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martedì 9 novembre 2021

Condannata Italia per mancata depurazione degli scarichi civili

La Corte di Giustizia con sentenza del 6 ottobre 2021 (causa C-668-19 - QUI) ha condannato l’Italia per violazione della Direttiva 91/271/CEE (QUI), concernente il trattamento delle acque reflue urbane, da parte di numerosi Comuni di quasi tutte le Regioni italiane.

 

In particolare le violazioni riguardano:

1. Per avere omesso di dotare di reti fognarie per le acque reflue urbane gli agglomerati urbani elencati nel dispositivo finale della sentenza

2. Per avere omesso di garantire che le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente negli agglomerati elencati nel dispositivo finale della sentenza

3. per avere omesso di garantire che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, a un trattamento più spinto di un trattamento secondario o equivalente negli agglomerati di Matera, Rionero in Vulture (Basilicata), Trieste-Muggia (Friuli Venezia Giulia), Anagni (Lazio), Pesaro, Urbino (Marche), Dolianova (Sardegna) e Venezia (Veneto);

4. per avere omesso di garantire che la percentuale minima di riduzione del carico complessivo in ingresso a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane sia pari almeno al 75% per il fosforo totale e almeno al 75% per l’azoto totale, nelle aree sensibili del bacino drenante nel Delta del Po e nell’Adriatico, del lago di Varese, del lago di Como (Lombardia) e del bacino drenante Golfo di Castellammare (Sicilia);

5. per avere omesso di provvedere affinché la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e che la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico negli agglomerati elencati nel dispositivo finale della sentenza.

La sentenza della Corte di Giustizia europea sulla procedura 2014/2059 non ci lascia purtroppo sorpresi: l’allora Ministero dell’Ambiente, oggi della Transizione Ecologica, aveva per tempo allargato il campo d’azione della nostra Struttura Commissariale non solo alle due procedure per cui l’Italia è stata già condannata, ma anche a una parte degli agglomerati compresi negli altri due procedimenti in fase istruttoria, di cui uno oggi arriva allo stadio di condanna”; così ha commentato la sentenza il Commissario Unico per la Depurazione (QUI).

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