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lunedì 5 novembre 2018

Note su rotazione - valutazione dei dirigenti nel Comune della Spezia

Sulla mozione presentata da vari gruppi consiliari di maggioranza e di opposizione sulla tematica della rotazione e valutazione dei dirigenti nel Comune della Spezia ho sentito e letto (soprattutto da parte della maggioranza in Comune e del Sindaco) affermazione che tendono a stravolgere il fine della mozione stessa e il suo fondamento giuridico amministrativo.   
Vorrei chiarire con le note che seguono due questioni fondamentali:
1. quale rotazione per i dirigenti
2. quale valutazione dei dirigenti in chiave anche partecipativa


QUALE ROTAZIONE DEI DIRIGENTI COMUNALI
Ho sentito dire che la rotazione nel Comune spezzino non ha senso visto che molti di questi  andranno in pensione a breve. Francamente non mi pare questo il vero punto della questione ma  soprattutto questa affermazione tende a dare della rotazione una visione sfalsata di cosa si debba intendere per rotazione secondo gli indirizzi della Autorità Anticorruzione.  
L’Autorità Anticorruzione (ANAC)  ha precisato come intendere la rotazione che non è semplicemente uno spostamento di un dirigente da un settore all’altro ma una filosofia di gestione della macchina pubblica diversa dai compartimenti stagni del passato e in buona parte del presente.  Ciò deve essere frutto di una politica dell’ente fondata sui seguenti principi:
Formazione: Necessità di far acquisire ai dipendenti competenze professionali anche di tipo trasversale, al fine di rendere fungibili le funzioni in una pluralità di ambiti lavorativi
Criteri della rotazione:  Vanno definiti in via preventiva i criteri di rotazione, tra i quali: a) individuazione degli uffici; b) la periodicità; c) le caratteristiche.  Sui citati criteri va attuale l’informativa sindacale per eventuali osservazioni e/o proposte. Sulla periodicità peraltro è intervenuta delibera della Corte dei Conti n.   7 del 28 aprile 2016 secondo la quale: “Il rinnovo, infatti, rappresenta un istituto eccezionale a carattere derogatorio, il quale si pone in contrasto con i principi di trasparenza nelle procedure di assegnazione e di rotazione degli incarichi dirigenziali”;
Programmazione: Preventiva individuazione delle aree a rischio e programmazione pluriennale della rotazione degli incarichi.
Gradualità: Al fine di evitare rilevanti impatti organizzativi, è necessario, in considerazione delle aree a rischi più elevati,  procedere in fasi successive (es. dai responsabili dei procedimenti, al personale a diretto  contatto con il pubblico, ai funzionari ed infine ai dirigenti).
Monitoraggio: Spetta al responsabile anticorruzione, indicare almeno a livello annuale le rotazioni  effettuate, le difficoltà incontrate, la formazione attivata o da attivare.
Atto di  indirizzo su criteri e limiti della rotazione: Necessario un atto di indirizzo che stabilisca i criteri di  rotazione e di conferimento in modo chiaro e trasparente. Negli uffici ad altro rischio sarebbe opportuno   limitarla al minimo legale (tre anni per gli enti locali e quattro nel decreto Madia). La legge 124/2015, prevede l’interpello, su un area dirigenziale vasta tale da eliminare il problema anche agli Enti con pochi dirigenti.

Morale visto che la giunta è in carica da ormai un anno e mezzo cosa ha fatto fino ad ora di tutto ciò e  perché, per ora, ha rinviato ogni decisione in merito?. Poteva avviare subito quanto sopra  nessuno glielo vietava.  
Non solo ma anche sui discorsi di tutelare competenze acquisite per il mantenimento del buon funzionamento della macchina comunale si poteva fare di più. Infatti a titolo di esempio concreto si veda la  Delibera Anac  n.555 del 13 giugno 2018 (su un caso di mancata rotazione in un Comune) dove si afferma: Con riferimento ai requisiti più volti richiamati del “possesso di particolare capacità” e dell’“esperienza maturata”, è da sottolineare come il PNA 2016 prevede che “proprio per prevenire situazioni come questa, in cui la rotazione sembrerebbe esclusa da circostanze dovute esclusivamente alla elevata preparazione di determinati dipendenti, le amministrazioni dovrebbero programmare adeguate attività di affiancamento propedeutiche alla rotazione”. Ulteriormente afferma che “una formazione di buon livello in una pluralità di ambiti operativi può contribuire a rendere il personale più flessibile e impiegabile in diverse attività. Si tratta, complessivamente, attraverso la valorizzazione della formazione, dell’analisi dei carichi di lavoro e di altre misure. All’interno dei Servizi che compongono i Settori, risultano comunque presenti professionalità in grado di essere ruotate; pertanto, in una logica di formazione dovrebbe essere privilegiata una organizzazione del lavoro che preveda periodi di affiancamento del responsabile di una certa attività, con un altro operatore che nel tempo potrebbe sostituirlo. Così come dovrebbe essere privilegiata la circolarità delle informazioni attraverso la cura della trasparenza interna delle attività, che, aumentando la condivisione delle conoscenze professionali per l’esercizio di determinate attività, conseguentemente aumenta le possibilità di impiegare per esse personale diverso”. L’inamovibilità dei preposti ai Settori, oltre a precludere la rotazione esterna ed interna, finirebbe per impedire la crescita professionale del personale e consentire la “cristallizzazione”, nel tempo, delle attuali P.O. proprio per il “possesso di particolare capacità” e di “esperienza maturata”.

Non solo ma l’Amministrazione Comunale spezzina poteva anche indicare le misure alternative alla rotazione come indicato dall’Anac (Piano nazionale anticorruzione 2016) finalizzate comunque a ridurre il rischio corruttivo. Ad esempio:
a) Il vigente Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), nel prevedere misure alternative alla rotazione, ipotizza a titolo esemplificativo:
b) la controfirma degli atti riconducibili all’attività a rischio da parte di altro soggetto o misure organizzative che modifichino l’attribuzione di funzioni o di parti di processi o che frazionino le relative attività, attribuendole a soggetti diversi (cd. segregazione delle funzioni);
modalità operative che favoriscano una maggiore compartecipazione del personale alle attività del proprio ufficio;
c) perlomeno nelle aree della struttura comunale identificate come più a rischio e per le istruttorie più delicate, potrebbero essere promossi meccanismi di condivisione delle fasi procedimentali, prevedendo di affiancare al funzionario istruttore un altro funzionario, in modo che, ferma restando l’unitarietà della responsabilità del procedimento a fini di interlocuzione esterna, più soggetti condividano le valutazioni degli elementi rilevanti per la decisione finale dell’istruttoria;
d) la corretta articolazione delle competenze; infatti, la concentrazione di più mansioni e responsabilità in capo ad un unico soggetto può esporre l’amministrazione al rischio che errori e comportamenti scorretti non vengano alla luce. Sarebbe auspicabile, quindi, che nelle aree a rischio le varie fasi procedimentali siano affidate a più persone, avendo cura in particolare che la responsabilità del procedimento sia sempre assegnata ad un soggetto diverso dal dirigente, cui compete l’adozione del provvedimento finale

Cosa è stato fatto di tutto ciò fino ad ora e se non è stato fatto e perché? A queste domande dovrebbe rispondere la Amministrazione Comunale senza nascondersi dietro le pieghe di interpretazioni burocratiche ( peraltro non troppo fondate giuridicamente) della normativa in materia.



QUALE VALUTAZIONE PARTECIPATA DEI DIRIGENTI
Ho sentito e letto affermare che la mozione introdurrebbe una metodologia di valutazione dei dirigenti non prevista dalla legge e quindi illegittima.   Niente di più falso.
Nessuno pensa, tanto meno il sottoscritto,  di eliminare i processi di valutazione ordinari  semmai di renderli più trasparenti.  Prevedere momenti di audizione pubblici coinvolgendo le commissioni consiliari mi si spieghi perché sarebbe un aggravio procedimentale non previsto dalla legge con aumento di spese violando procedure di garanzia ex lege ed ex contratti sindacali.
Mi spiego perché i dirigenti non possono venire direttamente a spiegare il loro  operato alle commissioni in audizioni pubbliche e farsi invece rappresentare dal solo Organismo Indipendente di Valutazione che non mi risulta sia il rappresentante sindacale dei dipendenti comunali e tanto meno dei dirigenti. Peraltro l OIV è facoltativo per i Comuni istituirlo, potendo utilizzare altri strumenti di valutazione indipendente della Macchina Comunale.
Non solo ma addirittura sono le stesse Linee guida per il Sistema di misurazione e valutazione della performance dei Ministeri  (QUI),  predisposte nel dicembre 2017 e che hanno sostituito varie delibere ANAC, a prevedere in una sezione specifica (punto 4.4.) la partecipazione dei cittadini ai processi di valutazione dei dirigenti,  e se si prevede per i Dirigenti dei Ministeri non si capisce perché non sia possibile per i dirigenti comunali.



CONCLUSIONI  POLITICHE E GIURIDICO AMMINISTRATIVE
I tre punti della mozione non chiedono, come sopra dimostrato nessuna azione illegittima anzi semmai potrebbero essere utili per aprire una discussione pubblica su come fino ad ora il Comune ha affrontato la problematica. Quindi in realtà:
E’ legittimo chiedere la rotazione o le misure alternative
E’  legittimo avviare una valutazione pubblica dei dirigenti
E’ fondamentale spiegare come fare tale rotazione/valutazione e soprattutto perché fino ad ora non è stata avviata
Quindi se non si  vuole approvare la mozione non è perché questa sia illegittima giuridicamente ma perché non la si condivide politicamente.  Poi semmai sarà l’Anac a verificare se il comportamento tenuto dalla  Amministrazione Comunale sia stato fino ad ora legittimo. 
Ma spero invece che alla fine tutto il Consiglio Comunale impegni Sindaco e Giunta ad avviare quanto sopra nell’interesse non di una parte politica ma della efficiente gestione della Macchina Comunale anche in chiave di trasparenza e partecipazione. Visto quanto afferma il Consiglio di Stato: nel sistema della democraticità delle decisioni l’adeguatezza della istruttoria si valuta anzitutto nella misura in cui i destinatari sono stati messi in condizioni di contraddire(Adunanza Plenaria n.14 del 15/9/1999).  INSOMMA ALTRO CHE “AGGRAVI PROCEDIMENTALI”!       

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