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giovedì 9 luglio 2020

Centrale a gas a Spezia: cosa deve chiedere la città al Governo e alla Regione Liguria

Come si ricava dall’articolo del portale on line Città della Spezia: “Enel ha costituito una società per il recupero e la riconversione in Italia, di aree e strutture inutilizzate adiacenti alle centrali elettriche, situate nelle vicinanze di luoghi strategici come porti, aeroporti e interporti da destinare a deposito doganale per la logistica, la movimentazione e lo stoccaggio di merci. I primi due siti pilota potrebbero essere operativi a inizio 2021, con la collaborazione delle istituzioni locali, nelle aree della centrale Eugenio Montale alla Spezia e all’interno del sito della centrale Marzocco a Livorno.”, (vedi QUI articolo completo).

Enel ci ha abituati a queste forzature ma occorre dire che in un momento così delicato come quello attuale dove è in discussione il contestatissimo progetto di centrale a gas nell’area della attuale centrale a carbone, questa uscita assume i toni della vera e propria provocazione e devo dire bene ha fatto il Sindaco a rispondere (QUI) con fermezza a questa proposta!


Dato al Sindaco e alla nostra città quello che è giusto dare, occorre dire che questa uscita è anche frutto della assenza di iniziativa da parte della Regione Liguria ma, diciamo la verità soprattutto dalle scelte del Governo nazionale a cominciare dal Ministero dello Sviluppo Economico oltre che dal Ministero dell’Ambiente; infatti:

1. Il Ministero dello Sviluppo Economico con il decreto capacity market e successivamente l’assegnazione delle aste per i MW solo a gas per la transizione al 2025 (data in cui ci dovrà essere solo generazione elettrica da Fonti Rinnovabili) non ha sfruttato tutti i margini di flessibilità che l’Europa riconosce agli stati membri per garantire al 2025 la stabilità dei sistemi elettrici in uno scenario non fondato sulle fonti fossili.
2. Il Ministero dell’Ambiente non ha ad oggi contestato, dentro il procedimento di VIA in corso sul progetto di centrale a gas, i contenuti del quadro programmatico dello Studio di Impatto Ambientale chiaramente in contrasto con la possibilità di utilizzare i margini di flessibilità degli indirizzi europei sul mercato interno della energia elettrica.
3. La Regione Liguria non ha dato sviluppo al tavolo di confronto che aveva avviato con tutti gli interlocutori istituzionali e sociali in epoca pre-COVID, ne ha chiarito ad oggi come intende usare il suo potere di Intesa sulla autorizzazione finale al progetto in questione, in chiave soprattutto energetica: riaprendo lo scenario della transizione al 2025 (data in cui ci dovrà essere solo generazione elettrica da Fonti Rinnovabili) con ipotesi non fondate solo sulle fonti fossili.


Rispetto a questo quadro quindi la comunità locale spezzina dovrebbe, a partire dal Consiglio Comunale di questa sera, unirsi per dire tre cose:
1. no ad una nuova servitù energetica fondata sulle fonti fossili
2. no ad ipotesi di uso dell’area enel non confrontate con il territorio e le istituzioni locali che lo rappresentano come quella da ultimo prospettata da Enel in relazione ai container (vedi inizio di questo post)
3. chiedere con forza al Governo Nazionale di sospendere il procedimento di VIA in corso sul progetto ed avviare un tavolo di concertazione con tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati al fine di applicare i margini di flessibilità del mercato interno della energia elettrica ad oggi rimossi.

Questi tre punti vanno tenuti insieme ma se sui primi 2 c’è in città una chiara condivisione anche tra le forze politiche (sia di maggioranza che di opposizione), sul terzo non vedo e non sento dichiarazioni che dimostrino la consapevolezza sia della posta in gioco che delle modalità per superare alcuni vincoli che oggettivamente ci sono.


IN ALTRI TERMINI…
IL PROGETTO DI CENTRALE A GAS SI FONDA SU NORME E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE ENERGETICA CHE PONGONO VINCOLI AGLI STATI MEMBRI CHE NON POSSONO ESSERE RIMOSSI DEL TUTTO IN UNA LOGICA DI OPPOSIZIONE SOLO LOCALISTICA, PERCHÉ LOCALISTICA NON È OGGETTIVAMENTE E NORMATIVAMENTE.  
QUINDI PER OTTENERE UN GIUDIZIO NEGATIVO DI VIA SUL PROGETTO OCCORRE ANALIZZARE SE IN QUEI VINCOLI CI SONO  SPAZI DI AZIONE PER DIMOSTRARE CHE IL PROGETTO ( NEL SUO QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO) VA OLTRE I SUDDETTI VINCOLI  NON TENENDO CONTO DEGLI SPAZI DI FLESSIBILITA' CHE LI ACCOMPAGNANO.

Vediamoli questi vincoli e di seguito anche i margini di flessibilità utilizzabili che possono superare i vincoli senza rischiare procedure di infrazione o ricorsi da parte di chi ha solo interesse a realizzare la centrale a gas (anzi le centrali a gas visto che trattasi di più siti).



I VINCOLI
1. Regolamento (UE) 2019/943 sul mercato interno dell'energia elettrica.
Il Regolamento prevede il meccanismo capacity market che conferma, sia pure in modo ridotto rispetto al passato, le remunerazioni supplementari pagate ai grandi impianti di produzione elettrica per la loro disponibilità a produrre energia in caso di problemi strutturali di sicurezza.

2. Decreto del 28 giugno 2019 (QUI)  con il quale è stata approvata la disciplina del sistema di remunerazione della disponibilità di capacità produttiva di energia elettrica ex regolamento UE 2019/943.La finalità del Decreto, così come è stato costruito  è chiara: solo centrali termoelettriche a fonti convenzionali possono garantire la transizione ad un futuro sistema elettrico fondato solo sulle rinnovabili nel 2025.

3. Il Piano Nazionale Integrato Energia Ambiente 2030 - PNIEC  (versione 21 gennaio 2020 - QUI) presentato dal Governo alla UE prevede sinteticamente questi obiettivi in relazione alla transizione alla generazione elettrica da sole fonti rinnovabili:  
3.1. nella transizione va garantita la generazione termoelettrica (Pagina 87 PNIEC);
3.2. si tratterà di impianti termoelettrici nuovi (Pagina 95 PNIEC);
3.3. si tratterà di impianti termoelettrici a gas (Pagina 96 PNIEC);
3.4. la capacità a gas nuova da avviate tra il 2020-2025 sarà di 3GW, quindi 3.000 MW (Pagina 111 PNIEC);
3.5. entro il 2020 dovranno essere autorizzate le opere, quindi anche le nuove centrali a gas, previste (Pagina 112 PNIEC);
3.6. Il PNIEC non indica i siti specifici dove verranno fatte le centrali a gas, ma questi li troviamo attraverso le aste gestite da Terna a cui ovviamente hanno partecipato solo impianti esistenti o da realizzare ma legati a fonti convenzionali  nella specie gas.



I MARGINI DI FLESSIBILITÀ NON UTILIZZATI AD OGGI DAL GOVERNO NAZIONALE

Gli spazi di azione europei per i governi nazionali, le regioni e i comuni
Il Regolamento UE sul mercato interno della energia elettrica sopra citato all’articolo 24 afferma che la valutazione nazionale delle risorse per garantire, nella fase di transizione alle fonti rinnovabili,  la stabilità del mercato interno della energia elettrica verrà svolta a livello regionale. Non solo ma detto regolamento non vincola la istituzione dei meccanismi di capacità all’uso delle fonti fossili nella generazione termoelettrica e quindi neppure a tetti obbligatori da garantire come si evince dagli articoli 21 (Principi generali per i meccanismi di capacità) e 22 (principi di concezione per i meccanismi di capacità).


La concertazione con il livello locale prevista dal PNIEC
In relazione ai siti dove sono previste chiusura di impianti a carbone a PAGINA 111 del PNIEC si afferma: “Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali, Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria


I finanziamenti per la chiusura dei siti delle centrali a carbone danno priorità agli investimenti nelle fonti rinnovabili
La quota annua dei proventi  derivanti  dalle aste di assegnazione dei MW per la transizione al 2025, eccedente il valore di 1000 milioni di euro, dovrà essere destinata, nella misura massima di 100 milioni di euro per il 2020 e di 150 milioni di euro annui a decorrere dal 2021, al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, per finanziare interventi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico del settore industriale e, per una quota fino ad un massimo di 20 milioni di euro annui per gli anni dal 2020 al 2024, al "Fondo per la riconversione occupazionale  nei  territori in cui sono ubicate  centrali a carbone" . Il tutto dando priorità a interventi di riconversione sostenibili, caratterizzati da processi  di decarbonizzazione  che escludono l'utilizzo di ulteriori combustibili fossili diversi dal carbone.


Raccomandazione 18 GIUGNO 2019 (2019/C 297/12QUI)  su attuazione meccanismo del capacity market
La parte che riguarda l’Italia afferma che la proposta di Piano nazionale integrato energia e clima presentata dal Governo italiano dovrà: “… precisare la misura in cui il previsto sviluppo nel settore del gas è compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione dichiarati e con il programmato abbandono graduale degli impianti termoelettrici a carbone”.
Questa precisazione il Governo nazionale non l’ha mai fatta si è limitata  scegliere il gas punto, come dimostra il Decreto 28 giugno 2019 sopra citato.


La revisione del PNIEC e i nuovi obiettivi UE sulle emissioni gas serra
Non solo ma i nuovi obiettivi europei proposti a inizio 2020 prevedono riduzioni delle emissioni di gas serra ulteriori che richiederanno una revisione dello stesso PNIEC come ammesso dallo stesso Governo Nazionale (QUI).
Lo stesso SIA, presentato il 20/12/2019, non tiene conto quindi di quanto affermato nella Comunicazione  del 11.12.2019 COM(2019) 640 finale, intitolata ”Il Green Deal europeo”.



QUINDI…
Dalla analisi sopra riportata restano spazi non banali che i territori possono usare per trasformare progetti, che ad oggi sembrano solo nuove servitù energetiche (viste dal locale), in progetti territorio ambiente fondati non sulle fonti fossili.
Di certo tutto questo conferma, per il progetto presentato da Enel,  un difetto ab origine dello stesso in quanto il decreto capacity market e la procedura di asta successiva con relativa assegnazione non hanno minimamente tenuto in considerazione i meccanismi di flessibilità delle norme comunitarie ma anche dello stesso PNIEC e della evoluzione delle politiche UE. Non solo ma non c’è stata alcuna concertazione preventiva con Regioni ed Enti Locali nella definizione sulle quantità di gas necessarie per la transizione, sui criteri di localizzazione dei siti, sul coordinamento degli investimenti previsti dalla normativa nazionale ed europea sopra descritta. 

Tutto questo ha sfalsato il processo di costruzione delle alternative presentate nel SIA che risultano quindi riduttive sia rispetto agli indirizzi normativi e della giurisprudenza comunitaria in materia di VIA, che al quadro generale della normativa in materia di mercato interno della energia. In questo modo le alternative sono costruite in modo da porre  il livello regionale e locale dentro alla dicotomia:  proroga centrale a carbone V/S autorizzazione centrale a gas.
Tutto questo è inaccettabile e rende necessario rigettare il progetto di centrale a gas o quanto meno  sospendere il procedimento di VIA chiedendo ad Enel nel confronto con il Governo e con la concertazione sopra esposta un nuovo progetto territorio ambiente fondato su scenari alternativi al tutto-gas, compreso l’uso delle fonti rinnovabili e/o sistemi di accumulo.

Insomma ci vuole visione strategica, rispetto del territorio, unità delle forze politiche se si vuole evitare una nuova servitù energetica condita di container per la nostra città e la nostra Provincia! 
SI PUÒ FARE!

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