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giovedì 28 maggio 2015

Le contraddizioni ed il provincialismo della Paita sulla portualità

Sul programma di governo della candidata PD alla Presidenza della Regione Liguria ho già trattato più volte in questo blog soprattutto in relazione alle questione dell’ambiente  e della democrazia. Un altro aspetto rilevante sul futuro della nostra Regione è quello della portualità. Anche in questo caso possiamo dire che il programma della Paita, che pure viene rappresentato dalla signora come un programma concreto, si caratterizza per contraddittorietà e carenza di analisi  non solo sulle questioni dell’impatto ambientale delle attività portuali ma proprio dal punto di vista della logistica,  come cerco di dimostrare sinteticamente di seguito…..

Il programma di governo della Signora Paita per le prossime elezioni regionali, a pagina 18,  prevede la realizzazione di un “un piano regolatore portuale regionale
Forse alla signora Paita non hanno ancora detto che il suo leader di partito, il Presidente del Consiglio Renzi, ha proposto un disegno di legge costituzionale che sposta le competenze in materia di porti dalla legislazione concorrente Stato-Regioni a quella esclusiva dello Stato! Ricordo, peraltro, che i tre porti liguri sono di interesse nazionale già ai sensi della attuale legge quadro sui porti. La signora quindi ha pensato di cambiare il disegno di legge del suo amico Renzi? Se è così si sbrighi perché il Renzi è un decisionista e c’è il rischio che la riforma costituzionale arrivi prima della eventuale insediamento della signora alla Presidenza della Regione.

Aggiunge poi il programma che questo piano regolatore portuale regionale dovrebbe essere finalizzato allo: “…obiettivo di rafforzare la competitività degli
scali senza occupare inutilmente specchi acquei.”   Quindi il terzo bacino a Spezia si può non fare chiedo un poco provocatoriamente?

Chiedo invece  più seriamente con quali criteri e metodi di valutazione per  questa riorganizzazione della portualità ligure?
1.Usando la valutazione di impatto portuale?[1]
2.Tenendo conto della normativa UE sulla pianificazione degli ambienti costieri?
3.Tenendo conto della normativa UE sull’accesso al mercato dei servizi portuali e la trasparenza finanziaria nei porti? [2]
Non è dato sapere: la paginetta del Programma sui porti è un compendio di luoghi comuni, per esempio: “La Liguria, attraverso l’efficienza dei suoi tre porti, vuole dare un contributo all’incremento dell’esportazione dei prodotti italiani e favorire l’attrazione di investimenti”.


Non solo ma se confrontiamo quello che è scritto nell’attuale programma elettorale della Paita rispetto a quello che aveva scritto al tempo delle primarie del PD possiamo notare clamorose contraddizioni. 

Nel programma delle primarie la Signora Paita scriveva in relazione alla riforma dei porti“realizzare una riforma che parta dal basso e che sia di esempio per l’intero sistema italiano”.  All’epoca la riforma era in alto mare e si poteva "svolazzare" quanto si voleva anche rimuovendo le competenze statali in materia.  
Oggi invece la signora di fronte ad una proposta definita del Governo, afferma: “Nelle prossime settimane il Governo andrà avanti sulla riforma, secondo un disegno ben chiaro: ci sarà una regia nazionale sui finanziamenti, verranno definiti i porti prioritari e i primi assetti di una nuova governance.”
Come dire la riforma del basso è già deragliata e la signora si è allineata alle decisioni del Governo.  Tutto ciò  dimostra senza alcun dubbio che dietro quello che scrive e dice quasi sempre non c’è un pensiero forte ma solo l’inseguimento tattico del vento politico del momento.

A conferma di come la Signora Paita adegui il suo programma alle esigenze elettorali, si veda la differenza di trattamento sul porto di Genova tra il programma delle primarie e quello delle elezioni prossime. Nel primo i porti liguri erano messi quasi sullo stesso piano in una sezione portualità e infrastrutture. Nella versione del  programma di governo attuale la questione della portualità è all’interno del “Progetto Genova”, e  nella sottosezione porto si parla solo ed unicamente del porto di Genova.   Forse perché, come hanno dimostrato le primarie è a Genova che si gioca la partita più difficile, elettoralmente parlando, per la signora Paita? Direi  proprio di si.  
E la competitività tra i porti per aggredire il mercato internazionale di cui si tutti si riempiono la bocca dove è finita? Divorata dal terrore di un tonfo elettorale nella provincia di Genova?


Eppoi quanto questo programma tiene conto di quanto sta avvenendo a livello internazionale nella portualità in termini strategici?
Nel suo programma la Signora Paita afferma che: “Il porto del futuro dovrà poter ospitare grandi navi fino a 20.000 teu.”. 
Ma la signora o qualcuno per lei si è letta/o gli ultimi dati sugli effetti del gigantismo navale nei porti americani e del nord europa?
La grande capacità delle singole navi e le concentrazioni tra grandi gruppi che controllano parti di mercato sempre più ampie  stanno producendo un mix esplosivo per i porti. Gli scali per adeguarsi dovrebbero investire in infrastrutture  per velocizzare lo scarico delle merci. Nei soli Usa si parla di 30 miliardi di dollari di investimenti. Non a caso, il prossimo 18 giugno, la  Federal Maritime Commission (FMC), l'agenzia federale statunitense incaricata di regolare il settore del trasporto marittimo internazionale degli USA, si incontrerà con le agenzie consorelle della UE e della Cina per affrontare questo tema. La questione si lega al fenomeno sempre più diffuso della finanziarizzazione del settore marittimo, per cui i traffici languono a livello globale (noli bassi[3]) ma aumentano gli ordini per navi sempre più grandi con il rischio che i costi di tutti ciò a breve siano scaricati sui dipendenti dei terminalisti (bolle speculative) e sui territori (superterminal che possono diventare semivuoti  a breve termine).

Concludendo anche sulla portualità un programma che si caratterizza per carenza di analisi, per contradittorietà, per logica brutalmente elettoralistica, e per spacciare per idee sue progetti che in realtà sono in campo da tempo (come quello sulla diga del porto di Genova). 













[1] Studi suddivisi:
1.       ruolo dei porti nelle supply  chains (catena di approvvigionamento)  
2.       politica portuale e regolazione
3.       pianificazione e sviluppo
4.       governance,
5.       competizione tra i porti
6.       analisi di tipo spaziale
7.       terminal

[2] Non è un caso, parlando di gestione integrata delle zone costiere e delle relative politiche marittime,  che a livello UE nell'ambito della revisione delle Reti Transeuropee di trasporto (in pratica l'ossatura delle principali infrastrutture europee ) siano state  proposte:
1. una lista di "core-ports" strategici per il futuro dell'Unione
2. una revisione della gerarchia degli investimenti portuali.

[3] Secondo uno studio di Boston Consulting Group i noli resteranno bassi fino al 2019. Secondo BCG, proprio a causa dell'eccesso di offerta di trasporto marittimo, le tariffe nei prossimi anni potrebbero diminuire ancora e la situazione peggiorerà se saranno introdotte sul mercato tutte le nuove navi già previste. Gli esperti analisti della società di consulenza internazionale sottolineano che la competizione crescente e i prezzi degli slot a bordo relativamente bassi, inducono i vettori ad acquistare navi sempre più capienti, che poi non riescono a riempire. Un vero e proprio circolo vizioso, dove la soluzione più immediata sembra quella della diminuzione delle tariffe, a fronte però di risultati sempre peggiori. (http://www.trasportoeuropa.it/)

1 commento:

  1. L'analisi è troppo dotta e documentata per porre un ulteriore commento.Mi vorrei limitare a valutare i comportamenti umani di una candidata che attribuisce a se i meriti (BANDIERE BLU per la balneabilità ligure) e scarica sui subalterni le responsabilità (MANCATA ALLERTA su una delle alluvioni a Genova) .Il buon comandante si assume le proprie responsabilità,viceversa i fatti dell'isola del Giglio si ripeteranno ciclicamente. Mostrarsi sensibile alle emergenze ambientali,quando si lascia costruire a tre metri dai corsi d'acqua in un terreno a rischio come quello ligure, è una contraddizione di termini.

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