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giovedì 9 marzo 2017

La bonifica del sito di Pitelli al palo: le balle del Comune e cosa si dovrebbe fare

Ecco cosa dichiarava il Sindaco di Spezia sulla declassificazione del sito di Pitelli da nazionale a regionale il 4 novembre 2014: " Con le modalità e i tempi romani si doveva attendere anche oltre un anno per convocare una semplice conferenza dei servizi e per una decina d'anni è stato così. Col Sir possiamo agire, decidere."
I risultati sono li a dimostrare la falsità di questa tesi come dimostra il titolo del Secolo XIX di oggi che riproduco qui accanto. Ma cosa si può fare?:
1. Intanto smetterla di raccontare delle balle sull’utilità della declassificazione del sito.
2. In secondo luogo coinvolgere i privati (non solo gli inquinatori ovviamente perché li si andrebbe poco lontano) con un ruolo forte di pianificazione e programmazione dell’ente locale e della Regione oltre che della Provincia se rinascerà dalle ceneri di questi anni di folli riforme istituzionali.


Vediamo partitamente le questioni:

BASTA BALLE DA PARTE DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI

Prima balla: il sito regionale ha procedure più semplici di quello nazionale
1. Non è vero che cancellando il carattere nazionale del sito di Pitelli si semplifica la procedura di autorizzazione della bonifica. Questo per il semplice motivo che la procedura autorizzatoria in materia di bonifiche è la stessa sia per i siti dichiarati di interesse nazionale che per quelli dichiarati di interesse locale/regionale.  Si legga il Sindaco Federici il comma 4 articolo 252 del DLgs 152/2006. Cambiano solo le competenze nel senso che decidono Comune e Regione senza il coinvolgimento dei Ministeri con quali risultati dopo oltre tre anni dal decreto di declassificazione stiamo notando tutti quanti.

2. Il Sindaco Federici ha sostenuto da sempre, mentendo, che la cancellazione del sito di bonifica nazionale è positiva anche perché le procedure erano troppo burocratiche. Non è così in questi anni sono state introdotte varie modifiche che hanno fortemente semplificato le procedure di approvazione dei progetti di bonifica anche per i siti nazionali come quello di Pitelli. Abbiamo assistito a 11 procedure di semplificazione delle procedure di bonifica tanto che la CGIL (non certo un “covo” di ambientalisti estremisti) ha intitolato un suo Report dell’aprile 2012: “La  bonifica dei siti d’interesse  nazionale  (SIN): più che semplificare, occorre un rilancio urgente degli interventi di completamento e realizzazione dei progetti di bonifica” (per il testo vedi QUI).  

3. la scelta del passaggio a sito regionale di bonifica del Sito di Pitelli è già stata oggetto di una sentenza del Tar Lazio che ha demolito, sia pure con riferimento ad altro sito nazionale, i motivi della declassificazione da nazionale a regionale, motivi applicabili anche al caso Pitelli, vedi QUI, senza che tutto questo sia mai stato valutato dalla Amministrazione Federici e tanto meno dal governo regionale sia del PD ma fino ad ora anche del centro destra.

4. il Sindaco Federici in un Consiglio Comunale del 7 luglio 2014 ha affermato che per riportare il sito di Pitelli a sito nazionale occorre cambiare la legge, cosa che non risponde a verità vedi QUI.

Secondo balla: i finanziamenti dei siti nazionali non sono arrivati per colpa della burocrazia ministeriale
La rimozione dei finanziamenti alle bonifiche dei siti di interesse nazionale è stata opera dei governi di centro sinistra poi confermate da quelli di centro destra. Quindi,  la scelta di tagliare i fondi alle bonifiche dei Siti di bonifica nazionali è stata portata avanti dai governi del PD come ha dimostrato non solo il sottoscritto in vari post di questo blog ad esempio vedi QUI, ma il documento già citato della stessa CGIL nazionale (per il testo vedi QUI).
Inoltre nessuno dei nostri amministratori e politici inviati a Roma (senatori, deputati, ministri e sottosegretari) ha sollevato lo scandalo dei fondi scomparsi per la bonifica delle aree militari: la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) aveva ridotto di 10 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2008-2010 la dotazione del fondo per tali bonifiche, fondo poi sparito del tutto negli anni successivi. Questi fondi erano previsti anche per le aree militari del nostro Golfo ovviamente.
Per le aree militari quindi siamo alla totale rimozione anche  mnemonica oltre che amministrativa, eppure anche in queste aree molto si potrebbe fare come ho spiegato QUI.


I COSTI DI BONIFICA  E LA MANCATA BONIFICA DELLA PARTE A MARE DEL SITO DI PITELLI
Relativamente ai costi di bonifica se noi andiamo a vedere gli scenari di bonifica del documento Icram ci possiamo rendere conto del livello ridicolo di finanziamento annunciato nel 2014  da Regione Liguria e Comune di Spezia: 1,3 milioni di euro per la parte a terra (peraltro vecchi fondi ministeriali) e per l’area di Pertusola: circa 3 milioni di cui solo 1,3 da parte della Regione. Fondi limitatissimi ma come abbiamo visto neppure questi "spiccioli" sono arrivati dopo oltre quattro anni dalla declassificazione del sito (Decreto Ministero Ambiente 11 gennaio 2013). Quindi con la declassificazione abbiamo perso oltre 2 milioni di euro dallo stato (il sito non è più di competenza del Ministero dell'Ambiente) mentre neppure quelli regionali sono arrivati e anche se arrivassero non basterebbero!
Lo studio Icram, solo per la parte a mare, individuava quattro scenari di intervento di bonifica  a seconda del livello di inquinamento, delle aree interessate, della tipologia degli inquinanti e della profondità della rimozione degli inquinanti.  
Il costo  passa  da 201 milioni di euro  ipotesi dello scenario 1 di bonifica minima, a 563 milioni di euro per lo scenario 4 della bonifica integrale della rada della Spezia.
Le bonifiche, nella parte a mare del sito di Pitelli, fino ad ora sono state fatte in zone non rilevanti sotto il profilo dell’inquinamento, ma rilevanti sotto il profilo degli interessi economici  che muovevano.  Facendo esattamente il contrario  di quello che prevede il Progetto preliminare di bonifica dell’ICRAM, secondo il quale: ““In considerazione del fatto che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in cui livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare situazioni di rischio sanitario-ambientale”.  

È chiaro quindi che di fronte ad una situazione così complessa occorreva un piano di governo che coinvolgesse tutti i livelli istituzionali (dal Governo fino ai Comuni) ma anche parti sociali e investitori privati che agiscono da tempo sul territorio. Nessuno ha mai provato a mettere in piedi una operazione di questo tipo anzi non sono state neppure rispettate quelle rarissime deliberazioni che potevano innescare un percorso che portasse al piano di governo prospettato.



COME COINVOLGERE INVESTITORI PRIVATI NELLA BONIFICA DEL SITO DI PITELLI: UN POSSIBILE PERCORSO AMMINISTRATIVO
Le procedure di coinvolgimento dei privati (intesi quindi non solo come proprietari inquinatori o meno ma anche come investitori) esistono eccome ma nessuna amministrazione locale e regionale le ha attivate in questi anni. Peraltro molte di queste ma non tutte sono applicabili ai siti di bonifica di interesse nazionale ma questo non esclude, trattandosi di procedure che devono prevedere accordi specifici a livello locale che vengano usate come riferimento anche per i siti di bonifica regionali come ora è diventato quello di Pitelli.

Quindi riporto di seguito l’elenco di queste procedure come promemoria per i nostri amministratori smemorati ovviamente si tratterà di fare una valutazione sulla loro praticabilità ma anche questa indagine minima non è mai stata fatta dagli amministratori locali e regionali: 

1. Dal 2005 è in vigore una norma contenuta nel comma 434 della legge finanziaria 2006 che prevede, al fine di consentire nei  siti di bonifica di interesse nazionale (vedi Pitelli) la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza - caratterizzazione - bonifica e ripristino ambientale delle aree inquinate per le quali sono in atto procedure fallimentari, siano sottoscritti accordi di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, la regione, le province, i comuni interessati con i quali sono individuati la destinazione d'uso delle suddette aree, anche in variante allo strumento urbanistico, gli interventi da effettuare, il progetto di valorizzazione dell'area da bonificare, incluso il piano di sviluppo e  di  riconversione delle aree, e il piano economico e finanziario degli interventi, nonché le risorse finanziarie necessarie per ogni area, gli impegni di ciascun soggetto sottoscrittore e le modalità per individuare il soggetto incaricato di sviluppare l'iniziativa.
2. la legge finanziaria 2007 che al comma 996 articolo 1  che ha permesso di effettuare il dragaggio e la bonifica, contemporaneamente, superando la necessità di bonificare le aree più inquinate e la verifica del collegamento tra le diverse aree inquinate del sistema golfo. Ovviamente invece che usare in positivo questa norma a Spezia è stata usata per produrre il disastro che sappiamo ma questo non significa che non si possa farne nel futuro un uso corretto.
3. Articolo 252 bis al DLgs 152/2006 (c.d. Testo Unico Ambientale) che, in deroga alle procedure di bonifica ordinarie, prevede la individuazione di siti di interesse pubblico ai fini dell'attuazione di programmi ed interventi di riconversione industriale e di sviluppo economico produttivo, contaminati da eventi antecedenti al 30 aprile 2006, praticamente tutti i siti industriali inquinati visto che il 2006 è una data piuttosto vicina al presente. Peraltro questa norma è contenuta nell’articolo 10 della attuale LR 10/2009  che ha sostituito la LR 18/1999 sopra citata. In particolare la norma regionale del 2009 prevede che insieme con il progetto di bonifica sia già definita la destinazione urbanistica dell’area.
4. Legge 13/2009 che, all’articolo 2  prevede una procedura alternativa a quella definita dalla legislazione vigente in materia di copertura di oneri di bonifica e risarcimento danno ambientale nei siti di bonifica di interesse nazionale. Questa norma deve però rispettare nella sua attuazione il principio fondamentale della riduzione in pristino (cioè del riportare l'area da bonificare allo stato precedente all’inquinamento) altrimenti andrebbe in contrasto con la Direttiva sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e e riparazione del dannoambientale.
5.  Decreto legge c.d. Salva Italia (comma 5 articolo 40 Decreto Legge 201/2011  ). La norma prevede la possibilità di effettuare la bonifica di siti inquinati di livello regionale (quindi ora anche per il sito di Pitelli declassato a livello locale) in modo che il progetto di bonifica possa essere articolato per fasi progettuali distinte al fine di rendere possibile la realizzazione degli interventi per singole aree o per fasi temporali successive. Inoltre sempre al comma 9 dell’articolo 242 del DLgs 152/2006 viene aggiunta la possibilità di autorizzare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di messa in sicurezza degli impianti e delle reti  tecnologiche, purché non compromettano la possibilità di effettuare o completare gli  interventi di bonifica che siano condotti adottando appropriate misure di  prevenzione  dei rischi.Concetto  ulteriormente rafforzato con la legge 27/2012 per il dragaggio nei siti di bonifica nazionale proprio come quello di Pitelli: norma finalizzata chiaramente a favorire e semplificare le procedura di autorizzazione dei dragaggi per i porti commerciali.
6. l’articolo 57 del Decreto Legge semplificazioni (convertito con Legge 35/2012) al comma 9 ha previsto che: “9. Nel caso di  attività  di reindustrializzazione  dei  siti  di interesse nazionale, i sistemi di sicurezza operativa  già in atto possono continuare a essere eserciti senza necessità  di  procedere contestualmente alla bonifica, previa autorizzazione del progetto  di riutilizzo delle aree interessate, attestante la non compromissione di  eventuali successivi interventi di bonifica”, quindi non c’è bisogno di bonifica se l’obiettivo è quello della reindustrializzazione del sito inquinato  limitandosi solo a chiedere di garantire un non peggioramento dell’inquinamento.
7. articolo 4 legge 9/2014:  accordi di programma delle istituzioni pubbliche con uno o più proprietari di aree contaminate o altri soggetti interessati ad attuare progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica, e di riconversione industriale e sviluppo economico in siti di interesse nazionale promuovere il riutilizzo di tali siti in condizioni di sicurezza sanitaria e ambientale, e di preservare le matrici ambientali non contaminate. L’accordo di programma prevederà, tra l’altro, anche l’entità dei contributi pubblici alla bonifica dei siti interessati. L'attuazione da parte dei soggetti interessati degli impegni  di messa in sicurezza, bonifica, monitoraggio, controllo e relativa gestione, e di riparazione, individuati dall'accordo di programma esclude  per tali soggetti ogni altro obbligo di
bonifica e riparazione ambientale e fa venir meno l'onere reale per tutti i fatti antecedenti all'accordo medesimo. La revoca dell'onere reale per tutti i fatti antecedenti all'accordo di programma previsto dalle misure volte a favorire la realizzazione delle bonifiche dei siti  di interesse nazionale è subordinata, nel caso di soggetto  interessato responsabile della contaminazione, al rilascio  della certificazione dell'avvenuta bonifica e messa in sicurezza  dei  siti  inquinati  ai sensi dell'articolo  248. Nel caso di soggetto interessato responsabile della contaminazione, i contributi e le misure non potranno riguardare le attività di messa in sicurezza, di bonifica e di riparazione del danno ambientale di competenza dello stesso soggetto, ma esclusivamente l'acquisto  di beni strumentali alla riconversione industriale e allo sviluppo economico dell'area.  
8. comma 9 articolo 13 del Decreto Legge 91/2014 che estende l’utilizzo delle somme stanziate dal fondo previsto dalla legge di stabilità 2014 (combinato disposto commi 6 e 7 articolo 1) non solo ai siti di bonifica di interesse nazionale ma anche a quelli che contengano inquinamento da amianto.
9. Legge 23 dicembre 2014, n. 90  (legge di stabilità 2015) al comma 551 articolo 1 prevede:"Nei siti inquinati, nei quali sono in corso o non sono ancora avviate attività di messa in sicurezza e di bonifica, possono essere realizzati interventi e opere richiesti dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, di manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e infrastrutture, compresi adeguamenti alle prescrizioni autorizzative, nonché opere lineari necessarie per l'esercizio di impianti e forniture di servizi e, più in generale, altre opere lineari di pubblico interesse a condizione che detti interventi e opere siano realizzati secondo modalità e tecniche che non pregiudicano ne' interferiscono con il completamento e l'esecuzione della bonifica, né determinano rischi per la salute dei lavoratori e degli altri fruitori dell'area".
10. Decreto direttoriale 18 maggio 2015 che fissa modalità e termini di presentazione delle istanze di concessione del credito d’imposta per le imprese sottoscrittrici di accordi di programma nei Siti inquinati di interesse nazionale. Si veda anche il Comunicato del Ministero dello Sviluppo Economico QUI.
11. Legge 28 dicembre 2015, n. 221 ha introdotto l'articolo 306-bis al DLgs 152/2006 (T.U. ambientale) che disciplina una procedura di transazione tra soggetti impegnati nella bonifica e Ministero dell'Ambiente che: 
a) individua gli interventi di riparazione primaria, complementare e compensativa;
b) ove sia formulata per la riparazione compensativa, tiene conto del tempo necessario per conseguire
l’obiettivo della riparazione primaria o della riparazione primaria e complementare;
c) ove i criteri risorsa-risorsa e servizio-servizio non siano applicabili per la determinazione delle misure complementari e compensative, contiene una liquidazione del danno mediante una valutazione economica;
d) prevede comunque un piano di monitoraggio e controllo qualora all’impossibilità della riparazione primaria corrisponda un inquinamento residuo che comporta un rischio per la salute e per l’ambiente;
e) tiene conto degli interventi di bonifica già approvati e realizzati ai sensi del titolo V della parte quarta del presente decreto;
f) in caso di concorso di più soggetti nell’aver causato il danno e negli obblighi di bonifica, può essere formulata anche da alcuni soltanto di essi con riferimento all’intera obbligazione, salvo il regresso nei confronti degli altri concorrenti;
g) contiene l’indicazione di idonee garanzie finanziarie. 


Invece l’unica azienda coinvolta è stata Acam non per bonificare ma con la “scusa” della bonifica realizzare una nuova discarica in piena area del sito di bonifica di Pitelli per finanziare il debito di Acam prodotto dalla stessa coalizione di governo che ha declassificato il sito di Pitelli.
Ovviamente quando parlo di privati mi riferisco anche ad aziende del comparto energia come Enel, Snam, Eni che nel nostro golfo hanno lavorato continuano a lavorare e prevedono (Snam in particolare) nuovi investimenti. Bene questi e altri soggetti imprenditoriali potrebbero essere coinvolti in un grande progetto di bonifica del golfo sfruttando le procedure sopra esposte. 



INFINE A CONFERMA DELLA MALAFEDE DEGLI AMMINISTRATORI SPEZZINI: LA RIMOZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO COMUNALE  E REGIONALE PER AFFRONTARE SERIAMENTE AL BONIFICA DEL SITO DI PITELLI
Languono da tempo in Consiglio Comunale e Regionale due mozioni (la prima presentata dalla Consigliera Maria Grazia Frjia nel luglio 2014  e la seconda dai Consiglieri regionali di 5stelle nell'agosto 2015) approvate entrambe che IMPEGNAVANO e IMPEGNANO le Amministrazioni competenti a realizzare un vero e proprio piano di governo per la bonifica del sito di Pitelli:
1. Attivare tutti i mezzi a sua disposizione per fare chiarezza su quanto sta emergendo dagli ultimi ritrovamenti di stoccaggi abusivi utilizzando anche i poteri di massima autorità sanitaria sul territorio comunale
2. avviare, con la collaborazione di Regione Liguria, Provincia ed Arpal una immediata campagna di monitoraggio integrativa di quella svolta fino a ora, a partire dalle aree ancora non caratterizzate,  utilizzando strumenti geodiagnostici adeguati
3. convocare la conferenza dei servizi prevista dalla vigente normativa anche per i siti di interesse regionale al fine di valutare la revisione/integrazione dell’attuale caratterizzazione (verifica dei livelli di inquinamento) anche alla luce della campagna di cui al punto 1
4. promuovere la elaborazione ed approvazione di apposito accordo di programma per l’avvio della caratterizzazione delle aree militari interne al sito di Pitelli, verificando anche l’opportunità di utilizzare nel caso di mancata risposta da parte dei Ministeri competenti (Difesa ed Ambiente) nonché delle autorità militari competenti anche i poteri di ordinanza che la legge riconosce anche per l’inquinamento delle aree militari nel momento in cui questo possa produrre un danno all’ambiente e alla salute del territorio comunale circostante
5. richiedere progetti di caratterizzazione delle aree che ancora non sono state oggetto di tale azione (es. Campetto)
6. costituire con la Regione Liguria ed altre autorità ed enti competenti, in tempi brevi dalla approvazione della presente mozione,   un apposito tavolo di lavoro finalizzato  
6.1. a predisporre un piano tecnico e finanziario, anche attraverso il reperimento di risorse private, oltre a quelle regionali, nazionali e comunitarie: utilizzando tutte le procedure di semplificazione che la normativa ha introdotto da anni per il coinvolgimenti dei privati nelle attività di bonifica. Il piano dovrà essere finalizzato a sostenere il completamento della caratterizzazione del sito e la bonifica dello stesso utilizzando un programma di interventi per scenari tecnici ed economici
6.2. verificare in tempi brevissimi (due settimane al massimo) se la norma introdotta dal comma 9 articolo 13 del Decreto Legge 91/2014 che estende l’utilizzo delle somme stanziate dal fondo previsto dalla legge di stabilità 2014 (combinato disposto commi 6 e 7 articolo 1) non solo ai siti di bonifica di interesse nazionale ma anche a quelli che contengano inquinamento da amianto, sia applicabile almeno in parte al sito di Pitelli sia pure nella attuale classificazione di sito di interesse regionale. 

Nessuno dei suddetti punti è mai stato preso in considerazione ne dalla Amministrazione Comune di Spezia ne dalla Amministrazione della Regione Liguria

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