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giovedì 20 dicembre 2012

Discarica di Saturnia: preparano una bonifica “fatta in casa”


Il Ministero dell’Ambiente starebbe per escludere dal sito di bonifica nazionale di Pitelli l’area interessata dalla discarica di Saturnia, discarica attualmente chiusa ma individuata da tempo come uno dei siti per la c.d. discarica di servizio.
Ho già avuto modo di intervenire su questa vicenda (vedi in sequenza storica QUI e  QUI),  per spiegare tre concetti fondamentali:
1. il mancato rispetto degli impegni elettorali presi dagli ultimi 2 sindaci del centro sinistra: mai più discariche nelle colline di Pitelli!
2. la discarica che si vuole riaprire nel sito di Saturnia non è solo di servizio in quanto in essa finiranno anche i fanghi verdi che sono rifiuti speciali
3. gli inerti che dovrebbero “ricoprire” la buca di Saturnia, sono in realtà anch’essi rifiuti speciali e possono anche contenere sostanze che li classificherebbero  come pericolosi

Per giustificare l’apertura della discarica di Saturnia si usa la “scusa” del rischio fallimento di Acam, ma in realtà il vero obiettivo è aprire una buca baricentrica per i futuri dragaggi del golfo di Spezia ad uso e consumo sia degli ampliamenti del porto commerciale che del rigassificatore di Panigaglia con in aggiunta anche le escavazioni provenienti dalla Variante Aurelia  e forse anche da altri interventi come il nuovo megastore da realizzare nell’area ex IP, ad esempio.



LA NOVITÀ DELLA DEPERIMETRAZIONE DELLA DISCARICA DI SATURNIA DAL SITO DI PITELLI
La novità, ora,  è quella di trasferire le competenze di bonifica dell’area di Saturnia dal Ministero alla Regione (in realtà al Comune come vedremo a breve).
Una modifica di questo tipo deve avere una giustificazione tecnico-scientifica e prima ancora deve essere rispettosa della ratio normativa che sta a fondamento della decisione di inserire l’area in oggetto all’interno del sito di bonifica nazionale.  In realtà ciò non risulta come dimostro di seguito……




QUALI SONO I PRESUPPOSTI NORMATIVI E TECNICI PER LA ISTITUZIONE DI UN SITO DI BONIFICA NAZIONALE
Secondo il comma 1 dell’articolo 252 del DLgs 152/2006 la ratio che sta a fondamento della istituzione di un sito di bonifica nazionale si riassume nelle seguenti tre condizioni:
1. quantità e pericolosità degli inquinanti presenti,
2. rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico,
3. pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.

Questa ratio si può riassumere nel concetto secondo cui la finalità, della istituzione - mantenimento – bonifica, di un sito dichiarato nazionale, sta in primo luogo nella complessità quali-quantitativa dell’inquinamento presente nel sito. Complessità che non può essere frammentata vista la stessa definizione di sito di bonifica: “l'area o porzione di territorio, geograficamente definita e determinata, intesa nelle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo ed acque sotterranee) e comprensiva delle eventuali strutture edilizie e impiantistiche presenti” (lettera a) comma 1 articolo 240 DLgs 152/2006)
A questa ratio occorre quindi ricondurre i criteri direttivi operativi per la istituzione di un sito di bonifica nazionale:
a) gli interventi di bonifica devono riguardare aree e territori, compresi i corpi idrici, di particolare pregio ambientale;
b) la bonifica deve riguardare aree e territori tutelati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
c) il rischio  sanitario ed ambientale che deriva dal rilevato superamento delle concentrazioni soglia di rischio deve risultare particolarmente elevato in ragione della densità della popolazione o dell'estensione dell'area interessata;
d) l'impatto socio economico causato dall'inquinamento dell'area deve essere rilevante;
e) la contaminazione deve costituire un rischio per i beni di interesse storico e culturale di rilevanza nazionale.



IN PARTICOLARE: LA UNITARIETÀ DEL SITO DI BONIFICA NAZIONALE DI PITELLI
Tutte queste caratteristiche sono ben presenti  nel sito di Pitelli come risulta dal Decreto Ministeriale istitutivo del sito (vedi QUInonché dagli atti del processo di Pitelli, come pure dai verbali delle conferenze dei servizi svolte presso il Ministero dell’Ambiente ed infine dalla caratterizzazione della parte a mare del sito svolta da Icram (vedi QUI). 

Il  Decreto istitutivo del sito di Pitelli prevedeva nelle sue premesse, e non a caso, che il perimetro del sito fosse provvisorio in attesa della futura caratterizzazione che avrebbe potuto essere ampliata nel caso che:  “alla luce dei primi accertamenti, emerga una possibile situazione di inquinamento tale da rendere necessario l'allargamento del perimetro”. L’allargamento non c’è stato anche perché come è noto la caratterizzazione del sito completa è stata svolta solo per la parte a mare.
Leggiamo sempre dal decreto istitutivo, che l’area del sito  fa: “riferimento alle zone di discarica, alle aree occupate dagli insediamenti industriali presenti sia nell'entroterra che sulla fascia costiera dei comuni di La Spezia e Lerici e al tratto di mare prospiciente i cui fondali siano stati oggetto di sversamenti abusivi e nei quali abbiano recapitato o recapitino scarichi”.
Ciò conferma  l’unitarietà del sito anche tra le due parti terra e mare, unitarietà dimostrata ulteriormente dalla premessa del Progetto preliminare di bonifica (predisposto da ICRAM per la parte a mare del sito) secondo cui nel sito in esame : “Sono presenti numerose attività anche all’interno della perimetrazione a terra del sito di bonifica di interesse nazionale: attività di tipo commerciale o legate al trasporto marittimo e della cantieristica navale; di tipo industriale, con impianti tuttora attivi (PbO, Centrale Termoelettrica ENEL, etc.) o dismessi (Ex Fonderia di Piombo Pertusola, etc.); presidi militari, impianti di gestione rifiuti (discariche Vallegrande, Monte Montada, Saturnia, Ruffino-Pitelli, Val Bosca, Tiro a Piattello, etc.). In relazione a queste ultime, sono presenti aree dismesse, che in passato sono state sede di impianti di smaltimento, e aree utilizzate in maniera discontinua come discariche (Area Ex Ipodec, Area Campetto, etc.“.

Se uniamo la unitarietà del sito, conclamata ex lege e confermata dalle indagine tecnico-scientifiche ufficiali, con la mancata e completa caratterizzazione del sito per la parte a terra, si ricava che una parziale deperimetrazione del sito sia possibile solo nel caso  si  dimostri l’assoluta estraneità dell’area interessata dalla ex discarica di Saturnia con il resto del sito di bonifica nazionale.
Se così non fosse la deperimetrazione violerebbe, non solo il  Decreto Ministeriale istitutivo del sito di bonifica nazionale di Pitelli, ma anche la ratio della normativa sulla istituzione di questi siti sopra esaminata,  a cominciare dalla definizione di sito di bonifica. D’altronde che le cose stiano in questo modo lo dimostra il dato, anche questo ufficialmente documentato (perizie Arpal e verbali conferenza servizi presso il Ministero dell’Ambiente),  del percolamento (proveniente da altra ex discarica: Monte Montada) nell’area di Saturnia. Dalla documentazione ufficiale risulta che a tutt’oggi nell’area di Monte Montada sono abbancate 155.000 tonnellate di rifiuti in parte classificabili come pericolosi.

Questa visione unitaria del sito, dal punto di vista della procedura di bonifica, trova conferma
1. nell’allegato 1 al Titolo V della parte IV del Dlgs 152/2006, che disciplina i criteri dell’analisi del rischio per le procedura di bonifica (anche per i siti nazionali). Secondo questo allegato la scelta dei contaminanti (emersi dalla caratterizzazione) per definire l’analisi di rischio propedeutica alla bonifica o messa in sicurezza, dovrà tener conto tra l’altro della loro “mobilità e persistenza in tutte le matrici ambientali” cioè della loro modalità di diffusione nel complesso del sito.  Ora questa caratterizzazione fino ad ora non c’è stata e soprattutto non potrà limitarsi alla sola area di Saturnia per le ragioni sopra esposte altrimenti la suddetta “mobilità” degli inquinanti non potrà essere adeguatamente analizzata ai fini di bonifiche anche parziali del sito di Pitelli.  
2. Nella recente disciplina speciale sulle procedura di accelerazione delle bonifiche/messa in sicurezza dei siti di bonifica nazionali (comma 5 articolo 40 legge 214/2011, per un commento e per il testo vedi qui). Tale normativa  prevede possibilità di: “autorizzare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di messa in sicurezza degli impianti e delle reti  tecnologiche, quindi non di bonifica vera e propria. Saturnia è un ex impianto (discarica) ma attualmente non attivo…… Ma c’è un ma! Questi  interventi  dovranno comunque garantire la sicurezza sanitaria/ambientale ed evitare ulteriori propagazioni dei contaminanti in tutti i casi di siti contaminati, non limitandosi ai soli casi di siti contaminati con attività in esercizio. Ora è chiaro come,  nel caso in esame,  la presenza di Monte Montada  impedisca l’avvio di questa procedura semplificata.

Risulta quindi chiara l’impossibilità, nell’attuale quadro normativo e conoscitivo, di deperimetrare l’area di Saturnia come fosse avulsa dal resto del sito di bonifica nazionale di Pitelli.



MA PERCHÈ DEPERIMETRARE L’AREA DELLA EX DISCARICA DI SATURNIA: “UNA BONIFICA FATTA IN CASA
Se andiamo a vedere la procedura per l’autorizzazione della bonifica dei siti nazionali, come quello di Pitelli, vediamo che (comma 4 articolo 252 del DLgs 152/2006) si applica la stessa procedura prevista per i siti di competenza regionale (vedi articolo 242 del DLgs 152/2006).
C’è un unico elemento procedurale che cambia  tra siti di bonifica nazionali e regionali, ma è una distinzione importantissima: la competenza di chi deve autorizzare il progetto di bonifica/messa in sicurezza.
Per i siti di bonifica nazionale l’approvazione del progetto di bonifica/messa in sicurezza è effettuata dal Ministero dell’Ambiente, per i siti regionali dal Comune sia pure con conferenza dei servizi mentre, per questi ultimi,  la certificazione dell’avvenuta bonifica è della Provincia (si veda articoli 5 e 6 della legge regionale ligure n. 10 del 2009)!
La differenza non è da poco perché vuol dire che la bonifica viene gestita solo dal livello locale (al massimo Regionale per le questioni VIA ed AIA) senza supervisione del Ministero dell’Ambiente, del Ministero della Sanità, dell’Istituto nazionale di ricerca ambientale (ICRAM), dell’Istituto Superiore di Sanità. Insomma una  “bonifica fatta in casa”!



CONCLUSIONI
Quanto sopra è inaccettabile per due ordini di motivi:
1. normativo: abbiamo visto che la deperimetrazione costituisce una palese violazione della normativa nazionale in materia di bonifiche di siti nazionali

2. conflitto di interessi: considerato che il vero motivo che sta dietro l’operazione della deperimetrazione è quello di accelerare la riapertura della ex discarica di Saturnia, appare inopportuno che la procedura autorizzatoria sia data in mano all’ente (il Comune di Spezia) che è il  principale responsabile della degenerazione della situazione di bilancio dell’Acam da cui deriverebbe la “necessità” di apertura di detta discarica. E’ chiaro che, a prescindere dalla buona fede di dirigenti e amministratori comunali e regionali,   non sarebbe garantita la proporzionata ponderazione degli interessi necessaria in qualsiasi procedimento autorizzatorio tanto più in quello in oggetto dove sono coinvolti interessi di rilievo costituzionale come quelli della salute, dell’ambiente e del paesaggio.

Insomma la discarica di Saturnia non deve essere realizzata ma almeno si salvino le apparenze, le leggi in materia, la trasparenza nella istruttoria, la ponderazione degli interessi in gioco mettendoli su un piano di parità.  Anche perché sono convinto che se l’istruttoria sarà condotta correttamente la richiesta di riapertura di Saturnia non potrà non essere bocciata!
  






2 commenti:

  1. A Pagliari siamo veramente preoccupati,venerdì 28 alle ore 18,15 faremo una riunione sull'argomento.
    Se lei volesse intervenire saremmo molto lieti.Rita Casagrande

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  2. Saturnia sarà utilizzata probablmente oltre che per il FOS anche per la rumenta tal quale perchè:
    1)l'ACAM, a causa della disastrosa situazione, non ha ne mezzi peronale ed uomini per aumentare la raccolta differenziata;
    2) presto la Provincia sarà in emergenza rifiuti per cui servirà una discarica.
    Quanto sopra con amministrazionei di SINISTRA!!!!!
    Evidentemnete andava meglio quando andava peggio

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