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giovedì 22 agosto 2019

Un governo senza popolo e il populismo dentro di noi…

Ma se la politica è in crisi e soprattutto è in crisi la democrazia rappresentativa è tutta colpa dei cattivoni populisti? Come se i populisti fossero una sorte di virus arrivato improvvisamente in europa da chi sa quale galassia nascosta nell’universo.
Non è così quello che siamo diventati oggi, soprattutto in Italia, ma non solo, ha radici lontane e la responsabilità è di tutti compresi quelli che ora criticano i 5stelle per avere fatto il governo con la Lega della serie "te lo avevo detto". Ecco “te lo avevo detto” non vale solo da qui a un anno fa, la volata di Salvini e prima ancora di Berlusconi ha radici lontane che si riassumono nelle seguenti tesi che hanno infestato la politica italiana (compresa gran parte delle sinistra c.d. alternativa) da decenni 


1.votiamo la persona e non l’ideologia (così le campagne elettorali le vincono quelli che hanno soldi e lobbies che li appoggiano compresi i mass media e social)
2. basta con i politici di professione, promuoviamo i professionisti della società civile (così la politica diventa tecnica di gestione del potere)
3. votiamo il programma di governo a prescindere dalle analisi che lo sottendono e tanto meno dalle ideologie che lo sostengono, perché governare è fare l’interesse di tutti (così non si capisce più in nome di chi e per chi si governa e si decide)
4. chi vince deve governare, perché chi vince è stato eletto direttamente quindi può decidere senza essere obbligato a confrontarsi continuamente con i cittadini, vorrà dire che se governa male la prossima volta non lo eleggeranno più (l’elezione è il tutto della democrazia, la partecipazione dei cittadini è un fastidio inutile)
5. i partiti devono essere leggeri, più precisamente macchine di competenza tecnocratica e di consenso elettorale (così hanno cancellato la presenza della politica organizzata nei quartieri, nei luoghi di lavoro e hanno distrutto la democrazia dentro i partiti stessi)
6. i populisti hanno ragione a porre la questione della sicurezza bisogna solo gestirla in modo diverso da come loro propongono (così hanno amplificato a dismisura la questione sicurezza, l’hanno fatta diventate una mera questione di polizia, abbandonando le periferie e la precarietà, ma in politica gli spazi vuoti non restano tali a lungo)
7. basta con la frammentazione proporzionale della rappresentanza bisogna avere governi più efficienti perché una democrazia che non decide è una democrazia svuotata (così hanno prodotto governi votati, eliminando astenuti e opposizione, da poco più del 30% degli italiani quindi governi deboli concentrati più sui sondaggi che sulle scelte strategiche, dimenticando che una democrazia che non rappresenta è una parodia di democrazia )
8. bisogna distinguere la gestione dalla funzione di indirizzo della politica (così hanno creato una casta burocratica di dirigenti e funzionari soprattutto negli enti locali, fuori da ogni controllo democratico)
9. basta con i conflitti dobbiamo costruire progetti comuni (vedi alla voce progetti decisi da chi? Così hanno creato i presupposti per l’attuale criminalizzazione dei conflitti sociali)

Tutto quanto sopra si racchiude in un processo in atto da tempo che mira ad un governo senza popolo e quindi senza politica (come ha scritto Jacques Rancière) o meglio una politica mera tecnica di conservazione del potere attraverso la gestione-formalizzazione di decisioni predisposte e istruite e sostanzialmente prese fuori dal processo democratico pubblico che non si può esaurire nel processo elettorale o nella parola d’ordine della governabilità. Il populismo è quindi la finta risposta ad un processo avviato e coccolato da quei soggetti e culture politiche che ora si dichiarano preoccupate: sono due facce della stessa medaglia!


P.S.
E se la devo dire tutta non mi è neppure troppo simpatica una buona parte di questa società civile attiva che organizza movimenti usando più la rete che il confronto reale con il Paese; a proposito, secondo vari studi sociologici come ad esempio i rapporti Censis oltre un terzo degli utenti, dei social network, si è accorto di dedicare meno tempo ad altre attività a causa di Facebook (dalla lettura al lavoro, dal cinema alla frequentazione degli amici), indebolendo di fatto la propria capacità dialettica complessa e i legami sociali. Ci sarebbe parecchio da meditare su questa logica di riempire i vuoti reali della rappresentanza della politica con la rarefatta atmosfera virtuale della rete e dei social network
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