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mercoledì 23 dicembre 2020

Centrale a gas a Spezia: la politica locale continua a giocare allo scaricabarile sulla pelle degli spezzini.

 

Ancora oggi,  sul progetto di centrale a gas proposta a Spezia,  devo leggere sulla stampa locale spezzina dichiarazioni di vari politici locali, soprattutto di area centro sinistra che dimostrano la totale strumentalità con cui tutta la classe politica locale e regionale (di centro destra e di centro sinistra) sta affrontando la questione di questo progetto.  

Ancora non ci capisce o si fa finta di non capire che questo progetto non può essere affrontato in un ottica solo localistica e che non sono sufficienti i discorsetti sui progetti alternativi tipo parchi giochi e fabbriche di green economy se non si collocano detti progetti nel dibattito, nei documenti ufficiali, nelle direttive e leggi vincolanti nazionali ed europee sulla transizione nella produzione elettrica alle fonti rinnovabili al 2025.

Ma cosa rimuovono centro sinistri e centro destri?... 

 

I centro sinistri chiamano in causa la Regione e il suo potere di Intesa ben sapendo che la decisione finale spetta al Governo Nazionale e rimuovendo il fatto che il Governo negli ultimi due anni ha approvato atti che favoriscono in modo pesante, anche in termini giuridici, la realizzazione del progetto di centrale a Turbogas (vedi asta di assegnazione dei MW ad Enel con gli incentivi del capacity market tutti indirizzati a favore del gas)

I centro destri tentano di sminuire i poteri di Intesa della Regione che pur non essendo vincolanti in assoluto possono sicuramente essere il punto di partenza per rivedere il progetto di centrale a gas non più come servitù energetica ma come progetto energia ambiente e territorio che miri prima di tutto al risanamento ambientale della zona est della città pur tenendo conto delle esigenze di stabilità del sistema elettrico nazionale ed europeo.

Cosa dovrebbero chiedere al Governo e alla Regione i vari politici locali l’ho spiegato, da ultimo, QUI e non ci torno sopra almeno in questo post.

Soprattutto vorrei che riflettessero sui veri nodi critici per poter contestare questo progetto che non sono tanto o soltanto quelli strettamente ambientali ma soprattutto di programmazione energetica nazionale ed europea relativamente alla produzione di energia elettrica e alla transizione di questo settore alle fonti rinnovabili da qui al 2025.

Nessuno dei politici che si esprimono anche oggi sui quotidiani locali ha mai analizzato quanto sopra e soprattutto ha mai provato a chiamare in causa il Governo Nazionale ma anche Terna ed Enel relativamente ai margini di flessibilità nella gestione della transizione al 2025 senza o con molto meno gas  e tanto meno sul rapporto tra questo progetto e le recentissime nuove strategie UE emerse con il Green Deal (QUI).

Vorrei nella seconda parte di questo post analizzare questi aspetti rimossi dal dibattito politico locale proprio verificando come Enel ha affrontato le suddette tematiche rispondendo alle  osservazioni presentate da vari Enti Pubblici locali e Regionali nel procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale in corso sul progetto di centrale a turbogas. Il testo integrale delle controdeduzioni Enel le trovate QUI.


In ROSSO troverete le controdeduzioni di Enel e in VERDE le mie annotazioni che peraltro si fondano sugli atti e studi ufficiali e non sulle sole mie interpretazioni:

 

CONTRODEDUZIONE ENEL:

Il progetto non si pone in contrasto con la pianificazione energetica analizzata, risultando, peraltro pienamente coerente con il processo di decarbonizzazione su cui si imposta il PNIEC, con le strategie comunitarie “20-20-20” e “Terzo Pacchetto Energia”, con particolare riferimento all’incremento dell’efficienza energetica e all’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, con la linea di intervento OS16 circa il completamento della disciplina del mercato della capacità del Quadro strategico 2019-2021 di ARERA e con l’obiettivo di garantire sicurezza e flessibilità al sistema di produzione e distribuzione del sistema elettrico auspicato dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN).

NOTA ALLA CONTRODEDUZIONE ENEL :

Si veda la Raccomandazione 18 GIUGNO 2019 (2019/C 297/12 - QUI)  a tutti gli Stati membri. La parte che riguarda l’Italia afferma che la proposta di Piano nazionale integrato energia e clima presentata dal Governo italiano dovrà entro la fine di questo anno per il settore energia elettrica: precisare la misura in cui il previsto sviluppo nel settore del gas è compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione dichiarati e con il programmato abbandono graduale degli impianti termoelettrici a carbone”.  È chiaro l’intendo dell’indirizzo UE verso gli Stati membri: garantire il confronto tra una transizione a gas, nella generazione elettrica, e l’impatto sugli obiettivi di de carbonizzazione che le quantità di gas previsto potrà produrre. Questo aspetto manca totalmente perché il confronto viene fatto, nel SIA, solo con riferimento al carbone.

In questo senso il SIA del progetto di centrale a gas rimuove il parametro contenuto nella lettera f) punto 4 allegato VII alla Parte II del DLgs 152/2006: “f) all'impatto del progetto sul clima (quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, natura ed entità delle emissioni di gas a effetto serra) e alla vulnerabilità del progetto al cambiamento climatico;”.

 

 

CONTRODEDUZIONE ENEL:

Enel ribadisce inoltre che il progetto è stato sviluppato nel pieno rispetto degli obiettivi del PNIEC, in quanto lo sviluppo del progetto di sostituzione dell’unità esistente a carbone con unità a gas, è pienamente in linea con il processo di decarbonizzazione su cui si imposta il PNIEC e nello stesso tempo garantisce l’efficienza e la flessibilità che lo stesso piano propone soprattutto nella fase transitoria, in quanto l’utilizzo del gas continuerà a svolgere una funzione essenziale per la stabilità del sistema energetico italiano. Le valutazioni incluse nella documentazione inviata sono state svolte in accordo con la normativa e le Linee Guida vigenti in materia di Valutazione di Impatto Ambientale.

NOTA ALLA CONTRODEDUZIONE ENEL :

Anche qui si fa una valutazione presuntiva senza entrare nel merito dei parametri di legge che devono caratterizzare un corretto Studio di Impatto Ambientale.  In particolare appare un contrasto con il comma 5 articolo 10 DLgs 152/2006 : “5. Nella redazione dello studio di impatto ambientale di cui all'articolo 22, relativo a progetti previsti da piani o programmi già sottoposti a valutazione ambientale, possono essere utilizzate le informazioni e le analisi contenute nel rapporto ambientale. Nel corso della redazione dei progetti e nella fase della loro valutazione, sono tenute in considerazione la documentazione e le conclusioni della VAS”.

La Dichiarazione di sintesi (22 gennaio 2020) relativa alla procedura di VAS del PNIEC, a pagina 10, afferma: “Il Piano è un documento di natura strategica e non scende nel dettaglio degli interventi, né li localizza sul territorio” per poi aggiungere: “Nelle fasi attuative del Piano è previsto che i Ministeri competenti insieme alle Regioni individuino le aree idonee e quelle non idonee. In virtù dell’assetto costituzionale dell’Italia, le Regioni hanno un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi in materia di energia e di clima. Parimenti significativo è il ruolo degli enti locali”, inoltre e con riferimento più specifico alla transizione alla de carbonizzazione della generazione elettrica si veda pagina 52 : “Il phase out del carbone sarà accompagnato, in ottica di assicurare una transizione energetica equa, da misure a tutela dei lavoratori per lo sviluppo e la riqualificazione occupazionale, la lotta alla povertà e alle diseguaglianze, la salvaguardia dei territori di appartenenza, Per dare risposte efficaci a tali sfide si agirà su più fronti: ‐ normativo, mediante leggi a tutela dei lavorati interessati dal phase out del carbone; ‐ istituzionale, rafforzando il dialogo tra istituzioni nazionali e locali e tra istituzioni e rappresentanze dei lavoratori; ‐ aziendale mediante il coinvolgimento dei datori di lavoro e dei lavoratori in progetti di riqualificazione anche sostenuti dalle politiche pubbliche “.

La Dichiarazione di sintesi della VAS sul PNIEC fa anche riferimento al progetto Futur-E di Enel sulla riconversione/chiusura delle sue centrali. Anche qui si cita, in teoria un percorso per arrivare a scelte progettuali per poi rimuoverlo nei fatti.  

Il metodo che sta alla base dello stesso progetto Futur-E di Enel basato sulle seguenti fasi:

- ascolto del territorio,

- manifestazione di interesse,

- invio di proposte progettuali comprensive di offerte vincolanti per l’acquisizione del sito.

 

 

CONTRODEDUZIONE ENEL:

Nel SIA, nel Cap. 2 “Tutele e vincoli presenti”, è stata verificata la compatibilità del progetto con la programmazione e la pianificazione vigenti a livello europeo, nazionale, regionale e locale con riferimento alle politiche energetiche, socioeconomiche, paesaggistiche/territoriali e di settore. A differenza di quanto dichiarato nell'osservazione, il progetto, dalla disamina effettuata, risulta coerente e, spesso, pienamente in linea con gli indirizzi e gli obiettivi identificati ai vari livelli.

NOTA ALLA CONTRODEDUZIONE ENEL :

Il SIA nel quadro programmatico (punto 2.2  pagine da 12 e seguenti) fa riferimento agli obiettivi UE e nazionali sulla transizione energetica alle fonti rinnovabili  e il superamento delle fonti fossili . Manca però una analisi di confronto sia in  termini ambientali (emissioni già analizzato sopra) che socio economici dell’impatto del progetto su detto quadro.

Gli spazi di azione europei per i governi nazionali, le regioni e i comuni

Il Regolamento UE sul mercato interno della energia elettrica sopra citato all’articolo 24 afferma che la valutazione nazionale delle risorse per garantire, nella fase di transizione alle fonti rinnovabili,  la stabilità del mercato interno della energia elettrica verrà svolta a livello regionale. Non solo ma detto regolamento non vincola la istituzione dei meccanismi di capacità all’uso delle fonti fossili nella generazione termoelettrica e quindi neppure a tetti obbligatori da garantire come si evince dagli articoli 21 (Principi generali per i meccanismi di capacità) e 22 (principi di concezione per i meccanismi di capacità).


La concertazione con il livello locale prevista dal PNIEC e dalle norme UE

In relazione ai siti dove sono previste chiusura di impianti a carbone a PAGINA 111 del PNIEC si afferma: “Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali, Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria. I tavoli hanno lo scopo di valutare le condizioni tecniche e normative, le infrastrutture necessarie, nonché le modalità di salvaguardia dell’occupazione (per la quale sono state stanziate apposite risorse)”.

Il Regolamento (UE) 2019/941 disciplina tra l’altro la valutazione dei rischi per la sicurezza dell'approvvigionamento di energia elettrica e la Metodologia per individuare scenari di crisi dell'energia elettrica a livello regionale

In particolare si veda di detto regolamento l’Articolo 5 [NOTA 1] al fine di individuare la Metodologia per individuare scenari di crisi dell'energia elettrica a livello regionale) prevede una preventiva consultazione con la partecipazione almeno dei centri regionali di coordinamento, dell'industria e delle organizzazioni dei consumatori, dei produttori o delle loro associazioni di categoria, dei gestori dei sistemi di trasmissione e dei pertinenti gestori dei sistemi distribuzione, delle autorità competenti, delle autorità di regolazione e di altre autorità nazionali.

Si veda anche Il Parere del Comitato Regioni della UE dello scorso ottobre 2019 (QUI) ha per oggetto il tema: Attuare il pacchetto Energia pulita: i piani nazionali per l’energia e il clima come strumento per un approccio di governance locale e territoriale in materia di clima e di energia attiva e passiva

Non c’è stata alcuna concertazione preventiva con Regioni ed Enti Locali nella definizione sulle quantità di gas necessarie per la transizione, sui criteri di localizzazione dei sit, sul coordinamento degli investimenti previsti dalla normativa nazionale ed europea sopra descritta. 

 

I finanziamenti per la chiusura dei siti delle centrali a carbone danno priorità agli investimenti nelle fonti rinnovabili

La quota annua dei proventi  derivanti  dalle aste di assegnazione dei MW per la transizione al 2025, eccedente il valore di 1000 milioni di euro, dovrà essere destinata, nella misura massima di 100 milioni di euro per il 2020 e di 150 milioni di euro annui a decorrere dal 2021, al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, per finanziare interventi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico del settore industriale e, per una quota fino ad un massimo di 20 milioni di euro annui per gli anni dal 2020 al 2024, al "Fondo per la riconversione occupazionale  nei  territori in cui sono ubicate  centrali a carbone" . Il tutto dando priorità a interventi di riconversione sostenibili, caratterizzati da processi  di decarbonizzazione  che escludono l'utilizzo di ulteriori combustibili fossili diversi dal carbone.

Il fatto che questi finanziamenti non sono mai stati, ad oggi, attivati compiutamente non rimuove che, il parametro di riferimento delle legge che prevedevano la costituzione di detti Fondi, fosse proprio lo sviluppo delle le fonti non fossili.

Non solo ma oggi la questione dei finanziamenti suddetti va inserita all’interno della procedura del c.d. Just Transition Fund e degli indirizzi che emergono dal Green New Deal. In particolare per il Just Transitione Fund dopo un ampia discussione tra Commissione e Parlamento UE si è deciso (con accordo nel Coreper) che solo una piccolissima parte dei fondi previsti andranno ad implementare l’uso del gas al contrario di quanto previsto inizialmente.  

I nuovi obiettivi europei proposti a inizio 2020 prevedono riduzioni delle emissioni di gas serra ulteriori che richiederanno una revisione dello stesso PNIEC come ammesso dallo stesso Governo Nazionale (QUI).


 

CONTRODEDUZIONE ENEL:

Lo studio ENEA citato nell’Osservazione riferisce “La pronta disponibilità e flessibilità delle centrali convenzionali, quando richiesta dal gestore del sistema, rende comunque possibile mantenere il sistema in condizioni di sicurezza, pur a fronte di costi più elevati nel mercato dei servizi del dispacciamento”. Il progetto Enel va in questa direzione, nel rispetto inoltre del PNIEC, oltre che andare a ridurre la Potenza Termica installata in sito da 1540 MWt a 1350 MWt, dato non inserito nell’Osservazione.

NOTA ALLA CONTRODEDUZIONE ENEL :

Intanto l’osservazione sul punto era più articolata: In particolare si è affermato che manca una analisi di come il progetto in questione produca o meno un impatto sugli scenari energetici che si delineano da tempo secondo documenti ufficiali , in particolare si veda Analisi Trimestrale ENEA. Si veda ad esempio il seguente passaggio del Rapporto Enea su stato e l’evoluzione del sistema energetico italiano (QUI): “La presenza nel mix energetico di una quota predominante di generazione non convenzionale (che ad aprile in alcune ore ha superato il 70% della generazione totale) ha conseguenze sulla gestione in sicurezza del sistema elettrico. La pronta disponibilità e flessibilità delle centrali convenzionali, quando richiesta dal gestore del sistema, rende comunque possibile mantenere il sistema in condizioni di sicurezza, pur a fronte di costi più elevati nel mercato dei servizi del dispacciamento”.

sistemi di accumulo energetico rappresentati dai pompaggi idroelettrici presenti in Italia, riportati nel grafico sotto forma di anello di ricircolo (2,5 TWh) sopra i generatori a fonti rinnovabili. Con una potenza installata di questi impianti pari a 7,6 GW, l’Italia si colloca in quarta posizione a livello mondiale (dopo Giappone, Cina e USA) e prima in Europa per quanto riguarda la disponibilità di impianti di accumulo a pompaggio idroelettrico. Purtroppo, i dati statistici pubblicati da Terna indicano, che da diversi anni questi impianti sono fortemente sottoutilizzati in Italia. Alla luce della necessità di incrementare il contributo delle fonti rinnovabili non programmabili (solare ed eolico), e del ruolo fondamentale che gli accumuli saranno chiamati a svolgere per assicurare la stabilità della rete elettrica, appare opportuno richiamare questi impianti, da tempo esistenti ed operativi, verso un utilizzo adeguato alle necessità della transizione energetica.

A questo occorre aggiungere che, secondo un recente studio pubblicato da Legambiente nazionale sui dati Terna,  lo stato di utilizzo reale del parco termoelettrico esistente che vede un fattore di utilizzo relativamente basso : in media 3.261 ore/anno  e un fattori di carico delle diverse tipologie di impianti per la generazione termoelettrica di energia, pari ad una media del 37%.  Nelle centrali a Ciclo Combinato (a metano) nonostante presentino una buona efficienza, un forte sotto­utilizzo, con un fattore di carico pari solo al 28% e una media di 2.421 ore l’anno di esercizio.

In altri termini se si aumentasse il fattore di utilizzo di dette centrali si potrebbe evitare di realizzare le nuove centrali a gas nella fase di transizione alla decarbonizzazione del sistema elettrico nazionale (QUI lo studio completo)

Alla luce di quanto sopra possono essere letti diversamente i dati Terna ( “Scenari della domanda elettrica italiana 2016-2026” del gruppo Terna), in particolare quando si parla di ‘previsioni della domanda in potenza’ – a condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli – si sostiene quanto segue: nell’ipotesi di “Scenario base” per il 2021 si stima una domanda di potenza alla punta di 61,9 GW, mentre per il 2026 si stima una domanda di potenza alla punta di 62,8 GW; mentre nello “Scenario di sviluppo” le stime vedono un livello di domanda in potenza di 64,1 GW per il 2021 e di 66,3 per il 2026.

Una analisi che valutasse mettendo a confronto i suddetti dati con possibili diverse gestioni del parco termoelettrico esistente e del parco impianti di produzione non da fonti fossili, non è mai stata svolta.

 

 

CONCLUSIONI: LA SCELTA DEL GAS NON E' OBBLIGATORIA COME DIMOSTRANO, OLTRE I DOCUMENTI ED ATTI DELLA UE, SOPRA CITATI ANCHE AUTOREVOLI STUDI INTERNAZIONALI

Non si è tenuto conto di scenari diversi questo anche per la inadeguata impostazione dello stesso PNIEC che non ha approfondito adeguatamente questo aspetto. Il futuro prossimo va delineato con l’allargamento dell’uso di fonti rinnovabili, lavorando su smart grids capaci di ovviare alla intermittenza delle fonti solare e eolica attraverso accumuli chimici (batterie, biogas da residui), fisici (geopotenziali come i bacini idrici) e termici. Gli impianti a gas naturale fossile devono giocare un ruolo progressivamente marginale, destinato a estinguersi, e con tecnologie mirate a rendere minimo l’impatto rispetto al risultato atteso. Questa sintesi è in linea con l’analisi esposta da Mac Kinnon, Brouwer e Samuelsen (2018) dell’Advanced Power and Energy Program, University of California, Irvine.

Una scelta non obbligatoria quella del gas come dimostra un autorevole studio internazionale su quanto investono sulle rinnovabili rispetto alle fonti fossili le compagnie elettriche

Secondo uno studio pubblicato su Nature Energy. La penetrazione delle tecnologie a basse emissioni di carbonio nella produzione di energia ha messo a dura prova le aziende elettriche incentrate sui combustibili fossili. Mentre la letteratura esistente, prevalentemente qualitativa, evidenzia la diversificazione nelle energie rinnovabili tra le possibili strategie di adattamento, è mancata una comprensione quantitativa completa della decarbonizzazione del portafoglio delle utility. Questo studio colma questo divario, quantificando sistematicamente le transizioni di oltre 3.000 servizi pubblici in tutto il mondo dalla capacità di combustibili fossili alle energie rinnovabili negli ultimi due decenni. Applica un algoritmo di clustering basato sull'apprendimento automatico a un set di dati storico globale a livello di asset, distillando al loro interno quattro macro comportamenti e sotto-modelli. Tre quarti delle utilities non hanno ampliato i propri portafogli. Delle rimanenti società, una manciata ha coltivato carbone prima di altre attività, mentre la metà ha favorito il gas e il resto ha privilegiato la crescita delle energie rinnovabili. Sorprendentemente, il 60% delle utility che hanno dato priorità alle energie rinnovabili non ha cessato di espandere contemporaneamente il proprio portafoglio di combustibili fossili, rispetto al 15% che lo riduce. Questi risultati indicano l'inerzia del sistema elettrico. TESTO STUDIO: QUI .

 

 


 


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