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martedì 31 maggio 2016

Dizionario breve della Partecipazione.

Quella che segue è la mia introduzione al Convegno “Ambiente e opere pubbliche: Quale Partecipazione” che si è tenuto lo scorso sabato alla Spezia.

Il Convegno, organizzato dalla Associazione Culturale Mediterraneo (vedi QUI) dalla Fondazione Toscana Sostenibile e dalla Comunità Interattive Officine per la Partecipazione, ha visto la partecipazione di istituzioni e rappresentanti della società civile con una relazione del professor Rodolfo Lewanski (per la sua relazione vedi QUI), docente di Scienza Politica all’Università di Bologna, che tra il 2008 e il 2013 è stato responsabile dell’attuazione della legge regionale toscana di promozione della partecipazione, ricoprendo il ruolo di Autorità Regionale per la Partecipazione.




Uno dei temi principali toccati dal Convegno è stata la discussione sui tre disegni di legge regionali presentati dai gruppi liguri di 5Stelle, Partito Democratico e Rete a Sinistra sul tema della disciplina della partecipazione dei cittadini e della sua promozione nei diversi processi decisionali.
Per il testo dei tre progetti di legge regionali vedi QUI, QUI,QUI.


PREMESSA
Come ogni introduzione che si rispetti, tanto più in un convegno che ha per tema la partecipazione, la mia  non sarà di certo una illustrazione di tesi , ma piuttosto  un elenco di problematiche  e di criticità che saranno oggetto di discussione oggi, discussione che ovviamente non potrà finire questa mattina anzi ci auguriamo che l’iniziativa di stamani aiuti nel suo piccolo a dare continuità ad un dibattito decisivo per la nostra città ed il resto della Provincia ma direi per la democrazia del nostro Paese in generale e cioè quello sulla democrazia partecipativa nell’epoca della crisi della democrazia rappresentativa.



LE DEFINIZIONI DI PARTECIPAZIONE
Dietro questa parola c’è molto di più che il semplice concetto di coinvolgere i cittadini nelle decisioni che riguardano un territorio.

La partecipazione è regole
Si vedano appunto i Progetti di legge regionali di cui si discuterà oggi ma, la partecipazione, è anche regole di funzionamento di una istituzione comunale in chiave partecipativa: regolamenti su partecipazione istituti di democrazia diretta, istruttorie partecipate, 
In particolare: una legislazione sulla partecipazione sulla partecipazione può avere molte finalità:
1. Una legge di sostegno organizzativo , finanziario , formativo etc. ai processi partecipativi promossi sia dalle istituzioni che dalla c.d. società civile
2. Una legge di regolamentazione dei processi partecipativi  nei diversi processi/procedimenti decisionali oppure che fissi principi generali validi  per tutti i procedimenti settoriali e obblighi per i processi decisionali a maggior rilevanza strategica l’avvio di una inchiesta pubblica
3. Una legge di garanzia e trasparenza sui processi di formazione e comunicazione dei dati informativi a supporto dei processi decisionali
4. Una legge che promuova attività formative del personale regionale sulla cultura della partecipazione, dell’accesso civico: porre in modo netto , anche con previsioni di investimenti organizzativi e finanziari la questione del debito formativo che la PA ha al suo interno rispetto ad una cultura innovativa della partecipazione
5. Una legge sulla partecipazione decisionale  che affronti le questioni della sussidiarietà orizzontale , degli accordi volontari  e del rapporto con i processi decisionali di livello istituzionale
6. Una legge sul rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata: strumenti di democrazia diretta come i referendum abrogativi e propositivi 

Su ognuno di questi punti esistono già norme nazionali, ed in parte regionali spesso poco applicate, ma su molti di questi punti anche nella nostra Regione mancano norme chiare e puntuali, alcuni di questi punti saranno trattati nei progetti di legge regionali e ne parleranno i proponenti anche nel convegno di questa mattina.


La partecipazione è modello di governo
Basti pensare alla questione della recente riforma costituzionale ex titolo V  poco discussa sia in positivo che in negativo eppure  questione decisiva anche in chiave partecipativa: perché mette in discussione la autonomia dei territori in materia decisive come quella della energia.   
Per anni ci hanno fatto credere, con un pensiero unico aggressivo, che dobbiamo smettere di pensare localmente, che dobbiamo smettere di avere radici perché ormai tutto si decide a livello globale..... i fatti dimostrano che non è vero, i fatti dimostrano che gli uomini senza radici senza controllo del territorio dove vivono......diventano solo ostaggi in mano ad una oligarchia senza scrupoli......
NON POSSIAMO PENSARE A GRANDI COSTRUZIONI ISTITUZIONALI INTERNAZIONALI SE PRIMA NON RIPRENDIAMO IN MANO IL CONTROLLO DEL TERRITORIO IN CUI VIVIAMO COME COMUNITA'
D’altronde le Costituzioni democratiche, tutte , non nascono per rafforzare il potere ma per limitarlo nell’interesse dei cittadini



La Partecipazione è cultura politica
Spesso leader politici locali o nazionali affermano :"quando le forze politiche assumono decisioni giuste, i cittadini condividono e partecipano". È un modo “furbino” per dire che le decisioni giuste e condivise sono solo quelle che nascono dall'alto, magari con risultato finale definito in partenza! Possiamo dire che a differenza di quanto pensava la filosofa Anna Arendt, secondo la quale: “la politica era relazione fra gli uomini”, in realtà ormai per molti leader politici la politica è "pubbliche relazioni", per qualcuno più cattivo di me “è marketing”.


La partecipazione è informazione e trasparenza
Sta per entrare in vigore la nuova riforma sulla legislazione per la trasparenza con limiti ma anche elementi positivi, ma al di la di questo si tratterebbe anche di riflettere su come la legge attuale
(che non di certo cancellata soprattutto nelle sue procedure attuative Delibera CIVIT n. 50/2013 “Linee guida per l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità 2014-2016” ) è stata rispettata e soprattutto su quanto si è fatto per superare uno dei nodi fondamentali dei conflitti ambientali : la assimetria informativa tra chi detiene il potere o propone progetti e la comunità locale.     


La Partecipazione è formazione del livello tecnico amministrativo di un ente pubblico.
Su questo aspetto non serve avere come riferimento i Comuni ma anche enti più strutturati come la Regione, la Liguria sicuramente, hanno investito sempre poco.   


La Partecipazione è cultura della legalità
Non si tratta solo di rispettare formalmente le norme  ma ancor di più di applicarle e quindi approntare tutti gli strumenti per farlo:
1. regolamenti attuativi,
2. strutture interne adeguate


La Partecipazione è cura delle istruttorie
Valorizzando la fase di valutazione nei processi procedimenti decisionali , perché valutare non è decidere ma creare le condizioni per decidere sulla base di una completa e trasparente ponderazione degli interessi. Si tratta della gestione delle istruttorie (il c.d. processo decisionale) che porta alle decisioni in modo da utilizzare tutti gli strumenti di analisi, valutazione, monitoraggio che la legge riconosce anche prendendo ad esempio le buone pratiche che esistono in materia.
Questo è particolarmente vero nei conflitti ambientali in relazione al c.d rischio sanitario o percezione sociale del rischio
Quello che dirigenti funzionari e amministratori pubblici devono capire è che di fronte ad un rischio non devono limitarsi a fare i notai :  "abbiamo fatto i rilievi di legge tutto a posto".
No devono spiegare:
1. quali sono i rilievi di legge, 
2. perché sono fatti questi rilievi, 
3. quali sostanze o impatti hanno monitorato e quali non hanno monitorato e perchè, 
4. se esistono al di la delle legge protocolli più aggiornati sul monitoraggio della situazione specifica, 
5. quale è la percezione sociale del rischio al di la di quello che dicono i monitoraggi burocraticamente previsti dalla legge
6. come si può rispondere al disagio manifestato anche se apparentemente i limiti di legge sono rispettati
7. se ci sono buchi nella normativa vigente che possano comportare monitoraggi non adeguati 
quali sono rischi sanitari anche ai valori rilevati ex lege ma pure a quelli che si potrebbero rilevare etc etc.

Insomma occorre dare l'impressione che si sta facendo tutto quello che è possibile fare non solo formalmente ma anche praticamente soprattutto se sono in gioco l'ambiente la salute e la qualità della vita dei cittadini.



PARTECIPAZIONE COME SUPERAMENTO DELLA OPACITÀ AMMINISTRATIVA DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: UN QUESTIONARIO PER I PUBBLICI AMMINISTRATORI
Insomma partecipazione è anche  e soprattutto prima ancora che promozione di percorsi partecipativi la necessità di superare la opacità amministrativa

Un questionario per gli amministratori pubblici che sintetizzi lo stato delle definizioni di partecipazione sopra esposte:  
1. come vengono impostate le decisioni in questa città: su quali analisi, dati, bisogni reali dei cittadini e degli interessi che rappresentano?
2. come vengono condotte le istruttorie da parte delle istituzioni competenti, istruttorie che costituiscono poi la sostanza su cui si basano gli atti decisori finali?
3. come e quando viene coinvolto il cittadino direttamente o indirettamente interessato?
4.  come vengono rispettate le norme su accesso, trasparenza da parte delle istituzioni pubbliche. Rispetto di queste norme, inteso, come premessa per consentire un dibattito pubblico informato, consapevole ma soprattutto con i tempi adeguati rispetto ai tempi amministrativi ma anche tecnico economici delle decisioni;
5. i limiti delle istruttorie dipendono da carenze legislative, organizzative, di formazione del personale?
6. gli enti preposti alla vigilanza e prevenzione di illeciti e illegittimità seguono protocolli standardizzati corretti e trasparenti come richiesto dalla normativa europea e nazionale  e soprattutto dalle buone pratiche  italiane ed estere? 
7. gli enti preposti ai controlli hanno la sufficiente autonomia organizzativa, funzionale, finanziaria da livello politico amministrativo
8. il livello tecnico amministrativo degli enti pubblici preposti alle politiche ambientali ha una adeguata formazione culturale nell’affrontare i conflitti ambientali con la cultura della ricerca del confronto trasparente con i cittadini



INFINE LA PARTECIPAZIONE RICHIEDE ANCHE   CULTURA DI GOVERNO DA PARTE DEI SOGGETTI ORGANIZZATI ESPRESSIONE DELLA SOCIETÀ CIVILE
Spesso l’atteggiamento di associazioni e comitati più identitari all’interno di conflitti come quelli ambientali si può riassumere nella seguente frase: "io le cose le ho denunciate, contestate etc. ho dichiarato il mio no, quindi non ho altro da dire e fare se la vedano quelli che contano e decidono e controllano".

 In questi anni di degenerazione della democrazia rappresentativa, quasi per reazione negativa, dal versante società civile emerge spesso un disinteresse verso la crisi e la perdita di sovranità delle istituzioni pubbliche come pure di una riorganizzazione delle stesse, come se ci fosse una fuga verso un neocorporativismo comunitario e territoriale anti-istituzionale per principio.  

Chi ha fatto vertenze ambientali o ha presso parte a processi partecipativi in questi anni ha notato sicuramente il prevalere di una cultura dei percorsi partecipativi vissuti non come occasione per contribuire a modificare il modello decisionale  ma come strumenti tattici per imporre il proprio punto di vista con mezzi tradizionali , interni all’attuale modello decisionale :
1. ricorsi alla magistratura,
2. liste civiche,
3. manifestazioni se non addirittura trattative dirette con i politici che contano.



INSOMMA NON C’È PARTECIPAZIONE EFFICACE  SE NON SI RICOSTRUISCE UN CIRCUITO DI FIDUCIA CITTADINO – ISTITUZIONI.  A QUESTO DEVONO CONTRIBUIRE TUTTI MA E’ CHIARO CHE I PRIMI AD AGIRE DEVONO ESSERE COME SEMPRE QUELLI CHE DETENGONO IL POTERE

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