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mercoledì 22 giugno 2016

Rigassificatore Panigaglia: soldi per auto ma non per la prevenzione del rischio

Un bonus carburante da 450 euro a 4.800 residenti nei Comuni di Portovenere e nella circoscrizione 1 del Comune della Spezia. È quanto ha stabilito la Giunta regionale su proposta dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Edoardo Rixi. I beneficiari sono cittadini maggiorenni, in possesso di patente di guida e di un veicolo o motoveicolo, uno per nucleo familiare, risiedenti nelle aree interessate dall’estrazione di idrocaburi liquidi e gassosi e da attività di rigassificazione, in questo caso nel sito di Panigaglia.
Si tratta di un provvedimento che attua quanto previsto dal Decreto Ministeriale 12 novembre 2010 (come modificato dal Decreto Interministeriale 7 agosto 2014), per il testo coordinato di questo decreto vedi QUI.

Siamo di fronte ad un chiaro atto di “monetizzazione della salute” peraltro di bassissimo profilo anche dal punto di vista economico: 450 miseri euro per scorazzare qualche centinaio di Km in più.


Credo che questi soldi in totale oltre 2 milioni di euro sarebbero stati più utili se investiti nel predisporre una serie di misure volte ad attuare atti controlli e misure per la prevenzione del rischio di incidente del rigassificatore di Panigaglia e per l’informazione dei cittadini residenti.

A cosa mi riferisco? Ad esempio…

1. a tutta una serie di misure informative della popolazione mai attuate dal Comune di Portovenere se non in minima parte;


2.  elaborazione da parte dl Comune dell’elaborato tecnico “Rischio di  incidenti  rilevanti” da allegare e integrare nel Piano Urbanistico Comunale, al fine di pianificare il territorio nelle aree limitrofe allo stabilimento (il rigassificatore nel nostro caso) in modo da prevenire situazioni di rischio e soprattutto  evitare di aumentarlo questo rischio costruendo in modo non coordinato con le esigenze, ad esempio, di una eventuale evacuazione in caso di incidente. Per costruire o costruito si fa riferimento non solo agli edifici ma anche alle infrastrutture e ogni attività che possa aumentare il rischio incidentale;


3. redigere una valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario dell’area interessata (Le Grazie, Fezzano come minimo) dal rigassificatore, ma non solo da questo ovviamente se parliamo di impatti sul territorio di Portovenere;


4. Promuovere un tavolo tecnico nel quale verificare lo stato di aggiornamento di documenti fondamentali per la prevenzione del rischio di incidente nel rigassificatore di Panigaglia: Rapporto di Sicurezza di competenza di Snam, Piano di emergenza esterno (Prefetto e Comitato Tecnico Regionale), Esercitazioni di simulazione di incidente con il coinvolgimento della popolazione, stato di attuazione della normativa sugli impianti critici ex DLgs  61/2011 (Analisi di rischio, Piano di Sicurezza, coordinamento di questi con il Rapporto di Sicurezza);


... ecco queste si sarebbero state cose utili per cittadini. Uno potrebbe dire ma qui le somme sono stanziate con un decreto ministeriale e quindi sono vincolate ad uso specifico: il bonus benzina.
Non è vero ma ovviamente i nostri amministratori regionali e locali contano sul fatto che i cittadini non leggano questo decreto e non ne conoscano la assurda genesi ed evoluzione.

Intanto emerge un  profilo di incostituzionalità di questa norma perché non si capisce come mai il bonus debba andare solo ai patentati e quelli che nel loro nucleo familiare non hanno la patente (pensiamo a moltissimi anziani che non guidano più) non vivono sul territorio, non subiscono anche loro la presenza dell’impianto di Panigaglia?

In secondo luogo questo decreto di istituzione del bonus idrocarburi usa fondi che spetterebbero in gran parte alla Basilicata per territori in cui le attività non contribuiscono ad alimentarlo. In particolare il fondo per la riduzione del prezzo alla pompa, dei carburanti, alimentato per lo più dalle royalty della regione Basilicata, dovrà essere ridistribuito anche a quelle regioni dove non si producono idrocarburi, ma sono ospitati impianti di rigassificazione. Un’attività che non genera royalty e quindi non alimenta il Fondo idrocarburi, in quanto non è un processo produttivo, ma una trasformazione di uno stato fisico (liquido) a un altro (gassoso).  Così ha deciso il Consiglio di Stato su ricorso della Regione Veneto. Peccato che poi norma successiva abbia escluso il bonus per i rigassificatori offshore (vedi quello al largo dell’Adriatico: Porto Viro)  a dimostrazione dell’enorme pasticcio normativo che sta dietro questa “marchetta territoriale”.

Ma oltre a queste due riflessioni più generali e di principio, torniamo alla esistenza di spazi giuridico amministrativi che permettano un uso diverso di queste risorse
Secondo l’articolo 1 del Decreto 12 novembre 2010 (modificato nel 2014): “il  «bonus idrocarburi» può essere attribuito direttamente, ovvero mediante altre forme agevolative”.  In questo ultimo riferimento ci sarebbe lo spazio per Convenzioni Regione Comune interessato (nel nostro caso Portovenere) per usare diversamente  ed in modo più equo e sensato queste risorse.  Ma chissà perché i nostri amministratori quando si tratta di studiare deroghe a tutela dell’ambiente portano sempre difficoltà insormontabili, le deroghe in danno dell’ambiente invece scorrono via veloci nella loro approvazione.


Prima Conclusione: se proprio volevano fare una “marchetta”, Stato e Regione non era meglio uno sconto sul gas direttamente nella bolletta, il gas quello lo usano tutti anche i non patentati no?

Secondo Conclusione: a prescindere dalla possibilità di usare diversamente i fondi sopra descritti, quello che conta alla fine è che i soldi per scorazzare in auto si trovano (pochi ma si trovano), quelli per sviluppare politiche di prevenzione dei rischi e della salute dei cittadini invece no!




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