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venerdì 22 luglio 2022

Gestore dei Mercati Energetici: carbone e gas restano al centro della transizione!

La Newsletter di Luglio 2022 (QUI) del Gestore dei Mercati Energetici riporta una analisi accurata del documento BP Statistical Review of World Energy 2022 (QUI).

Le fonti fossili restano nettamente quelle più utilizzate, a livello globale, per i consumi di energia, il tutto non compensato dall’aumento delle fonti rinnovabili soprattutto nella generazione elettrica.

La conseguenza di tutto ciò è che, essendo la domanda primaria di energia nel mondo  aumentata di quasi il 6% nel corso del 2021, le emissioni in atmosfera sono cresciute del 5,7% sulla scia di maggiore domanda di energia.

Vediamo i dati precisi sia per un confronto generale tra le fonti sia relativamente ad alcune di essere come il carbone e le materie critiche, con una approfondimento alla problematica del ruolo dei consumi elettrici nella transizione.

 

DATI GENERALI SULLE FONTI

Se il 2020 aveva segnato in larga parte un’ottima performance delle rinnovabili, nonostante il crollo economico associato alla pandemia, nel 2021 le fonti fossili, e in particolare il gas naturale e il carbone, hanno recuperato terreno. Tracciando, invece, un bilancio generale sul periodo 2019- 2021, le rinnovabili hanno apportato il maggiore contributo nell’aumento di energia primaria (8 EJ). Per quanto riguarda invece le fonti fossili, alla minore domanda di petrolio, pari a 8 EJ, ha risposto un incremento di quella di gas naturale (5 EJ) e carbone (3 EJ), rendendo sostanzialmente invariato il loro contributo complessivo sul mix energetico globale. Le rinnovabili registrano l’apporto più significativo nel settore della generazione elettrica, dove solare ed eolico (13%) superano l’energia nucleare (9,8%). Da segnalare vi è una timida ripresa del carbone, salito di un punto percentuale al 36% rispetto all’anno precedente, ma pur sempre sotto i livelli del 2019; stabile il gas naturale al 23%. Stando ai dati del 2021 dunque, le fonti fossili contribuiscono ancora all’82,27% dei consumi primari di energia globali. Considerando i tassi di sostituzione dell’ultimo triennio, è difficile pensare ad un forte contenimento del ruolo di carbone, petrolio e gas in un orizzonte di breve-medio termine, nonostante gli investimenti in energie rinnovabili stiano crescendo a doppia cifra dal 2020 in poi.

 

CARBONE

Il mercato del carbone nel 2021 ha fatto registrare un’imprevista crescita, così come non si verificava da un decennio. Non stupisce che sia la Cina a imporsi come il principale consumatore e produttore, coprendo oltre il 50% della domanda globale, principalmente assorbita dalla generazione di elettricità. Non è solo Pechino, però, ad aver guardato con interesse al carbone nel 2021. Anche l’India, gli Stati Uniti e l’UE hanno scelto il carbone per la sua concorrenzialità rispetto ad altre fonti (leggi gas naturale) e laddove le alternative si sono rivelate esigue. Il settore elettrico è quello che più ha sostenuto i consumi che hanno realizzato un +9%, nuovo record nella sua serie storica di report annuali arrivati alla 71° edizione e assolutamente imprevedibile solo 12 mesi fa. La stima è che il consumo di carbone sia riuscito a compensare le perdite occorse nei 7 anni precedenti e ritornare a livelli in linea con quelli del 2013 e 2014

 

 

TRANSIZIONE E CONSUMI ELETTRICI

Il percorso intrapreso rimane comunque lontano da quello tracciato a Parigi nel 2015 e improntato a superare la sfida della crisi climatica. Uno dei pilastri della transizione è sicuramente quello dell’elettrificazione dei consumi, per cui la crescita della generazione elettrica, e in particolare da fonti rinnovabili, dovrebbe superare in maniera sempre più massiccia quella della domanda di energia primaria, abbattendo il peso delle fonti fossili e conseguentemente delle emissioni. Nel 2021, l’aumento totale della produzione elettrica è stato del 6,2%, ovvero un +250% rispetto la media degli ultimi 10 anni. La stessa crescita attribuibile al 2021 (+1.577TWh) è distribuita per circa l’80% nei paesi non-OCSE e il restante nei paesi OCSE. Un aumento che evidenzia ancora una volta la forte domanda di elettricità nelle economie emergenti, le quali oggi hanno superato il 60% della produzione globale di energia elettrica. Un risultato importante, se si considera che la domanda elettrica ha sorpassato quella di energia primaria dello 0,4% in un anno di fortissimi incrementi.

Tutto questo pone un problema enorme che è quello della costruzione di reti di trasporto di energia elettrica in grado di gestire la intermittenza delle fonti rinnovabili e la loro non identica distribuzione sui territori. La rete elettrica mondiale costruita in 130 anni si raddoppierà entro il 2040 e aumenterà di un altro 25% entro il 2050, l’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede un aumento degli investimenti annui dai 260 miliardi di oggi a 820 entro il 2030 per poi proseguire allo stesso livello fino al 2050. Un sfida enorme che deve vedere impegnati i governi ma che ad oggi appare ancora lontana.

 

MATERIE CRITICHE (QUI)

Un fattore di enorme influenza rispetto al processo di transizione e che diverrà sempre più importante nel futuro è quello della produzione di materie prime critiche, essenziali nella costruzione di turbine eoliche e pannelli solari, la quale nel 2021 ha vissuto un anno di forte instabilità. Ciò evidenzia ancor più la fragilità di quelle aree che, come l’Unione Europea, dipendono dall’importazione di questi materiali. Come già evidenziato, le materie prime critiche hanno registrato forti rincari lo scorso anno. Nell’ultima edizione del BP Statistical Review of World Energy si segnala come, a fronte di un aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, la produzione di questi abbia riportato forti oscillazioni causate da molteplici fattori sociali, economici e politici, impattando le filiere in maniera differenziata rispetto all’importanza dei singoli paesi. Di conseguenza, la concentrazione della produzione di questi materiali in un singolo paese, collocato in regioni particolarmente instabili dal punto di vista politico, può avere naturali conseguenze sulle capacità del mercato globale di tener testa a una domanda che l’Agenzia Internazionale per l’Energia stima in continua crescita da qui al 2040: +4.000% per il litio, +2.000-2.500% per altri materiali come grafite, cobalto e nickel. 

 

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