SEZIONI DI APPROFONDIMENTO E DOCUMENTAZIONE

mercoledì 28 settembre 2011

Centrale enel: Il Consiglio Comunale scopre l’acqua calda?!


La decisione del Consiglio Comunale della Spezia di impegnare l’Amministrazione Comunale a richiedere all’interno della procedura di rilascio dell’AIA la ambientalizzazione  dello scarico a mare del suo diffusore è certamente positiva, ma il documento approvato dal consiglio comunale è totalmente reticente in relazione alla reale portata della questione degli scarichi termici. 

UN POCO DI STORIA.…….
Ricordiamo agli smemorati consiglieri e amministratori comunali che la centrale Enel fu fatta riaprire perché venne modificata la metodologia di misurazione degli scarichi termini, dal rispetto dei limiti a livello puntuale si passò alle media su un ampio arco di mare. Il motivo per cui si arrivò a modificare la legge invece che adeguare lo scarico alla normativa abrogata è contenuto nell’accertamento svolto, all’interno del giudizio per il ricorso di Enel contro il provvedimento di chiusura della centrale per violazione della normativa sugli scarichi termici (siamo all’inizio degli anni 90), da parte dell’IRSA (CNR) in contraddittorio con i consulenti dell’Enel.


LA PERIZIA CHE DIMOSTRAVA E DIMOSTRA COME LA ATTUALE POTENZA DELLA CENTRALE E’ INCOMPATIBILE CON IL SISTEMA DEL NOSTRO GOLFO
In tale accertamento peritale  emerse che il delta t, quando la centrale superava i 1000 MW (attualmente la potenza è di 1200MW) arrivava fino a 6/7 gradi (il limite della legge è tutt’ora di 3°C).
Si ricorda che il programma operativo delle campagne di misura effettuate dall’IRSA fu concordato e approvato dalle parti e che, sulla base di tali verificazioni, l’IRSA arrivò a concludere che “in nessuna delle condizioni di esercizio per le quali è stata effettuata la sperimentazione la centrale termoelettrica ENEL di Vallegrande (La Spezia) ha garantito il pieno rispetto della normativa attualmente vigente”. E più nel dettaglio: “Centrale funzionante al 100%. In queste condizioni effettuando misure regolari lungo l’arco a 1000 m dallo scarico si è assistito ad un sistematico superamento del limite di legge in numerosi punti, in tutte le campagne e considerando uno qualunque dei tre punti di riferimento considerati[1]. Tale superamento si verifica … [omissis] … anche se si effettua il confronto tra le medie relative alla colonna d’acqua” … e di seguito … “Centrale funzionante al 75%. Anche in queste condizioni si ha un sistematico superamento del limite di legge sia che si consideri il confronto tra i singoli valori che quello tra le medie relative alla colonna d’acqua” … e di seguito … “Centrale funzionante al 50%. In queste condizioni effettuando il confronto tra i singoli valori si ha il superamento del limite di legge in un solo caso se si considerano i riferimenti A6 e <arco> e nel 100% dei casi se si considera il riferimento A1. Il superamento non avviene mai, qualunque sia il riferimento considerato, se il confronto viene fatto tra le medie”.
Ma c’è di più fino all’anno di chiusura, ma anche successivamente in quanto cambiò soltanto il metodo di misurazione, la centrale ha sistematicamente versato nel Golfo acque ad una temperatura così alta da superare i limiti della Merli di parecchi gradi. Per questo motivo nel procedimento penale, il giudice utilizzando le perizie dell’Usl 12 e dell’Irsa relative al giudizio di legittimità sopraddetto stabilì che si fosse verificato un danno ambientale ed ha condannato i due direttori della centrale riconoscendo i diritti delle parti civili attraverso una provvisionale di £. 50.000.000. Tale somma deve essere considerata un anticipo sul risarcimento totale del danno che non è ancora stato quantificato. E’ evidente quindi che nell’attuale situazione l’ENEL è ancora debitore di una quota del risarcimento per il danno ambientale provocato. La quantificazione del danno  secondo la perizia a firma Prof. Finzi Contini, che sosteneva che era già in atto, e da tempo, una gravissima compromissione ambientale del golfo della Spezia, veniva prudenzialmente quantificata in 229 miliardi delle vecchi lire.

Le Amministrazioni Comunali succedutesi in questi anni si sono ben guardate da porre la questione del risarcimento del danno sopra descritto nonostante avessero già una sentenza in giudicato a loro nettamente favorevole



UNA PRECISAZIONE SUL DIRITTO VIGENTE IN MATERIA DI DISCIPLINA SUGLI SCARICHI TERMICI IN ACQUE SUPERFICIALI 

L’ordine del giorno del consiglio comunale fa riferimento al c.d. decreto anti black out. Si tratta del decreto legge 239/2003 convertito nella legge 290/2003 che fissava deroghe alla normativa sugli scarichi termici. Queste deroghe sono scadute il 30/6/2005. Restano quindi in vigore le norme del Decreto Legge 408/1993 convertito nella legge 502/1993 che stabilisce:
1. la possibilità di introdurre metodologie di misurazione della temperatura delle acque, in riferimento allo scarico termico della centrale, fondate sulle medie della colonna d’acqua e non sulla rilevazione puntuale del rispetto del delta di 3°C  (si veda il comma 2 articolo 2 del decreto legge 408/1993 e le relative linee guida dell'IRSA applicative di detta normativa 
2. la possibilità di diluire (comma 6bis articolo 3), con acque prelevate gli scarichi termici della centrale. Questo principio derogato guarda caso solo per le temperature e non per gli altri inquinanti. Ora come è noto la temperatura è uno dei principali fattori che regolano il funzionamento degli ecosistemi acquatici e come dimostra la Perizia Finzi Contini che riportiamo successivamente è stata ed è (visto che gli scarichi continuano) fattore di reazioni a livelo biochimico e comportamentale sui singoli individui che si manifestano successivamente a livello fisiologico e morfologico.

DANNO ALL’AMBIENTE MARINO DAGLI SCARICHI TERMICI SECONDO LA PERIZIA FINZI CONTINI PERITO DI PARTE DEL COMUNE NELLA CAUSA VINTA CONTRO L’ENEL
Per la valutazione del danno provocato dai superi di temperatura connessi alla immissione nelle acque del Golfo delle acque calde relative al processo di raffreddamento degli impianti della Centrale spezzina, una ipotesi di quantifica­zione del danno è stata formulata nella perizia Finzi Contini. Tale ipotesi, fondata sulla premessa che “una qualunque immissione non naturale in un certo ambiente, anche eventualmente antropizzato, ma ormai acquisito come naturale – o un qualsivoglia aggregato territoriale o marino assimilabile – si verificano alterazioni del predetto ambiente, e con grandissima probabilità, prossima ad una ragionevole certezza, si causano in esso danni o pregiudizi, anche differiti, i cui effetti tendono ad accumularsi nel tempo: quasi che esso ambiente mostri di possedere una sua memoria al riguardo delle immissioni che è costretto a recepire”, suddivide l’argomento nelle seguenti sezioni:

  1. danni e pregiudizi da decadimento delle acque del Golfo in quanto recipienti l’immissione;
  2. danni e pregiudizi da “cottura” delle acque del Golfo da esso prelevate per il raffreddamento dei macchinari e re-immesse nel Golfo stesso a distanza contenutissima (circa 350 m);
  3. danni e pregiudizi da variazioni del micro-clima locale direttamente causati dagli scarti di temperatura richiesti per il trasferimento dalle acque del Golfo all’atmosfera del calore che la Centrale deve dissipare per il suo funzionamento;
  4. danni e pregiudizi alle attività umane del Golfo e zone viciniori;
  5. danni e pregiudizi di immagine all’area del Golfo, intesa come valore naturale, panoramico, paesistico, paesaggistico, residenziale e culturale, anche variamente antropizzato.
Il danno complessivo, in base a tale ipotesi, è prudenzialmente quantificato in 229 miliardi, in relazione ai soli danni all’ecosistema marino da inquinamento termico e limitato all’anno in cui è stata effettuata la perizia.
  

CONCLUDENDO
Quindi le condizioni di esercizio valutate all’epoca dei documenti sopra citati, e tutt’ora valide, visto che nella sostanza il modello produttivo ed impiantistico della centrale non è cambiato, dimostrano come una centrale da 1200 MW sia comunque incompatibile con il nostro golfo e che occorra almeno chiudere il gruppo da 600MW per rispettare davvero, non i limiti di legge e le modalità di misurarli attuali (chiaramente predisposti apposta per questa centrale come sopra dimostrato), ma le esigenze ambientali dell’ecosistema golfo. 




[1]    
-          Stazione A1: proposta dal Comune della Spezia   
-          Stazione A6: proposta dall’Enel
-          Arco: il punto meno influenzato dallo scarico termico (più freddo) tra quelli posti sull’arco a 1000 m


Nessun commento:

Posta un commento