dalle indagini non invasive di cui al punto 6.

8. chiusa la prima fase, sulla base dell’indagine di cui sopra, il funzionario archeologo responsabile della istruttoria predispone una relazione interna per il Sopritendente, descrivendo gli elementi archeologicamente significativi emersi che giustificano il passaggio alla seconda fase. Per elementi archeologicamente significativi si intende la presenza certa di livelli di frequentazione, strutture e/o materiali archeologici.

9. In assenza degli elementi di cui al punto 8 la procedura si ritiene terminata e il Soprintendente rilascia il parere conclusivo

10. solo l’eventuale avvio della seconda fase prevede scavi e sondaggi invasivi in estensione e comunque anche in questo caso tali interventi dovranno essere definiti contemperando la compatibilità dell’opera pubblica con la tutela del patrimonio archeologico…..come dire che non si scaverà in modo da impedire, una volta finita la verifica di interesse archeologico, la realizzazione dell’opera pubblica a meno che non si dimostri che questa sia totalmente incompatibile con la conservazione delle emergenze archeologiche ritrovate. Questo lo deciderà il Soprintendente ovviamente sula base della istruttoria tecnica svolta in questa seconda fase.


CONCLUSIONI 
Ovviamente solo dopo il Parere della Soprintendenza il progetto di opera pubblica diventa definitivo e può andare in esecuzione. Tutto questo poteva essere svolto nel 2012, anno in cui è avvenuta la autorizzazione del progetto di Piazza Verdi, quindi molto prima dell’avvio del cantiere e probabilmente si sarebbero fermati solo alla prima fase della procedura di verifica dell’interesse archeologico.  Ma tale procedura andava svolta non solo perché lo prevede la legge come abbiamo visto ma soprattutto perché non avere svolto questa procedura preventiva ha comportato molti stop in questi tre anni di cantiere. Questi stop potevano essere evitati come ho dimostrato sopra e poteva essere evitato anche lo stop generale del cantiere (giugno 2013) se l’Amministrazione Comunale avesse svolto la verifica di interesse culturale della Piazza Verdi ma di questo ho già trattato più volte e non voglio ritornarci.




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