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giovedì 22 agosto 2013

Le ragioni dell'appello contro il progetto Piazza Verdi e le belinate di quelli del SI

Si uso il termine "belinate" alla spezzina in un blog serioso e tecnico come questo, perchè stavolta ci stanno bene.  

Un gruppo di importanti intellettuali nazionali, alcuni anche di origine spezzina ha lanciato un appello contro il progetto Buren Vannetti su Piazza Verdi.  


Il testo con i promotori dell'appello lo trovate QUI anche per firmarlo.  

Sul profilo FB del gruppo a favore del progetto è apparso un documento che cerca maldestramente di criticare le ragioni di questo appello. Vale la pena analizzare queste critiche non tanto per la qualità professionale di chi le ha scritte ma perchè costituiscono un elenco di luoghi comuni utilizzati dai fautori del SI anche quelli più , come dire, attrezzati culturalmente.   


I fautori del SI contestano la tesi contenuta nell'appello per cui Piazza Verdi non ha cambiato il suo assetto urbanistico ed edilizio negli ultimi 70 anni. Affermano i fautori del SI al progetto in esame: "piazza Verdi ha cambiato radicalmente il suo aspetto e lo ha fatto precisamente dal 1933 anno dell'inaugurazione del Palazzo delle Poste e fino ai primi anni '40.".   
Questo cosa significa? Nulla!  Anzi semmai conferma la tesi dei fautori del NO: la piazza si è definita da un punto di vista storico architettonico proprio in quegli anni e non lo dicono solo i fautori del No ma anche la Soprintendenza che nella sua comunicazione di avvio di ufficio della procedura di verifica dell'interesse culturale della Piazza afferma che: "la apertura della verifica sulla portata dell’interesse culturale storico architettonico ed artistico della piazza è finalizzata proprio a mantenere la “conservazione delle testimonianze dell’originario impianto della piazza”,   che  è espressione di  un importante intervento di disegno urbano conseguente al piano regolatore del 1904-1908, realizzato tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento grazie alla demolizione del Politeama, alla progressiva definizione di quinte architettoniche di pregio – tra cui emerge il Palazzo delle Poste – ed al completamento con alberature, questo ultimo eseguito tra il 1937 e il 1939…"
Appare, quindi,  chiaro che il parametro di riferimento per valutare la compatibilità del progetto Buren Vannetti con l'obiettivo della "conservazione della testimonianza dell'impianto originario della piazza" sia proprio la definizione della piazza negli anni 30 del secolo scorso. E' questa la piazza che è giunta fino a noi. E in questa piazza c'erano fin dagli anni 30 anche i filari dei pini. E su questo non ci piove perchè ormai è riconosciuto anche dalla stessa Soprintendenza che nella nota con la quale avvia la procedura di revisione della autorizzazione rilasciata nel novembre del 2102 riconosce l'errore contenuto nella relazione allegata al bando di selezione del progetto sulla datazione della collocazione del filare.  

I fautori del SI poi la sparano ancora più grossa, secondo loro "il "vincolo monumentale è tutto teorico e la datazione dei pini pure".  Ora intanto il vincolo culturale vale per l'insieme dell'immobile comprensivo di tutte le sue pertinenze e componenti arboree comprese.  Ma soprattutto il vincolo non è teorico ma reale infatti la piazza, così come si è definita negli ultimi 70 e passa anni è soggetta ex lege al vincolo disciplinato dal Codice dei Beni Culturali (articolo 12 del Codice). La procedura di verifica attivata dalla Soprintendenza servirà solo a precisare meglio gli elementi che compongono tale vincolo, precisazione resasi necessaria proprio dagli errori contenuti nella documentazione presentata dal Comune e sulla base della quale è stato selezionato proprio il progetto Buren Vannetti. 

La questione degli errori del Comune chiama in causa una ultima tesi surrettiziamente avanzata dai fautori del SI: "il fermo cantiere costa 2.000 euro al giorno" ergo secondo loro la colpa è di quelli del NO.  La colpa è chiaramente del Comune e dei suoi errori istruttori senza i quali non saremmo a questo punto come dimostrato ampiamente da documenti ufficiali sia storici che recenti della Direzione Regionale per i Beni Culturali e della Soprintendenza per i Beni Architettonici. 
Non riconoscere questo dato oggettivo è frutto di una grave disonestà intellettuale che inficia ogni posizione in buona fede ( e sicuramente ce ne sono) sulla validità del progetto Buren Vannetti. 


Infine i fautori del SI al progetto Buren Vannetti, contestano il passaggio dell'appello che fa riferimento al terreno su cui sorge la Piazza:"un sito fragile, situato a breve distanza dal mare, che insiste su un delicato equilibrio idrogeologico". I fautori del SI ironizzano su questo aspetto affermando che se fosse vero i palazzi dovrebbero sprofondare. Siamo veramente al delirio e alla rimozione della realtà. 
1. Il sito è vicino al mare? Si infatti in epoca  lontana il mare arrivava fino in piazza Verdi. 
2. Proprio per questa vicinanza l'assetto idrogeologico risulta particolare tanto che nel passato (circa una 10 di anni fa) venne bocciato un progetto di parcheggio sotterraneo proprio in questa zona. 
3. gli scavi previsti per realizzare il progetto sono significativi  e modificheranno in parte l'assetto idrogeologico della piazza, tanto che già ora sono affiorate polle nella zona degli scavi laterali alla piazza
4. la modifica dell'assetto idrogeologico potrebbe compromettere la composizione arborea centrale della piazza, la stessa che secondo gli ultimi documenti espressi dalla Direzione Regionale e dalla Soprintendenza potrebbe risultare sottoposta a vincolo culturale insieme con il resto della piazza. 

C'è poco da ironizzare ma semmai da riflettere su un progetto assolutamente sproporzionato rispetto alle esigenze di una piazza che resterà comunque uno slargo ma che deve essere riqualificata, creando spazi pedonali più ampi, corsie per mezzi pubblici e taxi, senza stravolgerne l'assetto storico culturale e architettonico ma aggiungerei artistico. Risparmiando un sacco di soldi pubblici in ultima analisi, cosa da non sottovalutare per una città che avrebbe bisogno di interventi in ben altre aree più degradate di questa Piazza Verdi ormai famosa in tutta Europa.   E questo è certo merito del Comitato del No  e scusate se è poco!










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